Arabi israeliani

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Arabi israeliani
العرب الإسرائيليين
ערבים ישראלים
Località arabofone in Israele
 
Nomi alternativiarabi del '48, arabi dell'interno, palestinesi israeliani
Sottogruppibeduini, drusi
Luogo d'origineBandiera d'Israele Israele
Popolazione1916000 (2019)[N 1][1]
Linguaarabo
Religioneislam, cristianesimo, dottrina drusa[N 2]
Gruppi correlatipalestinesi e altri arabi

Gli arabi israeliani (in arabo العرب الإسرائيليين?; in ebraico ערבים ישראלים?), chiamati anche arabi del '48, arabi dell'interno o palestinesi israeliani,[2] sono quei cittadini di Israele di etnia araba discendenti dai palestinesi residenti in quello che divenne territorio israeliano e che non presero parte all'esodo palestinese del 1948. Nel gruppo vengono spesso inclusi anche gli arabi di Gerusalemme Est e gli arabi siriani delle alture del Golan, i quali detengono lo status di residenza permanente e il diritto alla cittadinanza israeliana. Nel 2019 risiedevano in Israele 1916000 arabi, costituenti il 21% della popolazione.[N 1]

La comunità araba israeliana è per la grande maggioranza di religione musulmana sunnita e comprende cospicue comunità cristiane di varie confessioni e druse. La comunità parla dialetti arabi palestinesi e in ambito scritto utilizza la lingua araba standard; la maggior parte degli arabi israeliani padroneggia anche la lingua ebraica, che ha esercitato nel corso dei decenni una certa influenza sul lessico degli arabi israeliani. La maggioranza degli arabi israeliani vivono in insediamenti dove costituiscono la quasi totalità della popolazione e dispongono di un sistema educativo di lingua araba indipendente da quello degli ebrei israeliani.

Gran parte della comunità si identifica con i palestinesi, anche se tra i drusi e i beduini il senso di identificazione con lo Stato di Israele è tendenzialmente più forte. Gli arabi israeliani di religione musulmana e cristiana non sono soggetti alla coscrizione militare nelle forze di difesa israeliane, al contrario degli uomini drusi.[N 3] Da un punto di vista socioeconomico buona parte della comunità araba israeliana vive situazioni di disagio sociale ed emarginazione e risulta statisticamente più svantaggiata rispetto ai concittadini ebrei; tuttavia la componente cristiana riscuote ampi successi nell'ambito dell'istruzione. In politica la comunità vota per la gran parte partiti di identità araba.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nascita dello Stato di Israele e imposizione della legge marziale[modifica | modifica wikitesto]

Soldati israeliani e abitanti del villaggio arabo cristiano di Iqrit, novembre 1948

In seguito alla guerra arabo-israeliana del 1948 e al conseguente esodo palestinese che coinvolse centinaia di migliaia di persone, gli arabi si ritrovarono ad essere nel nuovo Stato una minoranza di circa 160000 unità.[3] La gran parte dell'élite urbana araba palestinese si rifugiò nei paesi arabi vicini; ciò comportò il collasso dell'ambiente culturale arabo palestinese, dal momento che molti dei teatri, delle librerie e dei giornali arabi cessarono le loro attività. La comunità araba israeliana si ritrovò ad essere composta per vaste proporzioni da contadini residenti in insediamenti rurali sparsi e non contigui, con alti tassi di analfabetismo.[4] Haifa e Giaffa, costituenti fino ad allora le principali città a maggioranza araba, persero gran parte della loro popolazione; il principale centro urbano della comunità divenne Nazareth.[5] Le autorità israeliane attuarono politiche di confisca dei terreni volte a concedere appezzamenti a nuove comunità di immigrati ebrei e a soldati smobilitati. Varie zone furono dichiarate di interesse militare e i loro abitanti arabi furono conseguentemente espulsi, come nel caso dei villaggi arabi cristiani di Iqrit e Kafr Bir'im.[6] Altri villaggi arabi evacuati e i cui abitanti furono dispersi nel resto della Galilea furono al-Mansura, al-Nabi Rubin, Suruh e Tarbikha.[7]

La comunità si ritrovò senza una classe politica di riferimento e le rivalità tra i grandi clan impedirono inizialmente la formazione di una solida opposizione interna allo Stato israeliano. Questa situazione non prevenne però la costituzione di movimenti politici nazionalisti arabi, come al-Ard; nel corso degli anni successivi la nascita dello Stato di Israele, l'attivismo arabo israeliano si raccolse perlopiù intorno al partito Maki. Le comunità arabe tra il 1948 e il 1966 furono sottoposte alla legge marziale e a un'amministrazione militare che limitò le libertà civili della popolazione, tra le quali quella di movimento e di assemblea.[8] Il 29 ottobre 1956 si consumò il massacro di Kafr Qasim a danno un gruppo di contadini arabi che, ignari del coprifuoco dichiarato dall'esercito israeliano, stavano rincasando dopo il lavoro nei campi: quarantasette di questi contadini furono giustiziati dagli agenti del MAGAV.[9] La legge marziale fu poi abolita nel novembre 1966.[10]

Guerra dei sei giorni e Giorno della Terra[modifica | modifica wikitesto]

L'abolizione della legge marziale imposta agli arabi e l'occupazione israeliana della Cisgiordania e della striscia di Gaza al termine della guerra dei sei giorni contribuirono a rafforzare i contatti tra comunità araba israeliana e il resto della società palestinese e araba, generando importanti cambiamenti culturali. I giovani, specie quelli partiti per studiare nei seminari religiosi nei territori occupati, furono influenzati dal fenomeno del revivalismo islamico, che portò poi alla fondazione del Movimento Islamico in Israele; una maggiore influenza del nazionalismo palestinese portò invece alla formazione di Abna' al-Balad, organizzazione laica e nazionalista. A partire dagli anni 1960 cominciò ad emergere tra gli arabi una nuova classe media; il numero degli studenti universitari arabi crebbe nel corso dei decenni successivi, e molti di essi partirono per l'Europa orientale per studiare medicina.[11]

Il 30 marzo 1976, il Comitato nazionale per la difesa delle terre arabe indisse uno sciopero per protestare contro le politiche di confisca in Galilea da parte delle autorità israeliane a danno dei cittadini arabi. I seguenti scontri tra i manifestanti e la polizia israeliana provocarono la morte di sei arabi, il ferimento di altri dodici e centinaia di arresti, eventi da allora celebrati annualmente in occasione del Giorno della Terra. L'attivismo politico palestinese in Israele fu volto nel corso degli anni seguenti nell'esprimere sostegno politico e umanitario ai palestinesi dei territori occupati e raggiunse il culmine in particolare in occasione della prima intifada.[12]

Le due intifade e il XXI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Lo scoppio della prima intifada nel dicembre 1987 dette inizio a un periodo di intense tensioni tra le autorità israeliane e la minoranza araba, che furono aggravate anche dalla guerra del Golfo divampata nel 1990-1991.[13] Nelle principali città arabe israeliane furono indette manifestazioni in sostegno ai palestinesi dei territori occupati; ad essere attivi furono principalmente gli attivisti del Rakah, molti dei quali furono arrestati.[14] Nel 1992 il governo Rabin II, sostenuto da cinque parlamentari arabi, si impegnò in varie iniziative volte a integrare la comunità araba, tra le quali la nomina di un consigliere arabo, l'organizzazione di un comitato volto a risolvere la questione degli insediamenti arabi non riconosciuti dalle autorità, una maggiore sensibilizzazione per quanto riguardava il servizio civile nazionale e piani per il miglioramento delle infrastrutture negli insediamenti arabi.[15]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Composizione religiosa[modifica | modifica wikitesto]

Mowafaq Tarif, leader spirituale dei drusi in Israele, e Theodosios (Hanna) di Sebastia, arcivescovo della Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme, 2019

Da quanto emerso da un'indagine condotta nel 2003 dall'Ufficio centrale israeliano di statistica, i musulmani rappresentavano l'82% degli arabi israeliani, i cristiani componevano il 9% e i drusi[N 2] il restante 9%.[16] La comunità musulmana è per la stragrande maggioranza sunnita, anche se vi sono piccole comunità sciite nel nord, oltre a una comunità ahmadi concentrata a Kababir, ad Haifa.[17] Gli arabi cristiani costituiscono circa l'80% dei cristiani israeliani, i quali si suddividono tra varie confessioni religiose: il 60% è di denominazione greco-cattolica melchita, il 30% è di confessione greco-ortodossa e i rimanenti sono perlopiù maroniti, latini e protestanti.[18] Lo status personale dei cittadini, in materie quali il diritto familiare, è soggetto a tribunali gestiti dalle rispettive comunità religiose; la legge israeliana preclude però la poligamia e pone un'età minima per il matrimonio. Le festività musulmane, cristiane e druse sono legalmente riconosciute dallo Stato.[19]

Uno studio pubblicato nel 2016 dal Pew Research Center rilevò le pratiche religiose di vari settori della società israeliana.[N 4] Il 68% degli intervistati musulmani, il 57% di quelli cristiani e il 49% di quelli drusi considerava la propria religione importante. La fede in Dio era condivisa dalla quasi totalità dei musulmani, dal 94% dei cristiani e dal 99% dei drusi. La preghiera quotidiana era praticata dal 61% dei musulmani, dal 34% dei cristiani e dal 26% dei drusi, mentre la partecipazione settimanale alle funzioni religiose si attestava al 49%, al 38% e al 25% rispettivamente per musulmani, cristiani e drusi. Degli intervistati cristiani il 94% era battezzato, il 65% considerava la Bibbia parola di Dio, il 60% digiunava in occasione della Quaresima, l'81% teneva in casa icone dei santi, l'83% riceveva il crisma e il 39% offriva la decima. L'83% degli intervistati musulmani digiunava durante il Ramadan e il 66% adempieva all'obbligo della zakāt.[20] Dai dati emersi da uno studio condotto nel 2020 dall'Ufficio centrale israeliano di statistica il 31,5% delle famiglie musulmane era classificabile come religioso o molto religioso, il 57,2% come tradizionalista e l'8,6% come non religioso.[21]

Demografia[modifica | modifica wikitesto]

Variazione delle percentuali delle varie componenti religiose della popolazione israeliana tra il 1949 e il 2020

Nel 2019 risiedevano in Israele 1916000 arabi, costituenti il 21% della popolazione,[N 1][1]; questo risulta un dato più alto rispetto all'11% registrato negli anni 1950, un innalzamento progressivo dovuto all'elevato tasso di incremento naturale della popolazione araba, al declino dell'immigrazione ebraica e all'inclusione in Israele di decine di migliaia di arabi risiedenti a Gerusalemme Est e sulle alture del Golan, territori annessi rispettivamente nel 1967 e nel 1982.[22] I tassi di fecondità totale della minoranza araba sono più alti che tra la componente ebraica, per quanto variabili tra le differenti comunità religiose. La componente cristiana si caratterizza per tassi di fecondità totale relativamente bassi rispetto al resto della popolazione, sin dai tempi del mandato britannico; essi passarono da 4,6 figli per donna negli anni 1950 a 2,6 nel 2000. Il tasso di fecondità totale dei drusi calò drasticamente a partire dagli anni 1960, passando da 7,2 figli per donna negli anni 1950 a 3,1 nel 2000. I musulmani rappresentano invece il gruppo religioso con il più alto tasso di fecondità totale nel paese, malgrado fosse andato comunque incontro a drastiche diminuzioni tra gli anni 1970 e 1980, passando da 8,2 figli per donna negli 1950 a 4,7 del 2000; le nascite hanno conosciuto un incremento tra i beduini del Negev e tra gli arabi di Gerusalemme Est.[23] Dati i differenti tassi di fecondità, la componente musulmana passò dal rappresentare il 70% degli arabi israeliani negli anni 1950 all'82% negli anni 2000, mentre i cristiani passarono dal 21% negli anni 1950 al 9% negli anni 2000.[22]

Secondo un'indagine condotta nel 2002 dall'Ufficio centrale israeliano di statistica il tasso di incremento naturale della popolazione araba israeliana si attestava al 3,4%, uno dei più alti al mondo. Il 51% degli arabi israeliani aveva un'età minore di 19 anni, mentre solo il 3% aveva più di 65 anni; la componente più giovane era quella musulmana, seguita da quella drusa e da quella cristiana. L'età media degli uomini musulmani e drusi al loro primo matrimonio era di 25 anni, mentre per le donne era di 20 anni. Tra i cristiani l'età media al primo matrimonio era di due anni superiore rispetto a quella degli altri arabi.[22] Nel 2019 il tasso di fecondità totale era di 3,16 figli per donna tra le donne musulmane (più elevato nelle regioni meridionali rispetto che in quelle settentrionali), di 2,02 per le donne druse[21] e di 1,76 per le donne arabe cristiane.[24]

Distribuzione geografica[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 2001 e il 2002 il 71% degli arabi israeliani era concentrato in 116 località dove rappresentavano la quasi interezza della popolazione, il 24% viveva nelle città a maggioranza ebraica di Gerusalemme, Tel Aviv-Giaffa, Haifa, Lidda, Ma'alot-Tarshiha, Nazareth Illit, Acri e Ramla, l'1% risiedeva in altre località a maggioranza ebraica e il 4% viveva in insediamenti beduini nel Negev non riconosciuti dalle autorità. Nel corso degli anni 1970 per i beduini furono realizzati 27 insediamenti, 20 dei quali nel nord del paese e sette nel Negev. Nel 2002 81 delle 116 località arabe riconosciute dallo Stato avevano una popolazione per la quasi interezza di religione musulmana, due ospitavano una popolazione per la quasi interezza cristiana e tredici avevano una popolazione quasi interamente drusa.[22] Negli anni 2010 i beduini israeliani erano stimati a 250000 unità, delle quali 150000 concentrate nel Negev, 80000 in Galilea e 20000 residenti nelle regioni centrali del paese.[25]

I cristiani sono concentrati per la grande maggioranza nelle regioni settentrionali del paese. Nel 2020 gli arabi cristiani rappresentavano il 7,1% degli arabi israeliani e il 70,4% di essi risiedeva nel distretto Settentrionale, il 13,4% nel distretto di Haifa e il 9,5% nel distretto di Gerusalemme. Le più numerose comunità cristiane sono concentrate nelle città di Nazareth, Haifa, Gerusalemme e Shefaram.[24] I cristiani rappresentano la maggioranza assoluta a I'billin, Jish, Kafr Yasif, Eilabun, Rameh, Mi'ilya e Fassuta; negli ultimi due insediamenti i cristiani costituiscono la quasi totalità della popolazione.[18] Nelle alture del Golan rimangono poche famiglie cristiane, concentrate a Majdal Shams e a Ein Qiniyye, residuo di una comunità molto più vasta rifugiatasi in massa in Siria in occasione della guerra dei sei giorni.[26]

Nel 2021 risiedevano in territorio israeliano[N 5] 147000 drusi, rappresentanti l'1,6% della popolazione israeliana e il 7,5% degli arabi israeliani. L'80% dei drusi israeliani risiede nel distretto Settentrionale e il 19% nel distretto di Haifa. Il 98% dei membri della comunità è concentrato in diciannove località: in tredici di queste (Yarka, Beit Jann, Kisra-Sumei, Yanuh-Jat, Julis, Hurfeish, Sajur, Ein al-Asad e Daliyat al-Karmel e Majdal Shams, Buq'ata, Mas'ade e Ein Qiniyye nelle alture del Golan) i drusi rappresentano la quasi totalità della popolazione; nelle restanti sei località i drusi convivono con altri arabi: a Maghar, Peki'in e a Isfiya i drusi costituiscono una larga maggioranza degli abitanti, mentre formano cospicue minoranze a Shefaram, Abu Snan e Rameh.[27]

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Lingue[modifica | modifica wikitesto]

Cartelli stradali in Israele comprendenti testo in lingua araba

La lingua araba ha mantenuto in Israele lo status di lingua ufficiale riconosciuto dal mandato britannico; la valuta e i cartelli stradali comprendono testo in arabo e i documenti governativi e i discorsi tenuti alla Knesset vengono tradotti dall'ebraico.[28] La lingua araba domina in ogni ambito sociale in seno alla comunità araba israeliana ed è utilizzata oltre che in ambito quotidiano anche in campo educativo, lavorativo, culturale e mediatico. Il mantenimento della lingua araba standard è rafforzato anche dall'esposizione di gran parte della comunità ai canali televisivi e radiofonici dei paesi arabi, oltre che dall'incremento della scolarizzazione. L'arabo standard esercita una forte influenza lessicale sui dialetti arabi palestinesi parlati in Israele; i sempre maggiori contatti sociali tra le comunità arabe rurali e quelle urbane hanno favorito nel corso dei decenni una forte influenza da parte dei dialetti arabi urbani su quelli rurali.[29] La forte popolarità delle trasmissioni della televisione egiziana ha portato anche a varie influenze da parte dell'arabo egiziano.[30]

La lingua ebraica è appresa dagli arabi israeliani come seconda lingua e la sua conoscenza rappresenta un'importante condizione per facilitare la mobilità sociale.[31] L'ebraico è maggiormente padroneggiato dai giovani arabi residenti negli insediamenti misti e dagli uomini drusi e beduini che si arruolano nell'esercito. La generale mancanza di un'istruzione in arabo nelle università israeliane porta molti studenti universitari arabi a dare maggior peso alla lingua ebraica.[32] La lingua inglese è pienamente integrata nel sistema educativo israeliano e riveste di fatto il ruolo di terza lingua, ma rispetto agli ebrei israeliani la comunità araba è meno esposta al mondo anglofono e questo fattore favorisce una vasta difficoltà tra gli studenti arabi nell'approcciarsi allo studio della lingua.[33] L'ebraico e l'inglese esercitano una forte influenza lessicale sui dialetti arabi parlati dalla comunità.[29]

Letteratura e cultura mediatica[modifica | modifica wikitesto]

A partire dagli anni 1950 e 1960 la letteratura araba in Israele cominciò a sviluppare caratteristiche proprie, delineate dal contesto storico e sociale vissuto dalla comunità e dal contatto con la letteratura israeliana di lingua ebraica.[34] Nel corso dei primi decenni seguenti la nascita dello Stato di Israele, tra gli scrittori arabi israeliani si distinsero in particolare Mahmoud Darwish, considerato il poeta nazionale palestinese,[35] Samih al-Qasim,[36] Emile Habibi, Taha Muhammad Ali e Tawfiq Ziad.[37] A partire dal 1967 la comunità araba israeliana entrò maggiormente in contatto con i palestinesi residenti nei territori occupati e nei paesi arabi; una nuova generazione di scrittori arabi israeliani emerse negli anni 1970.[38] Sempre negli anni 1970 emerse tra la comunità araba l'uso della lingua ebraica in ambito scritto, con Anton Shammas, Salman Masalha e Naim Araidi.[39] A partire dalla prima intifada cominciarono a divenire sempre più evidenti gli enormi divari socioculturali venutisi a creare tra gli arabi israeliani e gli altri palestinesi; cominciarono infatti a distinguersi vari scrittori arabi israeliani di lingua ebraica, tra i quali Sayed Kashua e Ayman Sikseck.[40] Nel 1992 Emile Habibi ricevette il Premio Israele per il suo contributo alla letteratura araba.[41] Vari scrittori ebrei mizrahì originari dell'Iraq dettero anch'essi un contributo alla letteratura araba in Israele, tra questi Sami Michael, Shimon Ballas e Samir Naqqash.[42]

Una fetta consistente degli arabi israeliani guarda canali televisivi dei paesi arabi; questa pratica ha contribuito a mantenere la stabilità della lingua araba tra la comunità.[43] I politici arabi israeliani, per rivolgersi al proprio elettorato, si impegnano maggiormente a comparire nei canali dei paesi arabi che non in quelli israeliani.[44] I principali canali televisivi israeliani dedicano poche ore del proprio palinsesto ai programmi di lingua araba, fattore che ha favorito l'emergere di vari canali televisivi arabi in Israele, tra i quali Hala TV e Falasteen 48, quest'ultimo con sede a Nazareth e di proprietà dell'Autorità Nazionale Palestinese; Falasteen 48 venne chiuso dalle autorità israeliane nel giugno 2015, timorose di una possibile influenza politica palestinese nel paese.[45] Numerosi arabi israeliani si sono affermati nel mondo del cinema israeliano e internazionale, tra questi Hiam Abbass, Makram Khoury, Clara Khoury, Elia Suleiman, Hisham Zreiq, Yousef Sweid, Jamil Khoury, Mira Awad, Mouna Hawa, Sana Jammelieh e Shaden Kanboura.[46] In ambito musicale si sono distinti il gruppo DAM, nato a Lidda nel 1998 e pioniere della musica hip hop palestinese,[47] e Le Trio Joubran.[48]

Cucina[modifica | modifica wikitesto]

Piatto di hummus a Haifa

Tra i principali cibi della cucina palestinese in Israele si distinguono in particolare i falafel, consistenti in polpette di ceci o fave fritte; l'hummus, costituito da una purea di ceci, spezie e tahina; il ful, composto di fave e consumato tradizionalmente a colazione; e il fattoush, consistente in un'insalata di verdure.[49] Molti dei piatti arabi, in particolare i falafel e l'hummus, sono stati pienamente integrati nella cucina israeliana.[50]

Status socioeconomico[modifica | modifica wikitesto]

Istruzione[modifica | modifica wikitesto]

Alla comunità araba è riservato un sistema educativo pubblico separato da quello destinato alla maggioranza ebraica e nel quale l'insegnamento viene impartito in lingua araba. Il programma educativo è però comunque soggetto alle direttive del governo israeliano e include equivalenti quantitativi di tempo riservati alla storia araba e a quella ebraica. Il programma educativo delle scuole arabe include anche lo studio delle religioni islamica e cristiana.[51] La comunità araba ha attraversato nel corso del XX secolo una transizione da società prevalentemente agricola a società dominata dal lavoro salariato, il che ha portato a una maggiore valorizzazione dell'istruzione.[52] Il tasso di analfabetismo è passato dall'80% nel 1948 al 15% nel 1988.[53] Tuttavia, i fondi riservati al settore educativo arabo sono inferiori rispetto a quelli dedicati a quello ebraico, il che ha favorito tassi di successo scolastico molto bassi; ad esempio nel 2009 solamente il 32,4% degli studenti arabi era stato ammesso a sostenere il bagrut, rispetto al 50,5% degli studenti ebrei.[54] A svantaggiare gli studenti arabi nell'ammissione alle università israeliane sono poi l'esame psicometrico e la necessità di padroneggiare perfettamente la lingua ebraica;[55] questi fattori incoraggiano molti studenti arabi a conseguire gli studi universitari in Europa.[56] I successi scolastici e accademici tra gli arabi in Israele sono però drasticamente aumentati in particolare a partire dal XXI secolo.[57] Le materie umanistiche e le scienze sociali rappresentano le principali materie nelle quali si specializzano gli studenti arabi.[58]

Istituto scolastico superiore a Umm al-Fahm

Gli arabi cristiani si sono rivelati come il gruppo con i più elevati tassi di successo in ambito accademico. Nel 2011 il 64% degli arabi cristiani riusciva a raggiungere il diploma di scuola secondaria, rispetto al 48% dei musulmani, al 55% dei drusi e al 59% degli ebrei.[59] Il 56% degli arabi cristiani conseguiva inoltre un diploma idoneo per l'accesso alle università israeliane.[60] Gli studenti delle istituzioni scolastiche arabe cristiane, con sede soprattutto ad Haifa e Nazareth, riscuotono tra i più alti successi del paese agli esami di maturità e una percentuale molto più alta rispetto alla media nazionale consegue voti eccellenti. Le scuole arabe cristiane attraggono anche molti studenti musulmani e drusi.[61] I giovani arabi cristiani sono avvantaggiati rispetto ai coetanei ebrei dal momento che non sono tenuti a servire nell'esercito, potendo avere così a disposizione più anni per concentrarsi sulla propria carriera accademica e lavorativa. Gli alti livelli di istruzione tra gli arabi cristiani favoriscono una più alta stabilità economica per le loro famiglie.[59] I successi accademici interessano anche le donne della comunità, le quali rimangono comunque generalmente legate ai tradizionali ruoli di genere, similmente alle altre donne arabe.[62]

Per quanto riguarda la comunità drusa, secondo quanto rilevato dall'Ufficio centrale israeliano di statistica, nel 2021 il 3,7% dei drusi non era istruito, il 28,2% aveva conseguito solamente un'educazione primaria o secondaria di primo grado, il 10,1% aveva portato a termine gli studi secondari di secondo grado senza tuttavia ottenere il bagrut, il 36,9% aveva un diploma e il 15,4% era laureato.[27] Fino allo scoppio della guerra civile siriana nel 2011 centinaia di giovani drusi delle alture del Golan conseguivano ogni anno la loro istruzione universitaria in Siria.[63] Tra la comunità beduina l'istruzione rappresenta una delle poche alternative, insieme al servizio militare, che garantiscano mobilità sociale. Il tasso di analfabetismo tra i beduini israeliani è sceso dal 95% del 1948 a meno del 25% del 2013. Nel 2006 Rania al-Oqbi, dopo gli studi di medicina, divenne la prima donna beduina a laurearsi in Israele.[25]

Occupazione lavorativa e condizioni economiche[modifica | modifica wikitesto]

Il contributo degli arabi all'economia israeliana è relativamente marginale. Quasi la metà dei laureati arabi israeliani si sono specializzati in scienze sociali od in materie umanistiche e gran parte di questi svolgono il loro lavoro nel contesto della loro comunità.[64] Gran parte della comunità araba vive situazioni di forte disagio dal punto di vista sociale ed economico, risultando uno dei gruppi più svantaggiati di tutto il Paese, insieme agli ebrei ultraortodossi ed ai falascia; la maggior parte della comunità vive sotto la soglia della povertà.[65] Tra i principali fattori a favorire queste condizioni si annoverano la maggiore dimensione delle famiglie arabe rispetto a quelle ebraiche, una più limitata partecipazione delle donne arabe al mondo del lavoro e alti livelli di disoccupazione anche tra gli uomini arabi. I salari dei lavoratori arabi sono inoltre più bassi del 60% rispetto a quelli degli ebrei.[66] La forza lavoro di gran parte della comunità è poi impiegata in professioni a bassa qualifica, in particolare nel settore delle costruzioni; gli arabi sono sottorappresentati nel settore dell'high tech e nel mondo manageriale, scientifico ed accademico.[67] Gli arabi componevano solamente il 6% dei dipendenti governativi nel 2007 e sono generalmente esclusi dal settore della sicurezza nazionale.[68] Tuttavia, nell'ambito delle professioni mediche gli arabi sono sovrarappresentati, costituendo il 35% dei medici e dei farmacisti nel paese; in particolare la città araba di Arraba risulta una delle prime al mondo per numero di medici per abitante.[69] In Galilea la grande maggioranza dei medici e degli infermieri sono arabi.[70]

Politica[modifica | modifica wikitesto]

Identità politica e culturale[modifica | modifica wikitesto]

Murale a Nazareth celebrante il Giorno della Nakba, 2018

La comunità araba israeliana è caratterizzata da una diffusa complessità dal punto di vista identitario; i cristiani tendono a enfatizzare primariamente la loro identità araba, i musulmani quella palestinese e i drusi rimangono legati maggiormente alla loro identità religiosa e a quella civica israeliana.[71] Secondo uno studio condotto dall'Università di Tel Aviv, il senso di appartenenza al popolo palestinese è condiviso in particolare dal 43% dei musulmani e dal 24% dei cristiani che si identificarono primariamente come "arabi palestinesi".[72] Una delle ricorrenze che più contraddistinguono l'attivismo politico arabo in Israele è il Giorno della Terra.[73] Da un'indagine condotta dal Pew Research Center nel 2016 è emerso che il 99% degli intervistati musulmani, 96% di quelli cristiani e il 71% di quelli drusi si identificavano come arabi; molti drusi si identificano semplicemente come "drusi" o come "druso-arabi".[20] Tra i drusi il senso di identificazione con lo Stato di Israele è più forte che tra gli altri arabi; secondo lo stesso studio condotto dall'Università di Tel Aviv infatti il 94% dei giovani drusi intervistati si identificano come "druso-israeliani".[72] I drusi delle alture del Golan sono invece fermamente legati alla loro identità araba e siriana, tanto che solo una piccola minoranza dei membri della comunità ha richiesto la cittadinanza israeliana.[74]

L'attivismo politico tra gli arabi cristiani è molto acceso; gran parte degli storici leader della comunità araba sono cristiani, tra questi Emile Habibi, Tawfik Toubi ed Emile Touma.[75] Molti dei partiti arabi, in particolare Balad e Hadash, riservano puntualmente dei seggi per i propri candidati cristiani.[76] In seno alla comunità cristiana un'ampia controversia è stata generata dalle posizioni del sacerdote greco-ortodosso Gabriel Naddaf, il quale divenne celebre per il suo attivismo volto a portare la comunità araba cristiana più vicina allo Stato di Israele. Naddaf si rese molto attivo nel promuovere un'identità etnica aramaica o greca per i cristiani, ma la comunità cristiana rimane per la maggior parte fortemente legata al nazionalismo arabo: vari esponenti delle comunità cristiana, tra i quali il parlamentare Basel Ghattas, condannarono fermamente le posizioni di Naddaf.[77] Nel settembre 2014 il ministero dell'interno, sotto la direzione di Gideon Sa'ar, rese possibile per una limitata sezione dei cristiani registrarsi ufficialmente come aramei, un'iniziativa promossa in particolare dal parlamentare Yariv Levin; la legge estese questo diritto a circa 200 famiglie cristiane.[78] Esponenti della Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme condannarono il riconoscimento dell'identità aramaica, vista come un tentativo di dividere la comunità araba.[79] Il primo cristiano a venire registrato come arameo in Israele fu un bambino di due anni di Jish nell'ottobre dello stesso anno.[80]

Movimenti politici[modifica | modifica wikitesto]

Manifesto elettorale del Mapai rivolto agli elettori arabi in sostegno a una sua lista satellite araba, anni 1950

Nel corso degli seguenti la creazione dello Stato di Israele nel 1948 la leadership della comunità araba era concentrata tendenzialmente in partiti di sinistra, in particolare nel Mapam e nel Maki,[81] per quanto a tutti i principali partiti israeliani fossero affiliate varie liste satelliti arabe. A partire dagli anni 1970 la maggior parte del supporto della comunità araba si raccolse attorno al Maki.[82] L'ideologia comunista propria del Maki portò questo a divenire il partito israeliano che più si interessò alla situazione sociale della minoranza araba, divenendo sempre più un partito misto arabo-ebraico. Il Maki vide tuttavia ampie tensioni tra la fazione a maggioranza ebraica e quella a maggioranza araba più incline alle idee nazionaliste arabe, promosse dagli attivisti arabi Emile Habibi, Tawfiq Ziyad e Tawfik Toubi, e che portarono il partito a dividersi nel 1965 quando la componente a maggioranza araba, guidata da Toubi e da Meir Vilner, fondò il Rakah.[83] I comunisti dominarono la politica araba israeliana nel corso degli anni 1970 e 1980.[84] Nel 1977 il Rakah e altre formazioni nazionaliste arabe confluirono nella lista Hadash;[85] altra formazione politica attiva tra gli arabi negli anni 1980 fu la Lista Progressista per la Pace, che comprendeva sia arabi che ebrei.[86] Una forte influenza fu esercitata poi dalle idee del ba'thismo e del nasserismo.[87] Un gruppo di studenti nazionalisti arabi, in gran parte cristiani, fondò nel 1959 il movimento nazionalista al-Ard, bandito in seguito dalle autorità israeliane.[88]

In occasione del fenomeno del revivalismo islamico, che interessò il Medio Oriente a partire dagli anni 1970, anche tra gli arabi israeliani cominciarono a rafforzarsi, in particolare tra i giovani, l'impegno nelle pratiche religiose e il sostegno all'islamismo politico, introdotto in Palestina già a partire dagli anni 1930 sotto l'influenza dei Fratelli Musulmani. Nel 1979, sotto la guida di Abdullah Nimar Darwish, nacque l'organizzazione Usrat al-Jihad, che si rese protagonista di varie azioni sovversive a Umm al-Fahm; i leader dell'organizzazione furono arrestati nel 1981 e vennero rilasciati negli anni seguenti. In seguito al suo rilascio, Darwish si impegnò quindi a organizzare un attivismo più orientato alla daʿwa e all'impegno sociale; il Movimento Islamico, fondato da Darwish nel 1971, a partire dal 1983 cominciò ad ampliare la sua influenza politica nelle aree attorno a Umm al-Fahm conquistando vari consigli comunali, e nel corso della prima intifada approfondì i rapporti con i movimenti islamisti attivi nei territori occupati. Il movimento si divise in occasione delle elezioni generali del 1996, dal momento che Darwish adottò posizioni più concilianti nei confronti dello Stato di Israele: la sezione moderata, guidata da Darwish e con base a Kafr Qasim, venne denominata "sezione meridionale"; la "sezione settentrionale", guidata da Raed Salah e con centro a Umm al-Fahm, si mantenne invece su posizioni più estremiste.[89] La sezione meridionale del Movimento Islamico, insieme ad altri quattro piccoli partiti arabi, fondò nel 1996 la Lista Araba Unita, che partecipa da allora alle elezioni.[90]

Nel 1972 un gruppo di giovani attivisti arabi, perlopiù liberi professionisti, fondarono l'organizzazione nazionalista araba Abna' al-Balad, la quale si batté per l'abolizione dell'identità ebraica dello Stato di Israele e sostenne le attività dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.[91] Nel corso degli anni 1970 Abnaa el-Balad cominciò a competere con i comunisti, accusandoli di aver negato l'identità palestinese della comunità araba,[92] ma l'influenza politica dell'organizzazione cominciò a declinare a partire dagli anni 1990.[93] Nel 1988 Abdulwahab Darawshe fondò il Partito Democratico Arabo, primo partito politico israeliano espressamente arabo,[94] mentre nel 1995 un folto gruppo di attivisti arabi di religione cristiana e musulmana, guidati da Azmi Bishara e provenienti in gran parte dalle file di Hadash e di altre formazioni di sinistra, fondò il partito Balad, che alle elezioni generali del 1996 si coalizzò con Hadash. Balad pone enfasi sull'identità araba della comunità palestinese, accusa lo Stato di Israele di implementare politiche discriminatorie nei confronti dei suoi cittadini arabi e rivendica il riconoscimento degli arabi israeliani come minoranza nazionale e una più vasta autonomia per questi ultimi.[95] Ahmad Tibi, collaboratore di Yasser Arafat, fondò invece nel 1996 il partito Ta'al.[96]

Nel 2015 Hadash, Balad, Ta'al e la Lista Araba Unita si coalizzarono per dar vita alla Lista Comune. Sotto la guida di Ayman Odeh la Lista Comune conquistò tredici seggi alle elezioni parlamentari del 2015, risultando il terzo partito più votato; l'iniziativa incrementò drasticamente l'attività politica tra la comunità araba, dal momento che il tasso di partecipazione elettorale arabo del 2015 si attenne al 63,5%, più alto rispetto al 45% delle elezioni del 2013.[97] Secondo quanto rilevato da un sondaggio condotto tra il 2014 e il 2015 dal Pew Research Center il 28% degli arabi si identificava maggiormente in vari partiti sionisti dominati dalla componente ebraica, mentre il 50% si sentiva più vicino ai partiti allora facenti parte della Lista Comune. L'appoggio della comunità araba agli uni o agli altri partiti politici variava significativamente tra le varie componenti religiose, dal momento che i partiti sionisti erano sostenuti dal 26% dei musulmani, dal 19% dei cristiani e dal 55% dei drusi, mentre la Lista Comune era appoggiata dal 53% dei musulmani, dal 53% dei cristiani e dal 19% dei drusi.[20] Il supporto dei drusi e dei beduini ai tradizionali partiti sionisti scese a partire dagli anni 1990 in favore di quelli arabi.[98]

Associazionismo[modifica | modifica wikitesto]

Membri della sezione araba del Ha-Noar ha-Oved ve-ha-Lomed

A partire dal 1989 sorsero centinaia di associazioni arabe di volontariato.[99] Numerose organizzazioni non governative arabe sono attive anche in ambito internazionale nel rivendicare il rispetto dei diritti umani: tra queste si sono distinte in particolare Adalah, Mada Al-Carmel, Mossawa, Women Against Violence, I'lam e l'Arab Association for Human Rights.[87] L'associazionismo tra i giovani arabi è molto meno diffuso che tra gli ebrei israeliani. Lo scautismo è organizzato secondo divisioni settarie, e comprende infatti gruppi greco-cattolici melchiti, greco-ortodossi e drusi.[100]

Integrazione e tensioni sociali[modifica | modifica wikitesto]

La comunità araba e quella ebraica israeliana sono fortemente segregate in quasi ogni ambito sociale; gli arabi sono infatti per la maggioranza concentrati in insediamenti dove costituiscono la quasi totalità della popolazione ed è a loro riservato un settore educativo separato. I rapporti tra le due comunità sono tendenzialmente caratterizzati da una reciproca diffidenza. Secondo un sondaggio condotto nel 2007 l'87% degli intervistati sosteneva che i rapporti tra le due comunità non fossero buoni. I matrimoni tra i membri delle due comunità sono estremamente rari, così come i rapporti di amicizia.[101] Secondo uno studio del Pew Research Center l'82% dei musulmani, l'88% dei cristiani e l'87% dei drusi non avrebbe accettato con facilità il matrimonio di un proprio figlio con un concittadino ebreo. Al contempo, il 97% degli ebrei non avrebbe concordato con un matrimonio di un proprio figlio con un musulmano e l'89% non lo avrebbe accettato se lo sposo fosse stato cristiano.[20] Varie municipalità, tra le quali Petah Tiqwa e Kiryat Gat, hanno dato avvio a iniziative volte a prevenire rapporti tra ragazze ebree e uomini arabi.[102]

Vari leader politici arabi israeliani riuniti per celebrare il Giorno della Terra, 30 marzo 2016

Lo Stato israeliano si è impegnato nel corso dei decenni in opere di giudaizzazione delle regioni a maggioranza araba, in particolare nella Galilea e nelle alture del Golan, attraverso la fondazione di numerosi insediamenti ebraici.[103] Malgrado gli arabi costituiscano oltre il 20% della popolazione israeliana, essi detengono solamente il 3,5% dei terreni, mentre le municipalità arabe amministrano meno del 2,5% del territorio del paese. Lo Stato israeliano, aldilà delle poche città beduine realizzate nel Negev, non si è mai impegnato nel creare insediamenti destinati agli arabi, mentre per gli ebrei ne sono stati fondati centinaia; decine di insediamenti beduini non hanno poi ottenuto il riconoscimento da parte delle autorità, malgrado esistano da decenni.[104] Altra controversia è relativa alla questione dei presenti assenti, i quali furono espropriati delle loro terre; ad essere particolarmente attivi in questa lotta sono in particolare i discendenti degli abitanti dei villaggi arabi cristiani di Iqrit e Kafr Bir'im, evacuati nel 1948.[105] Un piano popolare tra la destra israeliana consiste nel ridisegnamento dei confini del paese, in modo da includere il Triangolo, regione a maggioranza araba a ridosso del confine con la Cisgiordania, in un futuro Stato palestinese e favorire in questo modo una più elevata omogeneità etnica per Israele.[106] Vari politici ebrei israeliani di destra, quali Revaham Ze'evi, hanno proposto invece l'espulsione degli arabi dal paese.[107]

Nelle città miste, come a Nazareth Illit, si sono verificati in più occasioni violenti scontri tra la comunità ebraica e quella araba, soprattutto nell'ambito della seconda intifada.[108] Nell'agosto 2005 il soldato ebreo estremista Eden Natan-Zada aprì il fuoco su un autobus a Shefaram, assassinando quattro civili arabi e ferendone decine, prima di essere linciato a sua volta dalla folla.[109][110] Nel 2008 ad Acri in occasione dello Yom Kippur un conducente arabo attraversò un quartiere ebraico con accesa la musica alta, offendendo la sensibilità religiosa degli abitanti, i quali lanciarono pietre contro la sua automobile;[111] l'evento generò uno scontro tra le due comunità che portò al danneggiamento di decine di negozi, abitazioni e veicoli.[112] L'avversione nei confronti della comunità araba da parte di una cospicua parte degli ebrei israeliani si manifestò in particolare in occasione del successo di partiti politici quali Israel Beitenu, il cui leader Avigdor Lieberman si è distinto per un marcato sostegno all'identità ebraica e sionista dello Stato di Israele e per un'intensa condanna dei politici arabi.[113] Il Pew Research Center rilevò che il 48% degli ebrei intervistati sosteneva l'espulsione degli arabi dal paese.[20] Secondo un sondaggio condotto nel 2010 su un gruppo di studenti ebrei israeliani il 46% degli intervistati non era favorevole a garantire pari diritti agli arabi israeliani, il 21% identificava la frase "morte agli arabi" come un'espressione legittima, il 56% sosteneva la negazione del diritto di voto ai cittadini arabi e il 32% non voleva amici arabi.[114]

Decine di migliaia di manifestanti drusi si riunirono il 4 agosto 2018 a Tel Aviv per manifestare contro la legge sullo Stato-nazione

La componente drusa è quella che si è distinta per un più marcato distacco dal resto della comunità araba; gli uomini drusi sono tenuti a servire nell'esercito israeliano e molti non si identificano come arabi. Le autorità israeliane approfittarono delle divisioni settarie riuscendo a creare tra i drusi un'identità collettiva separata da quelli degli altri arabi, classificandoli come un gruppo etnico e religioso a parte e riservando loro un sistema educativo separato all'interno di quello arabo. Malgrado questo approccio da parte dello Stato favorevole ai drusi, la comunità rimane però comunque socialmente svantaggiata rispetto a quella ebraica, portando di conseguenza a un declino del patriottismo israeliano tra i drusi. [115] L'approvazione della legge sullo Stato-nazione nel 2018 contribuì ad allontanare molti drusi dal tradizionale supporto allo Stato di Israele.[116] Le autorità israeliane si impegnarono a coltivare relazioni più forti anche con i beduini e con gli arabi cristiani, senza tuttavia riuscire nell'intento.[117]

Secondo quanto rilevato dal Pew Research Center solo il 27% degli arabi concordava con l'idea di Israele come Stato ebraico e contemporaneamente democratico, mentre il 64% discordava; il 72% sosteneva che il governo israeliano non fosse sinceramente impegnato per il raggiungimento della pace.[20] Secondo quanto rilevato da un sondaggio condotto nel 2017 il 60% degli arabi (il 49% dei musulmani, il 61% dei cristiani e il 94% dei drusi) aveva un'opinione favorevole dello Stato di Israele.[118] Secondo un sondaggio del 2010 il 64% degli studenti arabi intervistati considerava Israele un paese democratico.[114]

Servizio militare[modifica | modifica wikitesto]

Soldati beduini a una parata militare a Tel Aviv, giugno 1949

Gli arabi israeliani sono esonerati dall'obbligo di svolgere il servizio militare;[119] l'unica eccezione è rappresentata dai drusi israeliani, ai quali la leva obbligatoria fu estesa a partire dal 1957.[120] L'83% dei drusi svolge il servizio militare.[121] I drusi sono sovrarappresentati nelle forze di polizia, nel settore della sicurezza e nell'esercito, i quali rappresentano un'importante fonte di stabilità economica per la comunità e un'occasione per potersi integrare nel tessuto socioeconomico israeliano. Numerosi giovani drusi decidono però di disertare, andando incontro alla detenzione in carcere.[122] Molti drusi servivano tradizionalmente nel battaglione Herev, che venne tuttavia sciolto a partire da maggio 2015 nell'ambito di una riorganizzazione dell'esercito.[123] Il numero degli arabi israeliani che svolgono il servizio civile nazionale, alternativo a quello militare, è passato dai 240 nel 2005 ai 3784 nel 2014, il 91% dei quali donne.[121]

L'esercito accetta anche volontari musulmani e cristiani.[120] Buona parte delle comunità beduine collaborarono con la Haganah in occasione della guerra arabo-israeliana del 1948 e contro i fedayyin palestinesi nel corso degli anni 1950. Il servizio militare rappresenta nella società beduina una delle poche possibilità che garantiscano un certo livello di mobilità sociale: negli anni 2010 era stimato che tra il 5% e il 10% dei beduini israeliani si arruolassero volontariamente.[25] Nel promuovere il servizio militare tra gli arabi cristiani si distinse in particolare il sacerdote Gabriel Naddaf, le cui posizioni vennero però condannate da molti esponenti della comunità cristiana, la quale rimane fermamente legata alla propria identità araba. Tra il 2013 e il 2014 poco più di 100 arabi cristiani servivano nell'esercito israeliano.[77] Molti ebrei israeliani rivendicano la necessità per gli arabi di servire nell'esercito, per dimostrare così la propria lealtà allo Stato di Israele.[124] Questa posizione è stata espressa più volte in particolare dal politico Avigdor Lieberman.[125]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni
  1. ^ a b c Inclusi gli arabi di Gerusalemme Est e delle alture del Golan.
  2. ^ a b La dottrina drusa viene talvolta compresa nell'alveo dell'islam sciita ismailita.
  3. ^ La coscrizione è richiesta agli ebrei e agli uomini drusi e circassi.
  4. ^ Lo studio non distingue i gruppi religiosi dal punto di vista etnico.
  5. ^ Incluse le alture del Golan.
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Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Libri
Pubblicazioni

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