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Inizialmente si pensava che anche le [[NDE]] dei [[tentati suicidi]] fossero fondamentalmente [["infernali"]] (tesi sostenuta dal [[cardiologo]] americano [[Maurice Rawlings]] nel suo [["Beyond Death's Door"]], 1978), ma questo dato è stato prima criticato da [[Sabom]] (1979) e [[Ring]] (1980), ed infine rivisto dalle [[statistiche]] della [[NDERF]], da cui l'esperienza di premorte legata al tentato suicidio risulta, semmai, un'esperienza piuttosto [[ambivalente]].<ref>Ad una richiesta sul contenuto emotivo della NDE da tentato suicidio, 211 individui hanno ritenuto il contenuto della propria esperienza “interamente piacevole”, 13 individui lo hanno ritenuto “interamente angosciante”, 95 lo hanno ritenuto contemporaneamente “piacevole ed angosciante”, 27 individui lo hanno ritenuto “né piacevole né doloroso”.
Inizialmente si pensava che anche le [[NDE]] dei [[tentati suicidi]] fossero fondamentalmente [["infernali"]] (tesi sostenuta dal [[cardiologo]] americano [[Maurice Rawlings]] nel suo [["Beyond Death's Door"]], 1978), ma questo dato è stato prima criticato da [[Sabom]] (1979) e [[Ring]] (1980), ed infine rivisto dalle [[statistiche]] della [[NDERF]], da cui l'esperienza di premorte legata al tentato suicidio risulta, semmai, un'esperienza piuttosto [[ambivalente]].<ref>Ad una richiesta sul contenuto emotivo della NDE da tentato suicidio, 211 individui hanno ritenuto il contenuto della propria esperienza “interamente piacevole”, 13 individui lo hanno ritenuto “interamente angosciante”, 95 lo hanno ritenuto contemporaneamente “piacevole ed angosciante”, 27 individui lo hanno ritenuto “né piacevole né doloroso”.
Successivamente in un nuovo campione di 12 persone, 4 hanno ritenuto l’esperienza “interamente piacevole”, 2 “interamente angosciante”, 5 “piacevole ed angosciante contemporaneamente”, 1 “né piacevole né dolorosa”.
Successivamente in un nuovo campione di 12 persone, 4 hanno ritenuto l’esperienza “interamente piacevole”, 2 “interamente angosciante”, 5 “piacevole ed angosciante contemporaneamente”, 1 “né piacevole né dolorosa”.
Da queste statistiche che la sensazione complessiva che si deriva è che vi sia fondamentalmente un sollievo per l’essersi disfatti del proprio corpo fisico e per l’essere sopravvissuti e per il trovarsi in questa nuova dimensione, ma nello stesso tempo che ci si renda conto di aver commesso un’azione “contro le regole”, e che questo crei un disagio più o meno esplicito e marcato.</ref>
Da queste statistiche che la sensazione complessiva che si deriva è che vi sia fondamentalmente un sollievo per l’essersi disfatti del proprio corpo fisico e per l’essere sopravvissuti e per il trovarsi in questa nuova dimensione, ma nello stesso tempo che ci si renda conto di aver commesso un’azione “contro le regole”, e che questo crei un disagio più o meno esplicito e marcato. - http://www.nderf.org/Italian/</ref>


Ad ogni modo, in realtà, appare piuttosto umoristico notare che, nel campo dell'[[interpretazione]] di questa [[fenomenologìa]], si abbiano delle [[forzature interpretative]] da parte dei [[fondamentalisti religiosi]] da una parte, e da parte di quelli che potrebbero essere definiti i [[fondamentalisti scientisti]] dall’altra.
Ad ogni modo, in realtà, appare piuttosto umoristico notare che, nel campo dell'[[interpretazione]] di questa [[fenomenologìa]], si abbiano delle [[forzature interpretative]] da parte dei [[fondamentalisti religiosi]] da una parte, e da parte di quelli che potrebbero essere definiti i [[fondamentalisti scientisti]] dall’altra.

Versione delle 15:14, 4 apr 2015


Esperienze ai confini della morte

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Ascesa nell'Empireo (Hieronymus Bosch)

Ascesa nell'Empireo (Hieronymus Bosch)

Le esperienze ai confini della morte, note anche come NDE (sigla dell'espressione inglese Near Death Experience, a volte tradotta in italiano come esperienza di pre-morte) sono fenomeni descritti in genere sia da soggetti che avevano ripreso le funzioni vitali dopo aver sperimentato, a causa di gravi malattie o eventi traumatici, le condizioni di arresto cardiocircolatorio[1], sia da soggetti che avevano vissuto l'esperienza del coma[2]. A volte le NDE vengono riferite anche da soggetti che, pur avendo conservato le funzioni vitali, hanno corso il rischio di morire, per esempio in seguito a interventi chirurgici o gravi incidenti[3][4].

Indice

[nascondi]

1. Caratteristiche delle NDE

2. Ipotesi e studi: riduzionismo e sopravviventismo

3. La storia del fenomeno, con bibliografia italiana commentata

4. Il contributo di Pim van Lommel

5. Forzature religiose e forzature riduzionistiche

6. Il controverso caso di Eben Alexander

7. Ancora sul contributo di Pim van Lommel

8. Il contributo di Sam Parnia ed il progetto "AWARE"

9. Una realistica valutazione del progetto "AWARE" ad oggi

10. Le obiezioni possibili circa i riscontri veridici in OBE da NDE, e le loro confutazioni

11. NDE di personaggi noti

12. Esperienza di Jung

13. Esempi in letteratura

14. Bibliografia italiana, in ordine cronologico secondo la versione in lingua originale

15. Bibliografia principale e pubblicazioni in lingua straniera, non editi in italiano

16. Voci correlate

17. Altri progetti

18. Collegamenti esterni

19. Note

Caratteristiche delle NDE

I soggetti che hanno vissuto tali fenomeni, una volta riprese le funzioni vitali hanno raccontato di aver provato esperienze che risulterebbero connotate da numerosi elementi comuni[5]:

• l'abbandono del proprio corpo, con la capacità di osservarlo dall'esterno, assistendo all'attività di medici e soccorritori;

• lo sperimentare una sensazione di pace e serenità mai provate prima, difficilmente descrivibili con il nostro linguaggio, inoltre fuori dallo spazio e dal tempo come li conosciamo;

• la difficoltà nel descrivere la nuova realtà sperimentata, caratterizzata da luci, colori e suoni meravigliosi, non paragonabili a quelli della Terra;

• l'attraversamento di una specie di "tunnel" buio in fondo al quale si intravede distintamente una luce;

• l'incontro con "altri esseri", identificati in genere con parenti o amici morti in precedenza, con i quali si comunica mentalmente, in modo istantaneo e non verbale;

• l'incontro con l'"Essere di Luce", che viene descritto come amore totale, identificato generalmente con "Dio", o comunque con una figura di inerenza al “Focus” delle proprie credenze;

• la "rivisitazione" della vita terrena vissuta fino a quel momento (life review), compresi episodi dimenticati, anche relativi ai momenti immediatamente successivi alla nascita; tale rivisitazione avviene in un contesto di valutazione etica delle esperienze vissute[6];

• l'arrivo di un determinato momento o "confine" in cui l'esperienza si interrompe, con la consapevolezza di dover "tornare indietro" ovvero alla "vita terrena";

• il ritorno alla vita accompagnato da un sentimento di rimpianto per non essere potuti rimanere nell'aldilà;

• il timore di riferire l'esperienza vissuta ad altri per paura di non essere creduti, ma nello stesso tempo il desiderio di farlo come doverosa condivisione di qualcosa di estremamente prezioso e importante;

• una volta "ritornati alla vita" scompare il timore della morte, ora vista come un felice passaggio a una realtà superiore;

• vengono modificati i valori in base ai quali la vita viene vissuta, ponendo come scopo principale dell'esistenza l'amore per tutti gli esseri e la ricerca dell'armonia con essi.

Questi aspetti ricorrono sistematicamente, anche se non sono necessariamente tutti presenti in ogni NDE.

Ipotesi e studi: riduzionismo e sopravviventismo

Poiché i racconti dei soggetti rianimati (ad esempio i pazienti rianimati dopo una grave crisi cardiaca o per gravi traumi) e dei soggetti risvegliatisi dal coma costituiscono un corpus di testimonianze che ha alcune caratteristiche apparentemente omogenee, molti studiosi si sono interessati a tali fenomeni.[7]

Le teorie critiche sulle "NDE" si dividono sostanzialmente in due tipologie, una finalizzata a darne una spiegazione scientifica (ma che da più parti, da stessi uomini di scienza, viene definita scientistica e riduzionistica)[8], l'altra di carattere sopravviventistico e quindi metafisico (per quanto, a giudizio di Susan Blackmore, sostenitrice in prima fila dell'ipotesi riduzionistica, “Sono da rimproverare coloro che persistono in un confronto falso e inutile in bianco e nero tra le NDE come "vero, meraviglioso, spirituale ecc ecc" [contro] le NDE come "solo un’allucinazione di nessuna importanza." La verità, mi sembra, è che le NDE possano essere delle meravigliose esperienze che hanno fatto luce sulla condizione umana e sulle questioni della vita e della morte che cambia la vita.” [9]

E’ comunque da notare che agli argomenti stessi della Blackmore viene dedicata una critica puntigliosa di Greg Stone, laureato in psicologia alla University of Colorado.[10]

Tornerà su di una volontà di demolizione degli argomenti della Blackmore e dei riduzionisti in genere, con puntuali citazioni delle fonti di studi scientifici che si trovano nelle note del libro, anche Jeffrey Long (con Paul Perry) nel volume “Esiste un posto bellissimo. L’aldilà nelle testimonianze di chi lo ha visto” (edizione originale 2010, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. 2013).[11]

Ulteriori critiche al "modello Blackmore" si possono trovare in Adrian Parker.[12]

Ad ogni modo, dunque, come si può osservare, questa tendenza alla suddivisione tra due possibili interpretazioni, persiste; e, dunque, vediamola un po’ più in specifico:

teorie scientifiche, ma anche considerate scientistiche/riduzionistiche: mettono in relazione il fenomeno con peculiari alterazioni transitorie di tipo puramente chimico, neurologico o biologico, che sarebbero tipicamente presenti nel corpo umano in condizioni particolari come quelle prima descritte, quali l'ipercapnia ovvero l'impiego di farmaci.

Va osservato che la ketamina somministrata a dosaggi sub-anestetici determina, nell'assuntore, sensazioni simili, pur se non del tutto analoghe (Cfr. Marco Margnelli, “NDE: neurochimica dell’agonìa?”, da “NDE: territori oltre la vita, Atti 1° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, San Marino, 1997) alle esperienze ai confini della morte.

Sul piano psicologico, si è sostenuto che le percezioni potrebbero essere interpretate come racconti di tipo autoconsolatorio e rassicurante, elaborati per descrivere in modo chiaro e definito le confuse sensazioni che si accompagnano al momento del risveglio dal coma, come ad es. la forte luce presente nella stanza (descritta come tunnel di luce da cui si esce con il risveglio).

Ora, a parte che dal tunnel di luce (o per meglio dire al cui fondo v'è la luce) non si esce con il risveglio ma, semmai, con lo sbocco in un ambiente trascendente, il che è dimostrato quasi immancabilmente dalla letteratura in questo campo, comunque l’aspetto evidentemente più debole di quest’impostazione consiste nelle percezioni veridiche in OBE da NDE da parte di pazienti rianimati.

In una prima fase dell’esperienza, difatti, che non sempre ha luogo ma che comunque l’autorevole ricercatore Michael Sabom[13] definisce “autoscopica” per distinguerla da quella “trascendentale” (“dal tunnel in poi”, per intendersi) (Cfr. [[“Dai confini della vita – Un’indagine scientifica. Un famoso cardiologo americano attraverso l’esame diretto di 107 casi di persone prima entrate e poi uscite dal coma ne riporta le singolari esperienze percepite sulla soglia dell’aldilà e ci rivela l’esistenza di un’indefinita e misteriosa realtà sospesa fra due mondi”]], di Michael B. Sabom, edizione originale 1982, edizione italiana Longanesi & C., 1983), il soggetto osserva sé stesso dall’altro rispetto al suo corpo ed ai tentativi di rianimazione che vengono effettuati su di esso.

Al risveglio riferisce particolari che in stato di totale incoscienza (ed a volte anche di franca inattività cerebrale, pur se non sempre monitorata cioè monitorabile, considerando che il lasso di tempo che passa tra un arresto cardiaco ed un’anossia pancerebrale transitoria è al massimo di trenta secondi), non avrebbe potuto conoscere, e che invece le persone presenti al momento della crisi riconoscono come corretti.

Molti di questi non hanno una generalità che potrebbe esser còlta casualmente.

Lo studio più significativo in merito è quello compiuto da Janice Miner Holden, Docente di Counseling presso la University of North Texas (J. Holden, “Veridical Perception in Near-Death Experiences”, in “The Handbook of Near-Death Experiences. Thirty Years of Investigation”, a cura di J. Holden, B. Greyson e D. James, Westport, CT, Praeger Publishers, 2009), ma di questo fenomeno abbiamo un assaggio, pur se datato, anche in italiano.[14]

Nella sua casistica tratta da pubblicazioni di carattere scientifico, la Holden raccoglie 89 (e 107 complessive) percezioni rivelatesi veridiche cioè oggettive, il che è evidentemente inattribuibile al caso.[15]

Vieppiù si sono avuti casi di riscontri veridici in EEG piatto accertato/monitorato (prevalentemente in Deep hypothermic circulatory arrest) perlomeno in cinque occasioni (Cfr. Michael Sabom, Pim van Lommel, Allan Hamilton, Mario Beauregard, Sam Parnia).

Ma che pensare, ad esempio, dell'argomento dei riduzionisti secondo i quali i riscontri veridici in OBE da NDE sarebbero ricostruzioni accomodate a posteriori, magari in buona fede, da parte del personale medico, per incertezza di memoria su quanto accaduto, o per compiacere il paziente salvato?

A parte il fatto che ad esempio nel caso riportato su "The Lancet" (una delle riviste scientifiche più importanti e prestigiose del mondo che ha quattro revisori indipendenti per la Peer Review), che l'infermiera abbia potuto confermare di aver messo quella protesi dentale in quel determinato cassetto solo per compiacere il paziente salvato, si direbbe che per crederlo necessiti proprio un grosso sforzo di fede, la posizione di Enrico Facco, Professore d’Anestesiologia e Rianimazione presso l’Università di Padova, Specialista in Neurologia ed esperto di terapia del dolore, agopuntura ed ipnosi clinica (che nel suo “Esperienze di premorte. Scienza e coscienza al confine tra fisica e metafisica”, Edizioni Altravista, 2010, dà mostra d'una conoscenza davvero enciclopedica) è chiara e netta: “Ce ne sono due casi (van Lommel 2001 e Parnia 2014) descritti accuratamente nell'ambito di studi prospettici metodologicamente molto rigorosi e indubitabili, i quali escludono una tale semplicistica, fantasiosa e stupida opinione, che è solo un banale tentativo per difendersi da ciò che altera le proprie credenze... Nel caso di Parnia il soggetto ha riportato anche i segnali acustici del defibrillatore, dimostrando una persistenza della coscienza per almeno tre minuti durante la fase di arresto (data la frequenza dei beep correlati all'algoritmo di defibirillazione).”[16]

teorie sopravviventistiche e metafisiche: collegano le esperienze di pre-morte a una sorta di presa di contatto anticipato con l'aldilà, il che implicherebbe la sopravvivenza d’un "quid autocosciente" (solitamente definito anima o spirito) alla morte fisica; presa di contatto anticipato, durante la quale il soggetto avrebbe modo di sperimentare direttamente la separazione fra anima e corpo, e quindi per l’appunto la sopravvivenza dell'anima come entità spirituale, rispetto alle spoglie mortali.

Resterebbe, a tal proposito, il problema del perché la maggior parte dei rianimati, al risveglio, non rammenterebbe alcun vissuto.

In questo senso, sono state avanzate quattro teorie: la prima, è che vi sia un “tempo di tolleranza” tra una condizione praticamente mortale ed il distacco del "quid incorporeo autocosciente", di modo che in alcuni avverrebbe direttamente in quei frangenti, mentre negli altri sarebbe avvenuto comunque successivamente, qualora non fosse intervenuta la rianimazione.

Questa pare l’ipotesi esplicativa più probabile.

Un’altra ipotesi è quella del meccanismo di censura.

Ma perché censurare un’esperienza che può trasformare così gioiosamente l’esistenza?

E se fosse opportuno censurarla, perché invece altri la rammenterebbero?

E se fosse una scelta spirituale censurarla in un senso o nell’altro, che cosa orienterebbe questa scelta?

Quale tipo di esigenza, cioè, dell’essere umano che andrebbe a sopravvivere?

Un’altra ipotesi è invece quella secondo cui si tratterebbe semplicemente un difetto di passaggio di dati dal quid incorporeo autocosciente al cervello, che in certi casi può verificarsi ed in altri no.

Ma non si vede, per l’appunto, per quale motivo, nella maggior parte dei casi, questo difetto di passaggio dovrebbe verificarsi, ed in un’altra minoranza invece no.

Ultima ipotesi, che si tratti di un effetto inibitorio dei farmaci.

Ma se in quei frangenti è il quid incorporeo autocosciente, a dire l’anima, a registrare le informazioni anziché il cervello, come tutto lascerebbe supporre, allora è evidente che il problema dell’interazione farmacologica non dovrebbe proprio porsi.[17]

Ad ogni modo, se interpellati su tali spiegazioni, i reduci da una NDE, pur comprendendo la necessità e il desiderio di cercare un’interpretazione razionale a quanto da loro vissuto, ribadiscono come, nella loro percezione, la loro esperienza sia stata interpretata come pienamente reale e non un'ingannevole apparenza indotta da fattori endogeni o esogeni.

D'altra parte, naturalmente, la soggettività del vissuto non potrebbe esser considerata scientificamente attendibile, se non fosse per l’appunto per ciò che da questa soggettività esula, e cioè i summenzionati riscontri veridici in OBE da NDE nella fase autoscopica (ed anche eventi appresi nella fase trascendentale di cui il rianimato non avrebbe potuto essere a conoscenza, come un congiunto defunto nel frattempo: una testimonianza del genere si trova nel volume [[“Oltre la vita – Testimonianze di pre-morte. Testimonianze autentiche di esperienze reali di persone dichiarate clinicamente morte e poi tornate alla vita. Come si identifica la pre-morte: i nove requisiti. Statistiche. Interpretazioni scientifiche: psichiatriche, psicologiche, farmacologiche. Come cambia la vita dopo l’esperienza di pre-morte, ecc. ecc.”]], di Lucia Pavesi, Giovanni De Vecchi Editore S.p.A., 1993).

I riduzionisti si oppongono a questi riscontri affermando che sono solo aneddotici, ma la massa che ne è stata tratta ed in particolare alcuni eventi di punta (tra i quali quelli citati dal Professor Facco) rendono questa spiegazione alquanto debole e problematica, se non francamente insostenibile, come a giudizio di Facco stesso.

La storia del fenomeno, con bibliografia italiana commentata

Venendo qui a citare in ordine sostanzialmente cronologico rispetto all’edizione originale, a parte un paio di eccezioni giustificate nel loro proprio merito, i testi sulle esperienze di premorte editi in italiano (che, salve rarissime eccezioni, saranno i veri e propri volumi editi dalla nostra editoria, diversamente, tentando di tener conto anche di tutti gli articoli e saggi vari in argomento, la bibliografia, anche solo italiana, diverrebbe sterminata ed incatalogabile), con relativi commenti (mentre in fondo la stessa bibliografia verrà presentata scarnamente e senza commenti), occorre rilevare anzitutto che di queste esperienze si ha notizia sin da tempi assai remoti, e si può riconoscere come antesignana di tutte le NDE (anche se in effetti si tratterebbe d’una resurrezione in piena regola, che peraltro non sarebbe neanche l’unica, come può essere osservato in casistica – Delog Dawa Drolma, George Rodonaia, Klavdia Ustiujanina –) “Il Racconto di Er”, di Platone (Edizioni di Ar, Padova, 2010), facendo quindi un bel salto all’indietro di quasi 2500 anni.

Come tutti sapranno, la narrazione di questo episodio si trova alla fine (Libro XIII) de “La Repubblica” (390-360 a.C.) del grande filosofo classico greco.

Ma è dunque corretto considerarlo un episodio d’immaginazione, od un’esperienza effettivamente avvenuta?

Nel suo prologo al volume citato, Francesco Ingravalle afferma: “Che la traduzione di mythos sia da ricercarsi nell’equivalente italiano 'racconto' e non nel calco 'mito' risulta da una osservazione semplice: Socrate riferisce il racconto fatto da Er, soldato panfilio, circa un’esperienza extra-corporea, il viaggio della psiché al di fuori del sóma in una regione al di là della vita corporea; si tratta, in altri termini, del resoconto di uno stato non ordinario della coscienza (Cfr. G. Lapassade, Stati modificati e transe, tr. it. di R. Curcio, P. Fumarola e M. Nocera, Roma, Sensibili alle Foglie, 1996; Id., Transe e dissociazione, tr. it. di R. Curcio, Roma, Sensibili alle Foglie, 1996), presentato con estrema naturalezza e come un episodio certamente non ordinario, ma non sovrannaturale, cioè al di fuori delle naturali capacità dell’essere umano, come, del resto fa notare già Proclo nel VI secolo d.C. (Cfr. Proclo, In Respublica II, pp. 17-18 Kroll.). In altri termini, l’esperienza di Er non ha né i caratteri delle thaumastà o mirabilia ben noti alla novellistica e alle raccolte dei fatti “straordinari”, né quelli del miracolo famigliare alla tradizione cristiana e giunto fino ai giorni nostri. Odisseo è sceso nell’Ade, secondo il racconto di Omero e si conosce anche la discesa nell’Ade di Orfeo; si giunge agevolmente fino ai Dialoghi dei morti di Luciano di Samòsata. Tanto nella narrazione 'seria', quanto nella sferzante ironia di Luciano “sapere […] significa soltanto togliere i veli che offuscano lo sguardo; creare è disegnare entità ad un tempo visibili ed eterne; la virtù è cognizione compiuta delle vie da percorrere, e l’estraneità del senso dipende solo dall’eccessiva distanza del senso (Cfr. G. Lukàcs, Theorie des Romans, Berlin, Cassirer, 1920, tr. it. a cura di G. Raciti, Teoria del romanzo, Milano, SE, 1999, p. 26).[18]

La sensazione, insomma, è che Ingravalle voglia sostenere la tesi della veridicità del racconto proprio in quanto non sovrannaturale, bensì del tutto naturale in inerenza alla natura dell’uomo complessivamente inteso, il quale non può mancare d’un aspetto extramateriale, che, anzi, probabilmente, è quello che, più di ogni altro, in assoluto e nel complesso, lo contraddistingue.

Il fatto che Platone si ispirasse ad un episodio realmente accaduto viene confermato anche dall’archeologo Vittorio Di Cesare, già membro della British Museum Society, nella sua relazione “Archeologia della 'Sindrome di Lazzaro': il fenomeno dell’NDE nei testi mediorientali e classici”, in “Visioni oltre il reale. Atti del 2° Congresso Internazionale di studi sulle esperienze di confine” (San Marino, 1998).

Egli vi afferma: “Oggi sappiamo con certezza che le frequenti guerre nel Mediterraneo tra VIII e III a.C. videro molti reduci sopravvivere nonostante le terribili ferite riportate sui campi di battaglia. Gli archeologi hanno ritrovato scheletri di guerrieri con fratture craniche guarite molto tempo prima delle cause che produssero il loro decesso. Ad esempio, i numerosi traumi riscontrati sullo scheletro di un guerriero apulo del IV sec. a.C. ritrovato in località Padreterno, in Puglia, non escludono la possibilità che quest’uomo, almeno una volta nella vita, entrò in coma per poi riprendersi. Il guerriero aveva molte ferite di vecchia data: all’osso metatarsale, alla clavicola sinistra con frattura da trauma diretto e fratture alle coste VIII e IX. Ma il più grave processo traumatico subìto era stata una brutta frattura alla regione temporale zigomatica sinistra, il cui successivo consolidamento era avvenuto con l’imperfetto allineamento dell’osso facciale al resto dell’arcata che si era successivamente appiattita. Probabilmente quel colpo e la relativa commozione cerebrale lo fece stare tra la vita e la morte per diverso tempo. Ciò molto prima del giorno in cui cadde nella battaglia nella quale, oltre alla ferita mortale, subì lo schiacciamento di un piede da parte della ruota di un carro.”[19]

Secondo Massimo Biondi, comunque, la storia di Er "era utile a Platone per dar vigore alle sue convinzioni sulla reincarnazione e sulla metempsicosi, nonché per rafforzare alcune tesi politico-filosofiche esposte nella sua opera"[20]

Lo stesso Plutarco (Cheronea, 46 d.C./48 d.C. – Delfi, 125 d.C./127 d.C.) ci dice: "Ermodoro di Clazomene: la sua anima poteva abbandonare completamente il corpo, vagando di notte e di giorno per enormi spazi, e infine ritornava di nuovo dopo aver assistito e partecipato a molti discorsi e avvenimenti lontani..."[21]

Oppure, sempre Plutarco: "E giunta l'ora alla morte l'anima prova una emozione come quella degli iniziati ai grandi misteri. Perciò riguardo al morire e all'essere iniziato la parola assomiglia alla parola e la cosa alla cosa. Anzitutto i vagabondaggi, i rigiri logoranti, e certi cammini senza fine e inquietanti attraverso le tenebre. In seguito, proprio prima della fine, tutte quelle cose sono terribili, i brividi e i tremiti e si sudori e gli sbigottimenti. Ma dopo di ciò, ecco viene incontro una luce mirabile: ad accogliere sono lì i luoghi puri e le praterie, con le voci e le danze e la solennità di suoni sacri e di sante apparizioni"[22]

Venendo ai tempi ecclesiastici, abbiamo, in un testo del III secolo d.C., la "Passio Perpetuae", in cui i martiri cristiani Perpetua e Saturo raccontano: "Avevamo già subìto il martirio: uscimmo dal corpo e fummo trasportati verso oriente da quattro angeli, le cui mani nemmeno ci toccavano".[23]

Verso la fine del IV secolo d.C. abbiamo un'Epistola di Girolamo, segretario di papa Damaso, che narra in poche righe un viaggio post-mortem nell'aldilà: "...circa a metà quaresima una febbre, penetrandomi fin nelle midolla, mi assalì il corpo sfinito e senza darmi tregua (...) divorava le mie povere membra, tanto che a malapena rimanevano insieme le ossa. Nel frattempo mi si preparava il funerale; il corpo era ormai tutto freddo e il calore della vita palpitava soltanto nel mio petto che solo era tiepido, quando all'improvviso rapito in spirito mi trovai trascinato davanti al tribunale del giudice; così intensa era in quel luogo la luce e il fulgido splendore che emanava dai presenti, che prostratomi a terra non osavo guardare in alto". Accusato di non essere cristiano, e dopo aver invocato pietà, Girolamo fu lasciato andare: "Ritorno al mondo di sopra e fra la generale meraviglia apro gli occhi così bagnati da un fiume di lacrime che anche gli increduli offrivano una valida prova con il loro dolore. Non era stata davvero una fantasticheria, come quei sogni vani che spesso ci ingannano."[24]

Si arriva alla seconda metà del VII secolo, ove l'asceta San Valerio menziona un monaco di nome Massimo, "il quale sapeva scrivere libri e meditare salmi, molto prudente, equilibrato in ogni sua azione, (...) colpito da infermità corporale, morì per l'aggravarsi della malattia e dopo molte ore di intervallo ritornò nel corpo. Così, recuperata la salute di prima, mi raccontò: 'non appena mi separai dal corpo fui preso da un angelo di luce... e condotto in un luogo bellissimo... Lì una luce intensa sfavillava irraggiando un chiarore indicibilmente luminoso".[25]

Singolare, in questi racconti storici, la mancanza d'una prima fase "autoscopica", o comunque d'osservazione dell'ambiente terreno, dell'esperienza: si entra subito in una fase "trascendentale".

Facendo comunque di nuovo un bel balzo in avanti e tornando agli anni '60 del secolo scorso, abbiamo prima, nel 1960, l'edizione originale di "La sincronicità", poi uscito in italiano nel 1976 nel Volume 8 delle "Opere" nelle Edizioni Bollati Boringhieri, e in singolo sempre per Bollati Boringhieri nel 1980, ove Carl Gustav Jung riferisce d'un'NDE con OBE, e percezione anche dell'ambiente trascendentale, da parte d'una sua paziente.[26]

Subito l'anno successivo, nel 1961, abbiamo "Ricordi, sogni, riflessioni" sempre di Jung, scritto in collaborazione con Aniela Jaffé, in cui il grande psicanalista svizzero descrive, tra l'altro, la sua, di esperienza di premorte, su cui si tornerà specificamente sopra.

Il libro si snoda tra l'autobiografia e l'intervista.

La prima edizione italiana è del 1965, per le Edizioni Il Saggiatore.

Venendo poi agli anni ’70 del secolo scorso, occorre sfatare subito un mito: in princìpio non fu Raymond Moody, ma, bensì, Jean Baptiste Delacour, che, già nel lontano 1973, pubblicava il primo testo sull’argomento.

Nonostante il nome francese dell'Autore, si tratta di un libro tedesco pubblicato col titolo originale di “Aus dem Jenseits zurück. Berichte von Totgeglaubten”.

È un testo divulgativo, senza pretese e di facile lettura, con molti racconti di NDE.

Purtroppo per il Delacour, però, il lavoro non ebbe l’eco mondiale di quello di Moody.

Ma dunque, questo vero antesignano degli antesignani dell’epoca moderna è, per l’appunto, Jean Baptiste Delacour, con “Di ritorno dall’aldilà. Le sconvolgenti testimonianze di coloro che sono stati richiamati in vita. Sorprendenti analogie con i messaggi dei defunti” (edizione originale 1973, edizione italiana Armenia Editore, 1984).

Anzi, prima di arrivare a Moody, si potrebbero collocare, di propria iniziativa e derogando all’ordine cronologico (ma seguendone invece uno logico), anzitutto “Perché credere nella vita oltre la morte?”, di Robert Dawson, con illustrazioni di Alice Englander (edizione originale 1998, edizione italiana Marietti 1820 Editore, 2000): ciò, poiché è un testo illustrato per bambini sulle tematiche della morte e della vita dopo la morte, e che, dunque, introduce egregiamente quel che invece effettivamente viene cronologicamente subito dopo Delacour, e cioè: “Sulla morte e il morire. Essere vicini a chi è prossimo a morire: alleviarne la sofferenza fisica e morale con rispetto della loro dignità umana, del bisogno di verità e di solidarietà”, di Elisabeth Kübler-Ross (edizione originale 1974, edizione italiana red./studio redazionale, 1981).

Ora questo della Kübler-Ross non è un libro specificamente sulle esperienze di premorte; ma, unito a quelli che seguiranno di questa straordinaria donna e che di questo tema effettivamente parleranno, costituìsce, in quella che sarà infine una “quadrilogìa”, un “corpus” unico sul suo lavoro di pioniere dell’assistenza ai malati terminali e della tanatologia, in particolare in inerenza all’oncologìa pediatrica (ed ecco allora spiegato il perché di quel libro per bambini a far da prologo, per un percorso di lettura ragionata).

I libri di questa donna sono effettivamente sconvolgenti, ed è assai arduo non uscirne, se non trasformati, perlomeno profondamente toccati.

E solo adesso possiamo arrivare effettivamente a lui, il più noto studioso di questi fenomeni, e cioè il medico e psicologo americano Raymond Moody, autore del celebre bestseller La vita oltre la vita (Life after life), pubblicato nel 1975 (titolo completo, “La vita oltre la vita. Studi e rivelazioni sul fenomeno della sopravvivenza”, di Raymond A. Moody Jr (edizione originale 1975, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1977).[27]

Un allora oscuro laureato in filosofia in procinto di diventare medico pubblicò, presso un'altrettanto oscura casa editrice americana, un testo piuttosto breve, di taglio divulgativo, nel quale sosteneva una tesi tanto semplice quanto sconvolgente: in seguito a crisi molto gravi, dopo un periodo di apparente morte clinica, alcun i di coloro che riprendono coscienza raccontano di aver vissuto, proprio nei momenti più critici, esperienze psichiche articolate e psicologicamente molto incisive.

Esperienze che contengono elementi quali la percezione di ciò che accade nelle vicinanze del corpo privo di coscienza, il distacco dal corpo della parte "autocosciente", un "viaggio" di questo centro di coscienza verso altri luoghi e dimensioni di esistenza ed altro.

L'autore di quell'opera, che conobbe un successo cui gli stessi editori erano impreparati, si chiamava per l'appunto Raymond Moody e il suo lavoro, dall'ambiguo titolo "La vita oltre la vita", si affermò con una forza così dirompente da avviare una catena di effetti che ancora oggi non danno segno di esaurirsi.

Al di là delle singole tematiche di merito, la provocazione maggiore contenuta nelle affermazioni di Moody era rappresentata da un'implicita accusa rivolta al mondo accademico e, più in particolare, a quello della ricerca medica e psicologica: l'aver sempre ignorato e (volutamente?) trascurato di prendere in considerazione una serie di testimonianze che potrebbero suggerire nuove chiavi di lettura, nuove prospettive teoriche e pratiche sul processo della morte, e forse anche su ciò che ad esso segue.

Era un'accusa pesante, solo in parte fondata, che peraltro non rimase inascoltata e, salvo qualche sporadica reazione stizzita, fu ben accolta da coloro ai quali era indirizzata.

Entro pochissimo tempo infatti, anche sulla scia dell'esteso interessamento dell'opinione pubblica, numerosi medici e psicologi si misero sulle tracce delle esperienze segnalate da Moody e buona parte di loro effettivamente le trovò.

L'attività di questo settore prese così a consolidarsi ed organizzarsi, e cominciarono a fiorire iniziative di vario genere (congressuali, editoriali, clinico/sperimentali) per dar sostegno e voce da un lato ai risultati che si conseguivano nelle indagini, dall'altro alle testimonianze che, rotti gli argini, continuavano a provenire da chi riteneva di aver avuto un'esperienza in prossimità con la morte (NDE).

Oggi si contato a centinaia i volumi che trattano di questo tema; molti di più sono gli articoli pubblicati sulla stampa specifica specializzata, ed è ormai incalcolabile il numero di conferenze, servizi e interviste giornalistiche condotte in tutto il mondo a proposito delle "esperienze coscienti avute in una condizione che dovrebbe essere di incoscienza".[28]

Fu dunque qui, che tutto ebbe davvero inizio.

All’attenzione dell’opinione pubblica e degli addetti ai lavori veniva portato un fenomeno straordinario, che non ci abbandonerà fino ai giorni nostri, e chissà per quanto tempo ancora.

E, poi, l’ideale seguito, che non sarà certo l’ultimo: “Nuove ipotesi sulla vita oltre la vita”, di Raymond A. Moody Jr (edizione originale 1977, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1978).

Oramai la via era aperta, ma bisogna arrivare al 1981, per avere il successivo lavoro in italiano, nonché il primo lavoro italiano in assoluto sul tema: “Qualcuno è tornato. Le esperienze, le visioni di chi si è affacciato per un attimo alla soglia della morte. Uno sguardo sull’aldilà?”, di Paola Giovetti (Armenia Editore, 1981).

Passa solo un altro anno, ed arriviamo al già citato: [[“Dai confini della vita – Un’indagine scientifica. Un famoso cardiologo americano attraverso l’esame diretto di 107 casi di persone prima entrate e poi uscite dal coma ne riporta le singolari esperienze percepite sulla soglia dell’aldilà e ci rivela l’esistenza di un’indefinita e misteriosa realtà sospesa fra due mondi”]], di Michael B. Sabom (edizione originale 1982, edizione italiana Longanesi & C., 1983).

Passa ancora un anno, ed arriviamo a: “La morte e la vita dopo la morte. Morire è come nascere”, di Elisabeth Kübler-Ross (edizione originale 1983, edizione italiana Edizioni Mediterranee, 1991).

Ecco che il “collante” di cui si parlava prima diviene chiaro.

Ancora un anno dopo: “Vi racconto la mia morte. La più bella esperienza della mia vita”, di Stefan Von Jankovich (edizione originale 1984, edizione italiana Edizioni Mediterranee, 1985).

Ora l’intervallo è di due anni, dopodiché abbiamo la seconda opera squisitamente italiana: “Le esperienze di confine e la vita dopo la morte”, di Filippo Liverziani (Edizioni Mediterranee, 1986).

Nonché: “I morti risuscitati. Storie vere di 400 miracoli di risurrezione”, di Albert J Hebert (edizione originale 1986, edizione italiana Edizioni Segno, 1998).

Ancora un intervallo di due anni, e c’è un ritorno, sempre lui: “La luce oltre la vita”, di Raymond A. Moody Jr (edizione originale 1988, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989).

Un anno ancora, ed abbiamo: “Ritorno dal silenzio. Inquietanti fenomeni di pre-morte. I racconti di chi ha vissuto l’esperienza. Le ipotesi degli studiosi”, di David Scott Rogo (edizione originale 1989, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia, Pan, Geo SpA, 1993).

Il compianto Scott Rogo ha fatto a tempo, prima d’esser barbaramente trucidato a soli 40 anni, a scrivere anche di questo.

Da segnalare anche, nell’89, “Le dolci esperienze di pre-morte” di G. Tognola, all’interno della rivista medica “Il Polso” (giugno-luglio: 81-84).

Passa ancora solo un anno, e fa il suo ingresso in scena un pediatra, Melvin Morse, che assurgerà a fama mondiale (nonché, purtroppo, ultimamente, ai disonori delle cronache per un caso di maltrattamento di minore in famiglia): “Più vicini alla luce. Le commoventi testimonianze di bambini che hanno conosciuto la morte”, di Melvin Morse e Paul Perry (edizione originale 1990, edizione italiana Sperling & Kupfer Editori S.p.A., 1991).

Sempre lo stesso anno, abbiamo due trattazioni specifiche dedicate all’argomento premorte all’interno di due libri italiani inerenti invece tematiche più generali.

Il primo è: “Valutazioni sull’esperienza di pre-morte” di Aldo Sodaro, all’interno del volume “L’altra realtà”, di Autori Vari ed a cura di Paola Giovetti (Edizioni Mediterranee, 1990).

Mentre il secondo è: “Near death experiences: le esperienze vicino alla morte”, di G. Angelini e D. Ganora, all’interno del volume “Psicopatologia, cultura e pensiero magico”, di Autori Vari ed a cura di Goffredo Bartocci (Liguori Editore, 1990).

L’anno successivo, merita di essere menzionato di nuovo un lavoro squisitamente italiano, anche se nuovamente non è un libro ma una monografìa: “Le esperienze premortali e la parapsicologia”, di Massimo Biondi (Numero Unico del 1991 di “Metapsichica”, Rivista Italiana di Parapsicologia, organo dell’AISM, Associazione Italiana Scientifica di Metapsichica).

Ancora un anno, e Morse fa il “bis”: “Trasformati dalla luce. Come l’esperienza della morte ha illuminato l’esistenza di chi è tornato in vita” , di Melvin Morse e Paul Perry (edizione originale 1992, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia, Pan, Geo S.p.A., 1995).

Arriva anche il primo titolo di un ennesimo pioniere della ricerca in questo campo, sebbene con un accostamento che può apparire bizzarro e suscitare non poche perplessità: “Progetto Omega. Dall’esperienza di pre-morte ai rapimenti alieni”, di Kenneth Ring (edizione originale 1992, edizione italiana Edizioni Mediterranee, 2003).

Ring, già medico e Professore Emerito di Psicologia all'Università del Connecticut, è comunque uno studioso più che serio, e tratta questa singolare comparazione con il dovuto rigore.

Dello stesso anno è: “Abbracciata dalla luce. La più profonda e straordinaria esperienza oltre la vita”, di Betty J. Eadie (edizione originale 1992, edizione italiana Sperling & Kupfer Editori S.p.A., 1994).

L’anno successivo abbiamo nuovamente un lavoro squisitamente italiano: [[“Oltre la vita – Testimonianze di pre-morte. Testimonianze autentiche di esperienze reali di persone dichiarate clinicamente morte e poi tornate alla vita. Come si identifica la pre-morte: i nove requisiti. Statistiche. Interpretazioni scientifiche: psichiatriche, psicologiche, farmacologiche. Come cambia la vita dopo l’esperienza di pre-morte, ecc. ecc.”]], di Lucia Pavesi (Giovanni De Vecchi Editore S.p.A., 1993).

Passa ancora un anno, ed arriviamo a: “La porta dell’aldilà. Suggestive testimonianze di gente comune che ha vissuto l’attimo estremo della morte, ha viaggiato nell’aldilà, ed è poi tornata miracolosamente su questa Terra”, di Jean Ritchie (edizione originale 1994, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A, 1997).

Dello stesso anno è anche: “Salvato dalla luce. Le visioni profetiche di un uomo tornato dall’aldilà”, di Dannion Brinkley con Paul Perry (edizione originale 1994, edizione italiana Sperling & Kupfer Editori S.p.A., 1996). Da segnalare che la NDE di Brinkley è una delle più incredibili di cui si abbia notizia (ne è stato tratto anche un bel film, “Oltre la vita”; ed, a proposito di film in tema, non si può non citare Il segno della libellula - Dragonfly, con cui le NDE entrano a pieno titolo a Hollywood).

E, sempre dello stesso anno, è pure un capitolo dedicato in un’opera italiana: “Le near death experience: una possibile rappresentazione del sacro in prossimità della morte”, di Daniele La Barbera, Adriana Duci e Carmencita Mangano, all’interno dei volumi di “Psicopatologia, cultura e dimensione del sacro”, di Autori Vari ed a cura di Goffredo Bartocci (Edizioni Universitarie Romane, 1994).

Seguono, l’anno successivo, gli ultimi due capitoli della “quadrilogia” di quella straordinaria donna che, come si diceva, è stata Elisabeth Kübler-Ross: “La morte è di vitale importanza. Riflessioni sul passaggio dalla vita alla vita dopo la morte”, di Elisabeth Kübler-Ross, per l'appunto (edizione originale 1995, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., 1997).

Dopodiché: “Impara a vivere impara a morire. Riflessioni sul senso della vita e sull’importanza della morte”, sempre di Elisabeth Kübler-Ross (edizione originale 1995, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., 2001).

Dello stesso anno è: “La verità nella luce. Una indagine su 300 casi di 'ritornati' dall’Aldilà”, di Peter & Elizabeth Fenwick (edizione originale 1995, edizione italiana Hermes Edizioni, 1999).

Sempre dello stesso anno, è un nuovo libro italiano, sul tema: “EPM – Esperienze Pre-Morte. Fenomenologia e ipotesi interpretative”, di Aureliano Pacciolla (Edizioni San Paolo, 1995).

Ancora dello stesso anno, un libro molto particolare, sul tema: “Delog: donne che viaggiano oltre la morte” , di Delog Dawa Drolma (edizione originale 1995, edizione italiana Edizioni Amrita s.r.l., 2005).

Nel retro di copertina, la spiegazione: “ 'Delog' è una parola tibetana che si riferisce a qualuno che ha attraversato la soglia della morte ed ha fatto ritorno per dirci cosa c’è 'di là'. Dawa Drolma è una famosa delog tibetana, oltre che una grande detentrice del Buddhismo Vajrayāna. Per cinque giorni è rimasta immobile, senza dare segni di vita: non respirava, il cuore era fermo ed il corpo era freddo. In quell’occasione, il legame tra mente e corpo è reciso, e la sua coscienza ha viaggiato in altri regni esperienziali. In queste pagine descrive ciò che ha visto, e che ha fatto nascere nel cuore una compassione illimitata per gli esseri senzienti: ha potuto sperimentare quanto la nostra esistenza nell’illusorio mondo quotidiano sia distante dall’essere semplicemente pura coscienza illimitata.”

Facciamo poi un salto di due anni, ed arriviamo al 1997, ove in zona italiana succede un evento importante: prende il via un Congresso Internazionale di studi sul tema che prosegue ancora oggi, giunto alla 18° edizione, e che avrà come primo capitolo: “NDE: territori oltre la vita. Atti del 1° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo).

Dello stesso anno è anche: “L’ultima frontiera. Incredibili racconti di esperienze pre-morte”, di Richard Kent e Val Fotherby (edizione originale 1997, edizione italiana Editrice IL DONO, 1998).

Passa ancora un anno, ed abbiamo anzitutto la seconda edizione del Congresso di San Marino: “Visioni oltre il reale. Atti del 2° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo), 1998.

Ed anche un felice ritorno: “Insegnamenti dalla luce. Cosa possiamo imparare dalle esperienze in punto di morte” di Kenneth Ring e Evelyn Elsaesser Valarino (edizione originale 1998, edizione italiana Edizioni Mediterranee, 2001).

Sempre nello stesso anno, si torna in Italia (o comunque in zona italiana, dato che San Marino non può essere considerato propriamente Italia) anche con un libro: “Incontro con la Chiara Luce. Il grande viaggio di andata e ritorno dall’aldilà”, di Giorgio Cerquetti (Edizioni Compagnia degli Araldi, 1998).

Passa ancora un anno, ed abbiamo il terzo capitolo di San Marino: “Energie al di là dell’essere. Atti del 3° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo), 1999.

Nello stesso anno, torna una vecchia conoscenza: “L’ultimo sorriso. Un nuovo, sorprendente sviluppo negli studi della vita oltre la morte”, di Raymond A. Moody Jr (edizione originale 1999, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2001).

Nel 2000 è da segnalare solo l’oramai abituale Convegno: “L’universo magico delle NDE. Atti del 4° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo).

Nel 2001, invece, oltre a “La luce e la rinascita. Atti del 5° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo), abbiamo di nuovo lui: “La vita dopo un grande dolore. Un libro che può aiutarci a vivere con serenità e speranza dopo la perdita di una persona cara”, di Raymond A. Moody Jr & Dianne Arcangel (edizione originale 2001, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., 2003).

Non si tratta di un libro specifico sulle esperienze di premorte, ma, sulla scorta di questo tipo di conoscenza, si propone di insegnare il conforto per chi se ne sta andando e per chi rimane, nel solco tracciato da Elisabeth Kübler-Ross: e, quindi, il “fil rouge”, è ben saldo.

2002: “Eventi oltre la soglia. Atti del 6° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo).

2003: “Ignoti sentieri della coscienza. Atti del 7° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo).

Nello stesso anno, abbiamo l’esordio in volume dell’encomiabile ricercatrice che da quasi vent’anni, nel nostro Paese, dedica la sua vita in particolare a questo tema, proprio curando l’organizzazione del Convegno di San Marino: “Territori oltre la vita”, di Fulvia Cariglia (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2003).

Passa un ulteriore anno, ed abbiamo: “Echi d’altrove. Atti del 8° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo), 2004.

Ed anche: “90 minuti in Paradiso. Un incidente mortale e il miracoloso ritorno alla vita dopo uno straordinario viaggio nell’aldilà”, di Don Piper con Cecil Murphey (edizione originale 2004, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., 2009).

Sempre nello stesso anno, un nuovo contributo italiano: “Oltre il silenzio”, di Antonio Massena (Textus Edizioni, 2004).

Questa la quarta di copertina: “Un racconto partecipato, ma lucido, d’un’esperienza ai confini della vita, che ha come scenario una cascata di ghiaccio dell’Alta Valle del Vomano (versante settentrionale del Gran Sasso d’Italia). Le sensazioni, la paura, i sentimenti che hanno attraversato la mente del protagonista involontario, sommerso per due volte consecutive dalle slavine. I ricordi di montagna che lo accompagnano nel percorso di 'guarigione' dal buio in cui l’evento l’ha costretto e, poi, il dramma per la morte dell’amico che, dopo appena un mese dal suo incidente, lo colpisce di nuovo duramente. Un amico con il quale ha condiviso tante arrampicate, ma anche la spedizione sul Cho Oyu, una spedizione dalla quale tutti sono tornati diversi e qualcuno con il peso di un malessere esistenziale non facilmente condivisibile. Un racconto di vita e di morte, dove la natura rimane comunque amica. Un racconto di sentimenti forti, di amicizie profonde, che solo la montagna sa alimentare e custodire.”

Passa di nuovo un anno, ed abbiamo: “La vita oltre la vita. Atti del 9° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo), 2005.

E poi: “Esperienze Pre-morte – Un approccio antroposofico”, di Candida Gentile Prevato (Edizioni Psiche 2, 2005).

Ancora dello stesso anno: “Vado e torno. La verità della vita e della morte vissuta e raccontata da un ragazzo per i ragazzi e per gli adulti”, di Cesare Boni e Kicca Campanella (edizione originale svizzera 2005, edizione italiana Edizioni Amrita 2009).

2006: “Gli universi della mente. Atti del 10° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo).

2007: “Sopravvivere: il velato destino della personalità. Atti del 11° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo).

Nello stesso anno, una nostra autrice di punta fa il “bis”: “NDE - Near-Death-Experiences. Testimonianze di esperienze in punto di morte”, di Paola Giovetti (Edizioni Mediterranee, 2007).

Bizzarro che il retro di copertina inizi così: “Questo libro rappresenta l’unica inchiesta italiana compiuta su coloro che sono giunti alle soglie della morte e sono ritornati in vita.”

A parte che questo è assolutamente falso, come è stato possibile constatare, la Giovetti poteva almeno far notare che ne aveva già scritto uno lei stessa, sul tema!

Dello stesso anno, ancora un nostro autore, che, purtroppo, ci lascerà subito dopo questa pubblicazione, frutto delle ricerche d’una vita: “Ai confini della coscienza. L’aldilà ritrovato. Viaggio intorno alla Vita, alla Sofferenza e alla Morte. Dalle Esperienze di Pre-Morte alla Teoria Quantistica sull’Espansione della Coscienza”, di Antonio Musorrofiti (Armando Siciliano Editore, 2007).

Ancora dello stesso anno: “Non moriamo mai. La ricerca e lo studio dei fenomeni legati al passaggio verso l’aldilà”, di Bernard Jakoby (edizione originale 2007, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A, 2008).

Dal retro del volume: “L’autore ha dedicato la sua vita alla ricerca e allo studio dei fenomeni che accompagnano la morte, la morte apparente e tutto ciò che riguarda l’aldilà. In queste pagine non espone teorie, ma offre un valido apporto ai suoi studi attraverso racconti di esperienze vissute in prima persona da testimoni, resoconti di persone sopravvissute a esperienze di pre-morte, testimonianze di esperti di ipnosi regressiva che hanno guidato i loro pazienti, sotto ipnosi o in stati alterati di coscienza, a rivivere momenti delle loro esistenze precedenti. La tesi dell’autore è che l’anima possiede una sua consapevolezza indipendentemente dal corpo, contrariamente a quanto sostengono altri, secondo cui quella che chiamiamo coscienza non sarebbe che la manifestazione dei processi biochimici cerebrali. Dall’'Odissea' ai mistici moderni, passando per l’analisi delle teorie di tutte quelle dottrine che hanno fatto dell’aldilà la loro principale materia di studio (come la teosofia o l’antroposofia), Jakoby sottolinea le analogie che intercorrono tra le diverse epoche e le differenti scuole di pensiero per poi giungere alla conclusione che l’anima non muore mai.”

Passa ancora un anno, ed abbiamo “Il trionfo dell’ignoto. Atti del 12° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo), 2008.

Sempre nello stesso anno, torna Brinkley: che, nel frattempo, di esperienze di premorte ne ha avute altre due, ma è ancora, a tutt’oggi, con noi: “Lezioni dal Paradiso. 7 strategie spirituali per potenziare la tua vita”, di Dannion e Kathryn Brinkley (edizione originale 2008, edizione italiana Macro Edizioni 2011).

Ancora lo stesso anno, il lavoro d’un’italiana esce in inglese; dovremo attendere la fine dell’anno scorso, per averlo anche nella nostra lingua: “Viaggi ai confini della vita. Esperienze di pre-morte ed extra-corporee in Oriente e Occidente: un’indagine scientifica”, di Ornella Corazza (edizione originale 2008, edizione italiana Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2014).

Il lavoro della Corazza, che si definisce "scientifico", si distingue invece per la peculiarità dei riduzionisti di dar risalto solo a ciò che fa comodo a loro, ignorando le evidenze che andrebbero contro la loro teoria, ma è comunque doveroso citarlo, e comunque meritevole di lettura.

Ancora nello stesso anno: “Alle porte del cielo e dell’inferno. Testimonianza”, di Gloria Polo (Edizioni Segno, 2008).

Il nome può sembrare italiano, ma la signora è colombiana.

A questo testo, non può non far seguito la lettura di: “La (falsa) NDE di Gloria Polo”, di Claudio Pisani[29].

In quest’articolo, il Dottor Claudio Pisani rimette le cose al loro dovuto posto, rispetto a quello che appare una sorta di delirio religioso della signora.

Sempre nell’ottica dell’accompagnare il morente, anche se non specificamente sulle NDE, abbiamo, ancora nel 2008, la IV edizione riveduta, corretta e ampliata dall’Autore di “Dove va l’anima dopo la morte. Cosa accade. Come comportarsi. Come accompagnare il morente.”, di Cesare Boni (Edizioni Amrita,2008).

2009: “Territori della coscienza. Atti del 13° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo).

Ma non contenta del Convegno organizzato, la nostra amica fa il “bis” anche dal punto di vista di un volume personale sul tema: “ La luce e la rinascita. Nuove esperienze nei 'territori oltre la vita' ”, di Fulvia Cariglia (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2009).

2010: “Segreti percorsi dell’essere. Atti del 14° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo).

Ma bisogna arrivare alla fine di quest’anno, per avere: “Esperienze di premorte. Scienza e coscienza al confine tra fisica e metafisica”, di Enrico Facco (Edizioni Altravista, 2010).

Si tratta del lavoro più poderoso (e ponderoso) di un autore italiano sull’argomento: Facco, Professore d’Anestesiologia e Rianimazione presso l’Università di Padova, Specialista in Neurologia ed esperto di terapia del dolore, agopuntura ed ipnosi clinica, dà mostra d'una conoscenza davvero enciclopedica, come già detto, per l’appunto.

Sempre dello stesso anno, è l’altrettanto già menzionato: “Esiste un posto bellissimo. L’aldilà nelle testimonianze di chi lo ha visto”, di Jeffrey Long con Paul Perry (edizione originale 2010, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. 2013).

Il testo, che reca in cima alla copertina dell’edizione italiana “Dal più grande studio scientifico sulla vita dopo la morte”, rimettendo un po’ le cose a posto, è presentato da Mondadori con un titolo mieloso davvero assurdo, che fa pensare ad una raccolta di aneddoti edificanti e consolatori.

Praticamente niente di tutto questo (o ben poco) si può trovare in questo volume.

L’opera, il cui titolo originale e corretto è “Evidence of the Afterlife”, trova invece il suo punto di forza proprio nello smontare punto per punto le argomentazioni riduzionistiche, con puntuali citazioni degli studi scientifici relativi.

Questo non significa che non sia una lettura che fa bene al cuore, ma fa bene in particolare alla ragione.

In effetti Long, come già detto, dirige la NDERF, che, assieme alla IANDS, è la più importante associazione al mondo nel settore: quindi gode d’una mole di dati tale, che gli consente di trarre una serie d'elementi statistici di grande importanza.

Ancora in quell’anno, esce: “Il Paradiso per davvero. Un biglietto per il cielo andata e ritorno”, di Todd Burpo con Lynn Vincent (edizione originale 2010, edizione italiana Rizzoli Editore, 2011).

Ed anche: “Un attimo di eternità. Un uomo e la sua storia di vita oltre la morte”, la storia di Ian McCormack raccontata da Jenny Sharkey (Edizioni Fede Speranza Amore, 2010).

Anche questa, come quella di Gloria Polo, è una storia a sfondo religioso che lascia perplessi; ma comunque interessante, e comunque, doverosamente, come l’altra, da includere nel novero delle pubblicazioni italiane sul tema.

E si passa all’anno successivo: “Alle frontiere della coscienza. Atti del 15° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo), 2011.

E, dello stesso anno, ancora un lavoro italiano: “NDE. Visioni premorte. Confine tra ignoto e scienza”, di Davide Vaccarin (Editoriale Programma s.r.l., 2011). Dello medesimo anno, è anche il “tris” di quella che, oramai, è una nostra conoscenza stabile: “Rinascere dal passato. Il potere segreto dei ricordi”, di Fulvia Cariglia (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2011).

Cos’ha a che fare, questo, col nostro tema?

Lo chiarisce il retrocopertina: “Appare quasi un’operazione di magia, ma è un evento del tutto naturale, si svolge come fosse una favola, e tuttavia è un’esperienza percepita come reale: la 'life review', o visione panoramica, è un fenomeno di confine per cui, in determinati stati di coscienza, una persona può rivedere sé stessa agire nel proprio passato, rivisitandone sentimenti ed emozioni, come in un film. Un tempo oggetto di interesse soltanto per le discipline esoteriche, l’evenienza è oggi testimoniata in buona percentuale nell’àmbito della casistica NDE (Near Death Experience, esperienza di premorte), che ha pertanto fornito materiale di studio a psichiatri, psicologi ed appassionati del genere. In questo libro, il primo dedicato esclusivamente al tema, Fulvia Cariglia esegue un’accurata sintesi degli studi pubblicati e delle ricerche condotte sull’argomento ma, soprattutto, offre un ampio panorama di testimonianze in parte inedito. Sono storie di gente comune, la cui vita è stata rinnovata dall’eccezionale opportunità di guardare ai propri trascorsi con obiettiva facoltà di giudizio: coinvolta sentimentalmente ed emotivamente nei propri ricordi, da essi ha potuto rinascere.”

Sempre dello stesso anno, altro libro italiano: “Il libro segreto di Gesù. I codici nascosti della resurrezione. I tre giorni che hanno cambiato il mondo”, di Simone Venturini (Newton Compton editori s.r.l., 2011).

Di nuovo, viene legittimo chiedersi: “Cosa c’entra, questo, col tema dell’NDE?”

La risposta è in fondo al retro di copertina: “La morte di Gesù: un mistero che dura da duemila anni. Alcuni temi trattati nel libro: * Chi era l’uomo chiamato Gesù? * L’affidabilità dei testimoni. * Gli orrori della crocifissione. * Il destino del 'buon ladrone'. * Il lenzuolo e il sudario. * Struttura della tomba di Gesù. * Il 'codice segreto': la trasfigurazione. * La Sindone di Torino e le ultime sconvolgenti ricerche scientifiche. * Le esperienze di pre-morte.”

Dunque, vi sono anche loro.

Resta da capire, prima della lettura, in che modo il Venturini ve le coinvolga.

E passiamo, adesso, all’anno successivo: “Incontrare il mistero. Atti del 16° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo), 2012.

Dello stesso anno è anche: “Milioni di farfalle. Il racconto di un neurochirurgo americano che ha scioccato il mondo”, di Eben Alexander (edizione originale 2012, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2013).

In cima alla copertina vi è, come in epigrafe: “Il Paradiso esiste. Ci sono stato.” Anche in questo caso, vien da chiedersi se questi titoli così “fantasiosi” di Mondadori vengon decisi con l’Autore, poiché il titolo originale è “Proof of Heaven”, dunque “La prova del Cielo”, o “del Paradiso”.

Sul testo si è ampiamente discusso, ed Alexander ha avuto modo di replicare successivamente in modo scientifico e dettagliato alle critiche che gli sono state mosse.

Vi è però da riconoscere che, nonostante il peso che dà alla vicenda il ruolo del personaggio, neurochirurgo ad Harvard, v’è di meglio, per dimostrare l’autonomìa d’un io autocosciente dal corpo fisico.

Sempre dello stesso anno: “Morendo ho ritrovato me stessa. Dying to be me. Viaggio dal cancro, alla premorte, alla guarigione”, di Anita Moorjani (edizione originale 2012, edizione italiana Edizioni My Life 2013).

Sùbito sotto il nome della donna, in copertina, si può leggere: “Ho avuto la possibilità di tornare indietro… e ho scelto di farlo quando ho capito che il 'paradiso' è uno stato mentale, non un luogo da raggiungere.”

La straordinarietà dell’esperienza della Moorjani sta nel fatto che ha avuto la sua NDE a seguito d’un cancro metastatico terminale, e tornandone ne è "miracolosamente" guarita, cosa che le era stata preannunciata durante l’esperienza se avesse scelto di tornare.

E poi, ancora dello stesso anno: “In Paradiso e ritorno. La storia vera di un medico e della sua esperienza nell’Aldilà”, di Mary C. Neal (edizione originale 2012, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2013). E ancora: “Una scia di infinite stelle. La vita oltre la vita esiste: la testimonianza del più grande studioso dell’Aldilà” , di Raymond Moody (finalmente il nome appare essenzializzato!) e Paul Perry (edizione originale 2012, edizione italiana Garzanti Libri S.r.L., 2014).

L’autobiografia dell’uomo che, nonostante sia stato fatto a volte oggetto di critiche ingenerose, non sarà mai abbastanza lodato, per aver fatto conoscere al mondo questo fenomeno, che apparrebbe essere quello che ci approssima alla prova della sopravvivenza più d’ogni altro.

Da segnalare anche, sempre dello stesso anno, la relazione: “Le esperienze di pre-morte (NDE): le possibili applicazioni psicoeducative di un’ipotesi neurologica”, di Mauro Milanesio e Patrizia Scanu, da “ Atti del Congresso Internazionale 'Dinanzi al morire: percorsi interdisciplinari dalla ricerca all’intervento palliativo' ”, di Relatori Vari ed a cura di Dora Capozza e Ines Testoni (Edizioni Padova University Press, 2012).

Ma avanziamo ancora di un anno: “Dimensioni sconosciute. Atti del 17° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino (Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo), 2013.

E poi: “Messaggi di luce. Storie e testimonianze dell’Aldilà”, di Theresa Cheung (edizione originale 2013, edizione italiana TEA S.p.A. 2013).

Il fatto che il libro sia inerente al tema qui in oggetto, lo chiarisce il retrocopertina: “Difficilmente avremo mai una solida prova scientifica che c’è vita dopo la morte, tuttavia disponiamo di qualcosa che vi si avvicina molto, cioè dei resoconti delle persone che sono effettivamente morte o sono state in punto di morte e sono tornate indietro per raccontare le loro esperienze. Questi viaggiatori che hanno varcato frontiere sconosciute riferiscono di straordinari, fugaci scorci dell’Aldilà, di un mondo che risplende di luce, bellezza e amore.”

Da segnalare anche "Autoricerca - Rivista di ricerca interiore", n°5, numero totalmente dedicato alle OBE, argomento affine (Editore Massimiliano Sassoli De Bianchi, 2013).

Ed arriviamo, ora, agli ultimi tre titoli, che sono tutti dell’anno scorso (unitamente a quella che per ora è stata l’ultima edizione del Convegno di San Marino: “Il volo della coscienza. Atti del 18° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, Ed. Repubblica di San Marino , Dicastero del Turismo, Dicastero Università e Cultura, in collaborazione con l’Ufficio di Stato per il Turismo, 2014), ma uno edito in italiano solo quest’anno: “ La mappa del Paradiso. 'Adesso ho le prove che l’Aldilà esiste' ”, di Eben Alexander con Ptolemy Tompkins (edizione originale 2014, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2014).

E’ il “bis” del neurochirurgo di Harvard, che difficilmente sarebbe potuto mancare.

Va dato atto a Mondadori, stavolta, d’aver rispettato il titolo originale: “The map of Heaven”.

E poi: “Oltre il confine della vita” di Penny Sartori (edizione originale 2014, edizione italiana Edizioni TRE60, 2015).[30]

Ed infine, tornando nel nostro Paese: “Tornati dall’aldilà”, di Antonio Socci (Rizzoli Editore, 2014).

Il contributo di Pim van Lommel

Non si può comunque negare che un contributo essenziale a questi studi ed alla loro divulgazione, anche nelle sedi più rigorosamente scientifiche, che non hanno potuto più chiudere gli occhi di fronte al fenomeno o liquidarlo con le solite spiegazioni semplicistiche (riduzionistiche) già viste, sia derivato dal medico olandese Pim van Lommel, nel 2001, col suo studio pubblicato su “The Lancet”, una delle riviste scientifiche più prestigiose del mondo.

Ma su questo torneremo più nel dettaglio.

Osserviamo ora piuttosto il singolare fenomeno sia delle forzature religiose, che di quelle riduzionistiche.

Forzature religiose e forzature riduzionistiche

Venendo più in specifico agli approcci religiosi al tema, il primo è stato quello di Padre Albert J. Hebert S.M., nel suo libro “I morti resuscitati”, pubblicato, come visto, negli Stati Uniti nel 1986 con il titolo Raised from the dead, ove egli afferma che "le NDE vanno distinte da pratiche esoteriche" esoteriche perché "la persona coinvolta non va in cerca" di comunicazioni con l'Aldilà.[31].

E’ poi seguita l’alquanto discutibile esperienza di Gloria Polo[32], e quella pure discutibile di Ian McCormack.

Ultimo della lista Antonio Socci, che non si addentra molto in spiegazioni e controversie scientifiche, ma si limita ad osservare che: "Le NDE non hanno alcun rapporto con pratiche che la Chiesa condanna. Non c'è nessuna controindicazione di principio della Chiesa."[33]

Padre Hebert scrive inoltre, con buona lungimiranza: "Le moderne cronache dei ritorni dall'altro mondo, comunque, sembrano lasciar intendere che il Paradiso è aperto a quasi tutti con scarsa attenzione prestata al fatto se l'individuo è stato al servizio di Dio o se è stato negligente nei suoi confronti sulla Terra."[34]

Osserva Antonio Socci: "È stato rilevato che le NDE di segno negativo e spaventoso in genere sono tenute più riservate dai diretti interessati e per questo, nel complesso, sono statisticamente meno numerose."[35][36]

In realtà questa è la spiegazione che danno Socci e Giovetti, ma potrebbero essere semplicemente assai meno numerose per il semplice fatto che nel cosiddetto aldilà vi sia molta più indulgenza di quanto i fondamentalisti religiosi (e la Giovetti comunque non appartiene a questa schiera) pretendano.

Anche perché nulla vieta che chi esca da un’esperienza così traumatizzante possa a maggior ragione cercare un supporto psicologico o comunque etico, e quindi aprirsi.

Ad esempio, Lindley, Bryan e Conely (1981) affermano che: "La maggioranza dei casi di NDE negative iniziano da un momento di paura o di panico o anche dalla visione di creature irritate o impaurite. Eppure, ad un certo punto, si trasformano in esperienze positive in cui tutta la negatività si dissipa e si attende la prima tappa della morte (pace)".[37]

Secondo Greyson e Bush, invece, "Coloro che reagiscono in questo modo sono terrificati dall'idea di perdere il loro ego durante il processo (della morte). Perciò resistono strenuamente durante tutta l'agonia mentre è invece proprio quello il momento in cui dovrebbero lasciarsi andare. E' proprio questa resistenza che crea quel senso di paura crescente che pervade tutta l'esperienza."[38]

In virtù di quest'interpretazione, a meno che il processo di resistenza non abbia avuto origine prima della perdita di coscienza, lo si dovrebbe supporre inconscio.

E' singolare che questi studiosi non menzionino neppure la possibilità che l'aver condotto un'esistenza particolarmente depravata possa avere delle conseguenze sul post-mortem, pur se non vi è alcun motivo di ritenerle definitive, cioè che non possano prevedere pentimento e conseguente redenzione.

Inizialmente si pensava che anche le NDE dei tentati suicidi fossero fondamentalmente "infernali" (tesi sostenuta dal cardiologo americano Maurice Rawlings nel suo "Beyond Death's Door", 1978), ma questo dato è stato prima criticato da Sabom (1979) e Ring (1980), ed infine rivisto dalle statistiche della NDERF, da cui l'esperienza di premorte legata al tentato suicidio risulta, semmai, un'esperienza piuttosto ambivalente.[39]

Ad ogni modo, in realtà, appare piuttosto umoristico notare che, nel campo dell'interpretazione di questa fenomenologìa, si abbiano delle forzature interpretative da parte dei fondamentalisti religiosi da una parte, e da parte di quelli che potrebbero essere definiti i fondamentalisti scientisti dall’altra.

Ad esempio, Carol Zaleski, una teologa che ha studiato a Harward, definisce le NDE come un prodotto dell’”immaginazione religiosa”, affermazione cui non si capisce che significato occorrerebbe attribuire[40].

In realtà è vero che un fedele può incontrare figure di riferimento della sua specifica fede, ma nulla vieta che l'ambiente astrale od eterico (per usare un linguaggio esoterico) in cui si ritroverebbe, possa essere costituito da un "mix" di oggettività ed elementi psichici soggettivi, più o meno consci, derivati dal vissuto terrestre dal quale si sta uscendo, se non da ancor prima.[41].

D’altro canto, tra i rappresentanti dello scetticismo religioso più estremo, vale la pena di menzionare quelli che vedono nelle NDE che presentano un contesto trascendentale non in linea con il loro proprio credo, un’opera del demonio: che, dunque, allora, evidentemente, illuderebbe svariate anime prave, di essere invece pie!

“The Skeptic’s Dictionary”, invece, dal versante scettico opposto, dichiara: “Storie di NDE sono oggi note al grande pubblico. Perciò quando si sentono nuovi casi di persone che vanno verso la luce e via discorrendo bisogna procedere con cautela: queste testimonianze potrebbero essere in qualche modo contaminate. Potrebbero rispecchiare ciò che una persona ha sentito e ciò che si aspetta”[42].

Ora, perché tutto ciò può essere considerato errato e fuorviante?

Per quanto riguarda i fondamentalisti religiosi, lo dimostra il fatto che la stragrande maggioranza delle esperienze trascendentali è di tipo paradisiaco e non infernale, a prescindere dall’orientamento religioso, etnico, culturale e quant’altro, e ad un’esperienza di tipo paradisiaco va incontro anche la stragrande maggioranza degli atei e degli agnostici; per quanto riguarda quelli che si potrebbero definire i fondamentalisti scientisti, invece, la demolizione più forte dell’idea dell’NDE come emulazione deriva dall’affermazione: “Questo non è possibile, perché ce l’hanno detto i bambini”.

I bambini piccoli ci aiutano in modo decisivo, difatti, a stabilire se le NDE siano soltanto un fenomeno inventato.

E sempre i bambini molto piccoli aiutano a dimostrare, una volta per tutte, che le NDE sono eventi naturali, e non già inventati o riveduti e corretti in vista di una trasmissione televisiva o quant’altro.

Basta dare un’occhiata a qualche dato raccolto grazie all’indagine della NDERF, per vedere in che modo le NDE dei bambini molto piccoli si ricollegano alle NDE in generale.

E’ da precisare qui che con “bambini molto piccoli” ci si riferisce a quelli dai cinque anni in giù.

La maggior parte dei bambini di cinque anni non ha ancora iniziato la scuola elementare, dove si è maggiormente “bombardati” dalle influenze culturali. E’ dunque significativamente meno probabile che un bambino di quest’età, od ancora più piccolo, sia entrato in contatto con influenze culturali che incidano sul modo in cui interpreta un’esperienza di pre-morte.

I bambini molto piccoli, inoltre, hanno una concezione della morte meno formata rispetto a quelli più grandi ed agli adulti.

E’ improbabile che bambini molto piccoli abbiano sentito parlare di esperienze di pre-morte, o che capiscano una NDE anche nel caso la sperimentassero.

In sintesi, i bambini molto piccoli sono praticamente una tabula rasa in merito all’argomento della morte, il che fa di loro un gruppo di studio particolarmente significativo, nel senso dell’attendibilità”[43].

Di certo appaiono inaccettabili le forzature effettuate sull’argomento da parte di alcuni individui al fine di dare una spiegazione alle esperienze ai confini della morte in base al loro sistema di credenze religiose.

Ciò ha fatto nascere tantissime e giuste polemiche, in ambito scientifico, a causa di questo tentativo, che avrebbe piuttosto meritato d’essere o ignorato, o adeguatamente controbattuto, cosa piuttosto agevole, per l’appunto, stanti i dati della casistica a disposizione.

Ma, del resto, bisogna anche aggiungere che non appaiono meno inaccettabili, le forzature effettuate sull’argomento da parte di alcune persone al fine di dare una spiegazione alle esperienze ai confini della morte in base al loro sistema di credenze scientistico-materialistico-riduzionistiche.

Anzi, in quest’ultimo caso diviene ancor più grave: poiché costoro dovrebbero essere avvezzi ad una mentalità per l’appunto scientifica, e dunque obiettiva.

Il controverso caso di Eben Alexander

Ad ogni modo, insieme ai lavori svolti in in ambienti controllati e pubblicati ambienti controllati e pubblicati su riviste mediche o specialistiche[44][45][46], la letteratura sulle esperienze ai confini della morte è anche ricca di alcuni sensazionalismi sensazionalismi e di resoconti apparentemente sensati ma non scientifici.

Si pretenderebbe di far rientrare in quest’ultima categoria anche l’esperienza del neurochirurgo di Harvard Eben Alexander[47], un neurochirurgo americano, ha scritto un libro nel 2012, Proof of Heaven, per dare riscontro della sua esperienza NDE[48], ma, come già puntualizzato, nonostante sul testo pubblicato dal medico si sia ampiamente discusso, Alexander ha avuto modo di replicare successivamente in modo scientifico e dettagliato alle critiche che gli sono state mosse, e non solo lui, si veda ad esempio qui: http://iands.org/news/news/front-page-news/970-esquire-article-on-eben-alexander-distorts-the-facts.html , ove si ha una dettagliata replica del ricercatore Robert Mays ad un articolo critico apparso su Esquire a firma di Luke Dittrich[49].

Vi è però da ribadire quanto già detto, e cioè che, nonostante il peso che dà alla vicenda il ruolo del personaggio, neurochirurgo ad Harvard, v’è di meglio, per dimostrare l’autonomìa d’un io autocosciente dal corpo fisico, vedi ad esempio il già più volte menzionato “Veridical Perception in Near-Death Experiences” di Janice Holden, per l’appunto.

Ancora sul contributo di Pim van Lommel

Da un punto di vista strettamente scientifico, il contributo a tutt'oggi più approfondito è probabilmente, come detto, quello di Pim van Lommel, un cardiologo olandese che, insieme ad altri colleghi, nel 2001 pubblicò sulla prestigiosa rivista medica “The Lancet” i risultati di uno studio condotto per oltre 10 anni su 344 pazienti.

Lo studio, condotto con metodi scientifici e statistici, aveva come obiettivo la verifica dell'esistenza o meno delle NDE.

Più specificamente, lo scopo era quello di verificare se ciò che i reduci da una NDE definivano stato di coscienza e memoria fosse stato un fenomeno dell'attività cerebrale o se fosse stato un fenomeno indipendente da questa.[44]

Dopo una lunga analisi sui metodi adottati, sui pazienti, sulle medicine usate negli interventi e una particolare attenzione alle condizioni di encefalogramma attestate nei vari casi, van Lommel e colleghi conclusero che i fenomeni riscontrati potevano essere spiegati unicamente assumendo che quanto i soggetti ad una NDE definivano "esperienza cosciente" non fosse stato un semplice epifenomeno dell'attività cerebrale.[50]

Data la prestigiosa natura della rivista nella quale fu pubblicato[44], ben presto lo studio fu attaccato dai sostenitori della natura puramente materialistica dello stato di coscienza come prodotto dell'attività cerebrale. [51]

L'attacco più conosciuto venne dalle colonne di Scientific American, firmato da Michael Shermer, al quale van Lommel indirizzò una circostanziata replica dove, difendendo il rigore scientifico della ricerca svolta, osservava che a suo parere non era possibile giungere a conclusioni diverse da quelle pubblicate dal proprio team di ricerca.[52][53]

Il contributo di Sam Parnia ed il progetto "AWARE"

Dal 2008 il dott. Sam Parnia, professore assistente di terapia intensiva all’Università Statale Stony Brook di New York, in collaborazione con il dott. Peter Fenwick e i professori Stephen Holgate e Robert Peveler dell'Università inglese di Southampton, è alla guida del programma AWARE ("AWAreness during REsuscitation" ovvero "Consapevolezza durante la rianimazione"), la ricerca sulle NDE più estesa mai condotta che coinvolge ormai ben 25 ospedali tra Regno Unito, Europa centrale, Stati Uniti, Brasile e India.

Durante lo studio AWARE, i medici utilizzano una tecnologia sofisticata per lo studio del cervello e della coscienza durante l'arresto cardiaco e, nello stesso tempo, hanno in programma di testare la validità delle eventuali esperienze extracorporee e di ciò che i pazienti "vedono" o "sentono" durante l'arresto cardiaco.

In particolare, come viene descritto nel programma di ricerca, la verifica dei ricordi relativi agli eventi di rianimazione comprende anche l'uso di oggetti nascosti che non sono normalmente visibili dal paziente, come immagini poste su supporti appesi al soffitto, in modo che siano rivolte verso l'alto.

Questi oggetti forniranno un marcatore indipendente obiettivo durante l'arresto cardiaco, perché saranno visibili solo da "qualcuno" che li osserva dall'alto.

[54] [55] [56] [57] [58] [59] [60]

Nel 2014 sono stati resi noti i risultati dello studio condotto sotto la guida di Sam Parnia: è emerso tra l'altro che circa il 40% dei soggetti esaminati ha avuto "percezioni di consapevolezza" durante l'arresto cardiaco, ma solo il 9% ha avuto NDE.

Il dottor Parnia ha affermato: "Potrebbero essere molti di più i casi di esperienze dopo la morte ma molti non le ricordano a causa dei danni al cervello o ai sedativi che sono stati somministrati."[61][62]

La scarsa plausibilità dell’ipotesi del cervello addormentato come movente di non ricordo dell’esperienza è già stata osservata.

Piuttosto sono altre le cose da far notare, riguardo a questo studio.[63]

I quotidiani hanno titolato sensazionalisticamente: “ 'C'è una forma di consapevolezza dopo la morte', queste le strabilianti conclusioni dello 'Studio Aware' condotto dal Dr. Sam Parnia esaminando più di 2000 casi di persone che avevano sofferto un arresto cardiaco in 15 ospedali in Gran Bretagna, Usa e Austria. E' emerso che il 40% dei sopravvissuti avevano 'ricordi' nei minuti in cui erano clinicamente morti. L'Università di Southampton ha affrontato in modo scientifico questa possibilità scoprendo che una qualche forma di 'consapevolezza' può continuare anche dopo che il cervello ha cessato di funzionare del tutto. Si tratta di una teoria controversa che fino ad ora ha sollevato molto scetticismo, ma gli scienziati inglesi, dopo quattro anni hanno fornito risultati molto interessanti. Com’è da ripetere, è emerso che circa il 40% dei sopravvissuti avevano 'ricordi' di quella esperienza nei minuti in cui erano clinicamente morti. Un 57enne di Southampton ha detto di aver vissuto una sorta di esperienza extracorporea, e di aver assistito alle azioni dei medici che cercavano di rianimarlo. 'Sappiamo che il cervello non può funzionare quando il cuore smette di battere - ha detto Sam Parnia, ricercatore che ha guidato lo studio -, ma in questo caso la consapevolezza cosciente sembra essere rimasta attiva fino a tre minuti dopo che il cuore non funzionava più, anche se il cervello di solito 'si spegne' dopo 20-30 secondi da quando il cuore si ferma'. Notevole dunque il caso di un paziente che ha avuto un'attendibile OBE e che ha riferito particolari verificabili: per la prima volta, è stato possibile correlare il suo racconto con un preciso segnale acustico. L'uomo ha descritto tutto quello che era accaduto nella stanza, ma, fatto molto importante, ha sentito due 'bip' da una macchina che fa un rumore a intervalli di tre minuti dopo l’arresto cardiaco. 'Così abbiamo potuto cronometrare quanto tempo l'esperienza è durata', ha aggiunto Parnia. 'Sembrava molto credibile, e tutto ciò che egli ha detto che gli era accaduto, era realmente accaduto.' Gli scienziati hanno esaminato 2.060 pazienti con arresto cardiaco. Dei 330 sopravvissuti, 140 dicono di aver ravvisato un qualche tipo di consapevolezza mentre venivano rianimati. Uno su cinque ha detto di aver provato un senso di tranquillità, altri di aver visto una luce brillante ed una sensazione di tempo accelerato o rallentato, mentre altri hanno descritto la sensazione di annegamento o di essere immerso in acqua. Parnia afferma che molte più persone dovrebbero avere esperienze simili, quando vicine alla morte, ma i farmaci usati in rianimazione possono impedire loro di ricordare l'esperienza. Il dottor Jerry Nolan, Capo-editore Rianimation ha detto: 'Al dottor Parnia e Colleghi vanno le nostre congratulazioni per il completamento di uno studio affascinante che aprirà la porta a più ampie ricerche su ciò che accade quando si muore.' ”

Ora, bisogna cercare di capire cosa c'è realmente dietro a questo sensazionalismo dei quotidiani.

Una realistica valutazione del progetto "AWARE" ad oggi

Ci sarà dunque da stare così allegri come Parnia e Colleghi hanno comunicato a mezzo stampa?

In realtà è naturale che questi medici tendano ad enfatizzare i risultati del loro pionieristico studio, anche nella speranza di ottenere nuovi fondi, ma osserviamo le cose in maniera un po’ più disincantata.

La caratteristica più interessante dello studio, per come era stato presentato al suo lancio, era la possibilità che i “ritornati” potessero vedere e poi descrivere delle foto con simboli, paesaggi, animali, etc, posti sul soffitto e visibili solo dall'alto.

Purtroppo, leggendo i risultati finali, si evince che nel 78% delle sale di rianimazione tali cartelloni non erano presenti (e se lo erano, erano dei monitor piccoli e defilati, come si può osservare qui, ad esempio al minuto 0,50: https://www.youtube.com/watch?v=w1JarYYWDfQ).

E questo fondamentalmente per carenza di mezzi economici (lo studio si muove in condizioni di grande ristrettezza), e ci si chiede per quale motivo istituzioni come la Chiesa Cattolica, che trovano la loro ragione d’esistere sull’elemento delle sopravvivenza alla morte fisica, non contribuiscano a sovvenzionare questo tipo di studi.

Avere fede non apparrebbe essere in contraddizione col reperire prove scientifiche che la corroborino, anzi.

Ed, a prescindere dal maggior numero di individui che, dal punto di vista della Chiesa Cattolica potrebbero “redimersi” e “salvarsi”, si potrebbe comunque ipotizzare un mondo fondato su di una coscienza-consapevolezza diversa, dunque una vera e propria “Nuova Era”.[64]

Se poi si pensa a quanto viene stanziato dagli esseri umani per farsi la guerra piuttosto che non per ricerche di questo tipo, non ne esce un’immagine dell’essere umano e della sua intelligenza propriamente edificante.

A tutto questo v’è da aggiungere che molti presunti ritornati non hanno voluto essere intervistati per poco comprensibili motivi di “privacy” (dal momento che, in ogni caso, nessun nome completo verrebbe divulgato senza consenso dell’interessato), riducendo ulteriormente la casistica.

Gli scarsissimi casi di autoscopia (solo un paio, a quanto risulta) non sembrano certo statisticamente sufficienti per gridare al successo pieno, ma v'è solo da sperare che questi esperimenti si moltiplichino, grazie alla curiosità ed all'interesse che Parnia (almeno questo merito gli va riconosciuto) ha suscitato nel mondo accademico, ed auspicare che, questi tabelloni, ben grandi e centrali al di sopra del tavolo operatorio o del letto di rianimazione ed a metà altezza rispetto alla stanza stessa, siano installati in tutti gli ospedali del mondo.

A quel punto, in qualunque posizione dovesse ritrovarsi il supposto sé fuori dal corpo, non si vede, volgendo lo sguardo al suo corpo stesso come accade praticamente sempre, come potrebbe non vedere le immagini.

Ad ogni modo, questo “step” dello studio sponsorizzato dalla Horizon Research Foundation è stato pubblicato sulla rivista “Rianimazione”: http://www.resuscitationjournal.com/article/S0300-9572%2814%2900739-4/abstract , ed anche qui: http://www.southampton.ac.uk/mediacentre/news/2014/oct/14_181.shtml.

Se però non appare vi siano le condizioni per fare i salti di gioia, non appare neppure vi siano quelle per abbattersi oltremisura: resta comunque l’essenziale OBE/DBV (Out of the Body Experience/Death Bed Vision) dell'unico paziente che ha riferito quanto gli è accaduto durante l'arresto cardiaco.

Il "Signor A" (come viene chiamato nello studio), era entrato in sala operatoria per effettuare un'operazione ormai routinaria, cioè l'inserimento nelle sue coronarie d'uno "stent" (angioplastica), ma qualcosa è andata storta, ed il suo cuore si è arrestato durante la procedura.

Ecco il racconto della strana esperienza fornitoci dallo stesso Parnia.

<< L'equipe medica aveva portato il signor A nella sala dove si eseguono i cateterismi cardiaci e - come d'uso - aveva posto un telino sterile sulla parte superiore del suo corpo (foto reperibile sul sito “La pagina degli Amputati”) in modo che potessero lavorare su di lui senza che egli potesse vedere cosa stava succedendo. In tali condizioni non poteva accorgersi quando il cardiochirurgo arrivò, né quando gli fu iniettato un anestetico locale in modo da poter spingere il catetere da un vaso sanguigno inguinale fino al cuore. In questa fase, il paziente ha detto che stava ancora parlando con l'infermiera, Sarah, quando "tutto ad un tratto, non c'ero più". Il cuore del signor A aveva smesso di battere, ma invece di perdere conoscenza, come dovrebbe essere il caso una volta che il flusso di sangue al cervello si interrompe, il paziente ha lasciato il suo corpo: <<Mi ricordo vividamente una voce automatica che diceva: "Paziente in arresto, scioccare il paziente!", ed io ero in quell'angolo della stanza [indicando il punto più lontano della stanza], dove c'era una persona che mi faceva cenno. Potevo vederla e mi ricordo che pensavo fra me e me, "Io non posso alzarmi fino a lì." Un secondo dopo ero lì e stavo guardando giù verso di me, l'infermiera Sarah, ed un altro uomo che aveva la testa totalmente calva ... io non sapevo nemmeno che ci fosse un altro medico. Non lo avevo visto fino a quando non sono andato fino a quell'angolo. Capisci cosa sto dicendo? >> E' interessante notare che il Signor A sembra aver avuto un incrocio tra una visione sul letto di morte (Death Bed Vision) ed una NDE. Un gran numero di rapporti delle visioni sul letto di morte citano apparizioni in un angolo della stanza, ed il Signor A inizialmente ha visto, dalla sua prospettiva del 'letto di morte', una persona proprio lì e poi, in un istante, era anche lui 'lassù'. Il Signor A. ha anche detto di aver visto un uomo calvo che stava lavorando sul suo corpo, che egli non aveva notato dal suo punto di vista corporeo a causa del telo sterile (fatti riscontrati come veri): <<Ho potuto vederli di schiena, chiaro come il giorno, come vedo questo [indicando un oggetto.] La cosa successiva che ricordo è il risveglio sul lettino operatorio e le parole che Sarah mi disse: "Oh, allora, il Signor A. è di nuovo con noi." Se lei ha detto quelle parole, se quella voce automatica era reale, non lo so, ma la gente dovrebbe venire a sapere di queste cose. Non so come poter confermare, sto solo dicendo quello che mi è successo e quel che ho vissuto. Dal lettino non riuscivo a vedere la faccia del chirurgo, potevo vederlo solo di schiena. Era un tizio piuttosto grosso, aveva un camice ed un cappello blu, ma non potevo sapere che non avesse capelli, perché la sua testa era coperta dal cappellino.>> La voce robotica, il suono che il signor A aveva sentito inizialmente, proveniva da un sistema elettronico in grado di rilevare quando il cuore smette di battere regolarmente ed è in fibrillazione e che allerta l'equipe affinché venga praticata una defibrillazione elettrica. Pur essendo in arresto cardiaco, il Signor A. è stato in grado di ripetere correttamente il comando dato dal DAE, così come descrivere il medico, anche se non lo aveva precedentemente visto a causa del drappo che gli era stato messo davanti. >>

In definitiva, tuttavia, per gli scettici/riduzionisti anche questo potrebbe esser preso, più per partito preso ideologico che per altro, come l'ennesimo 'rapporto aneddotico', inammissibile nella corte della scienza (per quanto sia stata effettuata tutta la “Peer Review” del caso, e per quanto vi si siano messi in gioco, avvalorando e sottoscrivendo i risultati, oltre a Sam Parnia, anche altri specialisti come Ken Spearpoint, Gabriele de Vos, Peter Fenwick, Diana Goldberg, Jie Yang, Katie Baker, Hayley Killingback, Paula McLean, Melanie Legno, A. Maziar Zafari, Neal Dickert, Roland Beisteiner, Fritz Sterz, Michael Berger, Celia Warlow, Siobhan Bullock, Salli Lovett, Russell Metcalfe, Smith McPara, Sandra Marti-Navarrete, Pam Cushing, Paul Wills, Kalia Harris, Jenny Sutton, Anthony Walmsley, Charles D. Deakin, Paul Piccolo, Mark Farber, Bruce Greyson e Elinor R. Schoenfeld).

Dovremo quindi, nonostante tutto, aspettare e vedere se lo studio AWARE sarà in grado di produrre qualcosa di più determinante negli anni a venire.

Anche se sono trascorsi quattro anni da quando lo studio AWARE è stato messo in moto ed i risultati finora raggiunti hanno dimostrato la difficoltà ad indagare la componente dell’esperienza fuori dal corpo, bisogna dare atto a Sam Parnia che è determinato come sempre a proseguire con la ricerca, ed anche a migliorare le procedure.

Ad esempio, egli osserva che, nel caso del Signor A., la presenza di una mensola con simboli o fotografie sopra il lettino operatorio potrebbe non aver fatto alcuna differenza, in quanto il paziente ha detto che galleggiava in un angolo opposto della stanza, ben lontano da dove sarebbe stato collocato il bersaglio (e qui si ripropone la questione dei bersagli piccoli e defilati, come già detto).

Forse una revisione delle posizioni di visualizzazione in base a quanto viene segnalato dagli OBEr's potrebbe consentire in futuro migliori risultati.

Ad ogni modo, già durante il corso dello studio AWARE, il Dr. Bruce Greyson, che pure, come visto, ha partecipato, esprimeva i suoi dubbi sul raggiungimento di risultati significativi.

<< Se si dovesse chiedere ai viaggiatori di ricordare il nome scritto sul badge dell'agente aeroportuale che indica il passaggio attraverso il metal detector, è altamente improbabile che qualcuno sarebbe in grado di ricordarselo. L'obiettivo designato - il distintivo della compagnia - era proprio di fronte a loro per essere visto, ma non avevano alcun motivo di prestarvi attenzione e nessun motivo di ricordare nulla, se lo avessero visto. Il problema con l'esperimento è nel suo progetto, che non prevede nessuna ragione per cui i pazienti avrebbero dovuto vedere o ricordare il bersaglio designato. I pazienti che riferiscono di aver lasciato i loro corpi nel bel mezzo di una crisi di pre-morte non hanno ragioni per notare un obiettivo scelto casualmente e posto in un angolo della stanza che non ha particolare significato per loro, e pur se capitasse di vederlo, non avrebbero alcun motivo per ricordarlo. Quindi non mi aspetto dati significativi dello studio AWARE, anche se è sempre meglio che non fare alcuna ricerca. >>

Tuttavia, lo studio AWARE fa rilevare una varietà di aspetti della NDE, oltre alla semplice percezione verificabile, permettendo altri eventuali approfondimenti su questo mistero.

Ad esempio, dai dati finora ottenuti, Parnia è stato in grado di proporre un possibile motivo, quello farmacologico, per cui così tante persone che sono resuscitate non ricordano d'avere avuto una esperienza di pre-morte, per quanto poco convincente, come già osservato.

Già più convincente è Parnia quando, notando una correlazione tra la lunghezza dell'arresto cardiaco e se vi è stata o meno una NDE, suggerisce che <<... se un arresto cardiaco è relativamente breve, l'infiammazione post-rianimazione del cervello causa danni diffusi (compresi i danni ai circuiti di memoria) relativamente lievi rispetto a chi subisce un arresto cardiaco prolungato. Ne consegue che chi riferisce dettagliate esperienze di pre-morte può farlo semplicemente perché ha sofferto meno danni al cervello - in particolare ai circuiti di memoria - nei giorni e nelle settimane dopo l'arresto cardiaco>>.

Tuttavìa può essere vero il contrario, se in condizioni di effettiva disincorporazione, postala tale, i dati venissero registrati dal quid autocosciente disincorporato od anima, per quanto poi ovviamente un cervello altamente sofferente potrebbe avere difficoltà a reincorporare in sé questo tipo di conoscenza.

Quel che è certo, però, è che, se i futuri studi di Parnia e di altri neuroscienziati avranno il successo che si prefiggono, la mente non sarà più vista come un puro e semplice prodotto del cervello come nell’odierno paradigma scientifico (ma forse sarebbe più opportuno dire scientistico, perché semmai gli indizi, o anche ben più che indizi, vanno in tutt’altra direzione, come si può constatare) dominante, e la nostra percezione di noi stessi e del nostro ruolo nell'Universo sarebbero cambiati per sempre.

Non si vede chi potrebbe non augurarselo.

E difatti ora inizia la seconda fase dello studio AWARE, che è ora disponibile sul sito web della Horizon Research Foundation, o della University of Southampton [65] [66] [67]

Ovviamente è una gran bella notizia, e dimostra che questa importante ricerca sta andando avanti, e che, ad un certo punto, in futuro, quantomeno sempre più dati emergeranno, sui tentativi di catturare le NDE con metodologie sempre più efficaci.

Quest’ultimo punto è certamente qualcosa che sembra essere stato affrontato nel nuovo disegno dello studio.

Avendo preso atto dei problemi statistici che affrontano gli inquirenti, e cioè che a causa del fatto che nella piccola percentuale di persone che sopravvivono ad un arresto cardiaco, solo il 10% dice di aver avuto un qualsiasi tipo di NDE e di queste solo il 25% una Out Of Body Experience, sicché il numero necessario per convalidare un’OBE diverrebbe enorme, anche in caso di monitor bersaglio capillarmente e ben piazzati.

Questo problema è stato dunque amplificato dal fatto che nello studio AWARE originale invece meno della metà dei soggetti si trovava in aree con immagini di convalida, quindi, anche se qualcuno avesse riportato una NDE con una OBE, le possibilità di vedere un’immagine erano estremamente basse.

Cosa fare per ovviare a questi inconvenienti?

I Pronto Soccorso ed il personale di ricerca saranno quindi avvisati che, in caso di arresti cardiaci, saranno dotati di dispositivi di controllo dell'ossigenazione cerebrale portatili e d'un tablet che mostra le immagini verso l'alto, sopra al paziente, mentre la rianimazione è in corso.

Le misurazioni ottenute durante l'arresto cardiaco saranno utilizzate per confrontare i dati di tutti i pazienti con arresto cardiaco indipendentemente dal fatto che sopravvivano o muoiano.

I sopravvissuti saranno poi seguiti, e, con il loro consenso, saranno interrogati durante interviste registrate.

Questa soluzione è un po' come la famosa storia di Maometto che va alla montagna, ed ha le potenzialità per risolvere molti dei problemi incontrati nel primo “step” dello studio.

In questo modo, dove esiste un gruppo di ricerca, grazie ai tablets, si cancella immediatamente il problema di avere sufficienti postazioni con le immagini su monitor fissi.

Tuttavia non vi è la certezza assoluta che il soggetto possa sperimentare la OBE dalla prospettiva di essere direttamente sopra se stesso e quindi vedere le immagini sul tablet.

Anche se questo è di solito il punto di visualizzazione durante una uscita fuori dal corpo, non è certo che accada sempre così, quindi potremmo ottenere racconti frustranti da qualcuno che ha, sì, un’OBE, ma restando in piedi in un angolo, e quindi non essendo in grado di riferire quali immagini scorressero sui tablet.

Inoltre, si può immaginare che ci dovrà essere un notevole sforzo di formazione necessaria per i ricercatori, ed anche una grande quantità di collaborazione dei vari team di rianimazione, la cui priorità immediata è, comunque, ovviamente, far rivivere il paziente.

Tuttavia, questo nuovo metodo ha vantaggi significativi rispetto a quelli utilizzati nel primo studio in cui i monitor erano fissi, e quindi dovrebbe avere una maggiore probabilità di convalida senza reclutare decine di migliaia di pazienti.

Lo studio, infatti, mira ad iscrivere 900-1500 soggetti entro la fine di maggio 2016, e sarà uno studio internazionale multicentrico come AWARE (anche se c’è da rammaricarsi che troppi Paesi non abbiano ancora aderito), auguriamoci anche adeguatamente finanziato.

Non resta che augurare, quindi, la miglior fortuna ai ricercatori, nel loro sforzo teso a convalidare le NDE come effettivi viaggi dell’anima a partire da esperienze extracorporee, e congratularsi con il Dott. Parnia ed i suoi colleghi per il loro ingegno e per la loro tenacia.[68]

Le obiezioni possibili circa i riscontri veridici in OBE da NDE, e le loro confutazioni

Tuttavìa, per onestà, occorre osservare che, anche se il bersaglio visivo venisse còlto, i parapsicologi più avversi all’idea della sopravvivenza potrebbero sempre parlare della drammatizzazione d’un sé fuori dal corpo con relativa percezione extrasensoriale (chiaroveggenza) dell’ambiente circostante ed in questo caso del target, il tutto sempre da ricondursi a misteriose facoltà cerebrali.

Questo potrebbe far sorridere, ma obiezioni simili, per quanto tirate per i capelli (e lo sarebbero ancor di più nel caso d’un cervello morente) sono già state sollevate nel caso di OBE che hanno avuto successo nel reperire bersagli, per quanto i negazionisti del paranormale preferiscano ignorare questi dati (Charles Tart[69] nel famoso caso con Miss Z., ove in OBE Miss Z. riconobbe correttamente un numero di 5 cifre posto su di un piano rialzato[70]; Arthur Ellison [71] in “Alcune recenti ricerche sperimentali sugli stati alterati di coscienza”, in “Visioni oltre il reale. Atti del 2° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, San Marino 1998, ed ancora Karlis Osis, Robert Lyle Morris, Stuart Blue Harary, Janis, John Hartwell & William George Roll, tutti citati, questi ultimi, in “OBE e NDE: teorie psicologiche” di John A. Palmer, già Senior Research Associate presso l’Institute of Parapsychology of Durham, North Carolina, altrimenti detto Rhine Research Center, sempre in “Visioni oltre il reale. Atti del 2° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine”, San Marino, 1998).

Restano due punti chiave, però, a questo punto: il primo, occorre trarlo da "Scienza e reincarnazione", volume del medico, psichiatra e psicanalista francese Jean-Pierre Schnetzler (edizione originale 2006, edizione italiana Edizioni Amrita 2007)[72], pag. 115: "...sono particolarmente interessanti le EMI (acronimo francese di NDE, nota) dei ciechi: Ring e Cooper hanno descritto 21 casi di EMI e 10 casi di esperienze di decorporazione in 14 ciechi dalla nascita. Ciò che stupisce è che tali esperienze sono identiche a quelle delle persone che vedono bene, e il cieco dichiara di aver visto il suo corpo sul letto, il personale dell'ospedale al lavoro con tutti i particolari, l'ambiente interno o esterno conforme alla realtà, e poi il tunnel, la luce, gli esseri dell'altro mondo, i genitori morti, e così via. Questi soggetti non avevano alcun sogno visivo prima della EMI. Alcuni hanno riportato il fenomeno della vista a 360°, lo stesso che a volte è segnalato nelle EMI dei vedenti. E' difficile sfuggire alla conclusione che debba esistere una percezione extrasensoriale, ad opera della coscienza, che trascende il cervello."[73][74][75]

Ecco, la frase di questo periodo sulla quale occorre concentrarsi bene è: "Questi soggetti non avevano alcun sogno visivo prima delle EMI".

Questo assume un'importanza determinante, perché se un nato cieco avesse comunque dei sogni visivi, significherebbe che il senso della vista in qualche modo rimarrebbe implicito e si trasferirebbe nel proprio bagaglio genetico, dunque in tal caso potrebbe tranquillamente saltare fuori in una NDE, mentre così non è.

Il senso della vista non si trasporta nel bagaglio genetico, sennò in sogno l'inconscio vedrebbe.

E questo non si vede come potrebbe non essere determinante, nel dimostrare che, in quel momento, l'osservatore, non ha direttamente a che fare con quel cervello fisico.

O si vorrebbe sostenere anche in tal caso la drammatizzazione d’un sé fuori dal corpo con relativa percezione extrasensoriale (chiaroveggenza) dell’ambiente, il tutto sempre da ricondursi a misteriose facoltà cerebrali, anche in un cieco nato, e senza alcun retaggio genetico della vista?!

Dal canto suo lo stesso Scott Rogo mise in risalto come la ESP in genere presenti caratteristiche di imprecisione il cui messaggio è spesso frammentario e simbolico, mentre durante le OBE si possano anche ottenere percezioni chiare e precise (uno studio sul tema condotto dalla NDERF evidenzia che l’analisi di 287 testimonianze relative ad una OBE da NDE dimostra che esse sono totalmente realistiche, senza alcun errore apparente nel 97,6 per cento dei casi; percentuale di esattezza elevatissima, che ricalca quella del più volte citato studio della Holden).[76][77]

E questo è anche un elemento di distinzione tra ESP e NDE.

Un significativo contributo testimoniale ci viene offerto anche dalle esperienze della famosa sensitiva Eileen Garrett: ella asseriva che, quando viveva in stato di OBE, aveva percezioni analoghe a quelle reali, contrariamente a quando si impegnava nelle facoltà telepatiche o chiaroveggenti, che le fornivano indicazioni più incerte e vaghe, o presentate in modo simbolico.[78]

Il secondo punto chiave di obiezione sono i riscontri veridici in OBE da NDE durante un elettroencefalogramma piatto o monitorato o comunque acclarato (con indiretta inattività anche del tronco encefalico, come dimostrato da studi e riportato da Pim van Lommel nella sua risposta a Shermer).

Esistono almeno cinque casi di questo genere: “Pam Reynolds” studiata da Michael Sabom, l’”uomo della dentiera” studiato da Pim van Lommel e "staff", la “donna della gioielleria” studiata da Allan Hamilton, l’”uomo dell’anestesista” di Mario Beauregard, ed infine il “Signor A.” studiato da Parnia di cui si è appena parlato.

Il primo caso è riferito nel dettaglio nel libro “Light and Death” di Michael Sabom (“Luce e Morte”, titolo discutibile che pare un ossimoro, ma in cui è per l’appunto narrata in dettaglio la NDE di Pam Reynolds in condizioni di EEG piatto monitorato) (http://www.amazon.com/Light-Death-Michael-Sabom/dp/0310219922); gli scettici tipo Keith Augustine si sono arrampicati sugli specchi per contestare le tempistiche dei vissuti rispetto all’EEG piatto monitorato, ma con scarsi risultati.

Il secondo caso è riferito nel dettaglio nel libro “Eindeloos Bewustzijn” (“Coscienza Infinita” , in inglese uscito come "Consciousness Beyond Life") di Pim van Lommel (http://www.amazon.it/Consciousness-Beyond-Life-Near-Death-Experience/dp/0061777269).

Il terzo caso è riferito nel dettaglio nel libro “The Scalpel and the Soul” (“Lo scalpello dell’anima”, o “Il bisturi e l’anima”) di Allan Hamilton[79], dov'è descritto un altro caso di percezioni veridiche in EEG piatto monitorato (http://www.amazon.it/The-Scalpel-Soul-Encounters-Supernatural/dp/1585427136); è anche possibile, in merito, vedere questo video su YouTube, con sottotitoli in italiano: (https://www.youtube.com/watch?v=XSXYZrCY6IM).

Il quarto caso è riferito nel dettaglio nei libri “Brain Wars” (“Guerre della mente”) e “The Spiritual Brain” (“Il cervello spirituale”) di Mario Beauregard[80], con ennesimo caso di percezione veridica in OBE durante EEG piatto monitorato (http://www.amazon.com/Mario-Beauregard/e/B001IGOE2K).

Il quinto caso è quello di Parnia, appena riferito come risultato di punta dello Studio AWARE.

A questo punto non ci sono più scuse: l’unica cosa che potrebbero dire i parapsicologi avversi all’idea della sopravvivenza è che il cervello morente o appena rianimato avrebbe attivato una precognizione nel primo caso od una retrocognizione nel secondo, per acquisire per percezione extrasensoriale (chiaroveggenza), tramite la drammatizzazione d’un sé fuori dal corpo, le informazioni che avrebbero riguardato proprio la fase in cui il cervello era francamente inattivo.

Quest’ipotesi, è da ammetterlo, appare così ridicola da non risultare neppure degna di replica; tuttavìa chi vi si volesse disperatamente attaccare, potrebbe pur farlo.

Occorrerebbe allora a questo punto affermare (come hanno fatto a suo tempo Blackmore, Carr, Rodin, Siegel) che l’anossia e l’isolamento sensoriale costituiscano dei fattori eccitatori che predispongano ad allucinazioni, e che questi effetti eccitatori si manifestino soprattutto nell’ambito del sistema limbico del cervello, dove possono provocare delle piccole prese di contatto (micro-seizure) (Rodin, 1984; Carr, 1984), e che l’interessante sarebbe il notare che questo tipo di attività può non essere captata dalle rilevazioni delle onde cerebrali superficiali (EEG) e quindi può verificarsi in pazienti dichiarati clinicamente morti sulla base di tali rilevazioni (sempre secondo quanto riferito da John A. Palmer, già Senior Research Associate presso l’Institute of Parapsychology of Durham, North Carolina, altrimenti detto Rhine Research Center, al Congresso di San Marino del 1998).

Dunque l’esperienza avverrebbe non prima o dopo, ma durante l’inattività cerebrale.

Questa teoria ha però tanto un importante punto debole, che una vera e propria confutazione.

L’importante punto debole, è che, in questo caso, le allucinazioni coinciderebbero con una percezione extrasensoriale, e quindi con una chiaroveggenza, in grado di portare riscontri ambientali veridici e quindi, a parte che il termine allucinazione, che rappresenta invece una distorsione della realtà, diviene improprio, risulta difficile pensare che si combinino assieme questi due fenomeni.

La confutazione consiste invece nel fatto che, dei cinque casi menzionati, tre si sono svolti in Deep hypothermic circulatory arrest, una tecnica che, oltre ad abbassare drasticamente la temperatura corporea, fa defluire completamente il sangue dal cervello disirrorandolo, ed a quel punto più nessuna attività sinaptica è possibile.

Qui in sostanza non si avrebbe solo una del tutto temporanea morte clinica da EEG piatto reversibile in conseguenza di un arresto cardiaco, ma un cervello disirrorato per un tempo ben ragionevolmente più prolungato (i neurochirurghi che utilizzano questa tecnica operatoria, sanno che possono contare su almeno 30 minuti circa di DHCA senza che il cervello del paziente, una volta riattivato, vada incontro ad alcuna significativa disfunzione neurologica).

Quindi la cosiddetta allucinazione veridica (in realtà, contraddizione in termini) durante un’attività elettrica piatta in questo caso può essere esclusa, dal momento che non ci si può appellare ad una residua eccitazione del sistema limbico per anossia (dato quest’ultimo tra l’altro discutibile, visto che i recenti studi di Parnia hanno rilevato un paradossale incremento dell’ossigenazione cerebrale in quei frangenti, in una sorta di estremo tentativo di compensazione da parte dell’organismo) e desensorializzazione in un cervello totalmente disirrorato, anche per un tempo prolungato, giacché in tal caso la totale assenza di sangue preclude qualunque attività sinaptica, come del resto adeguatamente argomentato da Pim van Lommel stesso.

Ed i riscontri veridici non sono sempre avvenuti solo in una fase puramente iniziale o puramente finale del processo, che forse, alla luce della teoria appena esposta, potrebbe ancora, pur se assai arduamente, giustificarli, rifacendosi di nuovo a qualche oscura e straordinaria facoltà cerebrale.

Ecco perché, sulla base di quest’assieme di informazioni, si può arrivare a dire che una sostanziale prova della sopravvivenza d’un quid autocosciente alla morte fisica (almeno, nella fase immediatamente successiva alla morte fisica stessa) c’è già, ed ecco perché si può notare come sia abbastanza scandaloso, che questi libri non siano ancora disponibili nella nostra lingua, per portare il dibattito al debito punto di conoscenza, cioè per impostare un confronto culturale e scientifico di prim’ordine sul tema, nella nostra società (nella speranza che, magari, ci si attivi anche a casa nostra, per sostenere l’esperimento AWARE di Sam Parnia).

A questi aggiungiamo dunque il già più volte citato “The Handbook of Near-Death Experiences: Thirty Years of Investigation” (“Il manuale delle NDE: trent'anni di investigazioni”) di Janice Miner Holden, Bruce Greyson e Debbie James, dove c’è il fondamentale saggio della Holden “Veridical perception in near-death experiences”, più di 100 riscontri veridici in OBE da NDE (http://www.amazon.it/The-Handbook-Near-Death-Experiences-Investigation/dp/0313358648), ed anche altri due testi fondamentali come “Irreducible Mind: Toward a Psychology for the 21st Century” (“Mente irriducibile: Verso una psicologia per il 21° secolo”) di Edward Kelly ed Emily Williams Kelly, Adam Crabtree, Alan Gauld, Michael Grosso (http://www.amazon.it/Irreducible-Mind-Toward-Psychology-Century/dp/1442202068), e “The End of Materialism” (“La fine del materialismo”) di Charles Tart (http://www.amazon.com/The-End-Materialism-Evidence-Paranormal/dp/1572246456).

Non è difficile comprendere che la messa a disposizione in italiano di questi testi dovrebbe costituire davvero una priorità, per quello che è probabilmente il tema di confine più importante di tutti, per una prova della spiritualità ad indirizzo scientifico, e per colmare, dunque, le gravi lacune che la letteratura scientifica italiana presenta sull’argomento.

Non resta che augurarsi che le Case Editrici interessate a questi temi recepiscano il messaggio.

NDE di personaggi noti

Esperienza di Jung

Una tra le più famose esperienze di questo tipo è certamente quella occorsa al medico psichiatra e pioniere della psicoanalisi Carl Gustav Jung, che descrive la propria esperienza di pre morte nel suo testo autobiografico Ricordi, sogni e riflessioni pubblicato solo nel 1961.

Nel 1944 infatti un incidente, una frattura e un successivo infarto lo avevano portato in coma.

In una lettera dello stesso anno scrive: "Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente… Prima o poi, i morti diventeranno un tutt'uno con noi; ma, nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d'essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell'eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo."[90]

Esempi in letteratura

Sono numerosi i resoconti di esperienze di pre-morte negli scritti di autori come Platone, come già menzionato quale antesignano narratore dell'esperienza stessa, ma anche Emanuel Swedenborg, Edward Burnett Tylor, Thomas De Quincey, Oscar Lewis, Ernest Hemingway, Lev Tolstoj, Victor Hugo e tanti altri.

Le più sorprendenti analogie si trovano nel "Libro tibetano dei morti", cioè "Bardo Thodol"; bisogna tenere presente che, però, quel testo tratta specificamente del Bardo, cioè della fase interincarnatoria che l’Ātman, la Scintilla Individuale Autocosciente, sperimenterebbe tra un’incarnazione e l’altra (e lo scopo del testo sarebbe proprio quello di evitare di mettere l'Ātman nelle condizioni di ricadere nel Saṃsāra, per l'appunto, approdando invece al Dharma-Kāya, vuoto indifferenziato in cui coesistono tutte le forme).

Lo stesso Marco Margnelli sottolinea che "nel testo tibetano la descrizione del 'viaggio' che 'l'anima' compie dopo essere uscita dal corpo è molto diversa da quella cui ci hanno abituato coloro che fanno l'esperienza perimortale in Occidente."[91]

Comunque non mancano parallelismi neppure con la Bibbia.

Bibliografia italiana, in ordine cronologico secondo la versione in lingua originale

1. “Il Racconto di Er”, di Platone, nell’opera “La Repubblica” del medesimo Autore (edizione originale 390-360 a.C., edizione italiana Edizioni di Ar, 2010).

2. “La sincronicità”, di Carl Gustav Jung (edizione originale 1960, edizione italiana Edizioni Bollati Boringhieri, in "Opere", "Volume 8", 1976).

3. “Ricordi, sogni, riflessioni”, di Carl Gustav Jung (edizione originale 1961, edizione italiana Edizioni Il Saggiatore, 1965)

4. “Di ritorno dall’aldilà. Le sconvolgenti testimonianze di coloro che sono stati richiamati in vita. Sorprendenti analogie con i messaggi dei defunti”, di Jean Baptiste Delacour (edizione originale 1973, edizione italiana Armenia Editore, 1984).

5. “Sulla morte e il morire. Essere vicini a chi è prossimo a morire: alleviarne la sofferenza fisica e morale con rispetto della loro dignità umana, del bisogno di verità e di solidarietà”, di Elisabeth Kübler-Ross (edizione originale 1974, edizione italiana red./studio redazionale, 1981).

6. “La vita oltre la vita. Studi e rivelazioni sul fenomeno della sopravvivenza”, di Raymond A. Moody Jr (edizione originale 1975, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1977).

7. “Nuove ipotesi sulla vita oltre la vita”, di Raymond A. Moody Jr (edizione originale 1977, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1978).

8. “Qualcuno è tornato Le esperienze, le visioni di chi si è affacciato per un attimo alla soglia della morte. Uno sguardo sull’aldilà?”, di Paola Giovetti (Armenia Editore, 1981).

9. [[“Dai confini della vita – Un’indagine scientifica. Un famoso cardiologo americano attraverso l’esame diretto di 107 casi di persone prima entrate e poi uscite dal coma ne riporta le singolari esperienze percepite sulla soglia dell’aldilà e ci rivela l’esistenza di un’indefinita e misteriosa realtà sospesa fra due mondi”]], di Michael B. Sabom (edizione originale 1982, edizione italiana Longanesi & C., 1983).

10. “La morte e la vita dopo la morte. Morire è come nascere”, di Elisabeth Kübler-Ross (edizione originale 1983, edizione italiana Edizioni Mediterranee, 1991).

11. “Vi racconto la mia morte. La più bella esperienza della mia vita”, di Stefan Von Jankovich (edizione originale 1984, edizione italiana Edizioni Mediterranee, 1985).

12. “Le esperienze di confine e la vita dopo la morte”, di Filippo Liverziani (Edizioni Mediterranee, 1986).

13. “I morti risuscitati. Storie vere di 400 miracoli di risurrezione”, di Albert J Hebert (edizione originale 1986, edizione italiana Edizioni Segno, 1998).

14. “La luce oltre la vita”, di Raymond A. Moody Jr (edizione originale 1988, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 1989).

15. “Ritorno dal silenzio. Inquietanti fenomeni di pre-morte. I racconti di chi ha vissuto l’esperienza. Le ipotesi degli studiosi”, di David Scott Rogo (edizione originale 1989, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia, Pan, Geo SpA, 1993).

16. “Più vicini alla luce. Le commoventi testimonianze di bambini che hanno conosciuto la morte”, di Melvin Morse e Paul Perry (edizione originale 1990, edizione italiana Sperling & Kupfer Editori S.p.A., 1991).

17. “Valutazioni sull’esperienza di pre-morte” di Aldo Sodaro, all’interno del volume “L’altra realtà”, di Autori Vari ed a cura di Paola Giovetti (Edizioni Mediterranee, 1990).

18. “Near death experiences: Le esperienze vicino alla morte”, di G. Angelini e D. Ganora, all’interno del volume “Psicopatologia, cultura e pensiero magico”, di Autori Vari ed a cura di Goffredo Bartocci (Liguori Editore, 1990).

19. “Le esperienze premortali e la parapsicologia”, di Massimo Biondi (Numero Unico del 1991 di “Metapsichica”, Rivista Italiana di Parapsicologia, organo dell’AISM, Associazione Italiana Scientifica di Metapsichica).

20. “Trasformati dalla luce. Come l’esperienza della morte ha illuminato l’esistenza di chi è tornato in vita”, di Melvin Morse e Paul Perry (edizione originale 1992, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia, Pan, Geo S.p.A., 1995).

21. “Progetto Omega. Dall’esperienza di pre-morte ai rapimenti alieni”, di Kenneth Ring (edizione originale 1992, edizione italiana Edizioni Mediterranee, 2003).

22. “Abbracciata dalla luce. La più profonda e straordinaria esperienza oltre la vita”, di Betty J. Eadie (edizione originale 1992, edizione italiana Sperling & Kupfer Editori S.p.A., 1994).

23. [[“Oltre la vita – Testimonianze di pre-morte. Testimonianze autentiche di esperienze reali di persone dichiarate clinicamente morte e poi tornate alla vita. Come si identifica la pre-morte: i nove requisiti. Statistiche. Interpretazioni scientifiche: psichiatriche, psicologiche, farmacologiche. Come cambia la vita dopo l’esperienza di pre-morte, ecc. ecc.”]], di Lucia Pavesi (Giovanni De Vecchi Editore S.p.A., 1993).

24. “La porta dell’aldilà. Suggestive testimonianze di gente comune che ha vissuto l’attimo estremo della morte, ha viaggiato nell’aldilà, ed è poi tornata miracolosamente su questa Terra”, di Jean Ritchie (edizione originale 1994, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A, 1997).

25. “Salvato dalla luce. Le visioni profetiche di un uomo tornato dall’aldilà”, di Dannion Brinkley con Paul Perry (edizione originale 1994, edizione italiana Sperling & Kupfer Editori S.p.A., 1996).

26. “Le near death experiences: una possibile rappresentazione del sacro in prossimità della morte”, di Daniele La Barbera, Adriana Duci e Carmencita Mangano, all’interno dei volumi di “Psicopatologia, cultura e dimensione del sacro”, di Autori Vari ed a cura di Goffredo Bartocci (Edizioni Universitarie Romane, 1994).

27. “La morte è di vitale importanza. Riflessioni sul passaggio dalla vita alla vita dopo la morte”, di Elisabeth Kübler-Ross (edizione originale 1995, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A, 1997).

28. “Impara a vivere impara a morire. Riflessioni sul senso della vita e sull’importanza della morte” di Elisabeth Kübler-Ross (edizione originale 1995, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A, 2001).

29. “La verità nella luce. Una indagine su 300 casi di 'ritornati' dall’Aldilà”, di Peter & Elizabeth Fenwick (edizione originale 1995, edizione italiana Hermes Edizioni, 1999).

30. “EPM – Esperienze Pre-Morte. Fenomenologia e ipotesi interpretative”, di Aureliano Pacciolla (Edizioni San Paolo, 1995).

31. “Delog: donne che viaggiano oltre la morte”, di Delog Dawa Drolma (edizione originale 1995, edizione italiana Edizioni Amrita s.r.l., 2005).

32. “NDE: territori oltre la vita” (ATTI – 1° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 1997).

33. “L’ultima frontiera. Incredibili racconti di esperienze pre-morte”, di Richard Kent e Val Fotherby (edizione originale 1997, edizione italiana Editrice IL DONO, 1998).

34. “Visioni oltre il reale” (ATTI – 2° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 1998).

35. “Insegnamenti dalla luce. Cosa possiamo imparare dalle esperienze in punto di morte” di Kenneth Ring e Evelyn Elsaesser Valarino (edizione originale 1998, edizione italiana Edizioni Mediterranee 2001).

36. “Incontro con la Chiara Luce. Il grande viaggio di andata e ritorno dall’aldilà”, di Giorgio Cerquetti (Edizioni Compagnia degli Araldi, 1998).

37. “Perché credere nella vita oltre la morte?”, di Robert Dawson, con illustrazioni di Alice Englander (edizione originale 1998, edizione italiana Marietti 1820 Editore, 2000).

38. “Energie al di là dell’essere” (ATTI – 3° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 1999).

39. “L’ultimo sorriso. Un nuovo, sorprendente sviluppo negli studi della vita oltre la morte”, di Raymond A. Moody Jr (edizione originale 1999, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2001).

40. “L’universo magico delle NDE” (ATTI – 4° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2000).

41. “La luce e la rinascita” (ATTI – 5° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2001).

42. “La vita dopo un grande dolore. Un libro che può aiutarci a vivere con serenità e speranza dopo la perdita di una persona cara”, di Raymond A. Moody Jr & Dianne Arcangel (edizione originale 2001, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., 2003).

43. “Eventi oltre la soglia” (ATTI – 6° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2002).

44. “Ignoti sentieri della coscienza” (ATTI – 7° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2003).

45. “Territori oltre la vita”, di Fulvia Cariglia (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2003).

46. “Echi d’altrove” (ATTI – 8° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2004).

47. “90 minuti in Paradiso. Un incidente mortale e il miracoloso ritorno alla VITA dopo uno straordinario viaggio nell’aldilà”, di Don Piper con Cecil Murphey (edizione originale 2004, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A., 2009).

48. “Oltre il silenzio”, di Antonio Massena (Textus Edizioni, 2004).

49. “La vita oltre la vita” (ATTI – 9° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2005).

50. “Esperienze Pre-morte – Un approccio antroposofico”, di Candida Gentile Prevato (Edizioni Psiche 2, 2005).

51. “Vado e torno. La verità della vita e della morte vissuta e raccontata da un ragazzo per i ragazzi e per gli adulti”, di Cesare Boni e Kicca Campanella (edizione originale svizzera 2005, edizione italiana Edizioni Amrita 2009).

52. “Gli universi della mente” (ATTI – 10° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2006).

53. “Sopravvivere: il velato destino della personalità” (ATTI – 11° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2007).

54. “NDE – Near-Death-Experiences. Testimonianze di esperienze in punto di morte”, di Paola Giovetti (Edizioni Mediterranee, 2007).

55. “Ai confini della coscienza. L’aldilà ritrovato. Viaggio intorno alla Vita, alla Sofferenza e alla Morte. Dalle Esperienze di Pre-Morte alla Teoria Quantistica sull’Espansione della Coscienza”, di Antonio Musorrofiti (Armando Siciliano Editore, 2007).

56. “Non moriamo mai. La ricerca e lo studio dei fenomeni legati al passaggio verso l’aldilà”, di Bernard Jakoby (edizione originale 2007, edizione italiana Gruppo Editoriale Armenia S.p.A, 2008).

57. “Il trionfo dell’ignoto” (ATTI – 12° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2008).

58. “Lezioni dal Paradiso. 7 strategie spirituali per potenziare la tua vita”, di [[Dannion e Kathryn Brinkley (edizione originale 2008, edizione italiana Macro Edizioni 2011).

59. “Viaggi ai confini della vita. Esperienze di pre-morte ed extra-corporee in Oriente e Occidente: un’indagine scientifica”, di [[Ornella Corazza (edizione originale 2008, edizione italiana Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2014).

60. “Alle porte del cielo e dell’inferno. Testimonianza”, di Gloria Polo (Edizioni Segno, 2008).

61. “Dove va l’anima dopo la morte. Cosa accade. Come comportarsi. Come accompagnare il morente”, di Cesare Boni (Edizioni Amrita, 2008).

62. “Territori della coscienza” (ATTI – 13° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2009).

63. “ La luce e la rinascita. Nuove esperienze nei 'territori oltre la vita' ”, di Fulvia Cariglia (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2009).

64. “Segreti percorsi dell’essere” (ATTI – 14° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2010).

65. “Esperienze di premorte. Scienza e coscienza al confine tra fisica e metafisica”, di Enrico Facco (Edizioni Altravista, 2010).

66. “Esiste un posto bellissimo. L’aldilà nelle testimonianze di chi lo ha visto”, di Jeffrey Long con Paul Perry (edizione originale 2010, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. 2013).

67. “Il Paradiso per davvero. Un biglietto per il cielo andata e ritorno”, di Todd Burpo con Lynn Vincent (edizione originale 2010, edizione italiana Rizzoli Editore, 2011).

68. “Alle frontiere della coscienza” (ATTI – 15° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2011).

69. “NDE. Visioni premorte. Confine tra ignoto e scienza”, di Davide Vaccarin (Editoriale Programma s.r.l., 2011).

70. “Rinascere dal passato. Il potere segreto dei ricordi”, di Fulvia Cariglia (Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2011).

71. “Il libro segreto di Gesù. I codici nascosti della resurrezione. I tre giorni che hanno cambiato il mondo”, di Simone Venturini (Newton Compton editori s.r.l., 2011).

72. “Un attimo di eternità. Un uomo e la sua storia di vita oltre la morte”, la storia di Ian McCormack raccontata da Jenny Sharkey (Edizioni Fede Speranza Amore, 2011).

73. “La (falsa) NDE di Gloria Polo”, di Claudio Pisani (dal suo Sito Internet “La Pagina degli Amputati”, 2011).

74. “Incontrare il mistero” (ATTI – 16° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2012).

75. “Milioni di farfalle. Il racconto di un neurochirurgo americano che ha scioccato il mondo”, di Eben Alexander (edizione originale 2012, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2013).

76. “Morendo ho ritrovato me stessa. Dying to be me. Viaggio dal cancro, alla premorte, alla guarigione”, di Anita Moorjani (edizione originale 2012, edizione italiana Edizioni My Life 2013).

77. “In Paradiso e ritorno. La storia vera di un medico e della sua esperienza nell’Aldilà”, di Mary C. Neal (edizione originale 2012, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2013).

78. “Una scia di infinite stelle. La vita oltre la vita esiste: la testimonianza del più grande studioso dell’Aldilà”, di Raymond Moody (finalmente il nome appare essenzializzato!) e Paul Perry (edizione originale 2012, edizione italiana Garzanti Libri S.r.L., 2014).

79. “Le esperienze di pre-morte (NDE): le possibili applicazioni psicoeducative di un’ipotesi neurologica”, di Mauro Milanesio e Patrizia Scanu, da “Atti del Congresso Internazionale Dinanzi al morire: percorsi interdisciplinari dalla ricerca all’intervento palliativo”, di Relatori Vari ed a cura di Dora Capozza e Ines Testoni (Edizioni Padova University Press, 2012).

80. “Dimensioni sconosciute” (ATTI – 17° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2013).

81. “Messaggi di luce. Storie e testimonianze dell’Aldilà”, di Theresa Cheung (edizione originale 2013, edizione italiana TEA S.p.A. 2013).

82. "Autoricerca - Rivista di ricerca interiore", n°5, numero totalmente dedicato alle OBE, argomento affine (Editore Massimiliano Sassoli De Bianchi, 2013).

83. “Il volo della coscienza” (ATTI – 18° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine, San Marino 2014).

84. “ La mappa del Paradiso. 'Adesso ho le prove che l’Aldilà esiste' ”, di Eben Alexander con Ptolemy Tompkins (edizione originale 2014, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., 2014).

85. “Oltre il confine della vita” di Penny Sartori (edizione originale 2014, edizione italiana Edizioni TRE60, 2015).

86. “Tornati dall’aldilà”, di Antonio Socci (Rizzoli Editore, 2014).

Bibliografia principale e pubblicazioni in lingua straniera, non editi in italiano

“Eindeloos Bewustzijn” (“Coscienza Infinita”, in inglese uscito come "Consciousness Beyond Life") di Pim Van Lommel, (http://www.amazon.it/Consciousness-Beyond-Life-Near-Death-Experience/dp/0061777269);

“The Handbook of Near-Death Experiences: Thirty Years of Investigation” (“Il manuale delle NDE: trent'anni di investigazioni”) di Janice Miner Holden, Bruce Greyson e Debbie James, dove c’è il fondamentale saggio della Holden “Veridical perception in near-death experiences” , più di 100 riscontri veridici in OBE da NDE (http://www.amazon.it/The-Handbook-Near-Death-Experiences-Investigation/dp/0313358648);

“Light and Death” di Michael Sabom (“Luce e Morte”, titolo discutibile che pare un ossimoro, ma in cui è narrata in dettaglio la NDE di Pam Reynolds in condizioni di EEG piatto monitorato) (http://www.amazon.com/Light-Death-Michael-Sabom/dp/0310219922);

“Irreducible Mind: Toward a Psychology for the 21st Century” (“Mente irriducibile: Verso una psicologia per il 21° secolo”) di Edward Kelly ed Emily Williams Kelly, Adam Crabtree, Alan Gauld, Michael Grosso (http://www.amazon.it/Irreducible-Mind-Toward-Psychology-Century/dp/1442202068);

“The Scalpel and the Soul” (“Lo scalpello dell’anima”, o “Il bisturi e l’anima”) di Allan Hamilton, dov'è descritto un altro caso di percezioni veridiche in EEG piatto monitorato (https://www.youtube.com/watch?v=XSXYZrCY6IM) (http://www.amazon.it/The-Scalpel-Soul-Encounters-Supernatural/dp/1585427136);

“Brain Wars” (“Guerre della mente”) e “The Spiritual Brain” (“Il cervello spirituale”) di [[Mario Beauregard, con ennesimo caso di percezioni veridiche in OBE durante EEG piatto monitorato (http://www.amazon.com/Mario-Beauregard/e/B001IGOE2K);

“The End of Materialism” (“La fine del materialismo”) di Charles Tart (http://www.amazon.com/The-End-Materialism-Evidence-Paranormal/dp/1572246456).

Van Lommel P., van Wees R., Meyers V., Elfferich I., Near-death experience in survivors of cardiac arrest: a prospective study in the Netherlands, in Lancet, vol. 358, nº 9298, dicembre 2001, pp. 2039–45, DOI:10.1016/S0140-6736(01)07100-8, PMID 11755611.

Parnia S., Young J., Erasing Death: the Science that is rewriting the boundaries between life and death, HarperCollins, 2013, pp. 352, ISBN 9780062080608.

Griffith LJ, Near-death experiences and psychotherapy in Psychiatry (Edgmont (Pa. : Township)), vol. 6, nº 10, ottobre 2009, pp. 35–42, PMC 2790400, PMID 20011577.

• (EN) Christian Agrillo, Near-Death Experience: Out-of-Body and Out-of-Brain?, 15 (1): 1-10, Review of General Psychology.

Greyson B, Incidence and correlates of near-death experiences in a cardiac care unit in General Hospital Psychiatry, vol. 25, nº 4, 2003, pp. 269–76, PMID 12850659.

• (EN) A. Vanhaudenhuyse, M. Thonnard, and S. Laureys, Towards a Neuro-scientific Explanation of Near-death Experiences?, pp. 961-968.

Voci correlate

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Morte

Oltretomba

Elisabeth Kübler Ross

Raymond Moody

Pim van Lommel

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Collegamenti esterni

Armando De Vincentiis, Esperienze di pre-morte (NDE), dal sito del CICAP

Benjamin Radford, Connessione fra il biossido di carbonio e le esperienze di quasi-morte. Trad. di Fara Di Maio presso il sito del CICAP.

Kyle Hill, Le esperienze di pre-morte e la (non) prova del paradiso, Le Scienze, 8 dicembre 2012

• (EN) Sito ufficiale dell'International Association for Near-Death Studies (IANDS)

• (EN) Articolo originale: The Death of “Near Death”: Even If Heaven Is Real, You Aren’t Seeing It, Scientific American, 3 dicembre 2012

Sabrina Pieragostini, Sam Parnia, il medico che fa rivivere i morti, Panorama, 20 maggio 2013

• Quotidiano La Repubblica - Una prova scientifica di consapevolezza dopo la morte

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Note

  1. ^ Pim van Lommel, Ruud van Wees, Vincent Meyers, Ingrid Elfferich, Near-Death Experience in Survivors of Cardiac Arrest: a Prospective Study in the Netherlands, in "The Lancet", vol. 358, 15 dicembre 2001, pp. 2040
  2. ^ Michel Aupetit, Alle soglie dell'eternità. Testimonianze di persone uscite da coma profondo, Zauli Editore, 2007
  3. ^ Paola Giovetti, NDE Near-death experiences Testimonianze di esperienze in punto di morte, Edizioni Mediterranee, 2007, p.17
  4. ^ Todd Burpo e Vincent Lynn, Il Paradiso per davvero, Rizzoli, 2011, p. 119
  5. ^ Moody Raymond "La vita oltre la vita", Oscar Mondadori
  6. ^ Paola Giovetti, opera citata, p. 61
  7. ^ Online NDE Scientific Papers
  8. ^ di "ipotesi riduttiva" parlano esplicitamente Silvia Gaudenzi (astrofisica, già Ricercatrice confermata presso l'Istituto Astronomico, già impegnata presso il Dipartimento di Fisica dell'Università "La Sapienza" di Roma, membro del Consiglio Direttivo della SIPNEI - Società Italiana Psico-Neuro-Endocrino Immunologi -. In campo astrofisico, fisico e biofisico, ha svolto e svolge attività di insegnamento e studio e, in particolare, sta lavorando ad alcuni importanti esperimenti di biofisica. Autrice, tra l'altro, di un singolare lavoro inerente l'origine e l'autenticità della Sindone) e Giuseppe Genovesi (Laureato in Medicina, si è specializzato in Endocrinologia, Psichiatria e immunologia. Ricercatore presso il Dipartimento di Fisiopatologia Medica dell'Università "La Sapienza" di Roma. Autore di saggi ed articoli di interesse neuroendocrino, psicoendocrino ed immunoendocrino, è tra i Fondatori della SIPNEI - Società Italiana Psico-Neuro-Endocrino Immunologi -, con finalità di orientamento culturale verso la medicina olistica. Negli anni '94/'95 ha condotto uno specifico studio sull'NDE, analizzando in particolare l'esperienza in alcuni soggetti ciechi dalla nascita e sordomuti), nella loro Relazione "Indizi per un futuro scenario delle esperienze di premorte", in seno ad "Eventi oltre la soglia. Atti del 6° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine", San Marino, 2002. Sempre di "riduzionismo" parla anche Giuseppe Scarso (Psichiatra, Psicoterapeuta ed analista adleriano, già Ricercatore confermato presso il Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Torino, nonché già Docente presso le Scuole di Specializzazione in Psichiatria e Psicologia Clinica e presso i Diplomi Universitari di Tecnica in Neurofisiologia e Tecnica in Fisioriabilitazione dell'Università di Torino), definendolo come "un certo tipo di impostazione scientifica che tende a ridurre il più complesso al più semplice, lo psichico al biologico, e nega l'esistenza di fenomeni cosiddetti paranormali (cioè forme di conoscenza che non passino attraverso i cinque sensi conosciuti) se non come manifestazioni patologiche", nella sua Relazione "Mistica ed esperienze di confine", sempre in "Eventi oltre la soglia. Atti del 6° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine", San Marino, 2002.
  9. ^ [1]
  10. ^ [2]
  11. ^ Jeffrey Long è un radiologo oncologico di riconosciuta fama, i cui interventi sono stati pubblicati su Newsweek e Wall Street Journal. Ha lavorato ai vertici della International Association for Near-Death Studies ed è coinvolto attivamente nella ricerca sulle esperienze pre-morte. Assieme alla moglie ha fondato la Near Death Experience Research Foundation, sul cui sito web http.//www.nderf.com migliaia di persone da tutto il mondo hanno condiviso le proprie esperienze di pre-morte.
  12. ^ Laureatosi in Psicologia presso l'Università di Edimburgo, ha conseguito l'abilitazione in Psicologia Clinica presso la Tavistock Clinic di Londra e il Dottorato a Edimburgo nel 1977. Trasferitosi in Svezia nel 1980, è stato Titolare della Cattedra di Psicologia presso l'Università di Gothenburg. Vincitore di vari premi e menzioni conferitegli dalle Istituzioni più prestigiose inglesi e svedesi (fra cui l'Università di Cambridge e il John Bjorkhem Fund) è autore di più di 60 pubblicazioni riguardanti la psicologia clinica]] e la parapsicologia]]. Nel 1994 ha presieduto il Convegno dell'Associazione di Parapsicologia, ed è stato uno dei coordinatori del Simposio sulla Parapsicologia organizzato, nel 1998, dalla Società Svedese per la Ricerca Psichica. E' stato co-direttore della "Rivista di Parapsicologia" ("Journal of Parapsychology"). Le critiche al "modello-Blackmore" si trovano nella Relazione "Il contributo della parapsicologia e della psicologia nella comprensione delle NDE", da lui tenuta nell'àmbito de "L'universo magico delle NDE", [["Atti del 4° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine", San Marino, 2000.
  13. ^ già cardiologo presso il Northside and Saint Josephs Hospitals, Atlanta, USA
  14. ^ [3]
  15. ^ Del resto non vi è certo solo lo studio della Holden; difatti, come riprova che una OBE da NDE con elevatissima percentuale di precisione non è quel che in generale si potrebbe rammentare dopo una rianimazione, esistono in proposito gli studi di controllo di Sabom e Sartori (cfr. M. Sabom, Dai confini della vita: un’indagine scientifica, Longanesi, Milano 1983; P. Sartori, A Prospective Study of NDEs in an Intensive Therapy Unit, in “Christian Parapsychologist”, 16, n. 2, 2004, pp. 34-40. I risultati di questo studio furono poi illustrati con ulteriori dettagli in P. Sartori, The Near-Death Experiences of Hospitalizaed Intensive Care Patients. A Five Year Clinical Study, Edwin Mellen Press, Lewiston, NY, 2008). Nell’indagine di Sabom sono stati intervistati 32 soggetti che avevano avuto un’NDE accompagnata da un’esperienza fuori dal corpo. La maggior parte di loro fu sottoposta a una rianimazione cardiopolmonare (CPR) mentre si trovava a un passo dalla morte. Lo studio di Sabom includeva anche un’intervista a 25 pazienti cardiopatici che non avevano avuto NDE durante le crisi cardiache; questi 25 pazienti fungevano da gruppo di controllo. A entrambi i gruppi fu chiesto di descrivere l’intervento di rianimazione che avevano ricevuto. Sabom scoprì che i soggetti che avevano avuto un’esperienza fuori dal corpo fornivano descrizioni molto più precise ed accurate rispetto a quelle del gruppo di controllo. In breve, gli esiti di questa indagine collimavano con le affermazioni di quanti avevano avuto un’NDE e dichiaravano di aver realmente assistito, da uno [[stato extracorporeo, alla loro rianimazione. Penny Sartori invece intervistò (2004) 15 persone che avevano avuto un’NDE e scoprì che 8 di loro avevano sperimentato un distacco dal corpo. Come Sabom, chiese a questi 8 soggetti di descrivere gli interventi di rianimazione cui erano stati sottoposti, e confrontò le loro risposte con quelle del gruppo di controllo (costituito da pazienti che erano stati rianimati, ma non avevano avuto un’OBE). Sartori scoprì che alcuni dei soggetti che avevano avuto un’NDE fornirono una testimonianza alquanto accurata di ciò che avevano osservato mentre si trovavano fuori dal corpo (per coloro che non ne furono in grado, questo potrebbe essere imputabile agli effetti sulla memoria dei sedativi somministrati loro dopo la rianimazione, anche se, come vedremo in seguito, quest'ipotesi non è molto convincente; non è escluso, piuttosto, che anche in condizioni di effettiva disincorporazione si possa avere una prospettiva non molto lucida, anche se ciò risulta infrequente). Il gruppo di controllo, al contrario, fu, invariabilmente, estremamente impreciso. Molti dei soggetti di questo gruppo riuscirono solo ad immaginare ciò che era successo o a descrivere gli interventi di rianimazione che avevano visto in TV, con ampio margine d’errore. Questo può dunque consentire di affermare che esiste una differenza sostanziale, tra un individuo che sperimenta un vissuto extracorporeo, ed uno morente che non lo sperimenta. E, per l’appunto, non c’è solo Janice Holden. Questi due studi, ad esempio, presentano 15 NDE seguite dalla verifica e dalla conferma delle osservazioni avvenute “in remoto”: E.W. Cook, B. Greyson e I. Stevenson, Do Any Near-Death Experiences Provide Evidence for the Survival of Human Personality After Death? Relevant Features and Illustrative Case Reports, in “Journal of Scientific Exploration”, 12, 1998, pp. 377-406, e E.W. Kelly, B. Greyson e I. Stevenson, Can Experiences Near Death Furnish Evidence of Life After Death?, in “Omega”, 40, n. 4, 1999-2000, pp. 513-19. Nello studio sulle OBE della NDERF ci sono ulteriori dieci casi specifici di questo genere. Ed è inutile dire che, in ognuno di essi, le osservazioni compiute durante la [[OBE risultavano totalmente realistiche. Del resto, le OBE che comportano osservazioni a notevole distanza dal corpo risultano realistiche quanto le OBE più frequenti, ovvero quelle in cui il punto d’osservazione è prossimo al corpo fisico. Un paio di esempi, il primo su d’un’osservazione da un luogo inaccessibile. La testimonianza riportata qui di seguito è quella di un medico indiano. Si era costruito una specie di telefono elettrico, ma qualcosa andò storto e rischiò di morire fulminato. L’uomo riuscì a vedere attraverso i muri di casa e vide suo padre avvicinarsi al suo corpo esanime. Riuscì perfino a vedere i dettagli delle tegole del tetto, molto in alto sopra il suo corpo. Vediamo cosa racconta: “Mi librai a circa tre metri dal suolo, poi mi fermai, restando sospeso vicino al tetto. Riuscivo a vedere da molto vicino – a pochi centimetri di distanza – le scritte impresse sulle tegole. Ogni lettera mi sembrava grandissima.” Evento verificato. In un altro caso, Bruce Greyson ha studiato il racconto di un uomo di nome Al Sullivan sulla sua esperienza di pre-morte durante un intervento di emergenza per l’impianto di un bypass coronarico. Sullivan ha dichiarato che, mentre osservava la scena dall’alto, ha visto il chirurgo piegare ripetutamente i gomiti. Sia il chirurgo sia il cardiologo di Sullivan hanno confermato a Greyson che il chirurgo in questione, prima di ogni intervento, ha in effetti l’insolita abitudine di flettere i gomiti dopo essersi lavato con cura le mani. Se veramente si volesse sostenere che la ketamina sia in grado di produrre effetti analoghi a questi durante uno stato d'incoscienza, nulla vieterebbe di supporre che la ketamina stessa (o l'ibogaina, del resto)inducesse un reale effetto di disincorporazione, con autonomia del quid autocosciente osservante dal suo proprio corpo fisico. Di sicuro non si può sostenere, al modo riduzionista, che la NDE sia il prodotto di una qualche attivazione ketamino-simile sul cervello, come risulterà chiaro dai casi di EEG piatto acclarato o monitorato, anche per tempi assai lunghi in caso di Deep hypothermic circulatory arrest.
  16. ^ (Mail ricevuta dal Professor Facco a chi scrive queste righe il 16 dic. 2014, alle h. 07:12)
  17. ^ In realtà esisterebbe anche una quinta ipotesi avanzata dal medico Julio Savi (Relazione "L'esperienza della morte nelle scritture Bahá'í", in "Ignoti sentieri della coscienza", Atti del 7° Congresso Internazionale di studi sulle esperienze di confine, San Marino, 2003), e cioè che, in quanto le esperienze di pre-morte delle vere e proprie esperienze mistiche, solo una minoranza di individui possiederebbe le caratteristiche tali per poterle esperire; ma quest'ipotesi sembra assai poco probabile, poiché la maggioranza dei soggetti che sperimentano un'NDE durante una crisi quasi mortale sono persone del tutto comuni, senza alcuna particolare virtù umana o vieppiù spirituale che dovrebbe renderle particolarmente predisposte per un'esperienza mistica.
  18. ^ (Stralcio del Prologo di Francesco Ingravalle, pubblicabile per gentile concessione delle Edizioni di Ar)
  19. ^ (Stralcio della Relazione tenuta dal Professor Vittorio Di Cesare in seno al Congresso “Visioni oltre il reale. Atti del 2° Congresso Internazionale di studi sulle esperienze di confine” - San Marino, 1998 -, pubblicabile per gentile concessione della Responsabile del Congresso, Dott.ssa Fulvia Cariglia)
  20. ^ (Affermazione contenuta nella Relazione "Voci dal passato, echi nel presente" tenuta dal Dottor Massimo Biondi in seno al Congresso “La luce e la rinascita. Atti del 5° Congresso Internazionale di studi sulle esperienze di confine” - San Marino, 2001 -, pubblicabile per gentile concessione della Responsabile del Congresso, Dott.ssa Fulvia Cariglia)
  21. ^ Plutarco, "Il demone di Socrate", Adelphi,1993)
  22. ^ Plutarco, 'frammento' 178, in "Frammenti. Testo greco. Traduzione italiana a fronte", D'auria M. Editore, 2010)
  23. ^ (Stralcio contenuto nella Relazione "Voci dal passato, echi nel presente" tenuta dal Dottor Massimo Biondi in seno al Congresso “La luce e la rinascita. Atti del 5° Congresso Internazionale di studi sulle esperienze di confine” - San Marino, 2001 -, pubblicabile per gentile concessione della Responsabile del Congresso, Dott.ssa Fulvia Cariglia)
  24. ^ (Stralcio contenuto nella Relazione "Voci dal passato, echi nel presente" tenuta dal Dottor Massimo Biondi in seno al Congresso “La luce e la rinascita. Atti del 5° Congresso Internazionale di studi sulle esperienze di confine” - San Marino, 2001 -, pubblicabile per gentile concessione della Responsabile del Congresso, Dott.ssa Fulvia Cariglia)
  25. ^ (Stralcio contenuto nella Relazione "Voci dal passato, echi nel presente" tenuta dal Dottor Massimo Biondi in seno al Congresso “La luce e la rinascita. Atti del 5° Congresso Internazionale di studi sulle esperienze di confine” - San Marino, 2001 -, pubblicabile per gentile concessione della Responsabile del Congresso, Dott.ssa Fulvia Cariglia)
  26. ^ “Una paziente, di cui non ho motivo di mettere in dubbio la credibilità e il rispetto per la verità, mi raccontò che il suo primo parto era stato assai difficile. Dopo doglie protrattesi inutilmente per trenta ore, il medico pensò bene di ricorrere al forcipe. Il ricorso al forcipe si svolse mentre la paziente era in stato di lieve narcosi, e provocò una notevole lacerazione al perineo e una cospicua emorragia. Quando il medico, la madre e il marito se ne furono andati e tutto fu messo in ordine, l’infermiera voleva andare a mangiare, e la paziente la vide ancora sulla porta in atto di domandare: 'Desidera ancora qualcosa prima ch’io vada a cena?' La paziente voleva rispondere, ma non ci riuscì più. Aveva la sensazione si star sprofondando attraverso il letto in un vuoto senza fondo. Notò ancora che l’infermiera si affrettava ad accostarsi e le afferrava la mano per sentirle il polso. Dal modo in cui le dita dell’infermiera si muovevano su e giù per il polso la paziente dedusse che evidentemente il polso si era fatto insensibile. Poiché essa si sentiva molto bene, la paura dell’infermiera la divertì. Quanto a lei, non provava assolutamente paura. Questa era l’ultima cosa che riusciva a ricordare di un periodo del quale non avrebbe saputo definire la durata. La sensazione successiva di cui ebbe coscienza fu che, senza alcuna sensazione del proprio corpo e della sua posizione, guardava in giù da un punto posto proprio sul soffitto della stanza e percepiva tutto ciò che accadeva sotto di lei nella camera: vedeva se stessa pallida come un cadavere, stesa a letto con gli occhi chiusi. Accanto al letto c’era l’infermiera. Il medico s’aggirava agitato su e giù per la stanza, le pareva che avesse perso la testa e non sapesse bene che fare. I parenti della paziente si fecero sulla porta. La madre e il marito entrarono e la guardarono spaventati. La paziente pensava: ma è proprio sciocco che pensino ch’io stia morendo. E’ chiaro che tornerò in me. Intanto sapeva che dietro di lei si trovava uno splendido paesaggio, una sorta di parco dai colori smaglianti, e in particolare un prato verde smeraldo con l’erba corta, che si stendeva su un pendio e al quale si accedeva attraverso una porta a grata che dava sul parco. Era primavera, e il prato era pieno di piccoli fiori variopinti che non aveva mai veduto prima. Un sole intensissimo illuminava la zona e tutti i colori avevano uno splendore indescrivibile. Il pendio era costeggiato da entrambi i lati da alberi color verde scuro. Il prato le faceva l’impressione di una radura nel bosco, dove l’uomo non aveva mai messo piede. 'Sapevo che era l’ingresso a un altro mondo, e che se mi fossi voltata per guardare direttamente la scena sarei stata tentata di varcare la porta e, quindi, di abbandonare la vita'. Non vide realmente questo paesaggio, poiché gli voltava le spalle, ma sapeva che c’era. Sentiva che niente le avrebbe impedito di varcare la soglia. Sapeva soltanto che sarebbe tornata nel suo corpo e non sarebbe morta. Per questo trovava sciocca e ingiustificata l’agitazione del medico e l’affanno dei parenti.” Stralcio pubblicabile per gentile concessione dell'Editore Bollati Boringhieri.
  27. ^ Dr. Raymond Moody
  28. ^ (Stralcio della Relazione tenuta dalla Dot.ssa Fulvia Cariglia in seno al Congresso “L'universo magico delle NDE. Atti del 4° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine” - San Marino, 2000 -, pubblicabile per gentile concessione della Responsabile del Congresso, Dott.ssa Fulvia Cariglia)
  29. ^ (dal suo Sito Internet “La Pagina degli Amputati”, 2011, ove il materiale non è protetto da Copyright e quindi liberamente accessibile)
  30. ^ http://www.resapubblica.it/medicina-salute/cosa-si-prova-a-morire-il-racconto-di-uninfermiera-della-terapia-intensiva/ La Sartori si rifà in particolare alle "esperienze di morte condivisa", una particolare variante delle "visioni al letto di morte" ("Death Bed Vision"), in cui un caro defunto viene ad accogliere un morente. Nel momento in cui questa figura viene vista anche da altre persone presente nella stanza, è chiaro che l'ipotesi allucinatoria non può più essere invocata. Già un lavoro basilare in questo senso era stato “Schegge di eternità. Un'indagine nelle esperienze di morte condivisa” (poi ripubblicato dalle Edizioni TEA nel 2013 col titolo “Schegge di eternità. Esperienze di condivisione nel passaggio da questa all'altra vita”) di Raymond A. Moody Jr con Paul Perry (edizione originale 2010, edizione italiana Editore Corbaccio, 2011). Riguardo comunque alle "visioni al letto di morte"("Death Bed Vision"), oltre ai classici di Sir William Fletcher Barrett "Visioni in punto di morte. Esperienze psichiche dei morenti" (edizione originale 1926, edizione italiana Edizioni Mediterranee, 1991) e del nostro Ernesto Bozzano "Le visioni dei morenti" (prima edizione 1947, ripubblicato dalle Edizioni del Gattopardo s.r.l. 1972), è da menzionare "Quello che videro... Nell'ora della morte. I risultati di una indagine su oltre 1000 esperienze in punto di morte" (edizione originale 1977, edizione italiana Armenia Editore, 1979), di Karlis Osis ed Erlendur Haraldsson, in cui i due psicologi dimostrano che le apparizioni si verificano con frequenza assai più alta quando sono presenti minori fattori di predisposizione allucinativa: l'esatto contrario, dunque, di quanto si sarebbe spontaneamente portati a pensare.
  31. ^ Albert J. Hebert S.M., I morti resuscitati, Edizioni Segno, 1998, p. 245
  32. ^ come per l'appunto dimostrato dal medico Claudio Pisani sul suo sito web "La Pagina degli Amputati"
  33. ^ Antonio Socci, Tornati dall'Aldilà, Rizzoli, 2014, p. 157
  34. ^ Albert J. Hebert S.M., opera citata, pp. 159-160
  35. ^ Antonio Socci, opera citata, p.160
  36. ^ Paola Giovetti, opera citata, p.147
  37. ^ Evelyn Elsaesser Valarino, "L'NDE negativa: il rovescio della medaglia o il lato nascosto di una bella esperienza?", da "La luce e la rinascita. Atti del 5° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine", San Marino, 2001.
  38. ^ Evelyn Elsaesser Valarino, "L'NDE negativa: il rovescio della medaglia o il lato nascosto di una bella esperienza?", da "La luce e la rinascita. Atti del 5° Congresso Internazionale di studi delle esperienze di confine", San Marino, 2001.
  39. ^ Ad una richiesta sul contenuto emotivo della NDE da tentato suicidio, 211 individui hanno ritenuto il contenuto della propria esperienza “interamente piacevole”, 13 individui lo hanno ritenuto “interamente angosciante”, 95 lo hanno ritenuto contemporaneamente “piacevole ed angosciante”, 27 individui lo hanno ritenuto “né piacevole né doloroso”. Successivamente in un nuovo campione di 12 persone, 4 hanno ritenuto l’esperienza “interamente piacevole”, 2 “interamente angosciante”, 5 “piacevole ed angosciante contemporaneamente”, 1 “né piacevole né dolorosa”. Da queste statistiche che la sensazione complessiva che si deriva è che vi sia fondamentalmente un sollievo per l’essersi disfatti del proprio corpo fisico e per l’essere sopravvissuti e per il trovarsi in questa nuova dimensione, ma nello stesso tempo che ci si renda conto di aver commesso un’azione “contro le regole”, e che questo crei un disagio più o meno esplicito e marcato. - http://www.nderf.org/Italian/
  40. ^ (cfr. Stanford Encyclopedia of Philosophy, Afterlife, http://plato.stanford.edu/entries/afterlife )
  41. ^ Questa è ad esempio la posizione tipica della Teosofia, Cfr. i testi di Arthur E. Powell
  42. ^ (cfr. Robert T. Carroll, Near-Death Experience (NDE), in The Skeptic’s Dictionary, http://www.skepdic.com/NDE.html )
  43. ^ (contributo alla stesura di queste righe tratto da “Esiste un posto bellissimo. L’aldilà nelle testimonianze di chi lo ha visto”, di Jeffrey Long con Paul Perry, edizione originale 2010, edizione italiana Arnoldo Mondadori Editore S.p.A. 2013; pubblicabile per gentile concessione della Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.)
  44. ^ a b c Near-death experience in survivors of cardiac arrest: a prospective study in the Netherlands. The Lancet, vol. 358 No. 9298 pp. 2039-2045
  45. ^ Greyson B., Incidence and correlates of near-death experiences in a cardiac care unit. Gen Hosp Psychiatry 2003;25:269-276.
  46. ^ Parnia S, Waller DG, Yeates R, Fenwick P., A qualitative and quantitative study of the incidence, features and aetiology of near death experiences in cardiac arrest survivors. Resuscitation 2001;48:149-156.
  47. ^ Eben Alexander.
  48. ^ http://www.repubblica.it/scienze/2012/10/09/news/sono_stato_in_paradiso_ecco_com_il_neuroscienziato_racconta_dopo_il_coma-44202072/?ref=HREC2-10 repubblica.it; http://www.corriere.it/salute/neuroscienze/12_ottobre_10/neurochirurgo-aldila-meningite_4975a086-12d8-11e2-9375-5d5e6dfabc1a.shtml corriere.it
  49. ^ (Le referenze di Robert G. Mays: detiene un Bachelor of Science in Chimica presso il Massachusetts Institute of Technology ed ha lavorato nello sviluppo di software a Eastman Kodak Company, e successivamente presso IBM Corporation per oltre 20 anni, dove ha raggiunto il livello di Senior Software Engineer. Alla IBM si è specializzato in processi di sviluppo del software, la qualità del software e la prevenzione dei difetti del software. E’ stato un co-destinatario del primo Corporate Quality Award di IBM nel 1991. Dopo aver lasciato IBM, ha insegnato Chimica al Liceo per diversi anni in diverse scuole Waldorf negli Stati Uniti ed ha tenuto Corsi Supplementari in Neuroscienze Mediche, Clinica Neurologica, Biomedicina per Immagini, Fondamenti di Neuroscienze; con la moglie Suzanne Mays studia i fenomeni legati alle esperienze di pre-morteNDE - da oltre 30 anni. Assieme si sono dedicati anche alla ricerca sulle esperienze di pre-morte condivisa - SDE - e sulle implicazioni di questa fenomenologia per la comprensione della coscienza e della funzione neurologica, in particolare riguardo ai fenomeni connessi con la componente OBE della NDE, soprattutto in inerenza alle percezioni veritiere durante NDE e SDE, e sulle interazioni apparenti durante un’NDE tra colui che sarà poi rianimato e la realtà fisica circostante; dunque si è occupato anche di verificare e confermare le specifiche percezioni veritiere durante un’NDE, come ad esempio quelle di George Ritchie; ha inoltre indagato sulla prova neurologica dell’autonomìa della "mente autocosciente" rispetto al cervello, sui meccanismi neurologici di interfaccia tra la "mente" ed il cervello, ed ha eseguito ricerche specifiche sugli arti fantasma, concentrandosi sulle interazioni percepibili “fisicamente” dai menomati.)
  50. ^ Intervista al medico olandese: (EN) http://www.youtube.com/all_comments?v=YOeLJCdHojU
  51. ^ L'articolo di van Lommel può essere consultato a: (EN) http://lkm.fri.uni-lj.si/xaigor/slo/znanclanki/neardeat.htm.
  52. ^ (EN) http://www.nderf.org/vonlommel_consciousness.htm
  53. ^ La replica di van Lommel in italiano: (EN) http://www.nderf.org/Italian/von_lommel_italian.htm
  54. ^ (Notizie tratte principalmente dallo studio originale apparso su “Resuscitation” http://www.resuscitationjournal.com/article/S0300-9572%2814%2900739-4/abstract, ma anche da “Results of world's largest Near Death Experiences study”, pubblicato dalla “University of Southampton”, qui: http://www.southampton.ac.uk/mediacentre/news/2014/oct/14_181.shtml; altre fonti saranno liberamente tratte dalla pagina “no profit” e di libero utilizzo “La pagina degli Amputati” del Dottor Claudio Pisani, e poi anche da http://mi-chael.blogspot.it/2012/02/nuove-sulle-esperienze-di-pre-morte.html; e poi: http://scienza.panorama.it/spazio/extremamente/Sam-Parnia-il-medico-che-fa-rivivere-i-morti Sam Parnia: il medico che fa rivivere i morti , http://www.dailymail.co.uk/health/article-2381442/Dr-Sam-Parnia-claims-corpses-soon-revived-24-hours-death.html Dr. Sam Parnia claims corpses soon revived 24 hours Death)
  55. ^ Speakers Sam Parnia Md. Phd. Mrcp.
  56. ^ La scienza e il paranormale: AWARE indagherà sulle NDE
  57. ^ Beyond the Mind Body Problem: the Human Consciousness Project, the AWARE study
  58. ^ I resuscitati: come si ritorna dalla morte clinica
  59. ^ Il professor Sam Parnia, della Stony Brook University School of Medicine: è possibile resuscitare un morto. Il libro Cancellare la morte: la scienza sta riscrivendo i confini tra la vita e la morte
  60. ^ http://www.blitzquotidiano.it/salute/sam-parnia-medico-new-york-cura-morti-li-fa-resuscitare-1555436/ Sam Parnia, il medico che cura i morti. E li fa “resuscitare”
  61. ^ http://www.resuscitationjournal.com/article/S0300-9572%2814%2900739-4/fulltext Da "Resuscitation", rivista ufficiale dell'European Resuscitation Council
  62. ^ http://www.repubblica.it/scienze/2014/10/07/news/consapevolezza_dopo_morte-97572231/?ref=HRLV-17 Da La Repubblica.it
  63. ^ (Notizie tratte principalmente dallo studio originale apparso su “Resuscitation”: http://www.resuscitationjournal.com/article/S0300-9572%2814%2900739-4/abstract , ma anche da “Results of world's largest Near Death Experiences study”, published of “University of Southampton”, qui: http://www.southampton.ac.uk/mediacentre/news/2014/oct/14_181.shtml)
  64. ^ Evelyn Elsaesser Valarino definisce l'NDE, a mio giudizio a ragione, "l'esperienza spirituale estrema dei nostri tempi".
  65. ^ http://www.horizonresearch.org/
  66. ^ http://www.southampton.ac.uk/mediacentre/news/2008/sep/08_165.shtml/
  67. ^ http://awareofaware.co/2014/10/27/phase-ii-of-the-aware-study-announced/
  68. ^ (Fonte: http://awareofaware.co/author/orsonw23/)]
  69. ^ (referenze di Charles Theodore Tart: psicologo, psicofisiologo e parapsicologo americano noto per il suo lavoro psicologico sulla natura della coscienza - in particolare gli stati alterati di coscienza -, per essere uno dei fondatori del campo della psicologia transpersonale, e per la sua ricerca in parapsicologia; verso la fine degli anni Sessanta, svolse studi sperimentali presso le Università americane della Virginia e di Davis in California, dove era Docente.)
  70. ^ http://www.psywww.com/asc/obe/missz.html]
  71. ^ (referenze: Emerito Professore di ingegneria elettronica, è stato Capo Dipartimento della City University di Londra. Per molti anni membro del Consiglio della Società per la Ricerca Psichica, ne ha ricoperto la carica di Presidente dal 1986 al 1992. Noto studioso di parapsicologia, ha avuto egli stesso svariate esperienze di OBE e sogni lucidi, fenomeni sui quali ha particolarmente indagato costituendo gruppi di sperimentazione. Autore di centinaia di articoli e libri in argomento, è stato divulgatore televisivo e radiofonico nel suo Paese.)
  72. ^ (stralcio gentilmente concesso dalle Edizioni Amrita)
  73. ^ Kenneth Ring, Sharon Cooper, “Near-Death and Out-of-Body-Experiences in the blind: a study of apparent eyeless vision”, Journal of Near Death Studies, volume 16, n°2, winter, Human Press Inc., 1997.
  74. ^ Kenneth Ring, Sharon Cooper, “Mindsight. Near-Death and Out-of-Body Experiences in the Blind, William James Center for Conscoioussness Studies at the Institute of Transpersonal Psychology”, 1999.
  75. ^ (Da notare, comunque, che la nota di Jean-Pierre Schnetzler fa riferimento al solo studio del 1999. In ogni modo, Ring e Cooper si spingono a sostenere che le visioni dei ciechi sono ancora più precise quando non sono terrestri, cioè quando si riferiscono alla fase francamente trascendentale dell'esperienza. Nello specifico, un caso di «ipervista» di un soggetto di questo studio merita di essere menzionato : «Stavo volteggiando sopra una barella in una delle stanze di emergenza dell’ospedale. Ho guardato giù alla barella, sapevo che il corpo avvolto nelle lenzuola era il mio, e non me ne importava niente. La stanza era molto più interessante del mio corpo. La prospettiva poi, era chiarissima. Potevo vedere ogni cosa. E intendo dire proprio tutto! Potevo vedere sopra la luce sul soffitto e le piastrelle del pavimento, contemporaneamente. Una visione sferica a trecentosessanta gradi, e non soltanto sferica. Dettagliata! Potevo vedere ogni singolo capello e il follicolo da cui ogni capello cresceva sulla testa dell’infermiera in piedi accanto alla barella. Al tempo stesso, sapevo esattamente il numero dei capelli che stavo guardando. Ho spostato l’attenzione : l’infermiera indossava calze bianche di nylon scintillanti. Ogni singolo scintillio e brillio si manifestava in un dettaglio incandescente, e ancora una volta, sapevo esattamente quante scintille erano.»)
  76. ^ David Scott Rogo, "La nuova parapsicologia", Edizioni Mediterranee,1997.
  77. ^ David Scott Rogo, "La mente fuori dal corpo", Armenia Editore, 1979.
  78. ^ (Stralcio della Relazione tenuta da Stefano Beverini in seno al Congresso “L'universo magico delle NDE. Atti del 4° Congresso Internazionale di studi sulle esperienze di confine” - San Marino, 2000 -, pubblicabile per gentile concessione della Responsabile del Congresso, Dott.ssa Fulvia Cariglia)
  79. ^ Professore di Neurochirurgia presso l'Università di Arizona, il Dottor Hamilton è stato eletto Fellow della American College of Surgeons nel 1994. Nel 1995, il Dottor Hamilton è stato promosso a Capo del Dipartimento di Neurochirurgia ed è divenuto il Presidente di tutto il Dipartimento di Chirurgia nel 1998. Attualmente ricopre la Cattedra di Ruolo in Neurochirurgia, nonché Cattedre aggiuntive nei Dipartimenti di Psicologia, Radioterapia Oncologica, e nella Scuola di Ingegneria Elettrica ed Informatica.
  80. ^ Mario Beauregard, PhD., è un neuroscienziato attualmente affiliato con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Arizona. Ha conseguito una Laurea in Psicologia ed un Dottorato in Neuroscienze presso l'Università di Montreal. Ha anche svolto Borse Post-Dottorato presso l'Università del "Texas Medical School" (Houston) e presso l'"Istituto Neurologico di Montreal" ("MNI"), "McGill University". Il Dr. Beauregard è autore di oltre 100 pubblicazioni (articoli, saggi, capitoli di libri) nel campo delle Neuroscienze, della Psicologia e della Psichiatria. E’ stato un precursore nell’utilizzare le neuroimmagini nelle neuroscienze per indagare le basi neurali del controllo volontario in relazione alle emozioni. In virtù della sua ricerca in neuroscienze della coscienza, è stato selezionato (nel 2000) dal "World Media Net" come uno dei "Cento Pionieri del 21° secolo". Inoltre, la sua ricerca innovativa sulla "neurobiologia delle esperienze spirituali" ha ricevuto copertura mediatica internazionale, e sul suo lavoro è stato prodotto un film-documentario ("The Mystical Brain", "Il cervello mistico", 2007). Il Dr. Beauregard è apparso in diversi programmi radio negli Stati Uniti, Canada, Europa, Asia ed Australia. La sua ricerca è apparsa in TV (Discovery Channel) ed in molti giornali e riviste specializzati, tra cui Nature, Science, The New Scientist, Scientific American Mind, e The Economist. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Joel F. Lubar Award (International Society for Neuronal Regulation, USA) e lo Spectrum Award (The Institutes for the Achievement of Human Potential, USA). Essendo anche un Autore, il Dottor Beauregard ha pubblicato "The Spiritual Brain" (Harper Collins, 2007) e "Brain Wars" (Harper Collins, 2012). In questi libri, egli dimostra che la mente e la coscienza sono molto più che l'attività delle cellule nervose nel cervello. Nel 2013, il Dr. Beauregard ha partecipato ad un dialogo con il Dalai Lama per quanto riguarda la scienza della mente (Melbourne, Australia). Ha inoltre partecipato a "What the BLEEP: Now What!?" , un sequel di "What the Bleep Do We Know!?" Collabora attivamente all’articolazione del nuovo paradigma scientifico post-materialista. Co-autore del "Manifesto per una scienza post-materialista", il Dr. Beauregard è anche l'Autore della "Theory of Psychelementarity" ("Teoria della Psicoelementarità") ed uno dei Fondatori della "Campaign for Open Science" ("Campagna per la Scienza Aperta").
  81. ^ "Ricordi, sogni, riflessioni" cap. X, BUR Saggi, Ed.2007
  82. ^ «L'aldilà esiste»: parola di neurochirurgo - Corriere.it
  83. ^ a b c d e Da www.near-death.com
  84. ^ Dal sito ufficiale
  85. ^ Da Internet Movie Database
  86. ^ Da www.near-death.com
  87. ^ Da LiberoQuotidiano.it
  88. ^ Antonio Socci su il Giornale
  89. ^ Da www.near-death.com
  90. ^ Dal sito dell'AIP (Associazione Italiana Psicologi e Psicoterapeuti Liberi Professionisti)
  91. ^ "Il sonno, il sogno e la morte", Relazione tenuta in "La luce e la rinascita. Atti del 5° Congresso Internazionale di studi sulle esperienze di confine", San Marino, 2001.