Utente:ValerioPublicola09/sandbox/ƒð

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Durante la spedizione ateniese in Sicilia ci furono cinque battaglie principali:

  • Battaglia di Siracusa (415 a.C.) [Tucidide: VI 64 - 70] ---> Terrestre (vitt. ateniese)
  • Seconda battaglia di Siracusa (estate 414 a.C.) [Tucidide: VI 96 - 100? ] --->
  • Prima battaglia navale di Siracusa (413 a.C.) [Tucidide: VII 22 - 24]? ---> Navale (vitt. ateniese) e terrestre ([SOLO NOMINATA IN VII 24] scon. ateniese) [UNICA VOCE]
  • Seconda battaglia navale di Siracusa (413 a.C.) [Tucidide: VII ?] --->?
  • Battaglia dell'Asinaro (413 a.C.) [Tucidide: VII 83 - 85] ---> Vittoria siracusana

Battaglia di Siracusa (415 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Battaglia di Siracusa
parte della guerra del Peloponneso
Data415 a.C.
LuogoSiracusa
EsitoVittoria ateniese
Schieramenti
Comandanti
SconosciutoNicia
Lamaco
Effettivi
1200 cavalieri siracusani
200 cavalieri di Gela
20 cavalieri e 50 arcieri Camarinesi [1]
6330 uomini di cui: 5000 opliti, 480 arcieri, 700 frombolieri, 120 truppe leggere e 30 cavalieri. 134 triremi e 130 navi da trasporto [2]
Perdite
260 uomini[3]50 uomini[3]
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La battaglia di Siracusa si svolse nel 415 a.C. e vide contrapposti i Siracusani, a cui erano accorsi in aiuto alcuni guerrieri: Selinuntini, Camarinesi e Gelesi, contro i soldati della spedizione ateniese guidati da Nicia e Lamaco.

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Spedizione ateniese in Sicilia.

Nel 415 a.C. gli Ateniesi, forti della loro posizione di egemonia in Grecia e degli alleati, organizzarono una spedizione navale volta a espandere il raggio di azione ateniese e guadagnare una posizione di preminenza anche in Sicilia.

Partiti dal Pireo, passati per Egina si diressero verso l'isola di Corcira dove si prepararono per l'ultima traversata[4]. La spedizione era in principio diretta verso Selinunte[5], alleata di Siracusa, che era entrata in contesa territoriale con Segesta, alleata di Atene; ma allo stesso scopo «l'assalto a Siracusa e Selinunte avrebbe suggellato l'impresa siciliana[6]».

I Siracusani, che subodoravano un azzardo simile contro di loro da parte degli ateniesi, indissero un'assemblea dove si decise di trovare un accordo di reciproca difesa tra tutti i Sicelioti, compresi i Cartaginesi, come specificato nel discorso di Ermocrate, e di arruolare il maggior numero di soldati possibile[7].

Lo stratagemma[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Tempio di Zeus (Siracusa).
Resti del tempio di Zeus Olimpio nei pressi di Siracusa.

Gli invasori, sbarcati già presso le mura della città, pensarono di partire col vantaggio dell'oscurità e prendere posto in un luogo più favorevole all'impresa, in modo che si potesse contenere l'impeto della cavalleria siracusana che pareva loro l'arma più temibile. Essendo venuti a conoscenza della topografia della città e dei luoghi a essa limitrofi tramite alcuni disertori, gli Ateniesi optarono allo spostamento del bivacco presso il tempio di Zeus Olimpio, a sud-ovest della città, perciò predisposero uno stratagemma che viene tramandato da Tucidide:

(GRC)

«πέμπουσιν ἄνδρα σφίσι μὲν πιστόν, τοῖς δὲ τῶν Συρακοσίων στρατηγοῖς τῇ δοκήσει οὐχ ἧσσον ἐπιτήδειον: ἦν δὲ Καταναῖος ὁ ἀνήρ, καὶ ἀπ᾽ ἀνδρῶν ἐκ τῆς Κατάνης ἥκειν ἔφη ὧν ἐκεῖνοι τὰ ὀνόματα ἐγίγνωσκον καὶ ἠπίσταντο ἐν τῇ πόλει ἔτι ὑπολοίπους ὄντας τῶν σφίσιν εὔνων. ἔλεγε δὲ τοὺς Ἀθηναίους αὐλίζεσθαι ἀπὸ τῶν ὅπλων ἐν τῇ πόλει, καὶ εἰ βούλονται ἐκεῖνοι πανδημεὶ ἐν ἡμέρᾳ ῥητῇ ἅμα ἕῳ ἐπὶ τὸ στράτευμα ἐλθεῖν, αὐτοὶ μὲν ἀποκλῄσειν τοὺς παρὰ σφίσι καὶ τὰς ναῦς ἐμπρήσειν, ἐκείνους δὲ ῥᾳδίως τὸ στράτευμα προσβαλόντας τῷ σταυρώματι αἱρήσειν: εἶναι δὲ ταῦτα τοὺς ξυνδράσοντας πολλοὺς Καταναίων καὶ ἡτοιμάσθαι ἤδη, ἀφ᾽ ὧν αὐτὸς ἥκειν.»

(IT)

«Spedirono a Siracusa un loro agente fidato, ma che passava per essere in amicizia altrettanto stretta con gli strateghi siracusani. Costui era un Catanese, e sosteneva d'essere in viaggio per conto di personaggi di Catania i cui nomi erano noti a Siracusa e che si sapeva esser rimasti in città, senza per questo venir meno ai propri principi politici di marca siracusana. Egli rivelava che gli Ateniesi bivaccavano ogni notte entro la cinta, lontani dal campo, quindi se volevano fissare un giorno e presentarsi all'alba con tutte le loro forze armate, per aggredire l'esercito, i suoi compatrioti si dicevano disposti a bloccare in città quanti Ateniesi vi si trovavano, incendiando allo stesso tempo la flotta. Sarebbe bastato ai Siracusani un semplice sforzo contro la palizzata per conquistare il campo. I Catanesi pronti a dare una mano erano parecchi, già in armi: lui in persona era un loro emissario.»

Svolgimento[modifica | modifica wikitesto]

L'esercito siracusano, passato all'offensiva come gli Ateniesi speravano, si accorsero ben presto del tranello teso loro dai nemici e ritornarono entro le mura della città temendo che con questo loro azzardo avessero potuto perdere Siracusa[8]. Gli Ateniesi nel frattempo si trincerarono presso il fiume Anapo e l'indomani si schierarono in formazione di battaglia:

  • Argivi e Mantineesi schierati sulla destra, gli Ateniesi al centro, a sinistra i restanti alleati; il tutto su una profondità di otto uomini.

I Siracusani si disposero invece in questo modo:

  • Gli opliti in ordine di sedici file, i cavalieri siracusani si misero presso il corno destro dell'esercito al cui fianco c'erano i giavellottisti; tra tutti i presenti la maggior parte era costituita da soldati siracusani e selinuntini[1].

Lo scontro si accese tra le truppe leggere e i frombolieri che ingaggiarono un combattimento a distanza. Entrambi gli schieramenti animati dall'amor patrio si mossero contro il nemico nel bel mezzo di una tempesta, dove tuoni e fulmini lasciavano adito a molti presagi. Il fianco destro dell'esercito difensore non riuscì a resistere sotto la pressione degli opliti argivi che accerchiarono lo schieramento siracusano e costrinsero l'esercito alla ritirata. Nonostante la disfatta un piccolo contingente si diresse verso il tempio di Zeus per portare in salvo i beni custoditi[9].

Gli Ateniesi ammassarono i cadaveri di entrambi gli schierarono e restituirono i corpi ai Siracusani: i caduti ammontarono a circa 310 uomini di cui 260 dell'esercito siracusano e 50 degli Ateniesi[3].

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Gli Ateniesi, appena giunti in Sicilia, battendo in questa battaglia i Siracusani, si assestarono nei territori limitrofi alla città. L'inverno, che era alle porte[10], favorì momentaneamente gli invasori che ebbero tutto il tempo per scegliere il luogo più favorevole nel quale stanziarsi. I Siracusani si resero conto di essere in pericolo, aspettandosi da un momento all'altro un nuovo attacco, si riunirono in assemblea. Ermocrate ne fu eletto capo e propose un piano difensivo che fu accolto favorevolmente da tutti i membri[10].

Seconda battaglia di Siracusa (414 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Seconda battaglia di Siracusa
parte della guerra del Peloponneso
Data414 a.C.
LuogoSiracusa
Schieramenti
Comandanti
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Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Svolgimento[modifica | modifica wikitesto]

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

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Prima battaglia navale di Siracusa (413 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Prima battaglia navale di Siracusa
parte della guerra del Peloponneso
Data413 a.C.
LuogoSiracusa (Porto Grande)
EsitoVittoria degli Ateniesi
Modifiche territorialiPerdita del Plemmirio
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
30 triremi allestite nel Porto Grande
45 triremi allestite nel Porto Piccolo;
60 triremi;
Perdite
11 triremiSconosciute
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Vicino a questa battaglia ce ne è un'altra (solo accennata in Tucidide, VII 24) terrestre, dove gli Ateniesi perdono le postazioni nel Plemmirio. Visto che è solamente un accenno, la unisco a quella principale di questa voce (quindi della prima battaglia navale).

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Svolgimento[modifica | modifica wikitesto]

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

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Seconda battaglia navale di Siracusa (413 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Battaglia di Siracusa
parte della spedizione ateniese in Sicilia
Data413 a.C.
LuogoSiracusa
Schieramenti
Comandanti
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Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Svolgimento[modifica | modifica wikitesto]

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

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Battaglia dell'Asinaro (413 a.C.)[modifica | modifica wikitesto]

Battaglia dell'Asinaro
parte della guerra del Peloponneso
La mappa mostra il percorso delle truppe ateniesi in fuga da Siracusa. Dopo la sconfitta a ovest della città, le truppe fuggirono verso sud. Dapprima furono annientate le truppe di Demostene e poi quelle di Nicia sul fiume Asinaro.
Data413 a.C.
LuogoAsinaro
EsitoVittoria siracusana
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
Sconosciuti25000 uomini[11]
Perdite
Sconosciute18000 morti[11]
7000 prigionieri[11]
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La battaglia dell'Asinaro o Assinaro si svolse nel 413 a.C. e vide contrapposti: i siracusani, a cui erano accorsi in aiuto i soldati spartani guidati Gilippo, contro le truppe ateniesi in fuga guidate da Nicia, presso il fiume Asinaro.

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Spedizione ateniese in Sicilia.

Nel 413 a.C., quando gli ateniesi cercarono di contrattaccare per aprire una breccia nelle mura difensive, furono pesantemente sconfitti dai difensori, a tal punto che la spedizione stette per ritirarsi. Senonché Nicia convinse i compagni strateghi, Demostene ed Eurimedonte, a restare e cercare di ritentare l'impresa fallita[12]. Una nuova sconfitta non si fece attendere, la flotta fu distrutta e l'esercito invasore decise di ritirarsi via terra con tutti e 40000 i soldati rimasti.[13]

I siracusani e gli alleati rincorsero l'esercito in rotta e lo costrinsero a dare battaglia pure in condizioni sfavorevoli. I sicelioti proposero a tutti i soldati ateniesi di arrendersi, senza essere resi schiavi o sudditi dei vincitori; seimila tra tutti i soldati si arresero e accettarono l'offerta a discapito di Nicia e degli strateghi ateniesi[14]. Gli strateghi inviarono delegati per ritrattare l'offerta e riprendere gli uomini fuggiti. I siracusani, però, non acconsentirono; 300 soldati disperati fuggirono[15][16].

Svolgimento[modifica | modifica wikitesto]

Gli ateniesi si diressero sempre più a sud, fino a raggiungere le sponde del fiume Asinaro dove, stremati, lottarono pur di riuscire a bere un po' d'acqua. I siracusani ne approfittarono e, appostati su un'altura, cominciarono a tirare dardi e giavellotti contro i nemici; nel frattempo, gli alleati peloponnesiaci li affrontarono, corpo a corpo, davanti alle sponde del fiume[3].

(GRC)

«καὶ τὸ ὕδωρ εὐθὺς διέφθαρτο, ἀλλ᾽ οὐδὲν ἧσσον ἐπίνετό τε ὁμοῦ τῷ πηλῷ ᾑματωμένον καὶ περιμάχητον ἦν τοῖς πολλοῖς.»

(IT)

«In breve l'acqua s'intorbidò e si corruppe, ma non venne meno la frenesia di berne, e più d'uno impugnò le armi contro un compagno, per raggiungere un sorso di quell'acqua dal sapore di fango, ed insieme di sangue.»

Nicia si arrese e i suoi uomini furono risparmiati, anche se le perdite furono innumerevoli[3].

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Il massacro avvenuto vicino alle sponde dell'Asinaro fu quello che sparse più sangue in tutta la spedizione in Sicilia, a detta di Tucidide[17]. Molti furono i prigionieri che finirono tra le mani dei siracusani; gran parte di questi fu posto nelle latomie, tra le quali la più famosa risulta essere quella dei Cappuccini, dove molti perirono dalla fatica e dalle insostenibili condizioni di lavoro[17]. Con questa sconfitta, la spedizione si sfaldò e i comandanti ateniesi Nicia e Demostene furono giustiziati[18].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Tucidide, VI 67
  2. ^ Tucidide, VI 43
  3. ^ a b c d e Tucidide, VI 71 Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "TUC" è stato definito più volte con contenuti diversi
  4. ^ Tucidide, VI 32
  5. ^ Tucidide, VI 47
  6. ^ Tucidide, VI 48
  7. ^ Tucidide, VI 33-40
  8. ^ Tucidide, VI 65
  9. ^ Tucidide, VI 69-70
  10. ^ a b Tucidide, VI 72
  11. ^ a b c Diodoro Siculo, XIII, 19
  12. ^ Tucidide, VII, 47
  13. ^ Tucidide, VII, 75
  14. ^ Tucidide, VII, 82
  15. ^ Tucidide, VII, 83
  16. ^ PlutarcoNicia, 27
  17. ^ a b Tucidide, VII, 87
  18. ^ PlutarcoNicia, 29

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]