Utente:Thecinic/prove

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Pagina delle prove[modifica | modifica wikitesto]

Aequum Tuticum era un antico insediamento dei Sanniti posto all'incrocio tra la via Traiana e la via Herculea. Raggiunse il suo massimo splendore nel II secolo a.C. come importante centro di collegamento e per questo anche come centro amministrativo. Il sito si trova in località La Starza, presso Ariano Irpino lungo la strada statale 90 che da Casalbore conduce a Foggia; i resti di Aequum Tuticum sono su una traversa di questa strada che conduce a Sant'Eleuterio.

Toponimo[modifica | modifica wikitesto]

Secondo alcuni "Aequum Tuticum" significa "campo" o "pianura grande"; "valle sede del Touto" - il centro sannita dove si amministrava la giustizia - secondo altri.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fondazione[modifica | modifica wikitesto]

Il mito[modifica | modifica wikitesto]

Lo storico Servio Mario Onorato, durante il regno dell'imperatore Onorio (393-423), narra delle origini leggendarie di Aequum Tuticum, che sarebbe stata fondata da Diomede, sbarcato sulle coste del Gargano dopo la distruzione di Troia, e che avrebbe poi fondando in seguito Maleventum (l'attuale Benevento) e Troia (in Puglia).

Della stessa leggenda narrano Solino, nel III secolo, e anche Virgilio, Orazio e Ovidio. Ma questa tradizione risale addirittura al IV secolo a.C., riferita dagli storici Timeo e Licofrone.

Le ipotesi storiche[modifica | modifica wikitesto]

Storicamente si ritiene che l'abitato di Aequum Tuticum venne fondato da un ramo dei Sanniti, gli Irpini.

La città in epoca romana[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso del II secolo a.C. fu conquistata dai Romani, assumendo una crescente importanza commerciale sempre per la sua posizione all'incrocio fra la via Appia Traiana e la via Herculea. Era la sede di una venerata statua della Venus Victrix, molto probabilmente collegata all'Afrodite Nicefora della leggendaria città sannita di Touxion.

Aequum Tuticum viene citata per la prima volta da Cicerone, che in una missiva indirizzata a Pomponio Attico la descriveva come «sosta obbligata verso l'Apulia e città di elevata condizione sociale in quanto fornita di ogni comodità».

Decadenza[modifica | modifica wikitesto]

Le invasioni barbariche, unite ad alcuni forti terremoti, ne determinarono il progressivo abbandono intorno al VI secolo. Le genti di Aequum Tuticum si spostarono così verso le alture di natura collinosa delle vicinanze, in maniera tale da avere un punto rialzato facilmente difendibile, e da cui si è sviluppata poi Ariano Irpino.

Archeologia[modifica | modifica wikitesto]

Scavi condotti nel corso degli anni Novanta del XX secolo hanno messo in luce alcune insule con edifici abitativi, attualmente chiusi in alcune aree recintate fra i campi. A pochi metri dagli scavi, in località Sant'Eleuterio, sotto alcune tettoie sono stati sistemati alcuni materiali come statue, basi onorarie e steli funerarie.



Alle prime popolazioni dell’Appennino seguirono gli Irpini, una tribù dei Sanniti che fondò poco lontano dall’insediamento della Starza, oggi quasi al confine con il comune di Castelfranco in Miscano, il centro di Aequum Tuticum, che verrà poi romanizzato durante la Terza Guerra Sannitica intorno al 300 a.C.. Aequum Tuticum si trovava in una posizione strategica rispetto alle vie di comunicazione dell’antichità in uno snodo tra Sannio, Campania, Apulia e Lucania, al centro dei traffici tra Tirreno ed Adriatico. In particolare, in epoca sannitica la cittadina era sorta sul tragitto del Tratturo Pescasseroli - Candela, assumendo probabilmente la funzione di stazione di sosta. La sua importanza crebbe con i romani, che la ersero a municipio, visto che proprio per Aequum Tuticum passava la via Aemilia, una diramazione della Appia diretta a Luceria.

Il periodo di massimo splendore, comunque, arriva nel tardo impero, quando diventa un punto di passaggio obbligato verso sud con la costruzione dell’Appia Traiana tra il I ed II secolo e la successiva via Herculia nel III secolo, che qui s’incrociano. La città viene citata per la prima volta da Cicerone che in una sua missiva a Pomponio Attico, scriveva proprio da Aequum Tuticum così dicendo: "sosta obbligata verso l’Apulia e città di elevata condizione sociale in quanto fornita di ogni comodità".[1]

Le vie di comunicazione[modifica | modifica wikitesto]

Tacciato delle vie Appia e Traiana.

Per dare un'idea di quanto fosse strategica la posizione di Aequum Tuticum durante l'età antica si fa di seguito menzione delle arterie che passavano nelle sue vicinanze.


Siti Archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Nel territorio di Ariano Irpino sono presenti due siti archeologici, entrambi localizzati a nord del centro cittadino a poca distanza l'uno dall'altro; si tratta dell'abitato neolitico della Starza e del centro romano di Aequum Tuticum. Molti dei reperti rinvenuti in queste aree a seguito degli scavi sono esposti nel Museo Archeologico comunale. In entrambi i casi gli scavi, condotti a più riprese nel corso dellla seconda metà del Novecento, sono attualmente sospesi. I siti non sono visitabili dal pubblico ed attualmente versano in uno stato di abbandono e degrado[2].

La Starza[modifica | modifica wikitesto]

Il sito archeologico della Starza si trova su una collina alle spalle dell’area PIP di Camporeale. In questa zona, situata tra il fiume Miscano ed i torrenti Cupido e La Starza, è stato rinvenuto un insediamento preistorico risalente al Neolitico Inferiore (VI secolo a.C.), fra i più antichi abitati neolitici nel Vecchio Continente e sicuramente il più antico della Campania.[3]

Gli scavi, avviati dalla Scuola Britannica di Roma tra il 1957 ed il 1962, poi proseguiti dalla locale Sovrintendenza, hanno portato alla luce un'area insediativa, localizzata sotto la cima della collina su una terrazza degradante verso il torrente La Starza. I reperti rinvenuti testimoniano un calo della vitalità del sito nel corso Neolitico medio e quello superiore, anche se questo continua ad essere occupato ininterrottamente durante l’età del Bronzo, quando il villaggio conosce una nuova fase di sviluppo che proseguirà fino all’abbandono a ridosso dell’età del Ferro (900 a.C.). Ad un’epoca immediatamente precedente l’abbandono, si fa risalire la fortificazione dell’insediamento attraverso l’erezione di una cinta muraria.

Tra i rinvenimenti più importanti si possono citare numerosi reperti in ceramica risalenti soprattutto all’età del Bronzo medio (XVI-XIV secolo a.C.), dapprima non ornati e successivamente incisi ed intagliati. A ciò si aggiunge un quartiere artigianale specializzato nella lavorazione dei metalli.[4]

Il sito si trova nei pressi di una cava di gesso aperta ben prima degli scavi ed ora in disuso. L’attività estrattiva, comunque, ha sicuramente portato alla distruzione di parte dell’area a metà del Novecento, quando ancora nessuno aveva intuito il suo valore archeologico.

Aequum Tuticum[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Aequum Tuticum.

Il sito archeologico di Aequum Tuticum si trova poco lontano da quello della Starza in località S. Eleuterio sulla piana di Camporeale. Scavi compiuti nel corso degli anni '90 hanno rivelato un’occupazione compresa tra il I secolo ed V secolo ed una successiva rioccupazione in età medievale nel corso del XII secolo. L'abitato, che si estendeva in direzione nord-sud, era attraversato dalla via Traiana, dall'Aurelia Aeclanensis, che collegava quest’ultima all’Appia e, successivamente, dalla via Herculea. Proprio a nord dell’area nei pressi del fiume Miscano, è stato individuato un tratto della via Traiana. Due aree sepolcrali, invece, sono venute alla luce a sud e ad ovest del sito, lungo il limite naturale del pianoro.[5]

Gli scavi hanno riportato in superficie strutture murarie e testimonianze di epoca romana come ceramiche, iscrizioni, steli funerarie e monete. Il complesso più antico risulta essere una struttura termale risalente al I secolo. L'ambiente centrale, il frigidarium, presenta un mosaico in tessere bianche e nere. A questo si aggiungono una serie di ambienti disposti a schiera del II secolo, probabilmente locali adibiti a magazzino o a bottega, al di sopra dei quali venne probabilmente eretta una villa nel corso del IV secolo, come testimonia il rinvenimento di un mosaico policromo.[6]

Il sito fu abbandonato alla fine dell’età antica, presumibilmente in concomitanza con le invasioni barbariche. Esistono, tuttavia, tracce di una sua rioccupazione in epoca medievale, quando le vecchie mura romane vennero inglobale in quelle di un edificio di nuovo centro.

Valle del Cervaro[modifica | modifica wikitesto]

Valle del Cervaro
StatiBandiera dell'Italia Italia
Regioni  Campania   Puglia
Province  Avellino   Foggia
Località principaliAriano Irpino (AV), Bovino (FG), Greci (AV), Montaguto (AV), Monteleone di Puglia (FG), Savignano Irpino (AV), Orsara di Puglia (FG), Panni (FG), Zungoli (AV).
Comunità montanadell'Ufita; Monti Dauni Meridionali
FiumeCervaro

La Valle del Cervaro, è situata tra l'Appennino Meridionale Campano ed il Subappennino Dauno, tra le province di Avellino e Foggia. La valle deve il suo nome all'omonimo fiume che l'attraversa. Questo nasce alle pendici del monte Monte Grossateglia (987 m s.l.m.) nel territorio di Monteleone di Puglia per poi sfociare, dopo aver attraversato la piana pugliese, nel Golfo di Manfredonia.

Il territorio della valle risulta particolarmente impervio nella parte bassa dove assume in molti tratti la forma di una stretta gola. Nella parte alta corre in direzione sudest - nord ovest sul confine tra Puglia e Campania fino a Savignano Irpino, nel cui territorio vira verso est assumendo da questo punto in poi direzione ovest - est per terminare tra i comuni di Bovino ed Orsara, dove il Subappennino Dauno digrada nella pianura pugliese.

Comprende i comuni di Ariano Irpino, Greci, Montaguto, Savignano Irpino e Zungoli nell'avellinese e quelli di Bovino, Monteleone di Puglia, Orsara di Puglia e Panni nel foggiano. I comuni della Valle del Cervaro che rientrano nell'avellinese, ad eccezione di Ariano Irpino, aderiscono tutti alla Comunità Montana dell'Ufita, mentre quelli del foggiano alla Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali.

L'alta valle del Cervaro si caratterizza per le vaste coltivazioni cerealicole, che nella parte bassa lasciano spazio a boschi e terreni incolti.

Tra la ferrara di Savignano ed il bosco di Difesa Grande Ruggiero II tenne le seconde Assise di Ariano.

La valle del Cervaro è in parte attraversata dalla ss 90 dell Puglie.


Cervaro Cervaro Cervaro Cervaro Cervaro Cervaro

Note[modifica | modifica wikitesto]