Convivio

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Il Convivio è un'opera composta da Dante durante l'esilio, più precisamente tra il 1304 e il 1307. Il termine "convivio" deriva dal latino convivium e significa "banchetto".

Lo scopo di questo trattato, scritto in [volgare] fiorentino, era di offrire un "banchetto di sapienza" a tutti coloro che non conoscevano il latino nei tempi di Dante (1265 - 1321); esso doveva infatti contenere tutto lo scibile umano. Di fatto tratta argomenti politici, filosofici o d'amore, che solitamente venivano affrontati in latino.

Con il Convivio Dante tenta di dimostrare la propria dottrina e di difendersi dalle accuse dei concittadini che l'avevano condannato all'esilio. L'opera doveva essere composta da 15 trattati, ma Dante ne porta a compimento solo quattro, per darsi successivamente alla Divina Commedia.

Sebbene venga ripreso lo schema della Vita Nova, si può notare come la prosa utilizzata nel Convivio sia una prosa molto diversa da quella lirica utilizzata nell'opera di inno a Beatrice; essa è infatti una prosa logica, costruita per il ragionamento.

Contenuto

I Trattato

Il primo trattato ha funzione di proemio. Non essendo quindi commento di nessuna poesia, è autonomo; in esso Dante esprime infatti le ragioni e gli scopi dell'intera opera. L'opera, pur essendo scritta in volgare, non è da considerarsi di tipo divulgativo popolare, ma di esaltazione di una lingua; tende a sottolineare infatti l'azione già intrapresa con il De vulgari eloquentia.

II Trattato

Nel II trattato viene commentata la canzone "Voi che'ntendendo il terzo ciel movete". Il commento vero e proprio è preceduto da un'introduzione di carattere generale sui criteri seguiti dall'autore nell'interpretazione; secondo il poeta la scrittura ha quattro sensi: letterale, allegorico, morale ed anagogico. Dante passa quindi ad analizzare la canzone preposta al trattato, fornendo innanzi tutto i dati anche strettamente biografici necessari alla spiegazione letterale di essa; in tal modo il Convivio accoglie al proprio interno la materia della Vita Nova riattualizzandola e reinterpretandola: Dante informa che dopo la morte di Beatrice egli cercò di consolarsi con lo studio della filosofia, in particolare aiutato dalla lettura di Severino Boezio e di Cicerone. Su questa base, l'interpretazione allegorica della canzone permette di fare della "donna gentile", di cui hanno già narrato i capitoli XXXV-XXXIX della Vita Nova, la rappresentante della filosofia. Fu essa appunto, con il suo amore, a consolare Dante per la scomparsa di Beatrice.

III Trattato

Il III trattato è un elogio alla sapienza, la quale è per Dante la somma perfezione dell'uomo. In questo trattato vengono affrontati argomenti filosofici, argomenti per i quali si era appassionato dopo la morte di Beatrice con la lettura del De consolatione philosophiae di Boezio. L'amore nobile cantato dal sommo poeta nel trattato non è altro che un'allegoria dell'amore per la materia (filosofia). Inoltre viene trattata la canzone "Amor che ne la mente mi ragiona".

IV Trattato

Nel IV trattato, ovvero l'ultimo, si affronta il problema morale della nobiltà, trattando la canzone "Le dolci rime d’amor ch’io solia"; a quel tempo infatti vi erano due grandi schieramenti opposti: quelli che credevano nella nobiltà di sangue e quelli che credevano invece in quella spirituale (di cui Dante faceva parte).

Stile

Dante, nel Convivio pronuncia la prima difesa del volgare, ritenuto superiore al latino quanto a bellezza e nobiltà. La prosa del Convivio raggiunge una solidità sintattica, un equilibrio compositivo ed una chiarezza espositiva non inferiori a quelle tramandate dal latino. Dunque Dante fonda la prosa filosofica in volgare in cui frequenti sono gli usi di metafore e similitudini, attraverso cui l'autore conferisce concretezza ed evidenza alle proprie rappresentazioni, anche a quelle più squisitamente teoriche. I tre temi fondamentali del Convivio sono quindi: la difesa del volgare, l'esaltazione della filosofia, la discussione intorno all'essenza della nobiltà, cui si riconnette la proposta della monarchia universale rappresentata dall'impero e dalla tradizione romana.

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