Lucania

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La regione storica secondo The Historical Atlas

La Lucania è una regione storica dell'Italia antica e corrisponde al territorio delle genti italiche di lingua osca denominate Lucani, che vi si stanziarono a partire dal V secolo a.C.

Toponimo[modifica | modifica wikitesto]

Esistono varie ipotesi sull'origine del toponimo Lucania:

  • da un ipotetico eroe eponimo Lucus che avrebbe dato nome inizialmente ai Lucani (popolazione osco-sabellica proveniente dall'Italia Centrale) e solo indirettamente alla regione;
  • dal termine greco λευκός leukòs ("bianco, brillante, chiaro"), affine al latino lux ("luce") e riconducibile alla radice protoindoeuropea *leuk-. Una leggenda vuole che il nome fosse dato da un popolo diretto verso Sud, una volta giunto in una terra dalla quale si vedeva sorgere il Sole, e che il nome Lucania indicasse quindi "terra della luce". In greco la regione si chiama Λευκανία, Leukanìa.
  • dal termine latino lucus ("bosco sacro");
  • dai Lyki, popolazioni provenienti dall'Anatolia che si sarebbero stabiliti nella valle del fiume Basento;
  • dal termine greco λύκος lýkos ("lupo"); se così fosse l'etimologia sarebbe del tutto analoga a quella della tribù degli Irpini (stanziata immediatamente a nord dei Lucani), il cui etnonimo deriva dall'osco «hirpos» che significava ugualmente "lupo"[1].

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La regione comprendeva quasi tutta l'odierna Basilicata, con l'esclusione della zona settentrionale del Vulture-Melfese e della zona più nord-orientale oltre il fiume Bradano, dove si trova Matera, ma con l'aggiunta a ovest del Cilento e del Vallo di Diano, oggi in Campania, e a sud-ovest del fiume Lao, oggi in Calabria.

Essa si estendeva dal mar Tirreno fino al golfo di Taranto. Comprendeva quindi: a nord-ovest, la parte centro-meridionale della moderna provincia di Salerno, con gli attuali Cilento e Vallo di Diano; a sud, la parte nordorientale oggi dell'odierna Calabria settentrionale, da Castrovillari a Sibari.

I limiti precisi erano: la valle del Sele a nord-ovest, che la separava dal Sannio irpino; la valle del Bradano a est-sud-est, che la separava dall'Apulia; i due fiumi Lao e Crati, che a sud-sud-ovest la separavano dal Bruzio. Quasi tutto il territorio era occupato dall'Appennino e a nord era delimitato dalla catena dei monti Alburni; comprendeva il golfo di Policastro fino alle vette del Monte Sirino e del Pollino, oltrepassati i quali si arrivava alla foce del Lao. Verso est le montagne digradavano in altipiani fino a giungere alla piana di Metaponto e al golfo di Taranto.

Spiega il geografo greco Strabone:

«Antioco, nella sua opera Sull'Italìa, dice che la suddetta regione si chiamava Italia e che su essa verteva la sua trattazione: prima, però, era chiamata Enotria. Egli ne dà come confine dalla parte del Mar Tirreno lo stesso che abbiamo indicato anche per la Lucania, vale a dire il fiume Lao; dalla parte del mar di Sicilia, Metaponto. Considera esterna all'Italìa la regione tarantina, contigua a Metaponto, chiamando i suoi abitanti Iapigi. [...] in seguito, sempre secondo Antioco, il nome di Italìa così come quello degli Enotri si estese fino al territorio di Metaponto e alla Siritide. [...] La Lucania, dunque, è situata fra la costa del mar Tirreno e quella del mar di Sicilia: sulla prima si estende dal Sele al Lao, sulla seconda da Metaponto a Turi; sul continente essa si estende dalla terra dei Sanniti fino all'istmo che va da Turi a Cerilli, vicino a Lao: l'istmo misura 300 stadi [55,5 km].»

Questa divisione venne mantenuta nel corso dell'età augustea, quando questo territorio, insieme con l'attuale nord della Calabria, venne inserito nella Regio III Lucania et Bruttii, brevemente descritta da Plinio il Vecchio:

(LA)

«A Silero regio tertia et ager Lucanus Bruttiusque incipit [...]. Flumen Laus fuit et oppidum eodem nomine, ab eo Bruttium litus [...]. Est inter Sirim et Acirim Heraclea, aliquando Siris vocitata, flumina Talandrum, Casuentum, oppidum Metapontum, quo tertia Italiae regio finitur. Mediterranei Bruttiorum Aprustani tantum; Lucanorum autem [...]. Praeterea interisse Thebas Lucanas Cato auctor est, et Pandosiam Lucanorum urbem fuisse Theopompus, in qua Alexander Epirotes occubuerit.»

(IT)

«Dal Sele parte la III regione e comincia il territorio di Lucania e Bruzio [...]. Il fiume Lao è omonimo di una città: da esso comincia la costa del Bruzio. [...] Tra il fiume Sinni e l'Agri c'è Eraclea, a volte chiamata Siri. Ai fiumi Acalandro e Casuento e alla città di Metaponto termina la III regione d'Italia. Sono mediterranei, tra i popoli bruzi, solo gli Aprustani, tra i Lucani solo gli abitanti di Atena [...] Tra l'altro, sappiamo da Catone che è scomparsa Tebe di Lucania, da Teopompo che scomparve Pandosia, nella quale morì Alessandro d'Epiro

Questa antica regione era conosciuta dagli antichi popoli per i suoi fittissimi ed estesi boschi, i quali furono sfruttati sia dai Romani sia dagli altri popoli che conquistarono queste terre.

Città principali della Lucania classica erano, a est, Metapontum (Metaponto), Eraclea e precedentemente Siri, mentre, sul litorale a ovest, sorgeva Posidonia, dai romani ribattezzata Paestum; delle città dell'entroterra le più importanti erano Potentia (Potenza), Bantia (Banzi), Acheruntia (Acerenza), Grumentum, Muranum (Morano Calabro), Atina (Atena Lucana), Strapellum, Popilii, Tegianum (Teggiano), Santia (Sanza), Buxentum (Policastro Bussentino), Pandosia, Cosilinum (Padula), Eburi e Volcei.

Vi è, inoltre, in località "Civita", nel territorio di Tricarico, una grande città della quale non ci è pervenuto il nome, che si sarebbe sviluppata tra il IV e il I a.C., su un pianoro esteso circa 42 ettari, circondato da mura di fortificazione e la cui importanza è data proprio dalla estensione, ben superiore a tutti i siti finora noti.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della Basilicata.

Il periodo classico ed ellenistico[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Lucani e Magna Grecia.

A partire dalla colonizzazione greca, mentre i litorali, da entrambi i lati, erano occupati dalle loro colonie, che senza dubbio successivamente hanno esteso la loro influenza anche all'interno, l'entroterra era occupato dagli Enotri. Più in particolare, i Lucani, popolo italico di lingua osca, si insediarono nell'area nel V secolo a.C. Sappiamo da Strabone[2] che gli antichi Lucani ebbero una costituzione democratica, salvo in tempo di guerra, quando un dittatore veniva scelto tra i magistrati normali. Alcune iscrizioni in lingua osca sopravvissero principalmente nei caratteri greci su alcune monete, a partire dal IV o III secolo a.C.

Proprio all'inizio del IV secolo a.C., queste tribù, coalizzate in federazione, si espansero verso sud-ovest, nell'attuale Calabria, dove vennero in conflitto con gli italioti della Magna Grecia, in particolare con Siracusa, che riuscì a dividere i Lucani e a sbarrare loro il passoː l'espansionismo lucano si volse, allora, verso est, dove si scontrò con Taranto.

La dominazione romana[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerre pirriche, Guerre sannitiche e Guerra sociale.
Le regioni augustee nell'Italia meridionale

In effetti, una vera e propria connotazione regionale della Lucania fu data solo a partire dal III secolo a.C. dai Romani[3], la cui ingerenza interruppe il lungo periodo di stabilità vissuto dalla Lucania, tanto che la regione fu attraversata dalle Guerre sannitiche e dalle Guerre pirriche contro la potenza in ascesa di Roma, che riuscì infine a sottometterla nel 275 a.C. I Lucani, insieme con i Sanniti loro affini, si ribellarono nuovamente al dominio romano con la Guerra sociale (9088 a.C.), che portò i popoli della Lucania al declino completo.

In questo periodo, infatti, Strabone parla[4] dello svuotamento delle città greche del litorale e dell'affermazione della malaria nelle pianure e nelle valli, mentre le poche città dell'entroterra non avevano nessuna importanza.

Durante l'impero di Augusto la Lucania fu unita al distretto dei Bruzi per costituire la Regio III Lucania et Bruttii e, in seguito, fu attraversata dalle grandi direttrici delle vie consolari, ossia via Popilia, via Herculia e via Appia.

Il Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Lucania (thema), Ducato di Benevento e Ducato di Calabria.

Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente la Lucania entrò a far parte dei domini longobardi del ducato di Benevento.

Dal 968, con il dominio bizantino, venne creato il thema di Lucania con capitale Tursikon[5]. Il thema venne inquadrato all'interno del catepanato d'Italia assieme al thema di Langobardia e al thema di Calabria[5].

Successivamente, con l'arrivo dei Normanni, il thema scomparve e venne proclamato, nel 1059, il Ducato di Puglia e Calabria, con capitale dapprima Melfi, poi Salerno e infine, dopo la proclamazione del Regno di Sicilia, Palermo. Sotto il dominio normanno e con lo spostamento della capitale del ducato l'antica Lucania scomparve e il giustizierato prese il nome attuale, Basilicata, perdendo i territori della Campania meridionale ma acquisendo altri come la zona del Vulture e la restante parte dell'attuale provincia di Matera[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Carlo D'Adamo, I sardi nella guerra di Troia, Quaderni dell'Associazione culturale Insieme per conoscere, vol. 1, Gherli, 2007, p. 55, ISBN 9788890102820.
  2. ^ Luigi Pareti, Storia della regione lucano-bruzzia nell'antichità, p. 223.
  3. ^ Lucilla De Lachenal, Da Leukania a Lucania, p. 108.
  4. ^ Domenico Musti, Strabone e la Magna Grecia: Città e popoli dell'Italia antica, p. 117.
  5. ^ a b Adele Cilento, Bisanzio in Sicilia e nel sud dell'Italia, pp. 65-66.
  6. ^ Antonio Canino, Basilicata, Calabria, Torino, Touring Editore, 1980, p. 120.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Domenico Musti, Strabone e la Magna Grecia: Città e popoli dell'Italia antica, Esedra, 1988.
  • Lucilla De Lachenal, Da Leukania a Lucania: la Lucania centro-orientale fra Pirro e i Giulio-Claudii, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 1993.
  • Istituto di studi romani, Italia romana, Istituto di studi romani, 1948.
  • Adele Cilento, Bisanzio in Sicilia e nel sud dell'Italia, Udine, Magnus Edizioni SpA, 2005, ISBN 88-7057-196-3.

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