Diocesi di Trieste

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Diocesi di Trieste
Dioecesis Tergestina
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Gorizia
Regione ecclesiasticaTriveneto
 
Stemma della diocesi Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoEnrico Trevisi
Vicario generaleMarino Trevisini
Vescovi emeritiarcivescovo Giampaolo Crepaldi
Presbiteri143, di cui 102 secolari e 41 regolari
1 491 battezzati per presbitero
Religiosi46 uomini, 87 donne
Diaconi16 permanenti
 
Abitanti237 000
Battezzati213 250 (90,0% del totale)
StatoItalia
Superficie134 km²
Parrocchie60 (8 vicariati)
 
ErezioneVI secolo
Ritoromano
CattedraleSan Giusto
Santi patronisan Giusto
IndirizzoVia Cavana 16, 34124 Trieste, Italia
Sito webwww.diocesi.trieste.it
Dati dall'Annuario pontificio 2023 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Il santuario di Santa Maria Maggiore a Trieste
La chiesa di Sant'Antonio Taumaturgo a Trieste
La basilica santuario di Santa Maria Assunta in Muggia Vecchia
L'antica chiesa di Sant'Ulderico della Pieve vescovile di San Dorligo della Valle.

La diocesi di Trieste (in latino Dioecesis Tergestina) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Gorizia appartenente alla regione ecclesiastica Triveneto. Nel 2022 contava 213 250 battezzati su 237 000 abitanti. È retta dal vescovo Enrico Trevisi.

La diocesi comprende i comuni di Trieste, Muggia, San Dorligo della Valle e Monrupino. Gran parte dei comuni di Duino-Aurisina[1] e di Sgonico,[2] nonostante questi siano compresi nella provincia di Trieste, appartiene all'arcidiocesi di Gorizia.

Sede vescovile è la città di Trieste, dove si trova la cattedrale di San Giusto.

Parrocchie e decanati

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Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Trieste.

Il territorio è suddiviso in 60 parrocchie, raggruppate in 8 decanati:

Trieste divenne sede episcopale verso la fine del VI secolo: primo vescovo documentato è Frugifero, che fu vescovo tergestino all'epoca dell'imperatore Giustiniano I, e più precisamente tra il 542 e il 565. Inizialmente era suffraganea del patriarcato di Aquileia; ma all'epoca dello scisma dei Tre Capitoli (579), avendo aderito allo scisma entrò a far parte della giurisdizione del patriarcato di Grado. Il vescovo Firmino abiurò lo scisma e per questo motivo ricevette delle lettere di lode e di approvazione da parte di Gregorio Magno.

Tra il tardo impero e l'alto medioevo il territorio diocesano si ridusse per l'erezione delle diocesi di Cittanova, di Pedena e di Capodistria.

A partire dall'anno 948 i vescovi ottennero il potere temporale dal re Lotario II che concesse l'indipendenza della diocesi dalla corona, per il territorio fino a tre miglia fuori dalle mura cittadine; vi rinunceranno formalmente nel 1236, anche se le lotte con il comune continueranno nel corso del Trecento.

Lo stesso argomento in dettaglio: Dominio vescovile a Trieste.

Nel 1180 il patriarca di Grado rinunciò alla giurisdizione metropolitica sulle sedi istriane e giuliane, e così Trieste divenne nuovamente suffraganea del patriarcato di Aquileia.

Il vescovo Ulrico De Portis (metà del XIII secolo) vendette al comune di Trieste il diritto all'elezione dei giudici, il diritto alla decima ed il diritto di battere moneta. Alla fine del secolo il vescovo Brissa de Toppo concluse il periodo del potere temporale dei vescovi vendendo per 200 pezzi d'argento i rimanenti diritti politici.

Si deve al vescovo Rodolfo Morandino de Castello Rebecco (1304-1320) la costruzione della chiesa capitolina di san Giusto.

Per tutto il Medioevo il diritto di elezione del vescovo spetta al capitolo della cattedrale; nel 1459 il diritto di elezione viene conferito all'imperatore.

Nel Cinquecento a Trieste si diffusero le idee del luteranesimo, ma dopo il concilio di Trento la diocesi rientrò pienamente nell'ortodossia cattolica, grazie all'opera del vescovo Nicolò Coret (1575-1591), temibile avversario dei luterani, e all'apostolato dei Cappuccini e dei Gesuiti, presenti rispettivamente dal 1617 e dal 1619.

Nel 1719 Trieste divenne porto franco e conobbe una rapida crescita con l'insediamento di fedeli di molte religioni.

In seguito alla soppressione del patriarcato di Aquileia del 1751, divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Gorizia.

Nel 1784 la diocesi di Trieste subì numerose cessioni territoriali allo scopo di farne coincidere il territorio con i confini politici. Porzioni del territorio diocesano triestino passarono alle diocesi di Cittanova, di Capodistria, di Parenzo e di Lubiana; d'altro canto incorporò porzioni dell'Istria che appartenevano alle diocesi di Parenzo e Pola e la gola di Prosecco, che apparteneva all'arcidiocesi di Gorizia.

L'8 marzo 1788 la diocesi fu soppressa in virtù della bolla Super specula di papa Pio VI ed il suo territorio incorporato in quello di Gradisca, eretta il 19 agosto dello stesso anno. Tuttavia, dopo soli tre anni, il 12 settembre 1791 fu ripristinata con la bolla Ad supremum del medesimo pontefice e resa suffraganea dell'arcidiocesi di Lubiana; la diocesi di Pedena, anch'essa soppressa nel 1788, rimase incorporata nel territorio triestino. Il 19 agosto 1807 divenne immediatamente soggetta alla Santa Sede.

Il 30 giugno 1828 in virtù della bolla Locum beati Petri di papa Leone XII le diocesi di Trieste e di Capodistria furono unite aeque principaliter; contestualmente fu soppressa la diocesi di Cittanova ed incorporata in quella di Trieste, che acquisì anche 11 parrocchie appartenute alla diocesi di Parenzo e 1 alla diocesi di Gorizia (Prosecco). Due anni dopo, il 27 luglio 1830, divenne nuovamente suffraganea dell'arcidiocesi di Gorizia per effetto della bolla Insuper eminenti Apostolicae dignitatis di papa Pio VIII.

Dal 1867 fino al collasso dell'impero austro-ungarico i vescovi di Trieste sedettero come membri della Camera dei signori d'Austria, il senato imperiale.

Nel 1919 il vescovo Andrej Karlin, sloveno, si dimise a seguito di un'aggressione da parte di un gruppo di irredentisti. Nello stesso anno sulla cattedra triestina siederà un vescovo italiano, Angelo Bartolomasi, dopo quasi novant'anni di episcopati sloveni, tedeschi e croati.

Il 25 aprile 1925 cedette una porzione di territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Fiume; un'altra porzione di territorio fu ceduta a Fiume nel 1934. In compenso, il 20 febbraio 1932 in seguito alla bolla Quo Christi fideles di papa Pio XI incorporò il decanato di Postumia, che era appartenuto alla diocesi di Lubiana.

Il vescovo Luigi Fogar, per la sua opposizione al regime fascista, dovette dare le dimissioni nel 1936.

Dopo la seconda guerra mondiale, a seguito del trattato di pace del 10 febbraio 1947, una larga parte del territorio diocesano si venne a trovare in territorio jugoslavo; le zone in territorio sloveno e in territorio croato furono perciò affidate a due amministratori apostolici ad nutum Sanctae Sedis.

Nel difficile e teso clima del dopoguerra il vescovo Antonio Santin subì una violenta aggressione a Capodistria nel giugno del 1947;[3] la Congregazione Concistoriale dovette intervenire ufficialmente ricordando che a norma del diritto canonico coloro che commettevano queste violenze sarebbero incorsi nella scomunica.[4]

Nel 1958 la diocesi di Trieste si ampliò con l'acquisizione di piccole porzioni di territorio dall'arcidiocesi di Gorizia.[5]

Il 17 ottobre 1977, due anni dopo il trattato di Osimo, in forza della bolla Prioribus saeculi di papa Paolo VI, le diocesi di Trieste e di Capodistria furono separate e rese autonome; contestualmente vennero introdotte delle modifiche territoriali per far coincidere i territori delle due diocesi con quelli degli Stati.

Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Persone legate alla diocesi

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Santi e beati della diocesi

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La diocesi nel 2022 su una popolazione di 237 000 persone contava 213 250 battezzati, corrispondenti al 90,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 370 000 380 000 97,4 230 165 65 1 608 90 510 59
1970 300 000 310 000 96,8 262 187 75 1 145 98 571 53
1980 273 500 284 700 96,1 233 150 83 1 173 102 565 56
1990 247 500 253 346 97,7 213 137 76 1 161 4 90 331 60
1999 219 715 237 289 92,6 174 112 62 1 262 6 71 245 60
2000 242 000 251 500 96,2 184 119 65 1 315 7 76 245 60
2001 217 818 236 253 92,2 180 120 60 1 210 8 75 263 61
2002 217 818 236 253 92,2 159 110 49 1 369 10 63 186 61
2003 217 818 236 253 92,2 180 115 65 1 210 9 76 166 61
2004 219 000 243 903 89,8 166 106 60 1 319 10 66 182 60
2010 221 700 241 800 91,7 132 83 49 1 679 15 58 174 60
2014 223 300 243 400 91,7 151 94 57 1 478 17 63 139 59
2017 230 000 241 800 95,1 175 114 61 1 314 15 69 126 60
2020 217 585 241 900 89,9 175 126 49 1 243 15 55 110 60
2022 213 250 237 000 90,0 143 102 41 1 491 16 46 87 60
  1. ^ Alcune vie della località Aurisina Santa Croce fanno parte della diocesi di Trieste e sono divise tra la parrocchia dell'Invenzione della Santa Croce e quella dei Santi Quirico e Giulitta.
  2. ^ Le frazioni di Borgo Grotta Gigante, Devincina, Prosecco Stazione e Gabrovizza sono comprese nella diocesi di Trieste e, più precisamente, nella parrocchia di Prosecco (decanato di Opicina).
  3. ^ Renzo Codarin, Il Vescovo Santin aggredito a Capodistria fu il simbolo delle sofferenze giuliane, su Arcipelago Adriatico, 17 giugno 2016. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  4. ^ (LA) Sacra Congregazione Concistoriale, Dichiarazione Cum nuper, AAS 39 (1947), p. 273.
  5. ^ Decreto Excellentissimus, AAS 50 (1958), pp. 627-629. Passò alla diocesi di Trieste il territorio di Santa Croce, nel territorio di Aurisina (comune di Duino-Aurisina), e furono ridefiniti i confini della parrocchia di Sgonico, appartenente all'arcidiocesi di Gorizia, con le limitrofe parrocchie nella diocesi triestina.
  6. ^ Giuseppe Cuscito, Vescovo e cattedrale nella documentazione epigrafica in Occidente, in «Actes du XIe congrès international d'archéologie chrétienne. Lyon, Vienne, Grenoble, Genève, Aoste, 21-28 septembre 1986», École Française de Rome, Rome 1989, pp. 753-757.
    Dopo Frugifero Gams e Kandler mettono un Geminiano; tuttavia questo presunto vescovo è omesso da Ughelli, da Cappelletti e da Lanzoni, per i quali Geminiano fu un presbitero non un vescovo.
  7. ^ Alcune cronotassi distinguono due vescovi di nome Bernardo.
  8. ^ Eletto nel 1190, è confermato dal patriarca di Aquileia nel 1192.
  9. ^ Chiamato Givardus Arangone da Gams.
  10. ^ Sarebbe lo stesso Arlongo von Wocisperch del 1254.
  11. ^ Rodolfo Pedrazzani di Robecco d'Oglio vescovo di Trieste, su WorldCat.org.
  12. ^ Eubel e Gams ammettono un solo vescovo di nome Rodolfo (Pedrezzani), già sulla cattedra triestina nel 1302 e deceduto nel 1320.
  13. ^ Nominato vescovo titolare di Tripoli di Fenicia.
  14. ^ Fu anche vescovo di Vienna (1522 - 1523).
  15. ^ Il 5 novembre 1721 l'imperatore eleggeva come vescovo Wolfgang Weichard, non confermato dalla Santa Sede.
  16. ^ Il 2 dicembre 1895 fu nominato vescovo titolare di Teodosiopoli di Armenia.
  17. ^ Nominato arcivescovo titolare di Tiro.
  18. ^ Nominato vescovo titolare di Temiscira.
  19. ^ Nominato arcivescovo titolare di Patrasso.
  20. ^ Dal 28 giugno 1975 all'8 dicembre 1977, giorno dell'ingresso del nuovo vescovo di Trieste Lorenzo Bellomi, l'arcivescovo di Gorizia e Gradisca Pietro Cocolin fu amministratore apostolico della diocesi di Trieste e delle parrocchie di Muggia e Caresana, nella diocesi di Capodistria.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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