Salon Kitty

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Salon Kitty
Kitty (I. Thulin) in una scena del film
Paese di produzioneItalia, Germania Ovest, Francia
Anno1976
Durata130 min
Generedrammatico, erotico
RegiaTinto Brass
SoggettoPeter Norden (romanzo) (non accreditato),
Antonio Colantuoni,
Ennio De Concini,
Maria Pia Fusco
SceneggiaturaEnnio De Concini,
Maria Pia Fusco,
Tinto Brass
ProduttoreErmanno Donati,
Giulio Sbragia
Casa di produzioneCoralta Cinematografica,
Cinema Seven Film,
Les Productions Fox Europe
Distribuzione in italianoTitanus
FotografiaSilvano Ippoliti
MontaggioTinto Brass
MusicheFiorenzo Carpi
ScenografiaKen Adam
CostumiUgo Pericoli,
Jost Jacob
TruccoOtello Sisi,
Stefano Trani
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Salon Kitty è un film del 1976[1][2] diretto da Tinto Brass, liberamente adattato dal romanzo omonimo di Peter Norden[3] e incentrato sul Salone Kitty, una casa di tolleranza di Berlino.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Margherita (T. Savoy) nel film

A Berlino Kitty Kellermann è proprietaria della più prestigiosa casa d'appuntamenti, sebbene il regime nazista l'abbia costretta prima a traslocare e poi a trasformare il proprio locale, il "Salon Kitty" appunto, in un postribolo d'alto rango, destinato solamente a ufficiali dell'esercito. In realtà, il locale è, a sua insaputa, un sofisticatissimo centro di spionaggio, dove le prostitute, ragazze tedesche tutte rigorosamente preselezionate, raccolgono segreti, timori, confidenze e commenti, soprattutto di tipo politico, dei loro più assidui clienti: se i clienti dovessero esprimere dissenso o idee contrarie al regime nazista, verrebbero giustiziati all'istante dal momento che, nei sotterranei del palazzo, vengono registrate tutte le loro parole. Il tenente delle SS Wallenberg, a capo dell'intera macchinazione, fa trucidare Hans, un ufficiale stancatosi di combattere per il regime e del quale Margherita, ragazza del locale, s'era segretamente innamorata; quest'ultima, accordatasi con Kitty, gli ritorce contro i suoi stessi mezzi, denunciandolo per alto tradimento e facendolo così giustiziare.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Nel film compare, non accreditato, l'artista messicano Tito LeDuc, componente del gruppo Le Sorelle Bandiera, autore anche delle coreografie. Nella scena dell'inaugurazione del nuovo Salon Kitty compare tra gli spettatori Aldo Valletti, che nello stesso anno interpreta il Presidente in Salò o le 120 giornate di Sodoma.

Le scenografie sono firmate dal pluripremiato Ken Adam. Come egli stesso ha raccontato nel documentario IstintoBrass, l'artista ha avuto un ottimo rapporto con il regista ed è stata un'amicizia fondamentale, specie perché in quel periodo soffriva di depressione.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film uscì nelle sale il 2 marzo 1976. Il doppiaggio fu affidato alla SAS. Il protagonista era doppiato da Gigi Proietti.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

  • Nel corso di un'intervista rilasciata a Fabio Fazio durante il programma televisivo Che tempo che fa, il regista statunitense Quentin Tarantino ha definito le scene iniziali di Salon Kitty come la cosa più strana mai vista al cinema, affermando che le immagini in cui viene ucciso un maiale rendono lo schermo ributtante agli occhi dello spettatore[4].
  • In una sequenza fa una breve comparsa il caratterista Aldo Valletti, apparso nel 1975 in Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Oriana Fallaci, Intervista con il mito, Rizzoli, 18 agosto 2011, ISBN 978-88-586-1380-1. URL consultato il 26 novembre 2023.
  2. ^ (EN) Ernest Mathijs e Xavier Mendik, Alternative Europe: Eurotrash and Exploitation Cinema Since 1945, Wallflower Press, 2004, ISBN 978-1-903364-93-2. URL consultato il 26 novembre 2023.
  3. ^ Peter Norden, Salon Kitty: un reportage inedito sull'attività di una raffinata casa di appuntamenti ..., Bietti, 1971. URL consultato il 26 novembre 2023.
  4. ^ Quentin Tarantino e quel film di Tinto Brass: “Il più ributtante che abbia visto al cinema”, su tv.fanpage.it. URL consultato il 19 ottobre 2021.

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