Marina militare romana

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Marina militare romana
Storia delle campagne militari
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

La Marina militare romana (latino: Classis), pur nascendo durante la prima guerra punica, cominciò ad operare in modo permanente nel mar Mediterraneo e sui principali fiumi dell'Impero romano solo con l'avvento del principato di Augusto, fino a tutto il V secolo.

Storia

I romani trassero le proprie origini da un insieme di tribù di pastori e agricoltori, ma ben presto, con l'ingrandirsi dei territori dominati in epoca repubblicana, Roma si trovò in competizione con la più grande potenza commerciale e navale che il Mediterraneo aveva conosciuto fino ad allora: Cartagine.

Nel 260 a.C. Roma affrontò la sua prima vera battaglia navale: nei pressi di Milae (l'attuale Milazzo) la flotta cartaginese, nonostante fosse forte della sua plurisecolare esperienza venne battuta da quella romana appena istituita grazie all'ausilio di uno strumento che renderà Roma padrona del mediterraneo nei secoli seguenti: il corvo.

La vittoria nella Battaglia di capo Milazzo permise al console Gaio Duilio di celebrare il primo trionfo navale della storia di Roma. Lo stesso console fu onorato nel foro con una columna rostrata, adorna cioè dei rostri delle navi nemiche catturate.

Nei secoli che seguirono, Roma combatté molte altre battaglie in mare con alterne fortune, alcune non determinanti altre storicamente fondamentali, come quella della Battaglia di Azio (considerata l'ultima battaglia navale dell'antichità). Per molti secoli il Mediterraneo fu considerato a buon diritto "lago romano" ribattezzato Mare nostrum. Tra gli impieghi della flotta romana vi fu quello durante le guerre macedoniche, in cui la flotta romana fu affiancata da quella del Regno di Pergamo e da quella di Rodi.

Con l'avvento dei Vandali per la prima volta la marina militare romana, largamente abbandonata nel V secolo, trovò un avversario che si dimostrò addirittura superiore. Nel 458 l'imperatore Maggioriano riorganizzò e riarmò due flotte, probabilmente la classis Misenensis e quella Ravennatis, ma la sua notevole flotta d'invasione dell'Africa fu distrutta per mano di traditori in Spagna. Nel 468 vi fu l'ultima e più grande operazione navale dell'antichità: sotto il comando del generale Basilisco, le flotte combinate d'Oriente e d'Occidente attaccarono i Vandali: i Romani sembravano avere la situazione in pugno, quando i Vandali distrussero con un attacco notturno la flotta nemica.

Navi

Le navi facenti parte della marina romana si dividono in due categorie, naves longae e naves ceterae. Le prime per la guerra propriamente detta, le altre erano navi da trasporto e da carico. Sostanzialmente le navi da guerra romane erano delle versioni aggiornate e riviste delle navi greche, dunque biremi e triremi (ma anche modelli più grandi) con l'aggiunta di invenzioni tutte capitoline come il corvo.

Bireme

Esempio di bireme romana

Conosciuta fin dal V secolo a.C., la bireme subì nel corso del tempo poche modifiche. Era (a seconda delle epoche) lunga circa 23/24 metri e larga poco più di 3, con due file di rematori seduti sulla stessa panca. Aveva una vela di forma quadrata e riusciva a raggiungere discrete velocità grazie al peso e alle dimensioni contenute. Discretamente diffusa nell'antichità, fu però presto soppiantata dalla più funzionale e completa trireme.

Trireme

Lo stesso argomento in dettaglio: Trireme.

Le triremi costituivano la vera "spina dorsale" della marina romana. Veloce e agile, molto manovrabile, la trireme fu l'imbarcazione da guerra più diffusa nel Mediterraneo fino al Medioevo. Lunga fino a oltre 40 metri era larga poco più di 6, dimensioni che garantivano anche lo spazio per posizionarvi armi da campo riadattate o semplicemente fissate sul ponte del nave, e una centuria (80 uomini) di fanti di marina. Sotto al tavolato del ponte, in condizioni molto precarie (ma mai quanto gli schiavi adibiti alla pulizia delle cloache o a quelli che lavoravano alle fornaci sotto le terme), remavano i vogatori (fino a 180) disposti su tre livelli sovrapposti.

Quadrireme e quinquireme

La quadrireme e la quinquireme erano due navi simili per dimensioni (48 metri di lunghezza per 8 di larghezza ed un pescaggio di 1 metro circa per la prima, poco di più per la seconda), erano le corazzate dell'epoca. Montavano due corvi (uno a prua l'altro a poppa), diverse armi da assedio sul ponte (baliste e piccoli onagri) e una o due vere e proprie torri in legno sul ponte, per permettere agli arceri di tirare da posizione rialzata (e quindi vantaggiosa).

La quadrireme aveva 240 vogatori, 15 marinai e 120 fanti di marina in armatura. La quinquireme portava sottocoperta 300 vogatori, con 50 marinai e 120 fanti.

Esareme

Vi erano anche navi che trasportavano lo Stato Maggiore dell'esercito, quindi ammiraglio e alti ufficiali, che non prendevano però parte agli scontri (se non in rari casi); avevano per lo più la funzione di deterrente per impressionare il nemico. Nonostante la funzione probabilmente "dimostrativa" era comunque armata di tutto punto ed imponente per dimensioni.

Si ipotizza anche l'esistenza di decireme ma le fonti sono ancora da verificare e confutare con eventuali riscontri archeologici.

Liburna

La liburna prende il nome dal popolo dei Liburni (pirati della Dalmazia).

Era una nave di medie dimensioni ma aveva il vantaggio di essere stretta, veloce e molto manovrabile; adatta agli inseguimenti, al supporto logistico e al rapido trasporto di truppe. Fu infatti impiegata molto nelle flottiglie fluviali sul limes del Reno, del Danubio e nella caccia ai pirati dell'Adriatico.

La Liburna aveva 52 vogatori distribuiti su 13 coppie di banche, e 23 fanti di marina armati[1].

Flotte

La Marina romana aveva due basi principali e diverse basi provinciali; ciascuna base ospitava una flotta, marittima o fluviale.

Le due flotte principali avevano la funzione di controllare l'intero Mediterraneo, ed erano:

  • Classis Misenensis, di stanza a Miseno
  • Classis Ravennatis, di stanza a Ravenna

Ognuna era comandata da un prefetto di ordine equestre; il prefetto di Miseno era di grado superiore rispetto a quello di Ravenna.

Le flotte provinciali erano:

  • la Classis Britannica, che controllava il canale della Manica e le acque intorno alla Britannia;
  • la Classis Germanica, che era una flotta fluviale e controllava il Reno;
  • la Classis Pannonica, che era una flotta fluviale e controllava il Danubio;
  • la Classis Moesica, che controllava il mar Nero occidentale e parte del corso del Danubio;
  • la Classis Pontica, che controllava il mar Nero meridionale;
  • la Classis Syriaca, che controllava le coste della Siria, della Palestina e della Turchia meridionale;
  • la Classis Alexandrina, che controllava le coste dell'Egitto;
  • la Classis Mauretanica, che controllava le coste dell'Africa occidentale;
  • la Classis Libyca, che controllava i litorali libici.

Successivamente, nel IV e nel V secolo, a causa dell'indebolimento militare dell'Impero, vennero create molte piccole flottiglie navali che operavano soprattutto nei fiumi della Gallia e nei laghi alpini.

Classis Misenensis

La Classis Misenensis, successivamente Classis Praetoria Misenensis Pia Vindex, aveva il compito di controllare la parte occidentale del Mediterraneo.

Istituita da Augusto intorno al 27 a.C. era di stanza a Miseno, porto naturale nel golfo di Napoli. I romani sfruttarono ad arte la naturale conformazione del porto, che consiste in una doppia baia (una interna e una esterna), adibendo gli spazi più interni ai cantieri e al rimessaggio delle navi, mentre quello più esterno come porto propriamente detto.

Le navi della flotta rimanevano al sicuro nella base in autunno e inverno: la navigazione iniziava il 5 marzo con la festa detta Isidis Navigium in onore della dea egizia Iside, patrona del mare, dei marinai e delle attività marinare.

La residenza del prefetto della flotta di Miseno sorgeva su quello che oggi è l'isolotto di Punta Pennata (allora collegato alla costa), dove sono presenti alcune evidenze archeologiche risalenti al periodo romano.

Nel 79, il prefetto della flotta misenate era Gaio Plinio Secondo, meglio conosciuto come Plinio il Vecchio. Plinio, secondo il nipote, morì durante l'eruzione del Vesuvio del 24 agosto nel tentativo di salvare alcuni cittadini in difficoltà.

Il velarium (sistema di teloni retrattili che coprivano il Colosseo) era azionato da un distaccamento di classiari della flotta misenate.

L'imperatore Costantino I, nel 330, spostò la flotta a Costantinopoli.

Gli effettivi in armi erano circa 10.000 tra legionari e ausiliari ed erano acquartierati nella cittadella di Miseno, nei pressi della quale aveva sede la Schola Militum dove i legionari apprendevano e si esercitavano tanto nelle tattiche della guerra navale quanto in quelle tradizionali della guerra campale.

Di questa grande flotta ci sono pervenuti, grazie ad alcune epigrafi persino i nomi di molte imbarcazioni:

Classis Ravennatis

La Classis Ravennatis, successivamente rinominata Classis Praetoria Ravennatis Pia Vindex, fu istituita da Augusto intorno al 27 a.C.

Era di stanza a Ravenna ed era la seconda flotta dell'Impero per importanza. Aveva il compito di sorvegliare la parte orientale del Mediterraneo.

Il porto di Classe era simile per conformazione a quello di Miseno, ma nel suo complesso non era del tutto naturale. Le lagune, interne rispetto alla costa, erano unite al mare tramite un sistema di dune costiere sopraelevate tagliate da un canale, la "Fossa Augusta", che prolungato verso nord, congiungeva Ravenna alla laguna veneta e al sistema portuale di Aquileia.

Lungo la fossa e attorno ai bacini si potevano vedere arsenali e depositi a perdita d'occhio; lo sviluppo delle banchine raggiungeva i 22 chilometri, estensione ragguardevole se si pensa che alcuni porti europei hanno raggiunto queste dimensioni solo nell'ultimo secolo.

Come la flotta di Miseno, anche quella di Ravenna fu trasferita nel 330 a Costantinopoli dall'imperatore Costantino.

Anche per la flotta ravennate il numero degli effettivi si aggirava intorno ai 10.000 tra legionari e ausiliari.

Un'altra analogia con la flotta misenate è il ritrovamento, nella vicina necropoli, dei nomi di alcune navi e ufficiali incisi su stele funerarie in marmo:

A Ravenna, la basilica di Sant'Apollinare in Classe, quando fu costruita nella prima metà del VI secolo, era in riva al mare. Il nome "in Classe" indica appunto la vicinanza a quelli che erano i cantieri navali della flotta imperiale.

Classis Britannica

Istituita nel 43 dall'imperatore Claudio, la Classis Britannica era di stanza a Portus Itius, forse l'attuale Boulogne-sur-Mer (detta anche Gesoriacum o Bononia), in Gallia settentrionale e dal 296 fu spostata a Rutupiae (Richborough), in Britannia dall'imperatore d'occidente Galerio all'epoca della tetrarchia.

La Classis Britannica aveva il compito di controllare le acque intorno alla provincia della Britannia Romana. Questa flotta svolse un ruolo importante nell'invasione della Britannia da parte dell'imperatore Claudio.

  • 1 trireme: Radians.

Classis Germanica

Detta anche Classis Augusta Germanica Pia Fidelis, la Classis Germanica fu istituita da Augusto nel 12 a.C. era di stanza a Castra Vetera (l'odierna Xanten), ma fu spostata poi da Claudio nel 50 a Colonia Agrippinensis (l'odierna Colonia).

Aveva il compito di pattugliare il fiume Reno, i suoi affluenti e il Mare del Nord. Di fondamentale importanza logistica, trasportava anche truppe e armamenti al di là di quello che per i romani era il confine per antonomasia.

Tra i prefetti a capo della Classis Augusta Germanica Pia Fidelis risulta, da un'epigrafe, anche il nome di Publio Elvio Pertinace, imperatore dal 192 al 193.

Classis Pannonica

La Classis Pannonica aveva il controllo:

Fu istituita nel 35 a.C. da Augusto, ma fu stabilmente operativa dal 9 o dal 10. Riorganizzata sotto la dinastia Flavia, prese il nome di Classis Flavia Pannonica.

  • 1 nave di altro tipo: Mercurius (incerto se appartenente alla classe pannonica o moesica).

Classis Moesica

La Classis Moesica era il completamento naturale della flotta del Danubio insieme a quella pannonica. Sede principale della flotta a partire da Domiziano (in seguito alla crisi dacica dell'85-88) fu Sexaginta Prista, più tardi anche a Noviodunum (sotto Traiano dopo la conquista della Dacia).

Altre possibili sedi furono Novae o forse Oescus e Tomi. Pattugliava il basso corso del Danubio e i suoi affluenti, il Mar d'Azov e, dal 41, il Mar Nero settentrionale.

  • 2 liburne: Armata, Sagit(t) a.
  • 1 nave di altro tipo: Mercurius (incerto se appartenente alla classe pannonica o moesica).

Classis Pontica

Di stanza a Trapezus (l'odierna Trebisonda), la Classis Pontica pattugliava il Mar Nero meridionale e orientale. Istituita da Augusto nel 14 a.C., operò stabilmente dal 54/64 sotto Nerone.

Classis Syriaca

Detta anche Classis Syriaca Seleucena, la Classis Syriaca fu istituita nel 63 a.C. da Gneo Pompeo Magno per debellare i pirati della Cilicia che rendevano insicure per i commerci le acque orientali del Mediterraneo e del mare Egeo; diventò operativa come flotta stabile sotto l'imperatore Vespasiano nel 70. Di stanza a Seleucia Pieriae (o Seleucia di Pieria, l'attuale Samandag in Siria).

Classis Alexandrina

Con base ad Alessandria d'Egitto, la Classis Alexandrina controllava la parte orientale del mare Mediterraneo. Venne formata da Augusto nel 30 a.C. e, per aver dimostrato il proprio appoggio ad Ottaviano nella guerra civile, ricevette il titolo di Augusta, divenendo così la Classis Augusta Alexandrina.

Classis Mauretanica

Di stanza a Cesarea Mauretaniae (l'attuale Cherchel in Algeria), la Classis Mauretanica aveva il compito di pattugliare lo stretto di Gibilterra in particolare, ma anche le coste del Mediterraneo sud-occidentale (le coste della Mauretania) e della Spagna meridionale.

Era un distaccamento della Classis Alexandrina (con comando speciale). La sua comparsa si fa risalire al 40 circa, sotto Caligola o più probabilmente sotto Claudio. Divenne flotta con ferma permanente dopo il 176 con Marco Aurelio.

Classis Libyca

Detta anche Classis Nova Lybica, aveva il compito di pattugliare le coste libiche. Le fonti la menzionano per la prima volta intorno al 180 sotto l'imperatore Marco Aurelio o più probabilmente sotto Commodo.

Flotta sconosciuta

Esistono altri nomi di navi di cui non si conosce l'appartenenza ad alcuna flotta:

Classiari

La marina romana era una flotta cosmopolita: quasi un terzo dei classiari (marinai) era composto da egiziani, molti altri erano greci, fenici, siriani, slavi; tutti gli altri facevano parte delle restanti etnie sotto il dominio di Roma. I giovani si arruolavano in un'età compresa tra i 16 e i 23 anni e il loro servizio durava non meno di 20/25 anni, al termine dei quali diventavano cittadini romani.

Si stima che il totale complessivo dei marinai, in epoca augustea, fosse di non meno di 40.000/45.000 uomini, con una retribuzione annua di 150 denarii che, già a fine I secolo salì a 200, a 300 nel II e a 450 nel III secolo. Questi sistematici aumenti di salario sono comunque da attribuire ad un tentativo di ovviare alla continua svalutazione del denario e alla conseguente perdita del potere d'acquisto. Comunque, nelle rispettive epoche, i classiari della flotta imperiale guadagnavano in media il 50 per cento in meno dei loro equivalenti sulla terraferma, vale a dire i legionari della fanteria; il loro salario annuale era 225 denari all'epoca di Augusto, 300 nel I secolo, 450 nel II e 675 nel III.

Note

  1. ^ Riferirsi al paragrafo 5 della pagnina corrente del seguente sito: http://www.romaeterna.org/altri/liburna.html

Bibliografia

  • Luigi Bessone – Rita Scuderi, "Manuale di storia romana", Monduzzi editore (Bologna), 1994.
  • Bendazzi, "Storia di Ravenna antica raccontata ai ragazzi" , Zanuccoli (Ravenna).
  • Chester G. Starr, "The roman imperial navy 31 B.C. – A.D. 324", W. Heffer & Sons Ltd., Cambridge, 1960.
  • "La Storia", vol. 3, Mondadori, Milano, 2006
  • "Storia di Roma II" ("L'Impero Mediterraneo" 1, 2, 3), Enaudi, Torino, 1991.
  • Domenico Carro. Classica, appendici marittime. Supplemento alla Rivista Marittima, n. 12, dicembre 2002.

Altri progetti

Collegamenti esterni