Lamborghini Jarama
Lamborghini Jarama | |
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Descrizione generale | |
Costruttore | Lamborghini |
Tipo principale | Coupé |
Produzione | dal 1970 al 1976 |
Sostituisce la | Lamborghini Islero |
Esemplari prodotti | 327[senza fonte] |
Altre caratteristiche | |
Dimensioni e massa | |
Lunghezza | 4490 mm |
Larghezza | 1820 mm |
Altezza | 1220 mm |
Massa | 1650 kg |
Altro | |
Stile | Marcello Gandini per Bertone |
Stessa famiglia | Lamborghini Espada |
La Lamborghini Jarama è una coupé granturismo 2+2 prodotta tra il 1970 ed il 1976 dalla casa automobilistica italiana Lamborghini
Il contesto
[modifica | modifica wikitesto]La Lamborghini Jarama nacque per sostituire la Islero poiché non rispettava più le normative statunitensi in materia di sicurezza e di emissioni inquinanti che divennero più severe rispetto a quelle degli anni ‘60.
Nonostante la presenza nella gamma Lamborghini della Espada, una 2 porte, 4 posti, sovrapponibile per comfort e prestazioni, venne scelto di sostituire la Islero anche per via della predilezione di Ferruccio Lamborghini per le 2+2. Proprio da una 2+2, la Lamborghini 350 GT, era nata la sua avventura nel mondo dell’auto.
Il nome venne scelto da Ferruccio Lamborghini non perché nome del circuito allora sede del GP di Spagna ma perché quello della regione con un famoso allevamento di tori da combattimento.
La vettura
[modifica | modifica wikitesto]Dopo la partenza da Sant'Agata Bolognese dell’ingegnere capo Gianpaolo Dallara, il compito di creare un’erede alla Islero venne assegnato al suo ex assistente e ora promosso ingegnere capo Paolo Stanzani.
L’ingegner Stanzani utilizzò il pianale e gli organi meccanici della Islero come base di partenza della Jarama ma fece sì che rispettasse le normative USA e che fosse possibile montare una nuova carrozzeria più moderna ma sempre 2+2 opera di Marcello Gandini per la Bertone.
La carrozzeria degli esemplari di pre-serie venne assemblata dalla Carrozzeria Marazzi di Caronno Pertusella, mentre gli esemplari di serie furono prodotti nello stabilimento di Grugliasco della Carrozzeria Bertone. Nel 1972 alcuni esemplari vennero assemblati alla Marazzi, con pannelli carrozzeria stampati da Bertone[1].
La vettura era una granturismo di lusso più che una sportiva in senso assoluto e perciò la configurazione 2+2 spinse il designer verso una coupé fastback con la linea del tetto che scendeva fino al cofano bagagli. Il disegno squadrato tuttavia non brillava per equilibrio formale a causa della coda troppo massiccia e imponente e sbilanciata rispetto al corpo vettura.
Sicuramente i montanti sottili e l’assenza di modanature lungo le fiancate, di per sé poco equilibrate, alleggeriscono l’aspetto dell’auto. I grandi cerchi in lega leggera con gallettone di fissaggio e gli adeguati passaruota sono parte integrante del disegno e conferiscono buona parte della sportività alla linea insieme al riuscito frontale.
La linea si discostava molto da quella delle altre Lamborghini viste fino ad allora ma ne riprendeva alcuni tratti salienti, come il frontale basso e largo, i doppi fari circolari e le linee tese simili a quelle della “sorella maggiore” Espada. In più Gandini aggiunse un piccolo spoiler integrato nel tetto, due prese d’aria NACA sul cofano e palpebre sui fari retrattili parzialmente simili a quelle dell’Alfa Romeo Montreal.
L'interno è rivestito completamente in pelle e moquette soffice e la vettura è dotata di volante, pomello della leva del cambio e cruscotto in legno. La strumentazione ha quadranti circolari raggruppati sotto un cruscotto nero antiriflesso. I posti anteriori sono comodi e adatti ad una GT di classe mentre quelli posteriori sono sacrificati e più adatti alle dimensioni di due bambini pur essendo rifiniti come quelli davanti. L’aria condizionata era parte dell’allestimento di serie mentre un accessorio interessante era il tetto apribile in 2 sezioni separate longitudinali. L’effetto scenico di questo accessorio è notevole e rende i soli 21 esemplari che lo adottarono ancora più unici.
La meccanica, comune a tutte le Lamborghini a motore anteriore era di prim'ordine. Il motore V12 a 4 alberi a camme di 3929 cm³ con i 6 generosi carburatori Weber, erogava 325 CV. Il cambio a 5 marce Lamborghini era molto robusto, ben rapportato e veloce sia nell'utilizzo sportivo che quotidiano. I freni erano a disco sulle quattro ruote e addirittura autoventilanti, una primizia per l'epoca, e garantivano efficacia e resistenza al fading straordinarie.
La principale differenza tecnica con la Espada era il passo più corto, ridotto da 2.65 a 2,38 metri. Ciò rendeva la macchina più agile e sportiva della 4 posti ma la disposizione "classica" degli organi meccanici faceva sì che fosse più comoda e fruibile rispetto alla Miura con motore centrale; in definitiva voleva andare incontro alle esigenze di una coppia giovane, magari con un figlio piccolo.
La Jarama S
[modifica | modifica wikitesto]Dopo 177 esemplari costruiti la prima serie venne rimpiazzata dalla Jarama S nel 1973.
Sulla Jarama S il motore venne potenziato a 350 CV, lo sterzo divenne servoassistito e fu possibile montare il cambio automatico.
La S inoltre presentava alcune novità estetiche come il cofano motore con due rigonfiamenti vicini alle prese d'aria NACA e una presa d'aria aggiuntiva, griglie di sfogo laterali sui parafanghi anteriori; e negli interni con una plancia rivista nella disposizione degli strumenti e degli interruttori.
La Jarama S venne prodotta fino al 1976 in 150 esemplari.
Questo fu l'ultimo modello in configurazione 2+2 prodotto dalla casa di Sant'Agata Bolognese. Le diverse richieste del mercato e l'uscita dall'azienda del fondatore Ferruccio la lasciarono senza eredi.
Caratteristiche tecniche
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Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Lamborghini Jarama GT: la granturismo con motore anteriore, su Quotidiano Motori, 11 novembre 2020. URL consultato il 14 novembre 2020.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lamborghini Jarama
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) La Jarama su Lamborghiniregistry, su lamborghiniregistry.com. URL consultato l'11 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2008).