Concilio di Calcedonia
Concilio di Calcedonia | |
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Concilio ecumenico delle Chiese cristiane | |
Vasilij Ivanovič Surikov, Quarto Concilio Ecumenico di Calcedonia, olio su tela, 1876 | |
Luogo | Calcedonia |
Data | 451 |
Accettato da | anglicani, cattolici, luterani, ortodossi, vetero-cattolici (IV) |
Concilio precedente | Concilio di Efeso |
Concilio successivo | Concilio di Costantinopoli II |
Convocato da | Imperatore Marciano |
Presieduto da | Una commissione governativa di funzionari e senatori, capeggiata dal patrizio Anatolio |
Partecipanti | 370 circa |
Argomenti | Monofisismo, cristologia, natura umana e divina di Gesù, giudizio sui documenti del secondo concilio di Efeso |
Documenti e pronunciamenti | 28 canoni, Credo di Calcedonia, Condanna del monofisismo |
Il concilio di Calcedonia, quarto concilio ecumenico della storia del cristianesimo, fu convocato dall'imperatore Marciano ed ebbe luogo nella città omonima nel 451.
Le cause del concilio
[modifica | modifica wikitesto]Il monofisismo e il latrocinium di Efeso
[modifica | modifica wikitesto]Il concilio di Calcedonia fu convocato per dirimere la questione monofisita che, negli anni quaranta del V secolo, stava rischiando di compromettere l'ortodossia dei concili ecumenici precedenti. La crisi venne causata dagli insegnamenti dell'archimandrita Eutiche, che era stato scomunicato per la sua dottrina cristologica monofisita dal patriarca di Costantinopoli Flaviano, ma che aveva l'appoggio del patriarca alessandrino Dioscoro e soprattutto dell'imperatore Teodosio II e del suo potente ministro Crisafio.
Essi organizzarono il Secondo concilio di Efeso (449), presieduto da Dioscoro, che nell'avvio espulse tutti i partecipanti contrari a Eutiche. Nel concilio, poi, venne ignorata la lunga lettera (il Tomus ad Flavianum), che papa Leone I (440-461) aveva indirizzato a Flaviano, attraverso il vescovo di Como Abbondio, per attestare la sua stima e il riconoscimento dell'ortodossia del patriarca, che invece fu deposto e ucciso dalla teppaglia, mentre Eutiche veniva riabilitato. L'eliminazione di Flaviano e le decisioni conciliari suscitarono la reazione indignata del papa, che definì "latrocinio" il concilio di Efeso.
Il concilio
[modifica | modifica wikitesto]Pulcheria e Leone I
[modifica | modifica wikitesto]Sembrava impossibile smuovere Teodosio dalle decisioni prese, ma nel 450 l'imperatore morì a causa di un incidente a cavallo e la sorella dell'augusto defunto, la pia e ortodossa Pulcheria, poté ritornare a corte. Lei, per preservare la dinastia teodosiana, sposò Marciano, un funzionario anch'egli fedele all'ortodossia[1]. Per risolvere la questione monofisita (che rischiava di gettare nel caos politico lo stesso Impero[2]), entrambi gli augusti coniugi indissero, d'accordo con papa Leone (benché questi desiderasse che il concilio si tenesse in Italia, timoroso che si potessero ripresentare le problematiche del "latrocinio" di Efeso[1]), nel 451 un concilio nella località di Calcedonia, in Bitinia.
Svolgimento
[modifica | modifica wikitesto]La solenne apertura
[modifica | modifica wikitesto]Inizialmente, Pulcheria e Marciano intendevano aprire l'assemblea il 1º di settembre[3] ma, viste alcune perplessità di Leone e la preoccupazione di Marciano su possibili irregolarità durante i lavori conciliari[1], si optò per l'8 ottobre[3][4]. Al concilio, che si tenne nella chiesa di Sant'Eufemia[3], parteciparono fra i cinquecento e i seicento vescovi[2][5], dei quali più di cinquecento provenienti dalle province dell'Impero romano d'Oriente[3]. Fu il concilio ecumenico più frequentato dell'antichità. Tra di essi, spiccavano per importanza il patriarca di Costantinopoli Anatolio e quello di Alessandria Dioscoro. L'Occidente, al contrario, era rappresentato solamente da cinque ecclesiastici, due vescovi e tre legati papali capeggiati da Pascasino (o Pasquasino[4]) vescovo di Lilibeo[3].
La condanna di Dioscoro
[modifica | modifica wikitesto]Subito dopo l'apertura, Pascasino, in nome di papa Leone, chiese che Dioscoro, il principale artefice del concilio di Efeso del 449, venisse messo sotto accusa per le irregolarità compiute in quell'assemblea[3][4]. Rifiutandosi di comparire a giudizio, Dioscoro, abbandonato da un gruppo di vescovi che chiesero perdono per aver appoggiato il monofisismo due anni prima[4], fu condannato da 308[4] dei padri conciliari e deposto dalla sua carica di patriarca insieme ad altri vescovi egiziani a lui fedeli[6].
Il Tomus ad Flavianum
[modifica | modifica wikitesto]«Quibus etiam epistulam maximae et senioris urbis Romae praesulis beatissimi et sanctissimi archiepiscopi Leonis quae scripta est ad sanctae memoriae archiepiscopum Flavianum ad perimendam Eutychis malam intellegentiam, consequentissime coaptavit utpote et magni illius Petri confessioni congruentem et communem quandam columnam nobis adversum prava dogmata exsistentem, ad confirmationem rectorum dogmatum»
«A queste ha aggiunto, e giustamente, contro le false concezioni e a conferma delle vere dottrine, la lettera del presule Leone, beatissimo e santissimo arcivescovo della grandissima e antichissima città di Roma, scritta all'arcivescovo Flaviano, di santa memoria, per confutare la malvagia concezione di Eutiche; essa, infatti, è in armonia con la confessione del grande Pietro, ed è per noi una comune colonna»
Il 25 ottobre[2][7] segnò il momento culminante del concilio. Dopo che Dioscoro fu deposto ed Eutiche condannato all'esilio[4], si riaccesero le diatribe cristologiche che tanto infiammavano l'animo dei cristiani d'Oriente[7]. Davanti al rischio di nuove scissioni, Pascasino ottenne che il patriarca Anatolio accettasse quella lettera di papa Leone indirizzata a Flaviano[7]. La lettera, intitolata come Epistula dogmatica ad Flavianum[8] (Ep. 28,2[9]) e ricordata anche col nome di Tomus ad Flavianum, è tuttora alla base delle varie confessioni cristiane che riconoscono il concilio di Calcedonia (quindi la Chiesa cattolica, quella ortodossa e le varie confessioni protestanti): il documento, infatti, afferma la natura ipostatica di Gesù Cristo, il quale è vero Uomo e vero Dio al contempo, senza quindi fusioni o sfumature dottrinali di alcun genere[7]. Inoltre, il documento è importante in quanto si riconosce l'autorità del vescovo di Roma nelle questioni dottrinali[10], segnando così, per la teologia cattolica, un caposaldo del dogma dell'infallibilità papale[11]:
La conclusione
[modifica | modifica wikitesto]I canoni
[modifica | modifica wikitesto]Nelle 17 sessioni[12] che si tennero fino al giorno in cui il solenne concilio ecumenico fu chiuso (1º novembre[2][12] o 10 novembre[6]), furono in totale proclamati 30 canoni di fede[2]. Oltre a ribadire che gli atti dei "concili tenutisi fino ad ora" dovessero essere osservati e conservati validi (quindi Calcedonia è come se segnasse la conclusione del percorso della Chiesa antica riguardo alle dispute dottrinali su Cristo e sulla Trinità)[12][13], i padri conciliari espressero alcune posizioni estremamente interessanti riguardo alla disciplina ecclesiastica, in quanto le tematiche citate non erano ancora comparse nei concili precedenti. Il canone II, per esempio, condanna la simonia[2]; il III prevede pene severe contro i presbiteri dediti ad affari mondani[12]; dal IV al X si parla della disciplina monastica, e di come i monaci o i chierici debbano seguire determinate norme di comportamento[12][14][15]. Altrettanto interessanti sono i canoni XV e XVI relativi alla vita religiosa femminile: nel primo, si parla delle diaconesse[16]; nel secondo, della verginità delle monache[17]. Il problema per papa Leone fu, però, quello di accettare il ventottesimo canone del concilio, che sanciva la preminenza del patriarcato di Costantinopoli su quelli di Alessandria e di Antiochia e il suo essere al secondo posto dopo la sede apostolica della ''vecchia'' Roma in base all'argomento che Costantinopoli era la nuova sede dell'Impero, la Nuova Roma[12]. Superato quest'ultimo scoglio, gli imperatori Marciano e Pulcheria, presenti, si rallegrarono del risultato ottenuto[2].
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]La spaccatura religiosa dell'Impero d'Oriente
[modifica | modifica wikitesto]La prima conseguenza del concilio fu la separazione netta del Medio Oriente e dell'Egitto miafisiti da Bisanzio. Benché uniti politicamente ancora sotto Costantinopoli, l'Egitto si rivoltò contro il patriarca ortodosso Proterio, lo uccise[18] ed elesse al suo posto il miafisita Timoteo II Eluro[19]. Imperatori bizantini quali Zenone, Giustiniano I ed Eraclio tentarono, attraverso vari decreti a contenuto teologico (l'Henotikon, la condanna dei Tre Capitoli e la professione di fede monotelita), di trovare una conciliazione con quelle regioni così profondamente miafisite[5], ma non si giunse a una riconciliazione tra le parti.
La spaccatura tra Anatolia e Grecia, Calcedonesi, e Siria ed Egitto, Monofisite, e la conseguente perdita di lealtà e simpatia nei confronti dell'impero da parte delle popolazioni di tali province meridionali, sarà una delle cause fondamentali del successo delle conquiste islamiche di Siria ed Egitto, in quanto gli abitanti non opposero resistenza a un popolo a cui si sentivano culturalmente più affini che ai Greci (linguisticamente l'aramaico parlato dai Siriani al tempo è affine all'arabo, e i due popoli commerciavano da secoli. Inoltre, esistevano regni arabi monofisiti, il più importante era quello Ghassanide) e che prometteva minore oppressione fiscale e religiosa rispetto ai Romei.
Il distacco tra Roma e Costantinopoli
[modifica | modifica wikitesto]Le difficoltà incontrate a causa del XXVIII canone e i successivi tentativi compiuti da patriarchi costantinopolitani e imperatori per sanare la frattura religiosa bizantina[20], allontanarono un Occidente sempre più unito intorno al vescovo di Roma (uscito "trionfatore" in quanto fedele custode della fede dei padri) e, quindi, geloso della sua autorità. Infatti, Leone I si disinteressò sempre più della politica ecclesiastica orientale, allentando i rapporti tradizionali con le altre grandi sedi patriarcali. Il tentativo, inoltre, da parte del patriarca di Costantinopoli di assumersi il titolo di "patriarca ecumenico"[21] (mettendosi quindi al di sopra degli altri patriarcati della Chiesa Unita, come stabilito nel VI canone del Concilio di Nicea[22]), suscitò la crescente ostilità del vescovo di Roma.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Antonio Olmi, Il consenso cristologico tra le chiese calcedonesi e non calcedonesi (1964-1996), p. 97. URL consultato il 24 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ a b c d e f g Gianni Gennari, Il Concilio di Calcedonia, in Vatican Insider, 19 settembre 2012. URL consultato il 24 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
- ^ a b c d e f G.Filoramo - D.Menozzi, L'Antichità, collana Storia del Cristianesimo, p. 350.
- ^ a b c d e f Antonio Olmi, Il consenso cristologico tra le chiese calcedonesi e non calcedonesi (1964-1996)d, p. 98. URL consultato il 24 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ a b G.L.Potestà - G.Vian, Storia del Cristianesimo, p. 110.
- ^ a b G.Filoramo - D.Menozzi, L'Antichità, collana Storia del Cristianesimo, pp. 350-351.
- ^ a b c d G.Filoramo - D.Menozzi, L'Antichità, collana Storia del Cristianesimo, p. 351.
- ^ Leone Magno, «uno dei più grandi pontefici che la Chiesa abbia avuto», su cronacaoggiquotidiano.it.
- ^ Il dogma della perpetua verginità di Maria, su latheotokos.it.
- ^ G.Alberigo-G.L. Dossetti- Perickles-P. Joannou et alii (a cura di), Conciliorum Oecumenicorum Decreta, p. 85.
- ^ Gianni Gennari, Il Concilio di Calcedonia, in Vatican Insider, 19 settembre 2012. URL consultato il 24 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).«Pietro ha parlato per bocca di Leone, Leone ha insegnato secondo la pietà e la verità” che Gesù Cristo è Figlio di Dio nelle due vere nature, una divina e una umana, “immutabili, indivise, inseparabili in una sola persona”. Questa è e deve essere la fede di tutti i cristiani…»
- ^ a b c d e f Concilio di Calcedonia su Intra Text, su intratext.com. URL consultato il 24 marzo 2015.
- ^ Concilio di Calcedonia su Documenta Omnia Christiana, su documentacatholicaomnia.eu. URL consultato il 24 marzo 2015.
- ^ Simile il XXIV, ove si proibisce che i monasteri diventino degli alloggi per i viandanti.
- ^ G.L.Potestà - G.Vian, Storia del Cristianesimo, pp. 110-111.
- ^ Gianni Gennari, Il Concilio di Calcedonia, in Vatican Insider. URL consultato il 24 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).«Non si ordini diacono una donna prima dei quarant'anni, e non senza diligente esame. Se per caso dopo avere ricevuto l'imposizione delle mani ed avere vissuto per un certo tempo nel ministero, osasse contrarre matrimonio, disprezzando con ciò la grazia di Dio, sia anatema insieme a colui che si è unito a lei”»
- ^ Gianni Gennari, Il Concilio di Calcedonia, in Vatican Insider. URL consultato il 24 marzo 2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).«Le vergini consacrate a Dio non devono sposarsi. Non è lecito ad una vergine che si sia consacrata al Signore Iddio, e così pure ad un monaco, contrarre matrimonio. Chi ciò facesse, sia scomunicato. Abbiamo tuttavia stabilito essere in potere del vescovo locale mostrare verso di essi una misericordiosa comprensione.»
- ^ G.Filoramo - D.Menozzi, L'Antichità, collana Storia del Cristianesimo, p. 352.
- ^ G.Mura (a cura di), La teologia dei Padri, V, p. 356. URL consultato il 24 marzo 2015.
- ^ Si veda lo Scisma acaciano, iniziato dopo il 480 con la pubblicazione dell'Henotikon.
- ^ Come nel caso di Giovanni IV, nel 587 prima e nel 595 poi con Ciriaco. Si guardi, per la disputa con papa Gregorio Magno: S.B. Gajano, Gregorio I, santo, in Enciclopedia dei Papi, I, Roma, Treccani, 2000, pp. 546-574. Sulla controversia con Giovanni IV , si guardi Ivi, pp. 565-566.
- ^ VI Canone del Concilio di Nicea, su intratext.com. URL consultato il 24 marzo 2015.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Antonio Olmi, Eutiche e il Concilio di Calcedonia, in Il consenso cristologico tra le chiese calcedonesi e non calcedonesi (1964-1996), Gregorian Biblical BookShop, 2003.
- G. Mura (a cura di), La teologia dei Padri, vol. 5, Città Nuova, 1976.
- Giuseppe Alberigo, - Gian Luigi Dossetti - Perikles P. Joannou, et alii (a cura di), Conciliorum Oecumenicorum Decreta, Bologna, EDB 1991 (terza edizione).
- Giovanni Filoramo, - Daniele Menozzi, "L'Antichità", in Storia del Cristianesimo, Vol. I, Bari, Laterza 2010.
- Sofia Boscovich Gajano, "Gregorio I, santo", in Enciclopedia dei Papi, Vol. I, Roma, Treccani, 2000, pp. 546-574.
- John Meyendorff, Christ in Eastern Christian Thought, Washington D.C., St. Vladimirs Seminary Press 1969.
- Gaspare Mura, (a cura di), La teologia dei Padri: testi dei padri latini, greci, orientali scelti e ordinati per temi, Vol. V, Roma, Città Nuova, 1987.
- Gian Luca Potestà, - Giovanni Vian, Storia del Cristianesimo, Bologna, Il Mulino 2010.
- Robert Victor Sellers, Two Ancient Christologies, London, Society for Promoting Christian Knowledge 1940 (sulle scuole di Alessandira ed Antiochia).
- Robert Victor Sellers, The Council of Chalcedon: A Historical and Doctrinal Survey, London, SPCK 1953.
- Frances M. Young, con Andrew Teal, From Nicaea to Chalcedon. A Guide to the Literature and its Background, (Seconda edizione), Grand Rapids (MI), Baker Academic 2010.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikiquote contiene citazioni di o su concilio di Calcedonia
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su concilio di Calcedonia
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Calcedonia, Concilio di, in Dizionario di storia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2010.
- Calcedònia, Concìlio di-, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Council of Chalcedon, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Concilio di Calcedonia, in Catholic Encyclopedia, Robert Appleton Company.
- Concilio di Calcedonia, su documentacatholicaomnia.eu.
- Concilio di Calcedonia, su intratext.com.
- (EN) Coptic interpretations of the Fourth Ecumenical Council, su orthodoxwiki.org.
- Gianni Gennari, Il Concilio di Calcedonia, su vaticaninsider.lastampa.it. URL consultato il 17 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 153263073 · ISNI (EN) 0000 0001 0945 5819 · BAV 493/1084 · LCCN (EN) n79100865 · GND (DE) 2047219-5 · BNE (ES) XX10973 (data) · BNF (FR) cb118691680 (data) · J9U (EN, HE) 987009348879105171 |
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