Casa dei Vettii

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Coordinate: 40°45′07.38″N 14°29′04.73″E / 40.75205°N 14.484647°E40.75205; 14.484647
Pianta

La Casa dei Vettii è una domus di epoca romana, sepolta durante l'eruzione del Vesuvio del 79 e ritrovata a seguito degli scavi archeologici dell'antica Pompei (VI-15-1): rappresenta uno dei massimi esempi d'arte romana del I secolo[1] ed è così chiamata dal nome dei proprietari, Aulo Vettio Restituto e Aulo Vettio Conviva[2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Di origini antiche, sicuramente prima del I secolo a.C., come testimoniato dai capitelli a forma di dado e dall'impluvium in tufo[3], la casa venne acquistata all'inizio del I secolo da una ricca famiglia di liberti, dediti al commercio, i Vettii[4], di cui sono stati ritrovati due anelli, che fungevano anche da sigillo e diversi manifesti elettorali[3]: fu in questo periodo, grazie alle ottime possibilità economiche della famiglia, che la struttura venne totalmente restaurata[5] e arricchita di opere d'arte, per lo più in quarto stile. Una seconda ristrutturazione si rese necessaria a seguito del terremoto di Pompei del 62[2]; sepolta sotto una coltre di ceneri e lapilli a causa dell'eruzione del Vesuvio nel 79, venne riportata alla luce nel 1894[3]. Nel dicembre 2016, dopo un restauro durato dodici anni, la casa fu riaperta al pubblico[6].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Affresco di una esedra

Superato il portone d'ingresso si accede al vestibolo, nel quale sono posti due affreschi che raffigurano una lotta tra galli e Priapo che poggia il suo membro sul piatto della bilancia, come simbolo di prosperità, a cui fa da contrappeso una borsa di denari[5]. Internamente la casa, di dimensioni non troppo vaste, si incentra intorno a due atri[4]: nel primo atrio, di tipo tuscanico, l'impluvio non era rivestito in marmo e la pavimentazione, così come nel resto dell'abitazione, è di modesta fattura, realizzata per lo più in lavapesta, con l'aggiunta di qualche tessera bianca[7]; si notano due casseforti in ferro, decorate in bronzo, mentre le pareti presentano diversi affreschi rappresentati bambini che compiono atti sacrificali ai Penati[3]. Particolarità dell'atrio è l'assenza di un tablino, evento raro per una struttura di tale taratura sociale[8]. Intorno all'atrio si aprono diverse stanze: in un cubicolo sono presenti raffigurazioni del mito di Ero e Leandro ed Arianna abbandonata da Teseo a Nasso, oltre ad una raffigurazione di pesci, andata perduta, la quale era uno dei pochissimi esempi di recupero di pittura in epoca antica, in quanto durante i lavori di ristrutturazione della casa non fu distrutta, bensì restaurata[3]; in un altro cubicolo, destinato probabilmente al custode, una grande raffigurazione di fauna marina[9]. Nell'oecus invece sono presenti affreschi raffiguranti la lotta tra Pan e Amore guardati da Dioniso ed Arianna ed il mito di Ciparisso, che uccide il cervo preferito di Apollo ed Apollo che si vendica dell'affronto subito: si tratta delle uniche raffigurazioni di Ciparisso del mondo antico[4]. Sull'atrio si affacciano anche due alae, una delle quali fu in seguito destinata ad armadio a muro, mentre quella rimasta attiva presenta decorazione in quarto stile[10].

Affresco della casa: Dedalo presenta a Pasifae la vacca di legno

Un piccolo corridoio, nel quale era posta la scala d'accesso al piano superiore e il cui sottoscala era utilizzato come deposito per la vicina stalla, conduce al secondo atrio intorno al quale si apre il quartiere servile: quest'atrio presenta un impluvium in tufo ed una nicchia, utilizzata come larario, decorata con semicolonne corinzie che reggono un timpano triangolare[4]: nell'edicola sono raffigurati il Genio del proprietario nell'atto di compiere un sacrificio, i Lari ed il serpente agathodemone[5]. La cucina presenta un banco in muratura, cinque caldaie e treppiedi in bronzo[3]: al suo interno furono rinvenuti bacini e vasi in terracotta, pentole, graticole ed una statua di Priapo, probabilmente posta in giardino, che fungeva da fontana[5]. Dall'atrio si apre anche un piccolo cubicolo che presenta tre affreschi di natura erotica, di pessima fattura[3]. Nel triclinio si trovano interessanti affreschi di stampo mitologico come Arianna e Teseo ed Issione e Zeus[3]; di notevole fattura lo zoccolo, dal quale emergono buoi del mare, cavalli e busti di divinità, mentre sulle pareti si trovano dei medaglioni nei quali è raffigurato il volo delle Stagioni[3]. Nelle vicinanze del peristilio è un gineceo[2], caratterizzato da un piccolo cortile porticato, sul quale si aprono due stanze, probabilmente riservate alla padrona della casa e alle sue figlie: tuttavia la reale funzione di questo luogo rimane alquanto oscura, poiché nelle case romane difficilmente si trovavano ginecei[7].

Il peristilio è contornato da diciotto colonne, che circondano completamente il giardino, nel quale vasche e dodici statue in bronzo utilizzate come fontane, assicuravano giochi d'acqua[4]: sono presenti diversi affreschi che raffigurano nature morte e figure umane, oltre ad un affresco che riproduce Dedalo che mostra a Pasifae la vacca di legno, il mito di Issone e Dioniso che scopre Arianna nel sonno. Sul peristilio si aprono diverse stanze: un oecus presenta un meandro in mosaico bianco e nero ed alle pareti coppie divine e poeti affiancati dalle loro muse; lo zoccolo raffigura sacerdotesse ed Amazzoni[3]: le pareti sono inoltre arricchite con fregi, raffiguranti mestieri e giochi fatti da amorini[1], anche se mancano alcuni quadretti, probabilmente non ancora eseguiti oppure andati persi a seguito dell'eruzione, in quanto poggiavano su telai in legno; in questa stanza probabilmente si giocava anche al tiro a segno[3]. Un altro oecus, più buio, affinché la luce non rovinasse i colori, era utilizzato come pinacoteca e sono rappresentate, su pareti a fondo giallo, scene della storia della città di Tebe come Anfione e Zeto che legano Dirce a un toro, Penteo ucciso dalle Baccanti, Ercole bambino che strozza i serpenti ed alcune architetture fantastiche su un fondo bianco. La casa era dotata anche di una stalla, raggiungibile sia tramite un corridoio, sia da un ingresso autonomo direttamente sulla strada[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Regio VI - La Casa dei Vettii, su pompeisepolta.com. URL consultato il 5 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2014).
  2. ^ a b c Breve descrizione della casa, su scavi-di-pompei.it. URL consultato il 5 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2011).
  3. ^ a b c d e f g h i j k Storia e descrizione della Casa dei Vettii, su archeoguida.it. URL consultato il 5 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2011).
  4. ^ a b c d e La Casa dei Vettii, su marketplace.it. URL consultato il 5 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 24 agosto 2011).
  5. ^ a b c d Cenni sulla Casa dei Vettii, su pompeiisites.org. URL consultato il 5 marzo 2012 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2014).
  6. ^ Riapertura Casa dei Vettii, su pompeiisites.org. URL consultato il 14 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2017).
  7. ^ a b Pesando, p.133.
  8. ^ Brevi cenni sulla casa, su pompeii.org.uk. URL consultato il 5 marzo 2012.
  9. ^ Pesando, p.134.
  10. ^ Pesando, p.135.
  11. ^ Pesando, p.132.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fabrizio Pesando - Maria Paola Guidobaldi, Gli ozi di Ercole. Residenze di lusso a Pompei ed Ercolano, Roma, "L'Erma" di Bretschneider, 2006. ISBN non esistente

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN234361186 · LCCN (ENsh00008631 · GND (DE4844346-3 · J9U (ENHE987007294552605171 · WorldCat Identities (ENviaf-234361186