Fullonica di Stephanus

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Fullonica di Stephanus
CiviltàRomani
UtilizzoFullonica
EpocaI secolo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComunePompei
Scavi
Date scavi1912-1914
Amministrazione
Patrimonioscavi archeologici di Pompei
EnteParco archeologico di Pompei
Visitabile
Sito webpompeiisites.org/sito_archeologico/fullonica-di-stephanus/
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 40°45′01.12″N 14°29′20.9″E / 40.750311°N 14.489139°E40.750311; 14.489139

La fullonica di Stephanus è una fullonica di epoca romana dell'antica Pompei, ubicata nella Regio VI, sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La fullonica di Stephanus venne restaurata e aperta poco prima dell'eruzione del 79, essendo stata trasformata da abitazione in attività commerciale, sottraendo anche alcuni ambienti dalla vicina casa del Sacello Iliaco[1]. Sepolta sotto una coltre di cenere e lapilli durante l'eruzione del Vesuvio del 79, fu riportata alla luce tra il 1912 e il 1914[2]. Lavori di restauro si sono avuti tra il 2014 e il 2015[3].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La fullonica di Stephanus, la meglio conservata[4] tra le quattro fulloniche ritrovate a Pompei[5], deve la sua denominazione a un nome, Stephanus appunto, che ricorre spesso nei manifesti elettorali dipinti nei pressi della bottega: al momento dello scavo, al suo interno, è stato ritrovato un unico scheletro[1], probabilmente il proprietario Stephanus, in quanto aveva con sé una somma di denaro pari a circa 1 090 sesterzi[5], oppure si trattava di semplicemente di un fuggiasco in cerca di riparo dall'eruzione. Affacciata su via dell'Abbondanza, le murature all'esterno della fullonica conservano sbiadite tracce di iscrizioni elettorali; l'ingresso è ampio, simile a quello delle altre attività commerciali e al momento dello scavo la porta d'ingresso, di cui si è conservato il chiavistello con la serratura, è stata ritrovata socchiusa[4].

Si accede ad un primo ambiente, il quale funge da ingresso ad una stanza sia sulla sinistra, che ospitava il torchio per la stiratura dei panni[6], sia sulla destra: questa camera si affaccia anche sull'atrio tramite una porta e una finestra strombata e presenta una decorazione pittorica in rosso nella parte sottostante e bianca in quella superiore. Segue l'atrio: il vecchio impluvium è stato trasformato in una vasca in muratura con intonaco rosso[1] e al suo interno l'acqua scorreva a ciclo continuo, mentre il compluvium convertito in lucernaio; caratteristica è il tetto piano, difficilmente utilizzato a Pompei[6], usato per l'asciugatura dei panni[1]. Dall'atrio una scala conduce ad una sorta di mezzanino, probabilmente adibito a scopo abitativo[4]. Sulla destra dell'atrio si apre un oecus: le due stanze presentano una decorazione in quarto stile molto simile, con zoccolatura nera, zona mediana rossa e parte superiore bianca con l'inserto di quadretti decorativi, figure geometriche, uccelli e animali; in particolare, nell'oecus, si riconoscono figure femminili alate, a raffigurare le Stagioni[1].

Sia dall'atrio, che dall'oecus tramite un corridoio, si accede al giardino: un muretto rivestito in marmo con cinque pilastri, originariamente utilizzato come peristilio, è stato trasformato in luogo per l'asciugatura dei panni. Sul fondo del giardino sono presenti tre vasche comunicanti a piani decrescenti e cinque bacini pestatoi per le attività lavorative[6]. Sulla destra è posta la cucina: durante i lavori di restauro tra il 2014 e il 2015 sono stati riposti al suo interno gli oggetti ritrovati durante gli scavi, come voluto da Vittorio Spinazzola[7], tra cui vasellame, pentole e una griglia in ferro per la carne[6], oltre ad essere stata recuperata una pittura nei pressi delle vasche[7]. Nel lato sud ovest del giardino si trova il triclinio, che tuttavia a seguito della creazione della fullonica aveva perso la sua funzione originaria, con decorazioni in stucco a riprodurre delle colonne[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Guidobaldi e Pesando, p. 105.
  2. ^ (EN) Jackie Dunn, Bob Dunn, I.6.7 Pompeii. Fullonica di Stephanus or the Fullery of Stephanus - Part: 1, su pompeiiinpictures.com. URL consultato il 9 aprile 2021.
  3. ^ Susy Malafronte, Pompei, ecco i tesori restaurati: sei domus per incantare Renzi, su ilmattino.it, Il Mattino, 22 dicembre 2015. URL consultato il 9 aprile 2021.
  4. ^ a b c Touring, p. 544.
  5. ^ a b De Vos, p. 103.
  6. ^ a b c d De Vos, p. 104.
  7. ^ a b Guidobaldi e Pesando, p. 107.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Arnold De Vos, Mariette De Vos, Pompei, Ercolano, Stabia, Roma, Casa editrice Giuseppe Laterza & figli, 1982, ISBN 88-420-2001-X.
  • Touring Club Italiano, Guida d'Italia - Napoli e dintorni, Milano, Touring Club Editore, 2008, ISBN 978-88-365-3893-5.
  • Maria Paola Guidobaldi e Fabrizio Pesando, Pompei, Oplontis, Ercolano, Stabiae, Bari, Editori Laterza, 2018, ISBN 978-88-581-3249-4.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]