Coordinate: 45°42′10.95″N 9°40′05.91″E

Chiesa di Sant'Andrea (Bergamo): differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
paragrafo relativo al Museo Storico e di Arte Sacra
m da Museo Storico di Arte Sacra a Museo Storio e di Arte Sacra
Riga 49: Riga 49:
Alla campagna decorativa successiva alla ricostruzione ottocentesca appartengono altre opere: le tempere dell'abside con cinque ''episodi della vita di Sant'Andrea'', dipinte a partire dal 1868 da [[Giovanni Battista Epis]], allievo dell'[[Accademia Carrara]]; quattro tavole con figure di santi a fondo oro dipinte per il nuovo trono della ''Madonna della Cintura'' da Giovanni Pezzotta nel 1881; la ''Via Crucis'', di Gian Battista Riva del 1898; la pala con ''Giuseppe e Gesù Adolescente'', dipinta da Giuseppe Riva alla fine del [[XIX secolo]]; del medesimo autore è la tela della ''Madonna che consegna la cintura a santa Monica'', che veniva posta a copertura della nicchia dell'altare laterale sinistro, quando ne veniva tolto il simulacro della Vergine per collocarlo sopra il suddetto trono. Va ricordato che la statua (databile alla fine del XVIII secolo) e il culto della Madonna della Cintura, tipico della tradizione agostiniana, vennero trasferiti dalla chiesa del suddetto [[Chiesa di Sant'Agostino (Bergamo)|convento di Sant'Agostino]] al tempo della soppressione napoleonica (1797). Lo stesso avvenne per l'immagine e il culto di [[Nicola da Tolentino|San Nicola da Tolentino]] (notevole il busto in cartapesta con testa lignea, scolpita nel 1705 da [[Giovanni Antonio Sanz]], già parte di un tronco vestito, ritrovata e restaurata a cura dell'[[Università degli Studi di Bergamo]]) e della ''[[Madre del Buon Consiglio|Madonna del Buon Consiglio]]'', che fu trasferita nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco.
Alla campagna decorativa successiva alla ricostruzione ottocentesca appartengono altre opere: le tempere dell'abside con cinque ''episodi della vita di Sant'Andrea'', dipinte a partire dal 1868 da [[Giovanni Battista Epis]], allievo dell'[[Accademia Carrara]]; quattro tavole con figure di santi a fondo oro dipinte per il nuovo trono della ''Madonna della Cintura'' da Giovanni Pezzotta nel 1881; la ''Via Crucis'', di Gian Battista Riva del 1898; la pala con ''Giuseppe e Gesù Adolescente'', dipinta da Giuseppe Riva alla fine del [[XIX secolo]]; del medesimo autore è la tela della ''Madonna che consegna la cintura a santa Monica'', che veniva posta a copertura della nicchia dell'altare laterale sinistro, quando ne veniva tolto il simulacro della Vergine per collocarlo sopra il suddetto trono. Va ricordato che la statua (databile alla fine del XVIII secolo) e il culto della Madonna della Cintura, tipico della tradizione agostiniana, vennero trasferiti dalla chiesa del suddetto [[Chiesa di Sant'Agostino (Bergamo)|convento di Sant'Agostino]] al tempo della soppressione napoleonica (1797). Lo stesso avvenne per l'immagine e il culto di [[Nicola da Tolentino|San Nicola da Tolentino]] (notevole il busto in cartapesta con testa lignea, scolpita nel 1705 da [[Giovanni Antonio Sanz]], già parte di un tronco vestito, ritrovata e restaurata a cura dell'[[Università degli Studi di Bergamo]]) e della ''[[Madre del Buon Consiglio|Madonna del Buon Consiglio]]'', che fu trasferita nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco.


=== Museo Storico di Arte Sacra ===
=== Museo Storico e di Arte Sacra ===
Tra il 2020 e il 2021 in alcuni ambienti posti nel piano interrato della sacrestia, ma con ampio affaccio meridionale su Viale delle Mura, è stato allestito il Museo Storico e di Arte Sacra di Sant'Andrea, dove attraverso una ricca serie di dipinti, di reperti archeologici e di suppellettili liturgiche è narrata la storia di questo antico luogo di culto, che va dall'VIII secolo ai giorni nostri.
Tra il 2020 e il 2021 in alcuni ambienti posti nel piano interrato della sacrestia, ma con ampio affaccio meridionale su Viale delle Mura, è stato allestito il Museo Storico e di Arte Sacra di Sant'Andrea, dove attraverso una ricca serie di dipinti, di reperti archeologici e di suppellettili liturgiche è narrata la storia di questo antico luogo di culto, che va dall'VIII secolo ai giorni nostri.



Versione delle 16:22, 20 mag 2021

Chiesa di Sant'Andrea
Sant'Andrea
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàBergamo
IndirizzoVia Porta dipinta, 39
Coordinate45°42′10.95″N 9°40′05.91″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareAndrea apostolo
Diocesi Bergamo
Consacrazione1847
ArchitettoFerdinando Crivelli
Stile architettonicoNeoclassico
Inizio costruzioneVIII sec.
CompletamentoRicostruita dal 1840
Sito webpagina fb Chiesa di Sant'Andrea Apostolo Bergamo Alta

La chiesa di Sant'Andrea è il luogo di culto cattolico di Bergamo, che si trova in via Porta Dipinta 39, nella parte alta della città. Ricostruito nell'Ottocento da Ferdinando Crivelli sulla base di un precedente edificio, conserva notevoli pale d'altare opera di Andrea Previtali, Il Moretto, Francesco Bassano, Enea Salmeggia, Gian Paolo Cavagna, Jacopo Palma il Giovane, Padovanino, Gian Giacomo Barbello e altri.

Storia

Il suo aspetto si deve a un progetto di Ferdinando Crivelli, eseguito a partire dal 1837 sui resti di una chiesa già ricostruita del XVI e nel XVII secolo sull'area di una basilica cimiteriale protocristiana, nominata come basilica Sancti Andreae in un atto notarile del 5 maggio 785 ora conservato presso l'Archivio di Stato di Bergamo[1].

Moretto da Brescia, Madonna in trono tra i santi Andrea, Eusebia, Domnone e Domnione, olio su tela, 1534-1537

Una lapide all'interno della chiesa ricorda il ritrovamento, nel 1295, di una corona e di un calice d'argento. Il 24 luglio 1401 si rinvenne, sotto l'altare maggiore, l'antico sarcofago con i resti di tre individui e una incisione databile al V secolo recante i nomi di tre personaggi: Domnione e i nipoti Eusebia e Domnone. Al tempo furono erroneamente identificati come martiri protocristiani, da cui il culto di sant'Eusebia di Bergamo e dei santi Domnione e Domneone, per via della sigla BM che accompagnava i loro nomi, sciolta in "Beati Martyres", mentre in realtà significava probabilmente solo "Bonae Memoriae" o "Bene Merentes". A loro il Moretto dedicherà una magnifica pala tuttora conservata all'interno della chiesa[2].

A causa di danni provocati dalla costruzione delle Mura Venete (1561-1588), la chiesa ottenne un risarcimento di 300 scudi da parte della Repubblica Veneta grazie al quale fu riedificata e riconsacrata nel 1592[3]. Nel 1591 venne istituita come parrocchia indipendente, smembrandone il territorio dalla vicina di San Pancrazio. Una successiva ristrutturazione risale al 1689, con la posa della prima pietra il 23 giugno ad opera del vescovo Daniele Giustiniani[4].

Nel 1805, per decreto di Napoleone, fu soppressa l'attigua parrocchia di San Michele al Pozzo Bianco e il suo territorio fu annesso alla parrocchia di Sant'Andrea. La chiesa antica risultava così ormai troppo piccola per un territorio abbastanza vasto e per una popolazione piuttosto numerosa.[5] Inoltre, essa sorgeva a un livello più basso del piano stradale di via Porta Dipinta ed era oscurata da una cortina di edifici privati che la nascondevano allo sguardo di chi vi transitava. Una via, questa, la cui importanza era andata nel frattempo crescendo, dal momento che essa, prolungandosi oltre porta Sant'Agostino nella via Pignolo e poi nella via Borgo Palazzo, si dirigeva verso Brescia e da qui conduceva a Venezia. Anche per questa ragione le più importanti famiglie della nobiltà bergamasca fecero costruire lungo questa via i loro sontuosi palazzi: palazzo Suardo, palazzo Da Ponte, Palazzo Grumelli, Palazzo Moroni, palazzo Benaglio, palazzo Sottocasa, mentre vi abitavano già altre famiglie nobili, come i Passi Preposulo e i Rivola.

Già nel 1829 l'architetto Giacomo Romilli venne incaricato di progettarne la completa ristrutturazione. Un analogo progetto fu elaborato da un ingegnere anche per la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, ma fortunatamente non venne eseguito. Il progetto di Giacomo Romilli prevedeva un edificio neoclassico, con facciata scandita da lesene e da un timpano, una piccola cupola semisferica e un alto campanile. Per ragioni che per ora non sono note, tale progetto non venne eseguito. Al 1837 datano i primi contatti tra la fabbriceria della chiesa parrocchiale, guidata dal conte Guglielmo Lochis, collezionista e podestà della città di Bergamo, e il giovane architetto Ferdinando Crivelli, entrambi residenti poco distante dalla chiesa. Crivelli elaborò diversi progetti: il primo nel 1838, il secondo nel 1840. Deve esisterne un terzo, quello effettivamente eseguito tra il 1840 quando iniziano le demolizioni della chiesa antica e il 1847, quando la chiesa viene consacrata, il 28 novembre, dal vescovo Carlo Gritti Morlacchi. Crivelli si ispirò in modo sostanzialmente letterale a un progetto che era stato ideato e realizzato nel 1798 dal celebre architetto bergamasco Giacomo Quarenghi per la cappella dei Cavalieri di Malta, interna a Palazzo Voroncov, a San Pietroburgo. Elemento di originalità è la cupola, che non si trova nell'edificio di Quarenghi e che Crivelli progetta ispirandosi al Pantheon.

Al termine dei lavori, all'interno delle navate della chiesa vennero ricollocate le tele già presenti in precedenza[6], alle quali Guglielmo Lochis aggiunse due Natività di Gesù, che appartenevano alla propria collezione: una dipinta e firmata da Enea Salmeggia nel 1590, l'altra attribuita Jacopo Negretti, e probabilmente eseguita attorno al 1603, per la vicinanza stilistica con la Natività di Maria, eseguita tra il 1591 e il 1603 per la chiesa di San Trovaso a Venezia.

Descrizione

La navata in una foto di Paolo Monti

Esterno

La facciata della chiesa risulta incompiuta rispetto al progetto di Crivelli, che aveva previsto un pronao retto da colonne corinzie e coronato da un timpano istoriato con il Martirio di Domnione, Domno ed Eusebia, e appare molto semplice e spoglia. Vi si segnalano solo i tre portali, disegnati da Crivelli, in marmo bianco di Zandobbio. L'interno si sviluppa su una pianta a tre navate con cupola semisferica e abside di fondo.

Interno

L'edificio consta di due livelli: quello inferiore, in origine pensato come chiesa iemale (invernale) ipogea, nel 1951 venne trasformato in teatro per volontà dell'allora prevosto, don Antonio Galizzi, il quale volle dotare la parrocchia di un centro di aggregazione e di animazione. Vi si tenevano spettacoli teatrali, rassegne canore e musicali, proiezioni cinematografiche. Con il diminuire della popolazione e il concentrarsi delle attività di catechesi e di pastorale giovanile presso l'oratorio del Seminarino, il teatro venne chiuso, rimanendo in disuso per molti anni. Lungo l'estate del 2018 la parrocchia di Sant'Andrea lo ha affidato in comodato d'uso gratuito al Centro Universitario Teatrale dell'Università degli Studi di Bergamo, che vi ha trasferito la propria sede, organizzandovi corsi di teatro e rappresentazioni teatrali a cura dei docenti e degli studenti dell'Università[6].

Sul piano superiore vi è l'aula della chiesa che conserva preziose opere d'arte. Al quella antica appartengono la Madonna in trono col Bambino tra i santi Eusebia, Andrea, Domno e Domneone, dipinta tra il 1536 e il 1537 dal Moretto[7], il Compianto sul Cristo morto di Andrea Previtali, dipinto nel 1523, la Natività adorata dai pastori di Giovanni Paolo Cavagna, firmata e datata 1605 (fu offerta dalla donne iscritte alla Confraternita di Santa Maria della Pace). All'interno dei lacunari del soffitto erano incassate tre tele, ora in sagrestia, dipinte attorno al 1630 da Padovanino, componenti il Trittico di Sant'Andrea e raffiguranti: Martirio di Sant'Andrea, Coro di angeli festanti con i simboli dei martirio (aureole dorate e rami di palma) e Coro di angeli musicanti. Tra il novembre del 2019 e l'agosto del 2020 le tre tele di Padovanino sono state oggetto di un accurato lavoro di restauro, promosso dal dott. Angelo Piazzoli e dalla Fondazione Credito Bergamasco. Dal 24 settembre al 18 ottobre 2020 le tele sono state esposte sull'altare maggiore della chiesa, per poi essere definitivamente collocate nella sala sottostante la sacristia, dove, a differenza della loro precedente collocazione, si potrà continuare a vederle l'una accanto all'altra, come apparivano quando erano incassate nel soffitto della chiesa antica, attraversate da un'unica logica narrativa.

Il conte Guglielmo Lochis donò alla chiesa parrocchiale in occasione della nuova consacrazione del 28 novembre 1847, una Natività adorata dai pastori di Jacopo Palma il Giovane, databile attorno 1603, e una Natività adorata dai pastori opera di Enea Salmeggia detto il Talpino, firmata e datata. Le fonti in cui era stata pubblicata recavano erroneamente la data 1590, incoerente rispetto alle opere coeve del pittore. A una osservazione più ravvicinata la data si è invece rivelata essere 1599. [8]

Dalla vicina chiesa di San Michele al Pozzo Bianco vennero portate in Sant'Andrea: la Gloria di San Nicola da Tolentino firmata da Gian Giacomo Barbello e datata 1653, la Pala di San Donnino di Francesco Bassano, databile attorno al 1585, due tele di Antonio Cifrondi, databili al 1690: Cristo con l'adultera e l'Ultima Cena. La tela di Barbello è stata restaurata nel 2018 dall'Università degli Studi di Bergamo ed è stata esposta in mostra presso l'aula magna dell'Università, già chiesa del vicino convento di Sant'Agostino. La tela di Bassano è stata restaurata nel 2019 dalla Fondazione Credito Bergamasco.

Alla campagna decorativa successiva alla ricostruzione ottocentesca appartengono altre opere: le tempere dell'abside con cinque episodi della vita di Sant'Andrea, dipinte a partire dal 1868 da Giovanni Battista Epis, allievo dell'Accademia Carrara; quattro tavole con figure di santi a fondo oro dipinte per il nuovo trono della Madonna della Cintura da Giovanni Pezzotta nel 1881; la Via Crucis, di Gian Battista Riva del 1898; la pala con Giuseppe e Gesù Adolescente, dipinta da Giuseppe Riva alla fine del XIX secolo; del medesimo autore è la tela della Madonna che consegna la cintura a santa Monica, che veniva posta a copertura della nicchia dell'altare laterale sinistro, quando ne veniva tolto il simulacro della Vergine per collocarlo sopra il suddetto trono. Va ricordato che la statua (databile alla fine del XVIII secolo) e il culto della Madonna della Cintura, tipico della tradizione agostiniana, vennero trasferiti dalla chiesa del suddetto convento di Sant'Agostino al tempo della soppressione napoleonica (1797). Lo stesso avvenne per l'immagine e il culto di San Nicola da Tolentino (notevole il busto in cartapesta con testa lignea, scolpita nel 1705 da Giovanni Antonio Sanz, già parte di un tronco vestito, ritrovata e restaurata a cura dell'Università degli Studi di Bergamo) e della Madonna del Buon Consiglio, che fu trasferita nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco.

Museo Storico e di Arte Sacra

Tra il 2020 e il 2021 in alcuni ambienti posti nel piano interrato della sacrestia, ma con ampio affaccio meridionale su Viale delle Mura, è stato allestito il Museo Storico e di Arte Sacra di Sant'Andrea, dove attraverso una ricca serie di dipinti, di reperti archeologici e di suppellettili liturgiche è narrata la storia di questo antico luogo di culto, che va dall'VIII secolo ai giorni nostri.

Nel primo ambiente si trova esposta una tela centinata di Giuseppe Riva, che raffigura San Giuseppe con Gesù adolescente, probabilmente dipinta sul finire del XIX secolo. In occasione delle solennità dedicate al culto di questo santo, la tela veniva sovrapposta alla nicchia dell'altare della Madonna della Cintura (o Madre della Consolazione), posto nella cappella che si apre nella navata sinistra della chiesa di Sant'Andrea. Davanti ad esso è stata collocata una cassapanca lignea sulla quale sono esposti due candelabri in bronzo lavorato a bulino, databili al XVI-XVII secolo.

Nel secondo ambiente è stata collocata una tela centinata di Giovanni Pezzotta (Albino, 1838 - Bergamo, 1911), che rappresenta la Beata Vergine Maria nell'atto di consegnare a santa Monica, madre di sant'Agostino, la cintura di cuoio, che - insieme con l'abito nero che ella stessa indossa - sarebbe diventata la divisa dell'ordine degli Agostiniani. Secondo la tradizione agostiniana, la stessa santa berbera aveva chiesto alla Vergine come ella si fosse vestita in occasione della morte di san Giuseppe, così da sapere come potesse ella stessa vestirsi alla morte del marito Patrizio. La tela, a lungo attribuita a Giuseppe Riva, è stata restituita al pittore albinese da don Giovanni Gusmini, a partire dal persuasivo confronto con i pannelli del trono della Madonna della Cintura, presenti in Museo ed esposti nella sala attigua, che documenti dell'archivio parrocchiale di sant'Andrea attestano essere stati pagati a Giovanni Pezzotta nel 1889. La tela veniva sovrapposta alla nicchia dell'altare della Madonna della Cintura quando la statua ne veniva levata per essere collocata sul trono ed esposta in chiesa alla venerazione dei fedeli. Davanti ad essa, sopra un "fratino", è esposto un raro e prezioso altarolo in legno scolpito e dorato e stoffe preziose, databile tra il XVI e il XVII secolo, che veniva utilizzato per recare la comunione agli infermi nelle loro case. Accanto ad esso due candelabri in bronzo lavorato a bulino del XVI-XVII secolo. Sull'attigua parete è esposto il dipinto di don Andrea Zambelli, prevosto di Sant'Andrea tra il 1837 e il 1844, dipinto da anonimo pittore bergamasco, nell'ambito di Enrico Scuri (Bergamo, 1806-1884), in splendida cornice dorata in elegante stile impero. Questo ritratto è stato trasferito dalla Sacristia al Museo perché don Zambelli fu colui che curò la ripresa del progetto di ricostruzione della chiesa di Sant'Andrea, iniziata con l'assegnazione del cantiere all'arch. Ferdinando Crivelli nel 1837 con la conseguente demolizione della chiesa vecchia e degli edifici annessi. Non fece in tempo a vederla terminata, dal momento che il cantiere terminò sostanzialmente nel 1847, anno in cui la chiesa fu consacrata e riaperta al culto.

Nel terzo ambiente, il percorso inizia sulla parete nord (a destra di chi entra), dove è affisso un ampio pannello esplicativo, dedicato a narrare la storia della chiesa di Sant'Andrea e della sua vicina, ideato dall'arch. Luca Guerini, con testi di don Giovanni Gusmini. Si inizia dal catasto napoleonico (1804), dove si possono apprezzare la forma e le dimensioni dell'antico luogo di culto in rapporto con gli edifici circostanti, tra i quali si riconoscono Palazzo Cedrelli, Palazzo Moroni, con i suoi giardini, Palazzo Marenzi, demolito nel 1873, Palazzo Benaglio, Palazzo Calepio, con il giardino pensile che si affaccia sul viale della Mura. Questa immagine è affiancata a quella della Veduta di Bergamo da sud, dipinta nel 1816 da Tommaso Frizzoni, dove si vede invece la chiesa con il suo piccolo campanile inserita nello skyline di Città Alta. L'insieme di queste due immagini e la pianta disegnata dall'arch. Guerini (che segnala anche gli edifici demoliti tra il 1873 e il 1937 e, con una linea rossa, il profilo della chiesa attuale) permettono di comprendere le ragioni per cui si rese necessario abbattere l'edificio antico, che era molto piccolo, collocato al di sotto del piano stradale di via Porta Dipinta, rispetto alla quale rimaneva nascosto da una fitta serie di altri edifici. Correva invece lungo il suo lato meridionale l'antica via degli Anditi, tracciata al di sopra della mura medievali della città. Il racconto del pannello prosegue con la ricostruzione di quella che era la parete orientale della chiesa antica. Grazie a un efficace montaggio fotografico sono stati accostati gli altari all'ora in sede, montando nelle rispettive ancone le fotografie dei dipinti che essi ospitavano in origine: così quello maggiore, in marmo nero, ora nella chiesa di Santa Maria in Monte Santo e dei Santi Giovanni Battista e Evangelista (inclusa nel Seminario Vescovile "Giovanni XXIII"), custodiva la Pala di Sant'Andrea di Moretto da Brescia, insieme alle tre anonime tavolette della predella, mentre in quelli laterali, in marmi giallo e verde, ora nella chiesa parrocchiale di Orio al Serio, erano inserite la Deposizione di Gesù di Andrea Previtali e la Natività di Giovan Paolo Cavagna. Un'altra ricostruzione fotografica permette di immaginare come doveva presentarsi il soffitto della chiesa antica quando nei suoi lacunari lignei "alla veneziana" erano incassate le tre tele di Padovanino, ora collocate nella medesima sala del Museo. Il pannello prosegue narrando la vicenda della ricostruzione ottocentesca della chiesa, a partire dai progetti dell'arch. Giacomo Romilli (1829) fino a quello messo in opera dall'arch. Ferdinando Crivelli (1840). Quest'ultimo aveva previsto per la facciata della chiesa un pronao esastilo di ordine corinzio con timpano decorato da altorilievo, che tuttavia non fu mai eseguito. Lo ha realizzato virtualmente l'arch. Luca Guerini attraverso un sorprendente render fotografico e un modello 3D, che mostrano come si sarebbe presentato questo scorcio di via Porta Dipinta se il progetto fosse stato portato a termine.

Al di sopra del pannello esplicativo sono collocate le tre tavolette lignee dipinte a olio da anonimo pittore locale nel XVI secolo, che raffigurano: La vocazione dei santi Andrea e Pietro, derivata dall'omologo cartone e dal corrispondente arazzo ideato nel 1514 da Raffaello per la Cappella Sistina, ora rispettivamente conservati presso il Victoria and Albert Museum di Londra (il cartone) e presso i Musei Vaticani (l'arazzo). Il martirio di sant'Andrea; Domnione che colloca la propria testa sulla pietra posta davanti alla chiesa di Sant'Andrea, seguito dai nipoti Domnione e Eusebia condotti in catene. Sopra ancora una serie di angeli in volo, un tempo facenti parte del trono della Beata Vergine del Buon Consiglio, in uso in San Michele al Pozzo Bianco, ma utilizzato anche in Sant'Andrea per la Madonna della Cintura fino al 1889, anno in cui fu realizzato un trono appositamente dedicato. Gli angioletti sono stati restaurati nel 2021.

La parete occidentale è dedicata all'esposizione del Trittico di Sant'Andrea, dipinto da Alessandro Varotari, detto il Padovanino, nel 1631: per realizzare queste tele il pittore venne appositamente a Bergamo, dove lo attesta un dipinto con La morte di Procri, ora in collezione privata fiorentina, ma che il pittore padovano con bottega a Venezia firma, data e localizza nella città orobica. Le tre tele rappresentano: quella centrale Il martirio di sant'Andrea, quella a sinistra Coro di angeli con corone e palme, quella a destra Coro di angeli musicanti. Le tre tele sono state restaurate nel 2020 a cura della Fondazione Credito Bergamasco su iniziativa del suo Presidente, il dott. Angelo Piazzoli. Accanto ad esse è stata collocata la Sacra Famiglia di Amadio Pansera (Calcio, 1806-1885), derivata dalla Natività di Bernardino Luini, che faceva parte della collezione privata del conte Guglielmo Lochis (ora esposta presso la Pinacoteca dell'Accademia Carrara). Come risulta dal catalogo della mostra, Pansera espose la sua tela, commissionatagli dal sig. Giacomo Scotti di Calcio, presso l'Accademia Carrara nel 1837. Pare verosimile che qui l'acquistò lo stesso Lochis, dal quale pervenne alla parrocchia di Sant'Andrea, della quale egli presiedeva la Fabbriceria, può essere già nel 1837 forse in occasione dell'ingresso del nuovo prevosto, don Andrea Zambelli. La tela è stata restaurata nel 2021.

La parte meridionale ospita, a destra della finestra, la settecentesca tela con il Battesimo di Gesù, restaurata nel 2021, un tempo collocata al di sopra del fonte battesimale e ora collocata in Museo. Questo dipinto fu acquistato nel 1878 dal prevosto mons. Luigi Pavoni dagli eredi del nobile avv. Francesco Cedrelli, morto nel 1876. Egli abitava nel palazzo di famiglia, attiguo all'attuale casa parrocchiale e affacciato sul viale delle Mura. A destra della finestra è collocata la tela con la Beata Vergine del Santo Rosario tra i santi Domenico, Caterina da Siena, Giovanni Battista, Caterina di Alessandria. A lungo attribuita a Enea Salmeggia, essa è stata invece correttamente restituita a Carlo Ceresa (San Giovanni Bianco, 1609 - Bergamo, 1679), che la dipinse inspirandosi a modelli salmeggeschi, come spesso faceva agli inizi della propria carriere artistica, prima di maturare un linguaggio più personale, grazie a un confronto più prossimo con le opere del pittore milanese Daniele Crespi. Al di sotto è collocato un tavolino-vetrina ottocentesco, nel quale sono esposti oggetti appartuti alla filantropa Betty Ambiveri (Bergamo, 1888 - Seriate, 1962), donati dai familiari appartenenti alla famiglia Bonomi.

La parete orientale è occupata dai quattro elementi in legno scolpito e dorato che componevano il trono della Madonna della Cintura (o Madre della Consolazione), progettato dall'arch. don Antonio Piccinelli nel 1889, come mostra il progetto originale esposto in una cornice accanto a fotografie d'epoca in cui si vede il trono allestito nello "scurolo" e nella stessa chiesa di Sant'Andrea. Ciascun elemento contiene una tavola dipinta a tempera su fondo ora da Giovanni Pezzotta. Esse raffigurano: Sant'Agostino, Santa Monica, San Nicola da Tolentino (per il quale pure il trono veniva utilizzato, sostituendo il monogramma mariano in capo alla corona con il monogramma nicolino), Il Beato Gerardo da Serina. Al di sopra di ciascuno elemento è collocato un busto ligneo rivestito di lamina di rame dorato lavorato a sbalzo e cesello, tra candelabri argentei (XVIII-XIX secolo). Essi rappresentano Sant'Andrea, Domnione, Domnone, Eusebia: ancor oggi vengono esposti sull'altare maggior in occasione delle celebrazioni più solenni.

Al centro della sala si trova una serie di vetrine nelle quali sono esposte le suppellettili più interessanti tra quelle conservate nella chiesa di Sant'Andrea. In particolare vanno segnalati l'ostensorio prezioso di manifattura milanese in argento e pietre dure (XIX sec.); un Messale stampato dalla Tipografia Balleoniana di Venezia nel 1748 con sovracoperta in velluto rosso e lamine d'argento lavorate a sbalzo e cesello che raffigurano, sul retto, sant'Andrea e, sul verso, i santi Domnione, Domnone e Eusebia; una serie di calici (XVIII-XIX sec.); un secchiello per l'aspersione (XVIII sec.); una pisside in argento, donata dal conte Francesco Pelliccioli alla parrocchia nel 1687; le corone in argento dorato che venivano messe alle statue della Madonna della Cintura (o Madre della Consolazione) e del Bambino in occasione delle festività più solenni; la ferula in argento in parte dorato e velluto rosso in uso ai prevosti urbani per singolare privilegio (XVIII sec.); due palmatorie (XIX sec.) per le celebrazioni pontificali. Sopra un tavolo ottocentesco è collocata una serie di croci astili (XVIII-XIX sec.). Accanto a esse è posta una lapide in marmo bianco, sul cui retto si trovano incise tre lettere capitali romane (ARI), che probabilmente facevano parte della parola "CAESARI", nel qual caso si tratterebbe del frammento di un'iscrizione dedicatoria imperiale. Esse potrebbero anche essere parte di un nome proprio di persona più comune (come Mario o Vario, già attestati a Bergamo in altre iscrizioni), nel qual caso si tratterebbe di un'iscrizione dedicatoria relativa a opere compiute da o dedicate a uno di questi personaggi. La preziosità del marmo, proveniente dall'oriente e l'eleganza dei caratteri e della cornice che corre lungo il margine superiore farebbero propendere per la prima ipotesi. Il frammento fu riutilizzato nel 1622 sul verso per un'iscrizione che commemora le volontà testamentarie di don Abbondio Arrigoni che lasciò metà della propria casa alla parrocchia di Sant'Andrea come legato per la celebrazione di tre messe al mese in perpetuo in suffragio della sua anima. La lapide era appesa con il verso in vista a una parete dell'archivio parrocchiale, dove l'11 ottobre 2017, staccandola dal muro, notarono la parte iscritta su quello che si scoprì essere piuttosto il retto, da Gabriele Medolago e don Giovanni Gusmini. Il fatto fu notificato alla dott.ssa Marina Vavassori, epigrafista del Museo Archeologico di Bergamo, che ha studiato, interpretato e pubblicato l'iscrizione in G. Medolago - M. Vavassori, Una tavoletta marmorea opistografa della chiesa di Sant'Andrea in Bergamo Alta, in "Notizie Archeologiche Bergomensi" 25 (2017) 163-168. Nell'ultima vetrina sono esposte le lastre di rame incise a bulino, dalle quali venivano tratte incisioni devozionali (pure esposte), relative alla Madonna della Cintura (o della Consolazione) e a san Nicola da Tolentino. Esse sono opera degli incisori Gaetano Bonatti (Bassano del Grappa, 1802; attivo a Milano tra il 1834 al 1851: Effigie della Beata Vergine della Cintura che si venera nella chiesa di Sant'Andrea in Bergamo) e Gaetano Santamaria (o Santa Maria; Milano, 1837: Effigie di San Nicola da Tolentino Protettore di Bergamo che si venera nella chiesa di Sant'Andrea).

Teatro ex chiesa ipogea

La realizzazione dello scurolo, permise al piano di calpestio del nuovo edificio di raggiungere una quota leggermente superiore a quella di via Porta Dipinta, dove si prevedeva che la chiesa nuova si affacciasse. Per questa ragione, attraverso un cospicuo sbancamento del lato del colle che dà sul circuito delle Mura Venete, si scese di tre metri al di sotto del piano di calpestio della chiesa antica e ci si elevò di altri tre metri verso l'alto, così da ricavarne un ambiente alto appunto sei metri. Al suo interno vennero collocati alcuni dei dipinti già presenti nella chiesa antica: di Giuseppe Cesareo, Madonna Immacolata con sant'Anna e san Gioacchino, firmato e datato 1864; del medesimo autore, San Romualdo con santa Lucia e santa Apollonia di Alessandria, datato 1684; Giacomo Anselmi, San Carlo Borromeo, firmato e datato 1614; tre tele anonime, una raffigurante la Visitazione della Beata Vergine Maria databile al XVI-XVII secolo (dipendente dalla celebre stampa che Gijsbert van Veen derivò nel 1588 dall'analogo dipinto di Federico Barocci; la Pietà con san Giovanni Evangelista e santa Maria Maddalena del XVI-XVII secolo; la terza, un monocromo su toni di grigio databile al XVII secolo, raffigurante il Compianto sul Cristo morto. Nel 1904 lo scurolo fu dotato di un altare di marmi policromi che era stato realizzato nel 1864 per la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, dove era stato collocato lungo la parete destra per contenere la venerata immagine della Madonna del Buon Consiglio. La soluzione non piacque, così che nel 1904 l'altare fu traslato nello spazio ipogeo di Sant'Andrea: all'interno della nicchia fu collocata la statua della Madonna Immacolata, realizzata nel 1887 da Cristoforo Bettinelli su disegno di Luigi Carrara. All'interno dello "scurolo" trovarono temporanea collocazione anche il sarcofago in pietra e l'urna in marmo nero del 1613, che avevano contenuto le reliquie dei santi Domnione, Domnone e Eusebia, ricuperati alla parrocchia attraverso donazioni private: una lettera conservata presso l'archivio parrocchiale di Sant'Andrea attesta che l'urna di marmo fu rinvenuta fortunosamente dal canonico monsignor Domenico Rossi in una casa da lui acquistata in via Arena nel 1850 e subito donata alla parrocchiale. Per dotare la parrocchia di un centro aggregativo, nella metà del Novecento, l'allora prevosto don Antonio Galizzi fece progettare e realizzare la trasformazione dello "scurolo" in cine-teatro.

Con il passare del tempo, l'attività cine-teatrale venne meno e l'ampio spazio ipogeo fu utilizzato piuttosto per attività ludiche.

Con la concentrazione delle attività pastorali delle diverse parrocchie di città alta presso l'oratorio del Seminarino, il teatro di Sant'Andrea cadde in disuso e tale rimase dagli anni '90 del Novecento fino al 2018, quale attraverso la collaborazione tra il vicario don Giovanni Gusmini incaricato per la Pastorale universitaria, la Prof.ssa Anna Maria Testaverde, docente di storia del teatro presso l'Università degli Studi di Bergamo, il dott. Claudio Morandi, direttore artistico del Centro Universitario Teatrale, e il dott. Giuliano Gariboldi, docente di recitazione, e nel quadro di una convenzione con il prevosto di Sant'Andrea monsignor Fabio Zucchelli, è stato possibile riaprire il teatro al pubblico, in particolare ai corsi di recitazione proposti agli studenti universitari. L'inaugurazione è stata celebrata il 4 dicembre 2020 alla presenza delle autorità: il Prefetto di Bergamo, dott.ssa Elisabetta Margiacchi, il Sindaco di Bergamo, dott. Giorgio Gori, il Rettore dell'Università degli Studi di Bergamo, Prof. Remo Morzenti Pellegrini, la dott.ssa Cristina Bombassei, Chief Corporate Social Responsibility di Brembo S.p.A e Presidente della Fondazione Pro Universitate Bergomensi.

Aula Studio e Biblioteca "James A. Podboy"

Nell'aula studio del Centro Universitario Sant'Andrea, centro per la Pastorale Universitaria della Diocesi di Bergamo, dal 2018 sono conservati i circa 1740 volumi appartenenti a James A. Podboy, e donati, dopo la sua morte avvenuta nel marzo 2018, dal fratello Robert. I volumi, perlopiù in lingua inglese, trattano di storia, politica, cultura americana e britannica, biografie, diari di viaggio, arte, tra questi i cataloghi delle mostre della Fondazione Credito Bergamasco. I volumi sono stati catalogati portando la biblioteca ad averne circa 2000. All'interno di una sala posta accanto all'Aula Studio - Biblioteca "James A. Podboy" si trova l'archivio parrocchiale della parrocchia di Sant'Andrea, nel quale è stato versato anche quello della vicinia di San Michele al Pozzo Bianco: vi si trova una cospicua quantità di documenti che inizia con il fondo delle pergamene dai secoli XIV-XV secolo fino all'età moderna. Tra i registri di battesimo è stata rinvenuta l'attestazione della nascita di Donato Calvi.

Note

  1. ^ La chiesa di sant'Andrea fuori Porta Dipinta, su bergamo-ortodossa.blogspot.it, Bergamo ortodossa, 13 dicembre 2012. URL consultato il 28 settembre 2016.
  2. ^ Chiesa di Sant'Andrea apostolo, su tripadvisor.it, Tripadvisor. URL consultato il 28 settembre 2016.
  3. ^ Chiesa, Oratorio, Teatro Riaperto il Sant'Andrea, su bergamopost.it, Bergamo post, 16 giugno 2014. URL consultato il 28 settembre 2016.
  4. ^ Caròlo Facchinetti, Bergamo o sia notizie patrie, Bergamo, 1841. URL consultato il 15 ottobre 2016.
  5. ^ editore=Fondazione Credito Bergamasco, Grandi Restauri - Il Trittico di Sant'Andrea di Padovanino, su Angelo Piazzoli e don Giovanni Gusmini (a cura di), youtube.com, 18 ottobre 2020. URL consultato il 10 novembre 2020.
  6. ^ a b guide Begamo, su guide.travelitalia.com, Travelitalia. URL consultato il 28 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2012).
  7. ^ Redona, p. 311.
  8. ^ La tela risale dunque al periodo in cui Salmeggia stava lavorando a Milano, dove lasciò diverse importanti tele, tra le quali Lo Sposalizio della Vergine, dipinto per il Duomo di Milano e consegnato nel 1601. Altre tele si trovano in Santa Maria della Passione e in San Simpliciano. Anche queste due tele sono state restaurate, tra il 2018 e il 2020 dalla Fondazione Credito Bergamasco.

Bibliografia

  • Pier Virgilio Begni Redona, Alessandro Bonvicino - Il Moretto da Brescia, Brescia, Editrice La Scuola, 1988.

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

Controllo di autoritàGND (DE4680166-2