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Chiesa di Sant'Andrea (Bergamo): differenze tra le versioni

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=== Teatro ===
=== Teatro ===
Sia il progetto di Giacomo Romilli (1829) che quello di [[Ferdinando Crivelli (architetto)|Ferdinando Crivelli]] (1838-1840) prevedevano al di sotto della chiesa e per tutta la sua estensione, la realizzazione di un ambiente ipogeo che servisse da chiesa iemale (per le celebrazioni invernali), detto in gergo locale "scurolo" (per la scarse illuminazione che normalmente caratterizza questi ambienti). La sua realizzazione permise al piano di calpestio del nuovo edificio di raggiungere una quota leggermente superiore a quella di [[via Porta Dipinta]], dove si prevedeva che la chiesa nuova si affacciasse. Per questa ragione, attraverso un cospicuo sbancamento del lato del colle che dà sul circuito delle [[Mura venete di Bergamo|Mura Venete]], si scese di tre metri al di sotto del piano di calpestio della chiesa antica e ci si elevò di altri tre metri verso l'alto, così da ricavarne un ambiente alto appunto sei metri, quale è l'attuale. Al suo interno vennero collocati alcuni dei dipinti già presenti nella chiesa antica: di Giuseppe Cesareo, Madonna [[Immacolata Concezione|Immacolata]] con [[sant'Anna]] e [[Gioacchino (padre di Maria)|san Gioacchino]], firmato e datato [[1864]]; del medesimo autore, [[Romualdo di Camaldoli|san Romualdo]] con [[santa Lucia]] e [[Apollonia di Alessandria|santa Apollonia]], firmato e datato 1684; Giacomo Anselmi, [[Carlo Borromeo|san Carlo Borromeo]], firmato e datato [[1614]]; tre tele anonime, una raffigurante la [[Visitazione della Beata Vergine Maria|Visitazione]], databile al XVI-XVII secolo (dipendente dalla celebre stampa che Gijsbert van Veen [<nowiki/>[[1562]]-[[1630]]<nowiki/>ca] derivò nel [[1588]] dall'analogo dipinto di [[Federico Barocci]] [1535-1612]); l'altra la [[Pietà]] affiancata da [[Giovanni (evangelista)|san Giovanni Evangelista]] e da [[Maria Maddalena|santa Maria Maddalena]], del XVI-XVII secolo; la terza, un monocromo su toni di grigio databile al XVII secolo, raffigurante il [[Compianto sul Cristo morto]]. Nel [[1904]] lo "scurolo" fu dotato di un altare di marmi policromi che era stato realizzato nel [[1864]] per la [[chiesa di San Michele al Pozzo Bianco]], dove era stato collocato lungo la parete destra per contenere la venerata immagine della [[Madre del Buon Consiglio|Madonna del Buon Consiglio]]. La soluzione non piacque, così che nel 1904 l'altare fu traslato nello spazio ipogeo di Sant'Andrea: all'interno della nicchia fu collocata la statua della Madonna Immacolata, realizzata nel [[1887]] da Cristoforo Bettinelli su disegno di Luigi Carrara. All'interno dello "scurolo" trovarono temporanea collocazione anche il sarcofago in pietra e l'urna in marmo nero che avevano contenuto le reliquie dei santi [[Santi Domno e Domneone|Domnione]], [[Santi Domno e Domneone|Domnone]] e [[Santi Domno e Domneone|Eusebia]], ricuperati alla parrocchia attraverso donazioni private: una lettera conservata presso l'archivio parrocchiale di Sant'Andrea attesta che l'urna di marmo fu rinvenuta fortunosamente dal canonico mons. Domenico Rossi in una casa da lui acquistata in [[via Arena]] ([[Bergamo Alta]]) nel [[1850]] e subito donata alla parrocchia.
Sia il progetto di Giacomo Romilli (1829) che quello di [[Ferdinando Crivelli (architetto)|Ferdinando Crivelli]] (1838-1840) prevedevano al di sotto della chiesa e per tutta la sua estensione, la realizzazione di un ambiente ipogeo che servisse da chiesa iemale (per le celebrazioni invernali), detto in gergo locale "scurolo" (per la scarse illuminazione che normalmente caratterizza questi ambienti). La sua realizzazione permise al piano di calpestio del nuovo edificio di raggiungere una quota leggermente superiore a quella di [[via Porta Dipinta]], dove si prevedeva che la chiesa nuova si affacciasse. Per questa ragione, attraverso un cospicuo sbancamento del lato del colle che dà sul circuito delle [[Mura venete di Bergamo|Mura Venete]], si scese di tre metri al di sotto del piano di calpestio della chiesa antica e ci si elevò di altri tre metri verso l'alto, così da ricavarne un ambiente alto appunto sei metri, quale è l'attuale. Al suo interno vennero collocati alcuni dei dipinti già presenti nella chiesa antica: di Giuseppe Cesareo, Madonna [[Immacolata Concezione|Immacolata]] con [[sant'Anna]] e [[Gioacchino (padre di Maria)|san Gioacchino]], firmato e datato [[1864]]; del medesimo autore, [[Romualdo di Camaldoli|san Romualdo]] con [[santa Lucia]] e [[Apollonia di Alessandria|santa Apollonia]], firmato e datato 1684; Giacomo Anselmi, [[Carlo Borromeo|san Carlo Borromeo]], firmato e datato [[1614]]; tre tele anonime, una raffigurante la [[Visitazione della Beata Vergine Maria|Visitazione]], databile al XVI-XVII secolo (dipendente dalla celebre stampa che Gijsbert van Veen [<nowiki/>[[1562]]-[[1630]]<nowiki/>ca] derivò nel [[1588]] dall'analogo dipinto di [[Federico Barocci]] [1535-1612]); l'altra la [[Pietà]] affiancata da [[Giovanni (evangelista)|san Giovanni Evangelista]] e da [[Maria Maddalena|santa Maria Maddalena]], del XVI-XVII secolo; la terza, un monocromo su toni di grigio databile al XVII secolo, raffigurante il [[Compianto sul Cristo morto]]. Nel [[1904]] lo "scurolo" fu dotato di un altare di marmi policromi che era stato realizzato nel [[1864]] per la [[chiesa di San Michele al Pozzo Bianco]], dove era stato collocato lungo la parete destra per contenere la venerata immagine della [[Madre del Buon Consiglio|Madonna del Buon Consiglio]]. La soluzione non piacque, così che nel 1904 l'altare fu traslato nello spazio ipogeo di Sant'Andrea: all'interno della nicchia fu collocata la statua della Madonna Immacolata, realizzata nel [[1887]] da Cristoforo Bettinelli su disegno di Luigi Carrara. All'interno dello "scurolo" trovarono temporanea collocazione anche il sarcofago in pietra (probabilmente di [[età longobarda]]) e l'urna in marmo nero (del [[1613]]) che avevano contenuto le reliquie dei santi [[Santi Domno e Domneone|Domnione]], [[Santi Domno e Domneone|Domnone]] e [[Santi Domno e Domneone|Eusebia]], ricuperati alla parrocchia attraverso donazioni private: una lettera conservata presso l'archivio parrocchiale di Sant'Andrea attesta che l'urna di marmo fu rinvenuta fortunosamente dal canonico mons. Domenico Rossi in una casa da lui acquistata in [[via Arena]] ([[Bergamo Alta]]) nel [[1850]] e subito donata alla parrocchia.


Nel 1951 l'allora prevosto don Antonio Galizzi fece progettare e realizzare la trasformazione dello "scurolo" in cine-teatro, per dotare la parrocchia di un logo di aggregazione che rispondesse alle cresciute e mutate esigenze pastorali di una comunità molto vivace. Fu realizzato un nuovo ingresso dalla piazza antistante la casa parrocchiale, fu realizzata una scala in cemento che scendesse direttamente al cine-teatro occupando lo spazio sottostante la navata laterale sinistra, fu costruito un profondo palcoscenico in muratura e strutture lignee, dotato di quinte, di botole a scomparsa e di buca del suggeritore. I dipinti furono trasferiti in casa parrocchiale, mentre l'altare in marmo e i due sarcofagi vennero accatastati alla bell'e meglio in fondo allo scalone che scendeva dalla sacristia, forse in attesa di trovare migliore collocazione, ma finiti poi per essere dimenticati e coperti di polvere nel corso del tempo. Ad ogni modo, il cine-teatro fu molto utilizzato da parte dei parrocchiani: vi si tenevano proiezioni cinematografiche, serate di spettacolo, esibizioni canore, mentre negli ambienti del piano d'ingresso erano ospitate le attività parrocchiali, sia di formazione che di divertimento.
Nel [[1951]] l'allora prevosto don Antonio Galizzi fece progettare e realizzare la trasformazione dello "scurolo" in [[cine-teatro]], per dotare la parrocchia di un logo di aggregazione che rispondesse alle cresciute e mutate esigenze pastorali di una comunità molto vivace. Fu realizzato un nuovo ingresso dalla piazza antistante la casa parrocchiale, fu realizzata una scala in cemento che scendesse direttamente al cine-teatro occupando lo spazio sottostante la navata laterale sinistra, fu costruito un profondo palcoscenico in muratura e strutture lignee, dotato di quinte, di botole a scomparsa e di buca del [[suggeritore]]. I dipinti furono trasferiti in casa parrocchiale, mentre l'altare in marmo e i due sarcofagi vennero accatastati alla bell'e meglio in fondo allo scalone che scendeva dalla sacristia, forse in attesa di trovare migliore collocazione, ma finiti poi per essere dimenticati e coperti di polvere nel corso del tempo. Ad ogni modo, il cine-teatro fu molto utilizzato da parte dei parrocchiani: vi si tenevano proiezioni cinematografiche, serate di spettacolo, esibizioni canore, mentre negli ambienti del piano d'ingresso erano ospitate le attività parrocchiali, sia di formazione che di divertimento.


Con il passare del tempo, l'attività cine-teatrale venne meno: vennero perciò rimosse le seggiole lignee che erano avvitate a terra, venne eliminata la cabina per le proiezioni, e l'ampio spazio ipogeo fu utilizzato piuttosto per attività ludiche, come testimoniavano i fori praticati nel pavimento per inserirvi i pali per la pallacanestro, nonché l'istallazione di un canestro al centro dell'abside e le tracce delle porte da calcio dipinte sulle pareti, come pure quelle dei diversi campi da gioco, tracciate sul pavimento. Quest'ultimo, in origine in mattonelle di cotto, fu ricoperto con un sottile strato di cemento (rossetto).
Con il passare del tempo, l'attività cine-teatrale venne meno: vennero perciò rimosse le seggiole lignee che erano avvitate a terra, venne eliminata la cabina per le proiezioni, e l'ampio spazio ipogeo fu utilizzato piuttosto per attività ludiche, come testimoniavano i fori praticati nel pavimento per inserirvi i pali per la [[pallavolo]], nonché l'istallazione di un [[canestro]] al centro dell'abside e le tracce delle porte da [[Calcio (sport)|calcio]] dipinte sulle pareti, come pure quelle dei diversi campi da gioco, tracciate sul pavimento. Quest'ultimo, in origine in mattonelle di cotto, fu ricoperto con un sottile strato di cemento ([[Rossetto (disambigua)|rossetto]]).


Con la concentrazione delle attività pastorali delle diverse parrocchie di Città Alta presso l'Oratorio del Seminarino, il teatro di Sant'Andrea cadde in disuso e tale rimase dagli anni '90 del Novecento fino al 2018, quando l'incontro tra la Prof.ssa Anna Maria Testaverde, docente di storia del teatro presso l'Università degli Studi di Bergamo, e il vicario parrocchiale don Giovanni Gusmini, in qualità di incaricato diocesano per la Pastorale Universitaria, portò all'incontro tra quest'ultimo e il dott. Claudio Morandi, direttore artistico del Centro Universitario Teatrale (CUT) dell'ateneo cittadino, e il dott. Giuliano Gariboldi, docete di recitazione presso la medesima istituzione. Fu così che venne stipulata una convenzione tra la parrocchia di Sant'Andrea, nella persona del prevosto mons. Fabio Zucchelli, e il CUT. Grazie alla decisiva sponsorizzazione offerta dalla Freni Brembo S.p.A., nella persona del Presidente dott. Ing. Alberto Bombassei e della figlia dott.ssa Cristina Bombassei, e al generoso intervento messo a disposizione dalla R.L. Elettroimpianti di Osio Sotto, è stato possibile riaprire il teatro al pubblico. L'inaugurazione è stata celebrata il 4 dicembre 2020 alla presenza del Prefetto di Bergamo, dott.ssa Elisabetta Margiacchi, del Sindaco di Bergamo, dott. Giorgio Gori, del Rettore dell'Università degli Studi di Bergamo, Prof. Remo Morzenti Pellegrini, di diversi altri rappresentanti delle istituzioni cittadine e di un numeroso pubblico. La cerimonia si è conclusa con un intervento musicale del Duo pianistico Davide e Daniele Trivella, che si sono esibiti ai tasti del pianoforte grancoda Steinway & Sons appartenuto a Giorgio Zaccarelli (1931-2015), già sindaco di Bergamo (1979-1990), la cui famiglia lo ha dato in comodato d'uso al Teatro. Attualmente il Teatro di Sant'Andrea (Spazio Sant'Andrea) è sede del Centro Universitario Teatrale dell'Università degli Studi di Bergamo: vi si tengono regolarmente corsi di recitazione e spettacoli teatrali.
Con la concentrazione delle attività pastorali delle diverse parrocchie di Città Alta presso l'Oratorio del Seminarino, il teatro di Sant'Andrea cadde in disuso e tale rimase dagli anni '90 del Novecento fino al 2018, quando l'incontro tra la Prof.ssa Anna Maria Testaverde, docente di storia del teatro presso l'[[Università degli Studi di Bergamo]], e il vicario parrocchiale don Giovanni Gusmini, in qualità di incaricato diocesano per la Pastorale Universitaria, portò all'incontro tra quest'ultimo e il dott. Claudio Morandi, direttore artistico del Centro Universitario Teatrale (CUT) dell'ateneo cittadino, e il dott. Giuliano Gariboldi, docente di recitazione presso la medesima istituzione. Fu così che venne stipulata una convenzione tra la parrocchia di Sant'Andrea, nella persona del prevosto mons. Fabio Zucchelli, e il CUT. Grazie alla decisiva sponsorizzazione offerta dalla Freni Brembo S.p.A., nella persona del Presidente dott. Ing. [[Alberto Bombassei]] e della figlia dott.ssa Cristina Bombassei, e al generoso intervento messo a disposizione dalla R.L. Elettroimpianti di Osio Sotto, è stato possibile riaprire il teatro al pubblico. L'inaugurazione è stata celebrata il 4 dicembre 2020 alla presenza del [[Prefetto (ordinamento italiano)|Prefetto]] di Bergamo, dott.ssa Elisabetta Margiacchi, del Sindaco di Bergamo, dott. [[Giorgio Gori]], del Rettore dell'Università degli Studi di Bergamo, Prof. Remo Morzenti Pellegrini, di diversi altri rappresentanti delle istituzioni cittadine e di un numeroso pubblico. La cerimonia si è conclusa con un intervento musicale del Duo pianistico Davide e Daniele Trivella, che si sono esibiti ai tasti del pianoforte grancoda [[Steinway & Sons]] appartenuto a [[Giorgio Zaccarelli]] (1931-2015), già sindaco di Bergamo (1979-1990), la cui famiglia lo ha dato in comodato d'uso al Teatro. Attualmente il Teatro di Sant'Andrea (Spazio Sant'Andrea) è sede del Centro Universitario Teatrale dell'Università degli Studi di Bergamo: vi si tengono regolarmente corsi di recitazione e spettacoli teatrali.

=== Aula Studio e Biblioteca "James A. Podboy" ===
Il 16 marzo 2018 moriva improvvisamente il signor James A. Podboy, distinto signore americano, originario di [[Philadelphia]], ritiratosi a Bergamo dopo una lunga carriere lavorativa al servizio delle società della famiglia Maganzini di Milano. Il fratello Robert e gli amici decisero di donare alla parrocchia di Sant'Andrea la ricca e selezionata biblioteca appartenuta al signor Podboy, costituita da circa 1700 volumi perlopiù in lingua inglese, riguardanti un ventaglio ampio e variegato di argomenti: storia, politica, cultura americana e britannica, biografie, diari di viaggio, arte. Nel corso del tempo altri fondi sono stati donati da diversi benefattori privati alla costituenda biblioteca, che ha attualmente (marzo 2021) superato i 2000 volumi. Si segnalano in particolare i volumi di argomento storico artistico, tra i quali i numerosi cataloghi delle mostre curate dalla Fondazione [[Credito Bergamasco]]. Tutti i volumi sono stati catalogati e collocati all'interno dell'Aula Studio del [https://centro-universitario-santandrea.business.site/?utm_source=gmb&utm_medium=referral Centro Universitario "Sant'Andrea"], centro per la Pastorale Universitaria della [[Diocesi di Bergamo]], che ha sede al piano terra della casa parrocchiale di Sant'Andrea, posta sul lato sinistro della chiesa, con ingresso dal civico 39 di via Porta Dipinta.

L'aula studio è aperta tutti i giorni dalle 8 alle 21 ed è a disposizione, in modo particolare, degli studenti universitari. All'interno di una sala posta accanto all'Aula Studio - Biblioteca "James A. Podboy" si trova l'Archivio Parrocchiale della parrocchia di Sant'Andrea, nel quale è stato versato anche quello della vicinia di San Michele al Pozzo Bianco: vi si trova una cospicua quantità di documenti che inizia con il fondo delle pergamene (secoli XIV-XV) e arriva fino ai giorni nostri. Tra questi sono particolarmente interessanti i registri di battesimo, all'interno di uno dei quali è stata rinvenuta l'attestazione della nascita di [[Donato Calvi]], celebre storico, letterato e priore del Monastero di Sant'Agostino.

=== Museo Storico e di Arte Sacra ===
Nell'aprile 2021 è stato inaugurato il Museo Storico e di Arte Sacra di Sant'Andrea, ricavato nella sala sottostante la sacristia della chiesa di Sant'Andrea, sul lato occidentale dell'edificio.

All'interno degli ambienti del Museo si può osservare anzitutto l'antico sarcofago in pietra (probabilmente di età longobarda), rinvenuto al di sotto dell'altar maggiore della chiesa antica il 20 luglio 1401: al suo interno furono ritrovate le ossa di tre individui e una lastra in marmo giallo recante l'iscrizione: "''Hic requiescunt / in pa(ce) b(onae) m(emoriae) Domnio / cum nepotibus suis / Eusebia et Domnone / Dep(ositi) Domno avus XVII / K(alendas) Augus(tas) Eusebia IIII / Novenb(res) Domnio / Non(is) Ian(uariis)''" ("Qui riposano / in pace di buona memoria Domnione / con i suoi nipoti / Eusebia e Domnone. / Furono deposti il nonno Domnione il 16 / luglio, Eusebia il 29 / ottobre, Domnone / il 5 gennaio"). Studiata dall'epigrafista dott.ssa Marina Vavassori del Museo Archeologico di Bergamo, essa è stata datata tra il V e il VI secolo d.C.. Dopo il ritrovamento il sarcofago, privo del coperchio, fu utilizzato come mensa dell'altare maggiore. A suo riguardo, negli Atti della Visita di San Carlo Borromeo (1575) si legge: “''Sub mensa dicti altaris extat arca magna lapidea coperta drapo serico in qua recondita sunt tria Sanctorum Corpora''” (“Sotto la mensa di detto altare sta una grande arca in pietra coperta da un drappo di seta, nella quale sono riposti i corpi di tre santi”). Accanto a questo è esposta l'urna di marmo nero in cui le reliquie di Domnione, Domnone ed Eusebia, furono traslate nel 1613, in occasione della realizzazione del nuovo altare maggiore (oggi conservato presso la chiesa di Santa Maria in Monte Santo e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, fondata nel 1630 ma inglobata nel complesso del Seminario Vescovile "Giovanni XXIII" tra il 1959 e il 1967). Una lettera datata 19 febbraio 1950, conservata nell'Archivio Parrocchiale di Sant'Andrea, testimonia che quest'urna fu ritrovata in quell'anno dal canonico mons. Domenico Rossi all'interno di una del giardino di una casa che egli da poco aveva acquistato in via Arena (Bergamo Alta). Venuto a conoscenza della provenienza dell'urna marmorea, egli ne fece subito dono alla parrocchia. Nel 1724 le reliquie furono ulteriormente traslate all'interno di un'urna in legno di cipresso ebanizzato, con decorazioni in argento, conservata all'interno dell'arca lignea posta sopra l'altare della cappella dei Martiri, che si apre a metà della navata destra della chiesa.

Al di sopra di questi due importanti manufatti si trova un ricco pannello esplicativo (in italiano e in inglese) che racconta la storia della chiesa di Sant'Andrea, attraverso la riproduzione del catasto napoleonico, che permette di comprendere come essa si presentasse, all'interno del suo contesto urbano, fino alla demolizione sua e di tutta una serie di edifici circonstanti (1840); la riproduzione dei progetti originali di Giacomo Romilli (1829) e Ferdinando Crivelli (1838-1840); sorprendenti ricostruzioni fotografiche che permettono di apprezzare come si dovevano presentare la parete di fondo, con i suoi tre altari originali (il maggiore, come detto sopra, si trova presso la chiesa antica inglobata nel Seminario, mentre i laterali si trovano presso la chiesa parrocchiale di Orio al Serio) e le tele che allora li arricchivano (la pala di Sant'Andrea di Moretto [1537] per il maggiore, il Compianto sul Cristo morto di Andrea Previtali [1525] e la Nativià di Giovan Paolo Cavagna [1605] per i laterali), e il soffitto, nei cui lacunari erano incassate tre grandi tele di Alessandro Varotari, detto il Padovanino (1631). Il pannello si conclude con uno spettacolare render fotografico che mostra come si presenterebbe oggi la facciata della chiesa se fosse stato realizzato il progetto del pronao esastilo corinzio di Ferdinando Crivelli. In un box di plexiglass è contenuta la stampa 3D della facciata completa. Il pannello, il render e il modello 3D sono stati progettati e realizzati dall'arch. Luca Guerini.

Sulla parte occidentale della sala espositiva principale sono affisse le tre tele dipinte da Alessandro Varotari, detto il Padovanino (1588-1649), raffiguranti il Martirio di Sant'Andrea (la centrale), Angeli con aureole e palme (a sinistra), Angeli musicanti (a destra). In origine incassate nei lacunari lignei del soffitto "alla veneziana", esse furono rimosse in occasione della demolizione dell'antica chiesa e collocate in sacristia a partire dal 1924. Un accurato restauro compiuto da Andrea Lutti, Sabrina Moschitta e Marco Giambattista Fuma


==Note==
==Note==

Versione delle 23:00, 19 mar 2021

Chiesa di Sant'Andrea
Sant'Andrea
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàBergamo
IndirizzoVia Porta dipinta, 39
Coordinate45°42′10.95″N 9°40′05.91″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareAndrea apostolo
Diocesi Bergamo
Consacrazione1847
ArchitettoFerdinando Crivelli
Stile architettonicoNeoclassico
Inizio costruzioneVIII sec.
CompletamentoRicostruita dal 1840
Sito webpagina fb Chiesa di Sant'Andrea Apostolo Bergamo Alta

La chiesa di Sant'Andrea è il luogo di culto cattolico di Bergamo, che si trova in via Porta Dipinta 39, nella parte alta della città. Ricostruito nell'Ottocento da Ferdinando Crivelli sulla base di un precedente edificio, conserva notevoli pale d'altare opera di Andrea Previtali, Il Moretto, Francesco Bassano, Enea Salmeggia, Gian Paolo Cavagna, Jacopo Palma il Giovane, Padovanino, Gian Giacomo Barbello e altri.

Storia

Il suo aspetto si deve a un progetto di Ferdinando Crivelli, eseguito a partire dal 1837 sui resti di una chiesa già ricostruita del XVI e nel XVII secolo sull'area di una basilica cimiteriale protocristiana, nominata come basilica Sancti Andreae in un atto notarile del 5 maggio 785 ora conservato presso l'Archivio di Stato di Bergamo[1].

Madonna in trono tra i santi Andrea, Eusebia, Domno e Domneone-Il Moretto

Una lapide all'interno della chiesa ricorda il ritrovamento, nel 1295, di una corona e di un calice d'argento. Il 24 luglio 1401 si rinvenne, sotto l'altare maggiore, l'antico sarcofago con i resti di tre individui e una incisione databile al V secolo recante i nomi di tre personaggi: Domnio e i nipoti Eusebia e Domnone. Al tempo furono erroneamente identificati come martiri protocristiani, da cui il culto di sant'Eusebia di Bergamo e dei santi Domno e Domneone, per via della sigla BM che accompagnava i loro nomi, sciolta in "Beati Martyres", mentre in realtà significava probabilmente solo "Bonae Memoriae" o "Bene Merentes". A loro il Moretto dedicherà una magnifica pala tuttora conservata all'interno della chiesa[2].

A causa di danni provocati dalla costruzione delle Mura Venete (1561-1588), la chiesa ottenne un risarcimento di 300 scudi da parte della Repubblica Veneta grazie al quale fu riedificata e riconsacrata nel 1592[3]. Nel 1591 venne istituita come parrocchia indipendente, smembrandone il territorio dalla vicina di San Pancrazio. Una successiva ristrutturazione risale al 1689, con la posa della prima pietra il 23 giugno ad opera del vescovo Daniele Giustiniani[4].

Nel 1805, per decreto di Napoleone, fu soppressa l'attigua parrocchia di San Michele al Pozzo Bianco e il suo territorio fu annesso alla parrocchia di Sant'Andrea. La chiesa antica risultava così ormai troppo piccola per un territorio abbastanza vasto e per una popolazione piuttosto numerosa.[5] Inoltre, essa sorgeva a un livello più basso del piano stradale di via Porta Dipinta ed era oscurata da una cortina di edifici privati che la nascondevano allo sguardo di chi vi transitava. Una via, questa, la cui importanza era andata nel frattempo crescendo, dal momento che essa, prolungandosi oltre porta Sant'Agostino nella via Pignolo e poi nella via Borgo Palazzo, si dirigeva verso Brescia e da qui conduceva a Venezia. Anche per questa ragione le più importanti famiglie della nobiltà bergamasca fecero costruire lungo questa via i loro sontuosi palazzi: palazzo Suardo, palazzo Da Ponte, Palazzo Grumelli, Palazzo Moroni, palazzo Benaglio, palazzo Sottocasa, mentre vi abitavano già altre famiglie nobili, come i Passi Preposulo e i Rivola.

Già nel 1829 l'architetto Giacomo Romilli venne incaricato di progettarne la completa ristrutturazione. Un analogo progetto fu elaborato da un ingegnere anche per la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, ma fortunatamente non venne eseguito. Il progetto di Giacomo Romilli prevedeva un edificio neoclassico, con facciata scandita da lesene e da un timpano, una piccola cupola semisferica e un alto campanile. Per ragioni che per ora non sono note, tale progetto non venne eseguito. Al 1837 datano i primi contatti tra la fabbriceria della chiesa parrocchiale, guidata dal conte Guglielmo Lochis, collezionista e podestà della città di Bergamo, e il giovane architetto Ferdinando Crivelli, entrambi residenti poco distante dalla chiesa. Crivelli elaborò diversi progetti: il primo nel 1838, il secondo nel 1840. Deve esisterne un terzo, quello effettivamente eseguito tra il 1840 quando iniziano le demolizioni della chiesa antica e il 1847, quando la chiesa viene consacrata, il 28 novembre, dal vescovo Carlo Gritti Morlacchi. Crivelli si ispirò in modo sostanzialmente letterale a un progetto che era stato ideato e realizzato nel 1798 dal celebre architetto bergamasco Giacomo Quarenghi per la cappella dei Cavalieri di Malta, interna a Palazzo Voroncov, a San Pietroburgo. Elemento di originalità è la cupola, che non si trova nell'edificio di Quarenghi e che Crivelli progetta ispirandosi al Pantheon.

Al termine dei lavori, all'interno delle navate della chiesa vennero ricollocate le tele già presenti in precedenza[6], alle quali Guglielmo Lochis aggiunse due Natività di Gesù, che appartenevano alla propria collezione: una dipinta e firmata da Enea Salmeggia nel 1590, l'altra attribuita Jacopo Negretti, e probabilmente eseguita attorno al 1603, per la vicinanza stilistica con la Natività di Maria, eseguita tra il 1591 e il 1603 per la chiesa di San Trovaso a Venezia.

Descrizione

La navata in una foto di Paolo Monti

Esterno

La facciata della chiesa risulta incompiuta rispetto al progetto di Crivelli, che aveva previsto un pronao retto da colonne corinzie e coronato da un timpano istoriato con il Martirio di Domnione, Domno ed Eusebia, e appare molto semplice e spoglia. Vi si segnalano solo i tre portali, disegnati da Crivelli, in marmo bianco di Zandobbio. L'interno si sviluppa su una pianta a tre navate con cupola semisferica e abside di fondo.

Interno

L'edificio consta di due livelli: quello inferiore, in origine pensato come chiesa iemale (invernale) ipogea, nel 1951 venne trasformato in teatro per volontà dell'allora prevosto, don Antonio Galizzi, il quale volle dotare la parrocchia di un centro di aggregazione e di animazione. Vi si tenevano spettacoli teatrali, rassegne canore e musicali, proiezioni cinematografiche. Con il diminuire della popolazione e il concentrarsi delle attività di catechesi e di pastorale giovanile presso l'oratorio del Seminarino, il teatro venne chiuso, rimanendo in disuso per molti anni. Lungo l'estate del 2018 la parrocchia di Sant'Andrea lo ha affidato in comodato d'uso gratuito al Centro Universitario Teatrale dell'Università degli Studi di Bergamo, che vi ha trasferito la propria sede, organizzandovi corsi di teatro e rappresentazioni teatrali a cura dei docenti e degli studenti dell'Università[6].

Sul piano superiore vi è l'aula della chiesa che conserva preziose opere d'arte. Al quella antica appartengono la Madonna in trono col Bambino tra i santi Eusebia, Andrea, Domno e Domneone, dipinta tra il 1536 e il 1537 dal Moretto[7], il Compianto sul Cristo morto di Andrea Previtali, dipinto nel 1523, la Natività adorata dai pastori di Giovanni Paolo Cavagna, firmata e datata 1605 (fu offerta dalla donne iscritte alla Confraternita di Santa Maria della Pace). All'interno dei lacunari del soffitto erano incassate tre tele, ora in sagrestia, dipinte attorno al 1630 da Padovanino, raffiguranti: il Martirio di Sant'Andrea, Coro di angeli festanti con i simboli dei martirio (aureole dorate e rami di palma) e Coro di angeli musicanti. Tra il novembre del 2019 e l'agosto del 2020 le tre tele di Padovanino sono state oggetto di un accurato lavoro di restauro, promosso dal dott. Angelo Piazzoli e dalla Fondazione Credito Bergamasco. Dal 24 settembre al 18 ottobre 2020 le tele sono state esposte sull'altare maggiore della chiesa, per poi essere definitivamente collocate nella sala sottostante la sacristia, dove, a differenza della loro precedente collocazione, si potrà continuare a vederle l'una accanto all'altra, come apparivano quando erano incassate nel soffitto della chiesa antica, attraversate da un'unica logica narrativa.

Il conte Guglielmo Lochis donò alla chiesa parrocchiale in occasione della nuova consacrazione del 28 novembre 1847, una Natività adorata dai pastori di Jacopo Palma il Giovane, databile attorno 1603, e una Natività adorata dai pastori opera di Enea Salmeggia detto il Talpino, firmata e datata. Le fonti in cui era stata pubblicata recavano erroneamente la data 1590, incoerente rispetto alle opere coeve del pittore. A una osservazione più ravvicinata la data si è invece rivelata essere 1599. [8]

Dalla vicina chiesa di San Michele al Pozzo Bianco vennero portate in Sant'Andrea: la Gloria di San Nicola da Tolentino firmata da Gian Giacomo Barbello e datata 1653, la Pala di San Donnino di Francesco Bassano, databile attorno al 1585, due tele di Antonio Cifrondi, databili al 1690: Cristo con l'adultera e l'Ultima Cena. La tela di Barbello è stata restaurata nel 2018 dall'Università degli Studi di Bergamo ed è stata esposta in mostra presso l'aula magna dell'Università, già chiesa del vicino convento di Sant'Agostino. La tela di Bassano è stata restaurata nel 2019 dalla Fondazione Credito Bergamasco.

Alla campagna decorativa successiva alla ricostruzione ottocentesca appartengono altre opere: le tempere dell'abside con cinque episodi della vita di Sant'Andrea, dipinte a partire dal 1868 da Giovanni Battista Epis, allievo dell'Accademia Carrara; quattro tavole con figure di santi a fondo oro dipinte per il nuovo trono della Madonna della Cintura da Giovanni Pezzotta nel 1881; la Via Crucis, di Gian Battista Riva del 1898; la pala con Giuseppe e Gesù Adolescente, dipinta da Giuseppe Riva alla fine del XIX secolo; del medesimo autore è la tela della Madonna che consegna la cintura a santa Monica, che veniva posta a copertura della nicchia dell'altare laterale sinistro, quando ne veniva tolto il simulacro della Vergine per collocarlo sopra il suddetto trono. Va ricordato che la statua (databile alla fine del XVIII secolo) e il culto della Madonna della Cintura, tipico della tradizione agostiniana, vennero trasferiti dalla chiesa del suddetto convento di Sant'Agostino al tempo della soppressione napoleonica (1797). Lo stesso avvenne per l'immagine e il culto di San Nicola da Tolentino (notevole il busto in cartapesta con testa lignea, scolpita nel 1705 da Giovanni Antonio Sanz, già parte di un tronco vestito, ritrovata e restaurata a cura dell'Università degli Studi di Bergamo) e della Madonna del Buon Consiglio, che fu trasferita nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco.

Teatro

Sia il progetto di Giacomo Romilli (1829) che quello di Ferdinando Crivelli (1838-1840) prevedevano al di sotto della chiesa e per tutta la sua estensione, la realizzazione di un ambiente ipogeo che servisse da chiesa iemale (per le celebrazioni invernali), detto in gergo locale "scurolo" (per la scarse illuminazione che normalmente caratterizza questi ambienti). La sua realizzazione permise al piano di calpestio del nuovo edificio di raggiungere una quota leggermente superiore a quella di via Porta Dipinta, dove si prevedeva che la chiesa nuova si affacciasse. Per questa ragione, attraverso un cospicuo sbancamento del lato del colle che dà sul circuito delle Mura Venete, si scese di tre metri al di sotto del piano di calpestio della chiesa antica e ci si elevò di altri tre metri verso l'alto, così da ricavarne un ambiente alto appunto sei metri, quale è l'attuale. Al suo interno vennero collocati alcuni dei dipinti già presenti nella chiesa antica: di Giuseppe Cesareo, Madonna Immacolata con sant'Anna e san Gioacchino, firmato e datato 1864; del medesimo autore, san Romualdo con santa Lucia e santa Apollonia, firmato e datato 1684; Giacomo Anselmi, san Carlo Borromeo, firmato e datato 1614; tre tele anonime, una raffigurante la Visitazione, databile al XVI-XVII secolo (dipendente dalla celebre stampa che Gijsbert van Veen [1562-1630ca] derivò nel 1588 dall'analogo dipinto di Federico Barocci [1535-1612]); l'altra la Pietà affiancata da san Giovanni Evangelista e da santa Maria Maddalena, del XVI-XVII secolo; la terza, un monocromo su toni di grigio databile al XVII secolo, raffigurante il Compianto sul Cristo morto. Nel 1904 lo "scurolo" fu dotato di un altare di marmi policromi che era stato realizzato nel 1864 per la chiesa di San Michele al Pozzo Bianco, dove era stato collocato lungo la parete destra per contenere la venerata immagine della Madonna del Buon Consiglio. La soluzione non piacque, così che nel 1904 l'altare fu traslato nello spazio ipogeo di Sant'Andrea: all'interno della nicchia fu collocata la statua della Madonna Immacolata, realizzata nel 1887 da Cristoforo Bettinelli su disegno di Luigi Carrara. All'interno dello "scurolo" trovarono temporanea collocazione anche il sarcofago in pietra (probabilmente di età longobarda) e l'urna in marmo nero (del 1613) che avevano contenuto le reliquie dei santi Domnione, Domnone e Eusebia, ricuperati alla parrocchia attraverso donazioni private: una lettera conservata presso l'archivio parrocchiale di Sant'Andrea attesta che l'urna di marmo fu rinvenuta fortunosamente dal canonico mons. Domenico Rossi in una casa da lui acquistata in via Arena (Bergamo Alta) nel 1850 e subito donata alla parrocchia.

Nel 1951 l'allora prevosto don Antonio Galizzi fece progettare e realizzare la trasformazione dello "scurolo" in cine-teatro, per dotare la parrocchia di un logo di aggregazione che rispondesse alle cresciute e mutate esigenze pastorali di una comunità molto vivace. Fu realizzato un nuovo ingresso dalla piazza antistante la casa parrocchiale, fu realizzata una scala in cemento che scendesse direttamente al cine-teatro occupando lo spazio sottostante la navata laterale sinistra, fu costruito un profondo palcoscenico in muratura e strutture lignee, dotato di quinte, di botole a scomparsa e di buca del suggeritore. I dipinti furono trasferiti in casa parrocchiale, mentre l'altare in marmo e i due sarcofagi vennero accatastati alla bell'e meglio in fondo allo scalone che scendeva dalla sacristia, forse in attesa di trovare migliore collocazione, ma finiti poi per essere dimenticati e coperti di polvere nel corso del tempo. Ad ogni modo, il cine-teatro fu molto utilizzato da parte dei parrocchiani: vi si tenevano proiezioni cinematografiche, serate di spettacolo, esibizioni canore, mentre negli ambienti del piano d'ingresso erano ospitate le attività parrocchiali, sia di formazione che di divertimento.

Con il passare del tempo, l'attività cine-teatrale venne meno: vennero perciò rimosse le seggiole lignee che erano avvitate a terra, venne eliminata la cabina per le proiezioni, e l'ampio spazio ipogeo fu utilizzato piuttosto per attività ludiche, come testimoniavano i fori praticati nel pavimento per inserirvi i pali per la pallavolo, nonché l'istallazione di un canestro al centro dell'abside e le tracce delle porte da calcio dipinte sulle pareti, come pure quelle dei diversi campi da gioco, tracciate sul pavimento. Quest'ultimo, in origine in mattonelle di cotto, fu ricoperto con un sottile strato di cemento (rossetto).

Con la concentrazione delle attività pastorali delle diverse parrocchie di Città Alta presso l'Oratorio del Seminarino, il teatro di Sant'Andrea cadde in disuso e tale rimase dagli anni '90 del Novecento fino al 2018, quando l'incontro tra la Prof.ssa Anna Maria Testaverde, docente di storia del teatro presso l'Università degli Studi di Bergamo, e il vicario parrocchiale don Giovanni Gusmini, in qualità di incaricato diocesano per la Pastorale Universitaria, portò all'incontro tra quest'ultimo e il dott. Claudio Morandi, direttore artistico del Centro Universitario Teatrale (CUT) dell'ateneo cittadino, e il dott. Giuliano Gariboldi, docente di recitazione presso la medesima istituzione. Fu così che venne stipulata una convenzione tra la parrocchia di Sant'Andrea, nella persona del prevosto mons. Fabio Zucchelli, e il CUT. Grazie alla decisiva sponsorizzazione offerta dalla Freni Brembo S.p.A., nella persona del Presidente dott. Ing. Alberto Bombassei e della figlia dott.ssa Cristina Bombassei, e al generoso intervento messo a disposizione dalla R.L. Elettroimpianti di Osio Sotto, è stato possibile riaprire il teatro al pubblico. L'inaugurazione è stata celebrata il 4 dicembre 2020 alla presenza del Prefetto di Bergamo, dott.ssa Elisabetta Margiacchi, del Sindaco di Bergamo, dott. Giorgio Gori, del Rettore dell'Università degli Studi di Bergamo, Prof. Remo Morzenti Pellegrini, di diversi altri rappresentanti delle istituzioni cittadine e di un numeroso pubblico. La cerimonia si è conclusa con un intervento musicale del Duo pianistico Davide e Daniele Trivella, che si sono esibiti ai tasti del pianoforte grancoda Steinway & Sons appartenuto a Giorgio Zaccarelli (1931-2015), già sindaco di Bergamo (1979-1990), la cui famiglia lo ha dato in comodato d'uso al Teatro. Attualmente il Teatro di Sant'Andrea (Spazio Sant'Andrea) è sede del Centro Universitario Teatrale dell'Università degli Studi di Bergamo: vi si tengono regolarmente corsi di recitazione e spettacoli teatrali.

Aula Studio e Biblioteca "James A. Podboy"

Il 16 marzo 2018 moriva improvvisamente il signor James A. Podboy, distinto signore americano, originario di Philadelphia, ritiratosi a Bergamo dopo una lunga carriere lavorativa al servizio delle società della famiglia Maganzini di Milano. Il fratello Robert e gli amici decisero di donare alla parrocchia di Sant'Andrea la ricca e selezionata biblioteca appartenuta al signor Podboy, costituita da circa 1700 volumi perlopiù in lingua inglese, riguardanti un ventaglio ampio e variegato di argomenti: storia, politica, cultura americana e britannica, biografie, diari di viaggio, arte. Nel corso del tempo altri fondi sono stati donati da diversi benefattori privati alla costituenda biblioteca, che ha attualmente (marzo 2021) superato i 2000 volumi. Si segnalano in particolare i volumi di argomento storico artistico, tra i quali i numerosi cataloghi delle mostre curate dalla Fondazione Credito Bergamasco. Tutti i volumi sono stati catalogati e collocati all'interno dell'Aula Studio del Centro Universitario "Sant'Andrea", centro per la Pastorale Universitaria della Diocesi di Bergamo, che ha sede al piano terra della casa parrocchiale di Sant'Andrea, posta sul lato sinistro della chiesa, con ingresso dal civico 39 di via Porta Dipinta.

L'aula studio è aperta tutti i giorni dalle 8 alle 21 ed è a disposizione, in modo particolare, degli studenti universitari. All'interno di una sala posta accanto all'Aula Studio - Biblioteca "James A. Podboy" si trova l'Archivio Parrocchiale della parrocchia di Sant'Andrea, nel quale è stato versato anche quello della vicinia di San Michele al Pozzo Bianco: vi si trova una cospicua quantità di documenti che inizia con il fondo delle pergamene (secoli XIV-XV) e arriva fino ai giorni nostri. Tra questi sono particolarmente interessanti i registri di battesimo, all'interno di uno dei quali è stata rinvenuta l'attestazione della nascita di Donato Calvi, celebre storico, letterato e priore del Monastero di Sant'Agostino.

Museo Storico e di Arte Sacra

Nell'aprile 2021 è stato inaugurato il Museo Storico e di Arte Sacra di Sant'Andrea, ricavato nella sala sottostante la sacristia della chiesa di Sant'Andrea, sul lato occidentale dell'edificio.

All'interno degli ambienti del Museo si può osservare anzitutto l'antico sarcofago in pietra (probabilmente di età longobarda), rinvenuto al di sotto dell'altar maggiore della chiesa antica il 20 luglio 1401: al suo interno furono ritrovate le ossa di tre individui e una lastra in marmo giallo recante l'iscrizione: "Hic requiescunt / in pa(ce) b(onae) m(emoriae) Domnio / cum nepotibus suis / Eusebia et Domnone / Dep(ositi) Domno avus XVII / K(alendas) Augus(tas) Eusebia IIII / Novenb(res) Domnio / Non(is) Ian(uariis)" ("Qui riposano / in pace di buona memoria Domnione / con i suoi nipoti / Eusebia e Domnone. / Furono deposti il nonno Domnione il 16 / luglio, Eusebia il 29 / ottobre, Domnone / il 5 gennaio"). Studiata dall'epigrafista dott.ssa Marina Vavassori del Museo Archeologico di Bergamo, essa è stata datata tra il V e il VI secolo d.C.. Dopo il ritrovamento il sarcofago, privo del coperchio, fu utilizzato come mensa dell'altare maggiore. A suo riguardo, negli Atti della Visita di San Carlo Borromeo (1575) si legge: “Sub mensa dicti altaris extat arca magna lapidea coperta drapo serico in qua recondita sunt tria Sanctorum Corpora” (“Sotto la mensa di detto altare sta una grande arca in pietra coperta da un drappo di seta, nella quale sono riposti i corpi di tre santi”). Accanto a questo è esposta l'urna di marmo nero in cui le reliquie di Domnione, Domnone ed Eusebia, furono traslate nel 1613, in occasione della realizzazione del nuovo altare maggiore (oggi conservato presso la chiesa di Santa Maria in Monte Santo e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, fondata nel 1630 ma inglobata nel complesso del Seminario Vescovile "Giovanni XXIII" tra il 1959 e il 1967). Una lettera datata 19 febbraio 1950, conservata nell'Archivio Parrocchiale di Sant'Andrea, testimonia che quest'urna fu ritrovata in quell'anno dal canonico mons. Domenico Rossi all'interno di una del giardino di una casa che egli da poco aveva acquistato in via Arena (Bergamo Alta). Venuto a conoscenza della provenienza dell'urna marmorea, egli ne fece subito dono alla parrocchia. Nel 1724 le reliquie furono ulteriormente traslate all'interno di un'urna in legno di cipresso ebanizzato, con decorazioni in argento, conservata all'interno dell'arca lignea posta sopra l'altare della cappella dei Martiri, che si apre a metà della navata destra della chiesa.

Al di sopra di questi due importanti manufatti si trova un ricco pannello esplicativo (in italiano e in inglese) che racconta la storia della chiesa di Sant'Andrea, attraverso la riproduzione del catasto napoleonico, che permette di comprendere come essa si presentasse, all'interno del suo contesto urbano, fino alla demolizione sua e di tutta una serie di edifici circonstanti (1840); la riproduzione dei progetti originali di Giacomo Romilli (1829) e Ferdinando Crivelli (1838-1840); sorprendenti ricostruzioni fotografiche che permettono di apprezzare come si dovevano presentare la parete di fondo, con i suoi tre altari originali (il maggiore, come detto sopra, si trova presso la chiesa antica inglobata nel Seminario, mentre i laterali si trovano presso la chiesa parrocchiale di Orio al Serio) e le tele che allora li arricchivano (la pala di Sant'Andrea di Moretto [1537] per il maggiore, il Compianto sul Cristo morto di Andrea Previtali [1525] e la Nativià di Giovan Paolo Cavagna [1605] per i laterali), e il soffitto, nei cui lacunari erano incassate tre grandi tele di Alessandro Varotari, detto il Padovanino (1631). Il pannello si conclude con uno spettacolare render fotografico che mostra come si presenterebbe oggi la facciata della chiesa se fosse stato realizzato il progetto del pronao esastilo corinzio di Ferdinando Crivelli. In un box di plexiglass è contenuta la stampa 3D della facciata completa. Il pannello, il render e il modello 3D sono stati progettati e realizzati dall'arch. Luca Guerini.

Sulla parte occidentale della sala espositiva principale sono affisse le tre tele dipinte da Alessandro Varotari, detto il Padovanino (1588-1649), raffiguranti il Martirio di Sant'Andrea (la centrale), Angeli con aureole e palme (a sinistra), Angeli musicanti (a destra). In origine incassate nei lacunari lignei del soffitto "alla veneziana", esse furono rimosse in occasione della demolizione dell'antica chiesa e collocate in sacristia a partire dal 1924. Un accurato restauro compiuto da Andrea Lutti, Sabrina Moschitta e Marco Giambattista Fuma

Note

  1. ^ La chiesa di sant'Andrea fuori Porta Dipinta, su bergamo-ortodossa.blogspot.it, Bergamo ortodossa, 13 dicembre 2012. URL consultato il 28 settembre 2016.
  2. ^ Chiesa di Sant'Andrea apostolo, su tripadvisor.it, Tripadvisor. URL consultato il 28 settembre 2016.
  3. ^ Chiesa, Oratorio, Teatro Riaperto il Sant'Andrea, su bergamopost.it, Bergamo post, 16 giugno 2014. URL consultato il 28 settembre 2016.
  4. ^ Caròlo Facchinetti, Bergamo o sia notizie patrie, Bergamo, 1841. URL consultato il 15 ottobre 2016.
  5. ^ editore=Fondazione Credito Bergamasco, Grandi Restauri - Il Trittico di Sant'Andrea di Padovanino, su Angelo Piazzoli e don Giovanni Gusmini (a cura di), youtube.com, 18 ottobre 2020. URL consultato il 10 novembre 2020.
  6. ^ a b guide Begamo, su guide.travelitalia.com, Travelitalia. URL consultato il 28 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2012).
  7. ^ Redona, p. 311.
  8. ^ La tela risale dunque al periodo in cui Salmeggia stava lavorando a Milano, dove lasciò diverse importanti tele, tra le quali Lo Sposalizio della Vergine, dipinto per il Duomo di Milano e consegnato nel 1601. Altre tele si trovano in Santa Maria della Passione e in San Simpliciano. Anche queste due tele sono state restaurate, tra il 2018 e il 2020 dalla Fondazione Credito Bergamasco.

Bibliografia

  • Pier Virgilio Begni Redona, Alessandro Bonvicino - Il Moretto da Brescia, Brescia, Editrice La Scuola, 1988.

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