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IMAM Ro.43
L'IMAM Ro.43 codici 442 in dotazione all'incrociatore Armando Diaz
Descrizione
Tipoidroricognitore
Equipaggio1-2
ProgettistaGiovanni Galasso
CostruttoreBandiera dell'Italia IMAM
Data primo volo19 novembre 1934
Data entrata in servizio1935
Utilizzatore principale UtenteBandiera dell'Italia Regia Aeronautica[1]
Bandiera dell'Italia Regia Marina
Esemplari217
Sviluppato dalIMAM Ro.37
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza9,715 m
Apertura alareala superiore 11,574 m
ala inferiore 9,800 m
Altezza3,51 m
Superficie alaretotale 33,362 m²
Carico alare71,938 kg/m²
Peso a vuoto1 760 kg
Peso carico640 kg
Peso max al decollo2 400 kg
Propulsione
Motoreun radiale Piaggio P.X R
Potenza700 cavalli vapore (510 kW)
Prestazioni
Velocità max315 km/h a 2 000 metri
Velocità di crociera245 km/h
Velocità di salitatempo di salita a 2000 m 3 min e 39 sec
Autonomia1 092 km con carico di 640 kg alla quota 2300 m
alla velocità di crociera 192 km/h
Tangenzapratica 7 200 m
Armamento
Mitragliatrici2 Breda-SAFAT calibro 7,7 mm

Ministero dell'Aeronautica Direzione Generale delle costruzioni e degli approvvigionamenti Idronavale Ro.43
(motore Piaggio P.X.R) S.A. Industrie Aeronautiche Romeo Napoli Istruzioni per il montaggio e la regolazione

C.A.295 datato 24 febbraio 1937

voci di aerei militari presenti su Wikipedia

L'IMAM Ro.43 fu un idroricognitore a galleggiante centrale biplano prodotto dall'azienda italiana Industrie Meccaniche Aeronautiche Meridionali (IMAM) negli anni trenta ed utilizzato nel ruolo di ricognitore marittimo imbarcato nelle unità maggiori della Regia Marina nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

La Regia Marina aveva mostrato interesse per gli aerei imbarcati fin dalla fase pioneristica, con l'imbarco di un Curtiss sul Regio Incrociatore (RI) San Marco nel dicembre 1912[2].

Inoltre, con notevole lungimiranza, lo Stato Maggiore Marina aveva studiato l'impiego di autogiri La Cierva in funzione esplorativa da imbarcare sulle navi della flotta[3][4][5].

Comunque, fin dagli anni venti la Regia Marina valutò l'opportunità di dotare alcune delle sue unità di velivoli di supporto. Inizialmente gli idrovolanti da ricognizioni imbarcati erano sistemati in apposita sella sul cielo della torre trinata centrale delle NB (Navi Battaglia) Cavour, Cesare, Doria, Duilio e Dante. Il velivolo[6] veniva messo in mare e issato a bordo per mezzo di un albero di carico[2].

Per ovviare alle difficoltà di utilizzo in presenza di mare grosso e al grave problema di dover comunque arrestare la nave per sbarcare l'idrovolante, nel 1926, vennero adottate delle catapulte, sulle quali veniva opportunamente fissato il velivolo che veniva portato ad una velocità sufficiente per consentirne il decollo. Le catapulte del tipo Gagnotto erano realizzate con una strutture a traliccio, del tipo brandeggiabile o fissa, sulle quali scorreva un carrello di lancio al quale era fissato l'aereo. Il carrello di lancio era accelerato mediante l'immissione di aria compressa all'interno di appositi cilindri di espansione. L'effetto combinato della velocità del carrello e del vento contrario prodotto dall'avanzamento della nave permetteva al velivolo di raggiungere la velocità minima di sostentamento. Nel decennio tra gli anni Venti e Trenta si bandirono tutta una serie di concorsi per catapultabili da esplorazione che però portarono alla realizzazione di pochi e fugaci esemplari quali il Piaggio P.6 ter, CMASA M.F.4, CMASA M.F.6, cui si affiancarono un'altra mezza dozzina di esemplari catapultabili da caccia quali il Macchi M.18 AR, CANT 25 e Macchi M.41.

Nel periodo 1923-1933 furono ordinati con venticinque contratti a sei ditte diverse, complessivamente trentadue idrovolanti prototipi, sia idrocaccia che idroricognitori, adatti all'imbarco di venti tipi diversi in quattro soluzioni costruttive diverse[7].

Nel febbraio del 1933 nel tentativo di standardizzare la linea di idroricognitori imbarcati e procedere alla sostituzione ormai improcrastinabile dei modelli più anziani, fu emessa una specifica per la fornitura di un nuovo velivolo. Tra le caratteristiche era richiesta una velocità di 240 km/h, con un'autonomia di 600 km o di 5 h e 30 min.

Al bando di concorso parteciparono numerose aziende aeronautiche italiane, la Società Rinaldo Piaggio con i suoi P.18 e P.20, la CMASA che proponeva l'MF.10, la Cantieri Riuniti dell'Adriatico con il CANT Z.504, l'Aeronautica Macchi con il suo C.76 e la Meridionali.

La IMAM presentò un progetto affidato all'ingegnere Giovanni Galasso, il quale sviluppò dal pari ruolo terrestre Ro.37[8] una variante idro mantenendo molte parti comuni. Il nuovo velivolo si differenziava principalmente per l'adozione di una diversa configurazione alare biplana e di un galleggiante centrale più galleggianti equilibratori per poter operare dalla superficie del mare.

Il prototipo, che assunse la designazione Ro.43, M.M.244, montava un motore Piaggio P.IX da 610 cavalli vapore (450 kW), elica bipala lignea con ogiva, cappottatura di ridotto diametro bugnata in testa ad ogni cilindro per contenere i bilancieri delle valvole e abitacolo chiuso. Fu portato in volo per la prima volta il 19 novembre 1934 dal collaudatore Nicolò Lana e risultò possedere prestazioni ben al di sopra di quelle richieste dalle specifiche. I velivoli di serie adottarono il radiale Piaggio P.X R da 700 cavalli vapore (510 kW) e abitacolo aperto. Tra le altre modifiche introdotte i tiranti inferiori di rinforzo per i piani orizzontali di coda. L'aereo disponvae degli attacchi per la catapulta e di un sistema di ripiegamento delle ali al fine di ridurne l'ingombro durante le operazioni d'imbarco e stivaggio.

Valutato dalla commissione della Regia Marina, venne giudicato vincitore, ottenendo per la Meridionali un contratto di fornitura e divenendo la dotazione standard per tutte le maggiori unità della flotta. La produzione iniziò negli stabilimenti IMAM nel 1935, anno in cui iniziò la consegna ai reparti operativi, protraendosi fino al 1941 dopo aver realizzato oltre 200 esemplari.

il prototipo del Ro.43 (M.M. 244) con motore Piaggio P.IX e cappottatura bugnata

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

(fonte: Ministero dell'Aeronautica Direzione Generale delle costruzioni e degli approvvigionamenti Idronavale Ro.43 (motore Piaggio P.X.R) S.A. Industrie Aeronautiche Romeo Napoli Istruzioni per il montaggio e la regolazione C.A.295 datato 24 febbraio 1937 dove non diversamente specificato.

Cellula[modifica | modifica wikitesto]

Sviluppato dal ricognitore Ro.37, del quale manteneva la struttura e le caratteristiche salienti, il Ro.43 era un idrovolante da ricognizione imbarcato a cellula biplana ripiegabile catapultabile, monomotore, biposto a doppio comando.

La fusoliera era realizzata in tubi in acciaio al cromo-molibdeno saldati con Saldatura autogena, a sezione rettangolare, con pareti a traliccio. I longheroni inferiori portavano gli attacchi per i galleggianti. I pianetti superiori s'innestavano alla fusoliera nel suo piano di simmetria formando un diedro positivo offrendo al pilota un'ampia visibilità. Quelli inferiori, invece, s'innestavano con un diedro verticale negativo ai correnti inferiori della fusoliera. Ai pianetti s'incernieravano le semiali. Dell'ossatura della fusoliera facevano parte anche i tubi costituenti i longheroni dei pianetti centrali superiori ed inferiori della cellula e i relativi montanti. Le pareti laterali erano costituite da travi a maglie triangolari interamente in tubi.

IMAM Ro43 struttura della fusoliera
IMAM Ro43 1937 posto di pilotaggio

Il castello motore in tubi di acciaio al cromo-molibdeno era fissato alla fusoliera mediante sei bulloni in corrispondenza degli appositi nodi realizzati nella struttura. Gli abitacoli dell'equipaggio erano del tipo aperto con il posto del pilota disposto anteriormente. Il posto del pilota era munito di parabrezza e poteva essere protetto da due pannelli laterali trasparenti scorrevoli tra il parabrezza ed un tettuccio posteriore fisso, trasparente. Detti pannelli erano regolabili indipendentemente in altezza, in modo che con ciascuno di essi era possibile creare un riparo oppure con entrambi chiudere completamente il posto del pilota. Quest'ultimo disponeva di un seggiolino regolabile in altezza.

Sulla fiancata della fusoliera, in corrispondenza del posto dell'osservatore erano ricavati dei finestrini con una parte scorrevole munita di deflettore.

il rivestimento della fusoliera era costituito sul dorso sino all'attacco delle semiali superiori, da capottine metalliche in duralluminio; sul fondo, da capottine in chitonal[9]. Le capottine erano sostenute da archetti in tubo di duralluminio e risultavano facilmente smontabili. Le fiancate alla cui forma contribuiva uno scheletro di listelli di abete, erano rivestite in tela.

Le strutture di forma o secondarie che servivano a supporto delle varie installazioni erano realizzate in tubi o lamiera d alluminio.

Gli impennaggi metallici erano montati a sbalzo e irrigiditi da due tiranti in filo profilato d'acciaio ad alta resistenza che collegavano il longherone del piano fisso all'estremità superiore del pennone della deriva. Inferiormente erano presenti due montantini di irrigidimento in tubo ovale di acciaio al cromo-molibdeno.

Gli impennaggi erano compensati aerodinamicamente mentre il piano fisso di coda orizzontale era regolabile[10]

La configurazione alare simile a quella adottata dal Ro.41, era a formulazione biplana, su profili biconvessi asimmetrici, ripiegabile, con scalamento positivo e con l'ala inferiore di minore apertura. Le semiali presentavano una pianta rettangolare con raccordo rastremato all'estremità. La struttura bilongherone, con longheroni in tubo di duralluminio trafilato, collegati da puntoni e da crociere in fili di acciaio ad alta resistenza, era suddivisa in due semiali e due pianetti alari centrali che s'innestavano alla fusoliera e che facevano parte della struttura di questa. Le semiali erano incernierate ai pianetti posteriormente, mediante snodi cardanici che costituivano, sui due lati, gli assi di rotazione per il ripiegamento delle semiali. Le centine erano in legno a struttura reticolare, con anima in compensato di betulla. Il rivestimento delle semiali era in tela, opportunamente trattata e verniciata, tranne il bordo d'attacco in compensato.

La capacità di flottaggio e di ammaraggio era assicurata da un galleggiante centrale collegato alla fusoliera da una travatura in tubi di acciaio e crociere e da due galleggianti laterali posti sugli sbalzi dell'ala inferiore. il galleggiante centrale era costruito in legno, rivestito in compensato di betulla adeguatamente impermeabilizzato con arsonite collante liquido e strati di tela. Era suddiviso in cinque compartimenti stagni, ciascuno munito di portello d'ispezione superiormente, ed inferiormente nella parte più bassa di tappo di aleggio. Analoga struttura per i galleggianti laterali.

Motore[modifica | modifica wikitesto]

La propulsione era affidata ad un motore Piaggio P.X R, un radiale a 9 cilindri posizionati su un'unica stella e raffreddato ad aria, munito di munito di riduttore e compressore a ventola, racchiuso in una capottatura tipoMagni ed in grado di erogare una potenza pari a 700 CV 700 cavalli vapore (510 kW) a 2350 giri al minuto, ad una quota di 1000. L'elica era di tipo tripala metallica, con passo regolabile a terra e diametro di 3,10 metri.Il motore è racchiuso da una capottatura ad anello tipo Magni in lamiera di alluminio.

Sistemi e impianti[modifica | modifica wikitesto]

Il Ro.43 era dotato di un completo impianto ricetrasmittente comprendente un generatore R.A. 200-I, un ricevitore A.R.5, un trasmettitore R.A.200-I e un dipolo per le onde corte disposto tra l'ala inferiore e la fusoliera. Inoltre era installato un complesso fotografico costituito da una macchina fotografica OMI tipo A.P.R.3 formato 13x18 a lastre e pellicole. Il sistema di avviamento era pneumatico ad aria compressa, fornita da un compressore Grelli LD che azionava anche il generatore dell'impianto R.T. in caso di ammaraggio forzato. L'impianto combustibile della capacità complessiva di 696 litri era contenuto in tre serbatoi in alluminio. I due principali sistemati, uno in fusoliera e l'altro nel galleggiante principale, mentre il terzo trovava posto sotto i pianetti centrali, alimentando il motore per gravità.

Armamento[modifica | modifica wikitesto]

L'armamento consisteva in una coppia di mitragliatrici Breda-SAFAT calibro 7,7 mm, una fissa in caccia, posizionata sulla parte anteriore della fusoliera davanti al pilota e sparante attraverso il disco dell'elica, ed una brandeggiabile in posizione dorsale montata su supporto ad anello di tipo Breda a comando idraulico nell'abitacolo posteriore. Nella prima serie l'arma posteriore era costituita da una Lewis a caricatore, su torretta Romeo spesso sostituita nei reparti da una Breda-SAFAT, mentre nella seconda serie fu definitivamente adottata l'arma di progetto italiano[11].La dotazione normale di munizioni è di 500 colpi per l'arma anteriore e di 500 colpi per la posteriore. Era prevista l'installazione di una seconda arma anteriore SAFAT calibro 7,7 sincronizzata.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Matricola Quantità Ditta
Costruttrice
Periodo Note
244 1 IMAM novembre 1934 prototipo
27000 - 27022 23 IMAM aprile - novembre 1936
27023 - 27044 22 CMASA luglio 1936 - gennaio 1937
27000 - 27022 23 IMAM aprile - novembre 1936
27045 - 27067 23 IMAM febbraio - luglio 1937
27068 - 27090 23 CMASA aprile - settembre 1937
27091 - 27111 21 IMAM Novembre 1938 - aprile 1939
27112 - 27114 3 IMAM febbraio 1939
27115 - 27132 18 IMAM giugno - settembre 1939
27133 - 27172 40 IMAM ottobre 1940 - maggio 1941 2ª Serie
27173 - 27192 20 IMAM giugno 1940 - settembre 1941 2ª Serie

Fonte[12]

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Italia[modifica | modifica wikitesto]

Regia Aeronautica[modifica | modifica wikitesto]

Il Ro.43 fu utilizzato anche dalla Regia Aeronautica, prevalentemente in configurazione bicomando come idro-scuola di secondo periodo o più in generale come velivolo da collegamento. Nella seconda metà del 1937, tre esemplari furono assegnati all'88º gruppo autonomo caccia marittima, che dislocato a Vigna di Valle era in attesa di ricevere i monoposti Ro.44 a completamento delle dotazioni delle tre squadriglie 162ª, 164ª e 166ª. Il Ro.43 fu presente anche a Lero, in Egeo in carico alla 161ª squadriglia e , in maniera più cospicua, presso le scuole idrovolanti di Pola-Puntisella e Orbetello[13]

Regia Marina[modifica | modifica wikitesto]

Un Ro.43 dell'incrociatore Giuseppe Garibaldi con il nome della nave leggibile sulla fusoliera.
Un Ro.43 mentre viene issato con una gru su un'unità della Regia Marina.

Nel periodo interbellico i Ro.43 cominciarono ad essere consegnati alle unità, equipaggiandole normalmente in gruppi di due esemplari, come ad esempio negli incrociatori leggeri Classe Duca degli Abruzzi, ed in numero maggiore nella nave appoggio idrovolanti Giuseppe Miraglia. Le condizioni operative indicarono però che le buone prestazioni erano conseguenti ad una certa fragilità strutturale. Le operazioni di imbragatura degli esemplari, necessaria per issare a bordo i Ro.43 a fine della loro missione esplorativa, evidenziarono il rischio di causare danni all'apparecchio. Questo potenzialmente ne vanificava la capacità operativa ma per mancanza di modelli alternativi e per una non impellente esigenza tattica non si provvide a cercare un nuovo modello né ad emettere una nuova specifica.

Un Ro.43 sulla catapulta dell'incrociatore pesante Zara

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, a causa della mancanza di un velivolo più specializzato, il Ro.43 si trovò a ricoprire anche il ruolo di caccia imbarcato sulla Classe Littorio, Classe Zara (incrociatore), Classe Alberto di Giussano, Classe Trento, Classe Duca d'Aosta e Classe Raimondo Montecuccoli, risultando però non all'altezza dei potenziali avversari per la dotazione di sole due mitragliatrici Breda-SAFAT da 7,7 mm. Le già note deficienze strutturali, aggravatesi a causa dell'intenso uso, costrinsero alla progettazione di una versione migliorata ma che restava relegata al ruolo di ricognizione e di osservazione di supporto all'artiglieria navale. Rimanevano anche i problemi legati alle operazioni di reimbarco a fine missione che dovevano essere eseguite tramite l'imbragatura del velivolo, il quale veniva issato sul ponte con una gru, tutto a nave ferma e compatibilmente alle condizioni meteorologiche. Questo però aumentava la vulnerabilità dell'unità navale intenta all'operazione, tanto che alla fine si preferì che i velivoli rientrassero in un idroscalo costiero per effettuare successivamente il reimbarco nelle più sicure acque portuali, a scapito però della possibilità di effettuare più missioni aeree.

Queste problematiche, risultate determinanti nella battaglia di Capo Matapan, indussero a trovare una soluzione nella conversione di un caccia terrestre, il Reggiane Re.2000, che con la sua versione "Catapultabile", pur mantenendo un identico profilo di missione poteva se non altro garantire una maggiore competitività con i caccia Alleati. Nonostante ciò i nuovi Re.2000 erano forniti in quantità troppo esigue ed il Ro.43 continuò ad essere utilizzato fino ad esaurimento della sua vita operativa. Al 1943 se ne registravano ancora 48 in servizio attivo ed alla firma dell'armistizio di Cassibile dell'8 settembre, risultavano essere 19 gli esemplari imbarcati e 20 in forza alle Squadriglie Forze Navali.

Spagna[modifica | modifica wikitesto]

Alla data dell'armistizio, otto Ro. 43 lasciarono La Spezia il 9 settembre 1943 e si portarono in Sardegna, a La Maddalena. Durante l'attacco tedesco per occupare questo arsenale militare, due Ro.43 furono abbattuti nel tentativo di abbandonarlo, mentre gli altri giunsero alle Baleari e furono internati nelle forze aeree spagnole. Dopo un anno d'internamento, furono acquisiti dalla Spagna con la designazione HR.7, impiegati dalla II Escuadrilla del 51 Regimento de hidros sino al 1951[14].

IMAM Ro.43 in servizio nella Marina Spagnola come HR.47

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Il Ro.43 codici 813 imbarcato sull'incrociatore Duca degli Abruzzi
Bandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
inquadrato nell'Aviazione ausiliaria per la Marina.
Bandiera della Spagna Spagna

Esemplari attualmente esistenti[modifica | modifica wikitesto]

Il Ro.43 esposto al Museo storico dell'Aeronautica Militare

L'unico esemplare di Ro.43 attualmente esistente è conservato al Museo storico dell'Aeronautica Militare. Si tratta dell'esemplare MM.27050 costruito nel primo semestre del 1937 dalla IMAM. Dopo un lungo impiego su incrociatori della Regia Marina, peraltro partecipando alla battaglia di Punta Stilo dl 9 giugno 1940, l'esemplare concluse la sua carriera operativa presso la Scuola Osservatorio Marittimo di Orbetello, di cui porta ancora i codici ORB-23. Recuperato nel 1972 sull'aeroporto di Roma-Centocelle, dopo due anni di restauro ad opera del personale della Sezione Manutenzione e Restauro del Museo, coordinato dal Maggiore del Genio Aeronautico r.s. Gennaro Del Franco, è stato riconsegnato al percorso espositivo del Museo il 17 novembre 2011 e da quella data nuovamente visibile al pubblico[15].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I velivoli erano in carico alla Regia Aeronautica anche se operavano in unità della Regia Marina.
  2. ^ a b Centenario, p.39
  3. ^ Storia Militare Srl, p.23
  4. ^ ad esempio, nel 1935 sul sulla RN Fiume venne sistemato un ponte di volo a poppavia per l’appontaggio di autogiri La Cervia C.30, ma non si andò oltre la fase sperimentale
  5. ^ Centenario, p.44
  6. ^ in questo caso un Macchi M18
  7. ^ Centenario, p.47
  8. ^ Bizzarri 1972, p.19
  9. ^ gruppo di leghe di superduralluminio contenenti manganese e zinco, oppure zinco, magnesio e rame, di varia denominazione commerciale: alclad, chitonal, ergal 65 ecc. Tali leghe hanno caratteristiche meccaniche e di resistenza agli agenti chimici elevatissime, con carichi di rottura a trazione di circa 500 N/mm2
  10. ^ Ali d'Italia 12, pag. 55.
  11. ^ Ali d'Italia 12, pag. 51.
  12. ^ Bizzarri 1972, p.17.
  13. ^ {Cita|Bizzarri 1972|p.20}
  14. ^ alieuomini
  15. ^ Rivista_Aeronautica, pp.42-43

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Enzo Angelucci, Paolo Matricardi, Guida agli Aeroplani di tutto il Mondo (Vol.3), Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1979.
  • Giorgio Apostolo, Guida agli Aeroplani d'Italia dalle origini ad oggi, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1981.
  • Achille Boroli, Adolfo Boroli, L'Aviazione (Vol.9), Novara, Istituto Geografico De Agostini, 1983.
  • Daniele Lembo, Le portaerei che non salparono, Roma, IBN Editore, 2016, ISBN 88-7565-169-8.
  • Leo Marriott, Catapult Aircraft, Barnsley, Pen & Sword Aviation, 2006, ISBN 184415419X.
  • Dimensione Cielo - Bombardieri, vol. 4, Roma, Edizioni Bizzarri, 1972.
  • Tullio Marcon, Ali d'Italia 12 - IMAM Ro 43/44, Torino, La Bancarella Aeronautica, 1999.

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Sulle ali dei Romeo, in Rivista Aeronautica, n. 1, Roma, Stato Maggiore Aeronautica, 2012, pp. 42-43.
  • Tullio Marcon, I velivoli catapultabili in guerra (1939-1945), in Storia Militare, n. 9, Edizioni Storia Militare, giugno 1994, pp. 14-27.
  • Portaerei: 30 anni di storia, in Rivista Marittima, Roma, Stato Maggiore Marina, febbraio 2019.
  • Decio Zorini, I Catapultabili della Regia Marina, in Centenario dell'Aviazione Navale 1913 - 2013 supplemento a Rivista Marittima, Roma, Stato Maggiore Marina, dicembre 2013, pp. 39-55.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

POSIZIONE DELLE CATAPULTE SULLE NAVI DELLA REGIA MARINA E NUMERO DEGLI AEREI IMBARCATI

Corazzate Cesare e Cavour: nessun aereo e nessuna catapulta (previsti: due catapulte e 4 aerei, poi non imbarcati).

Corazzate Doria e Duilio: nessun aereo e nessuna catapulta.

Corazzate Littorio, Vittorio Veneto, Roma: una catapulta a poppa e tre aerei.

Incrociatori pesanti Trento e Trieste: una catapulta a prora e tre aerei.

Incrociatore pesante Bolzano: una catapulta a mezza nave e tre aerei.

Incrociatori leggeri Di Giussano, Da Barbiano, Bande Nere, Colleoni: una catapulta a prora e tre aerei.

Incrociatori leggeri Diaz e Cadorna: una catapulta dietro il secondo fumaiolo e due aerei.

Incrociatori leggeri Montecuccoli e Attendolo: una catapulta a centro nave e due aerei.

Incrociatore leggeri Duca d’Aosta e Eugenio di Savoia: una catapulta a centro nave e due aerei:

Incrociatori leggeri Duca degli Abruzzi e Garibaldi: due catapulte ai lati del secondo fumaiolo e quattro aerei.

La situazione al 10 giugno 1940 Al 1° novembre 1939, 90 Ro.43 (tra velivoli a bordo e riserve a terra) costituiscono il grosso dell'aviazione imbarcata che allinea altresì 22 aerei di precedente modello. Al 10 giugno 1940 questi ultimi sono ormai radiati ed i Ro.43 in carico salgono a 105 unità di cui 44 imbarcati e di pronto impiego: le navi della classe Littorio ne hanno tre ciascuna e due per ciascuno dei 19 incrociatori provvisti di catapulta divenendo il velivolo standard dell’aviazione imbarcata. Seguono altri 60 esemplari delle ultime due serie, contraddistinti dal piano verticale di coda di nuovo disegno e superficie maggiorata.

1 SQUADRA NAVALE

DIVISIONE NAVALE TIPO NAVE NAVE CODICI
V DIVISIONE CZ CESARE NESSUN AEROPLANO
CZ CAVOUR NESSUN AEROPLANO
IX DIVISIONE CZ LITTORIO 911 912 913
I DIVISIONE IP ZARA 111 112
IP GORIZIA 121 122
IP FIUME 131 132
IV DIVISIONE IL DA BARBIANO 411 412
IL CADORNA 421 422
IL DI GIUSSANO 431 432
IL DIAZ 441 442
VII DIVISIONE IL DUCA DEGLI ABRUZZI 811 812 813 814
IL GARIBALDI 821 822 823 824

2 SQUADRA NAVALE

DIVISIONE NAVALE TIPO NAVE NAVE CODICI
III DIVISIONE IP POLA NESSUN AEROPLANO
IP TRENTO 311 312 313
IP BOLZANO 321 322 323
IP TRIESTE 331 332 333
VII DIVISIONE IL EUGENIO DI SAVOIA 711 712
IL DUCA D'AOSTA 721 722
IL ATTENDOLO 731 732
IL MONTECUCCOLI 741 742
II DIVISIONE IL BANDE NERE 211 212
IL COLLEONI 221 222