Rancho Notorious

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Rancho Notorious
Una scena del film
Titolo originaleRancho Notorious
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1952
Durata89 min
Generewestern
RegiaFritz Lang
SoggettoSilvia Richards
SceneggiaturaDaniel Taradash
ProduttoreHoward Welsch
Casa di produzioneFidelity Pictures Corporation
Distribuzione in italianoRKO (1952)
FotografiaHal Mohr
MusicheEmil Newman, Ken Darby
ScenografiaWiard Ihnen
CostumiJoe King, Don Loper
TruccoFrank Westmore
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Rancho Notorious è un film del 1952 diretto da Fritz Lang.

È un western interpretato, tra gli altri, da Marlene Dietrich. La sceneggiatura si basa sul racconto Gunsight Whitman di Silvia Richards. È il terzo e ultimo film western di Fritz Lang, dopo Il vendicatore di Jess il bandito e Fred il ribelle.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Vern Haskell, un rancher, dopo che la sua fidanzata è stata uccisa nel corso di una rapina finita male, si mette sulle tracce degli assassini in cerca di vendetta. La sua sete di giustizia privata lo porterà al Chuck-a-luck, un ranch costituito da ricchezze predate dalle rapine e abitato esclusivamente da criminali, al cui vertice si trova la sensuale Altar Keane, il cui nome funge da copertura per le bravate dei residenti banditi.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

«Avevamo un budget molto limitato, pertanto decidemmo di fare tutto in studio. (Girai il film negli studi della General Service; fu Howard Hughes a finanziarlo). Fare un film western in studio è molto difficile.[…] Il mio architetto Ihnen, che fece un sacco di cose veramente magnifiche per me in Duello mortale e in altri film, ne sapeva parecchio di fondali e di prospettive…»[1]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Claude Mauriac: «Fritz Lang qui rispetta le regole che insidiosamente ha complicato introducendo una realtà insolita nel mezzo cinematografico: il tempo…Accettando l'età della sua interprete, mostra i due miti che gli interessano, quello del western e il suo. È per questo che vi è un'emozione sconosciuta, una sorta di complicità derisoria e tragica con le donne del film, che improvvisamente assomigliano alle donne della vita e a noi stessi».[2]

Lotte H. Eisner: «In questo meraviglioso film c'è qualcosa di più dei familiari temi langhiani della violenza, la vendetta, il bene e il male, la giustizia, la femme fatale, l'organizzazione fuorilegge efficiente, la mente geniale che la guida. La motivazione psicologica e l'avventura si fondono dando un senso di armonia e di tragedia».[3]

Paolo Mereghetti: «Un western anomalo, assolutamente antinaturalistico, stilizzato, essenziale (brechtiano, è stato scritto), una sorta di ballata perfettamente in equilibrio fra lirismo e violenza».[4]

Goffredo Fofi: «Fatto con quattro soldi, con fondali ed esterni di cartapesta ostentati nella loro falsità, in un rozzo technicolor RKO, ha la stessa forza romantica e una più risentita capacità d'astrazione di un altro film romantico di Lang, lo stevensioniano Il covo dei contrabbandieri».[5]

Titolo[modifica | modifica wikitesto]

Fritz Lang aveva scelto come titolo The Legend of Chuck-a-Luck, titolo anche del testo della ballata che parla della roulette verticale, la ruota della fortuna, in uso nei saloon del West nel secolo scorso. Chuck-A-Luck è tradotto nel doppiaggio in italiano con Mulino d'oro. Ma il produttore Howard Welsch, ritenendo che fosse troppo enigmatico per il pubblico non americano lo cambiò con Rancho Notorious, titolo che secondo Lang non appariva molto più chiaro dell'altro.[6]

Musica[modifica | modifica wikitesto]

«Ora la vendetta è un frutto amaro e malvagio
e la morte le pende accanto sul ramo.
Questi uomini che han vissuto nell'odio
non hanno niente per cui vivere più...»

«La ballata che commenta Rancho Notorious ne è la chiave: la ruota della fortuna e del destino, il giro della vita e della colpa, e oggi io domani tu, in situazioni diverse, la violenza della realtà ci rende ugualmente ingiusti, crudeli. E i protagonisti sono tutti colpevoli e tutti innocenti». (Goffredo Fofi, p. 303)

Lang fu il primo a inserire in un film western un motivo musicale conduttore come parte integrante della storia. L'anno successivo l'idea fu ripresa con molto successo dal film Mezzogiorno di fuoco.

Il testo della ballata[modifica | modifica wikitesto]

The Legend of Chuck-A-Luck (La leggenda del Mulino d'oro)

Il testo fu scritto da Ken Harby e cantato da William Lee. Il ritmo della canzone si fonde con il ritmo dell'azione e con le reazioni dei personaggi.

Mentre scorrono i titoli di testa il sottofondo musicale è costituito dalle prime due strofe della ballata:

(EN)

«O listen … listen well:
Listen to the Legend of Chuck-a-Luck, Chuck-a-Luck,
Listen to the song of the gambler’s wheel,
A souvenir of a bygone year,
Spinning a tale of the old frontier
And a man of steel,
And the passion that drove him on, and on, and on.

It began, they say, one summer’s day
When the sun was blazing down;
‘Twas back in the early Seventies
In a little Wyoming town.
So, listen to the Legend of Chuck-a-Luck, Chuck-a-Luck,
Listen to the Wheel of Fate
As round and round with a whispering sound
It spins, it spins
The old, old story of
Hate, Murder and Revenge!»

(IT)

«O ascolta... ascolta bene:
Ascolta la leggenda di Chuck-a-Luck, Chuck-a-Luck,
Ascolta la ballata della ruota del giocatore,
Un ricordo di un tempo passato,
una storia della vecchia frontiera
E un uomo di acciaio,
E la passione che lo spingeva avanti, avanti, avanti.

È iniziato, dicono, un giorno d'estate
Quando il sole ardeva sulla terra;
nei primi anni Settanta del secolo scorso
In una piccola città del Wyoming.
Ascolta la leggenda di Chuck-a-Luck, Chuck-a-Luck,
Ascolta la Ruota del Fato
mentre gira e rigira, con un mormorio
sussurra
l’antica, antica storia di
odio, assassinio e vendetta!»

Dopo la morte di Whitey, complice dell'assassino stupratore e da lui ucciso a tradimento, prosegue il canto della ballata:

(EN)

«Now where and what is Chuck-a-Luck, Chuck-a-Luck?
Nobody knows and the dead won’t tell.
So on and on relentlessly this man pursues his quest,
Through autumn and winter, searching the great Southwest.
This thing that drives him like a whip will never let him rest.
Night and day, early and late,
He looks for a town, or a place, or a face,
And deep within him burn the fires of
Hate, Murder and Revenge!»

(IT)

«Ora, dove e che cosa è Chuck-a-Luck, Chuck-a-Luck?
Nessuno lo sa e i morti non lo diranno.
Così via, senza sosta quest'uomo prosegue la sua ricerca,
d' autunno e d' inverno, attraverso lo sconfinato sud-ovest.
Questa ossessione che lo spinge come una frusta non lo lascerà riposare.
Notte e giorno, presto e tardi,
cerca una città o un luogo, o un volto,
e nel profondo dentro di lui brucia un fuoco di
odio, assassinio e vendetta!»

La scena finale del film vede Vern e Frency, dopo la morte di Altar, allontanarsi a cavallo dal Mulino d'oro. Essa si chiude sul canto dell'ultima strofa della ballata:

(EN)

«Two men rode away from Chuck-a-Luck
And Death rode beside them on the trail
They died that day, so the legends tell:
With empty guns they fought and fell
(with empty guns!)
And so ends the tale of
Hate, Murder and Revenge!»

(IT)

«Due uomini a cavallo se ne vanno lontano da Chuck-a-Luck
e la Morte a cavallo è accanto a loro sul sentiero
sono morti quel giorno, come le leggende raccontano:
con le pistole vuote combatterono e caddero
(con le pistole vuote!)
Così finisce questa storia di
odio, assassinio e vendetta!»

La canzone di Altar[modifica | modifica wikitesto]

La canzone dal titolo Get Away, Young Man fu scritta da Ken Darby e cantata da Marlene Dietrich.

Il testo rappresenta i sentimenti di Altar, il personaggio da lei interpretato: una donna matura e ancora affascinante, irresistibilmente attratta dal giovane Vern.[7]

(EN)

«A young man is full of adventure,
and eager to do what he can!
He may be a boy, but don’t send a boy
To do the work of a man!
Get away — get away
Get away, young man, get away!

A young man will come when you call him,
And leave when you tell him to go,
But some day he’ll guess, a woman means yes,
Whenever a woman says no!
Get away…

A woman is only a creature
Of notions and dimples and lies
So learn if you can, this lesson, young man,
And don’t run off when she cries
Get away —get away…
If you can!»

(IT)

«Un giovane è desideroso di avventura,
e cerca di fare ciò che può!
ma non si può mandare un ragazzo
a fare il lavoro di un uomo!
Vattene via - fuggi
Vattene, giovanotto, scappa!

Un giovane viene quando lo chiami,
E parte quando gli dici di andare,
Ma un giorno sarà lui a indovinare che una donna vuol dire sì
ogni volta che dice no!
Vattene via...

Una donna è solo una creatura
esperta di sorrisi e di menzogne
Quindi se vuoi imparare questa lezione, giovane,
non scappare quando piange
Vattene via - fuggi
se puoi!»

Personaggi[modifica | modifica wikitesto]

Vern Haskell:

Da pacifico allevatore, fidanzato innocente e ottimista, è trasformato dall'assassinio e dallo stupro di Beth, la sua ragazza, in un uomo avvelenato dall'odio, ossessionato come il protagonista di Furia dalla necessità di vendicarsi del gravissimo torto subito. Si fa bandito per scoprire il colpevole e ucciderlo. Preso in una macchina fatale che lo afferra e lo trascina, si identifica nell'avversario e diventa a sua volta un criminale. Personaggio pienamente americano, monodimensionale, nel corso del film si trova catapultato in una tragedia della cui profondità sconvolgente è assolutamente inconsapevole. “Un John Wayne finito nel bel mezzo di una tragedia di Kleist”. (Goffredo Fofi, pag. 304)

Frenchy Fairmont:

"La pistola più veloce del West": un ex soldato del generale Lee, privato a tradimento della sua fattoria e costretto alla clandestinità. Finisce in cella e rischia l'impiccagione per un flacone di profumo da regalare ad Altar per il compleanno. «È un capobanda venuto da lontano, angelo nero, che fa pensare al gentiluomo giocatore di Ombre rosse al medico tisico di Sfida infernale. Alla ricerca di morte e di espiazione per colpe che non rivela, vive provocando il destino, dove i suoi delitti non sono altro che modi per sfidare la sorte, per farsi punire». (Goffredo Fofi)

Altar Keane:

Famosa entraineuse trasformata in abile e pratica tenutaria del Mulino d'oro, romantica, superdonna, si porta appresso il suo mito. Lang la evoca, in un alone di leggenda, prima ancora di presentarla in azione, nel ricordo dello sceriffo della comica corsa in cui lui era il cavallo e lei il fantino, nelle confidenze dell'amica Dolly, nei racconti dei frequentatori del saloon di Baldy Gunder. Ormai matura, seppur ancora molto affascinante e amata con passione da Frenchy, avverte l'ombra del tempo che passa e ha nostalgia della giovinezza perduta. Perciò si innamora di Vern, illudendosi di rivivere un'ultima storia d'amore.

«Nei film precedenti di Lang, un simile tipo di donna avrebbe rovinato gli uomini, qui invece salva il suo vecchio amante facendogli da scudo con il suo corpo». (Lotte Eisner)

Lo scenario[modifica | modifica wikitesto]

La vallata chiusa, covo dei ricercati, col suo rancho sala da gioco e la sua chiave notturna e crepuscolare, è uno dei più intensi, dei più irreali, dei più europei scenari di tutto il cinema western.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Peter Bogdanovich, Il cinema secondo Fritz Lang, Parma, Pratiche Editrice, 1988, pp. 68-70.
  2. ^ Claude Mauriac, L'amour du cinéma, Parigi, 1954.
  3. ^ Lotte H. Eisner, Fritz Lang, Mazzotta, Milano 1978, pag.265.
  4. ^ Paolo Mereghetti, Dizionario dei Film, Baldini-Castoldi, Milano 1993, pag. 978.
  5. ^ AA.VV., Il western. Fonti, forme, miti, registi, attori, filmografia, Feltrinelli, Milano, 1973. pp.303-304
  6. ^ Peter Bogdanovich, Il cinema secondo Fritz Lang, Parma, Pratiche Editrice, 1988, pp. 69-70.
  7. ^ Lotte H. Eisner, Fritz Lang, Mazzotta, Milano 1978.
  8. ^ AA.VV., Il western. Fonti, forme, miti, registi, attori, filmografia,Feltrinelli, Milano, 1973. Goffredo Fofi p.304

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