Laio (tragedia)

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Laio
Tragedia perduta
Bronzo rinascimentale di Eschilo, al Museo archeologico nazionale di Firenze.
AutoreEschilo
Lingua originaleGreco antico
GenereTragedia
AmbientazioneTebe?
Prima assoluta467 a.C.
Teatro di Dioniso, Atene
PremiVittoria alle Grandi Dionisie del 467 a.C.
Personaggi
Laio
Giocasta?
Coro
 

Laio è una tragedia, oggi perduta, composta da Eschilo nel V secolo a.C. Essa era la prima parte di una trilogia di opere, cui seguivano l'Edipo e i Sette contro Tebe (unica opera che ci è rimasta).

Trama[modifica | modifica wikitesto]

L'opera era incentrata sulla figura di Laio, sposo di Giocasta e padre di Edipo.
Della tragedia, comunque, è rimasto un solo frammento, in cui viene descritto l'assassinio di Laio da parte di uno sconosciuto (che in seguito si scoprirà essere il figlio Edipo)[1]. Probabilmente, secondo la concezione eschilea della trilogia, nel Laio il sovrano era punito per una sua hybris, forse l'essersi unito a Giocasta nonostante l'oracolo di Apollo gli avesse predetto che il figlio che sarebbe nato lo avrebbe ucciso: in questo modo, si avviava la catena della maledizione dei Labdacidi che terminava nei Sette contro Tebe.
A giudicare dalle informazioni su Edipo contenute in quest'ultima tragedia, si potrebbe pensare che Laio, morendo, lanciasse una maledizione proprio sul suo assassino, ossia suo figlio, così come Edipo maledice i propri figli[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I. RamelliEschilo. Tutti i frammenti, Milano 2009, pp. 275-277.
  2. ^ Aeschylus Greek dramatist, in Encyclopedia Britannica. URL consultato il 1º febbraio 2015.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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