Eraldo Ilari

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Eraldo Ilari
NascitaRimini, 29 marzo 1897
Morte1972
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Regia Aeronautica
Aeronautica Cobelligerante Italiana
SpecialitàDirigibilista
GradoGenerale di squadra aerea
GuerrePrima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna italiana di Grecia
Comandante di4ª e 3ª Squadra aerea
Decorazionivedi qui
dati tratti da Grande Enciclopedia Aeronautica[1]
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Eraldo Ilari (Rimini, 29 marzo 18971972) è stato un generale e aviatore italiano. Ufficiale dirigibilista del Regio Esercito, combatté durante la prima e la seconda guerra mondiale, e durante tale conflitto fu comandante della 4ª e 3ª Squadra aerea e Sottocapo di stato maggiore per le costruzioni e gli approvvigionamenti.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Rimini il 29 marzo 1897,[2] figlio di Antonino. dopo aver frequentato il Collegio militare di Roma, si arruolò nel regio Esercito incominciando a frequentare la Regia Accademia Militare di Torino, al termine della quale fu assegnato all'arma del Genio in qualità di sottotenente.[1]

Prese parte alla prima guerra mondiale operando in qualità di dirigibilista.[1] Il 18 agosto 1918 assunse il comando del dirigibile PV.2, di stanza sull'aerobase di Corneto-Tarquinia, con il compito di effettuare crociere di scorta alla nave postale per la Sardegna.[3] Al termine del conflitto fu assegnato allo Stabilimento Costruzioni Aeronautiche in qualità di ufficiale addetto al montaggio e al collaudo dei dirigibili.[1] Si distinse per aver salvato da sicura distruzione il grande dirigibile Roma appena completato e destinato alla consegna agli Stati Uniti d'America.[1] Unico ufficiale a bordo, quando l'aeronave fu strappata dagli ormeggi da una violenta burrasca si adoperò incessantemente fino a che il dirigibile non fu posto in sicurezza.[1] Il 12 luglio 1921 eseguì, insieme con il comandante Raffaele Senzadenari[N 1] il volo di collaudo del M.11Angelo Berardi”.[4] Il 5 maggio 1922, insieme con il maggiore Biffi, effettuò il volo di collaudo del dirigibile O.13, che il 22 dello stesso mese fu ufficialmente consegnato al governo argentino.[5] Il 21 agosto 1923 prese parte a uno dei voli di collaudo del dirigibile ex tedesco LZ 120 Bodensee, ribattezzato "Esperia", che era stato ricondizionato presso il Reparto Allestimenti di Ciampino.[6]

Con la costituzione della Regia Aeronautica, avvenuta nel 1923, entrò in servizio presso lo Stormo Dirigibili.[1] Nel 1924, 1925, 1926, 1927 prese parte alle relative edizioni della Coppa Gordon Bennett,[N 2] una competizione internazionale destinata ai palloni a gas di ogni nazione, e che si disputava nel paese vincitore della precedente edizione. Il 19 agosto 1925 al comando del dirigibile N.2[7] da 7 200 .[7] arrivò nel cielo di Augusta par partecipare alle grandi manovre della Regia Marina che prevedevano la partecipazione di oltre cento unità di vario tipo. A partire dal giorno 26 prese parte alle operazioni di ricerca del sommergibile Sebastiano Veniero affondato al largo di Capo Passero a seguito dello speronamento da parte del piroscafo Capena, il quale non si era accorto dell'accaduto proseguendo la sua navigazione.

Assegnato alla II Zona Aerea Territoriale, Il Maggiore Ilari assunse poi il comando dell'86º Gruppo da bombardamento marittimo con il quale prese parte con il Capitano Giuseppe Marini alla Crociera aerea del Mediterraneo Orientale dal 5 giugno al 19 giugno del 1929 al comando del Colonnello Aldo Pellegrini con il Generale Francesco de Pinedo ed il sottosegretario all'Aeronautica S. E. Italo Balbo, partecipò alla Crociera aerea transatlantica Italia-Brasile come comandante della base di Bolama, e a quella del Decennale come comandante della base di Terranova.[1] Nel 1933 fu promosso colonnello a scelta assoluta.[1]

Quando nel 1934 il generale Francesco Pricolo fu nominato Sottocapo di Stato maggiore della Regia Aeronautica,[8] egli assunse l'incarico di suo Capo di Gabinetto.[8] Pricolo si lamentò che lui, ex dirigibilista,[9] avesse passato sei anni dietro una scrivania trascurando le necessarie ore di volo per mantenere la semestrale abilitazione al pilotaggio, e gli impose di mettersi in regola.[10] Nel maggio 1935 fu promosso al grado di generale di brigata aerea a scelta assoluta.[1]

A partire dal 16 maggio 1939[11] assunse il comando[N 3] della IV Zona Aerea Territoriale, sostituendo il parigrado generale di squadra aerea Mario Ajmone Cat.[11] Mantenne tale incarico anche nei primi mesi dopo l'entrata in guerra dell'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940. Il 28 ottobre dello stesso anno le truppe italiane attaccarono la Grecia, e il 30 dicembre egli assunse il comando della 4ª Squadra aerea[12] avente Quartier generale[13] a Bari.[13] Tale grande unità fu impegnata duramente sul fronte albanese, e successivamente su quello jugoslavo. Lasciò incarico il 25 giugno 1941, assumendo il giorno successivo il comando della 3ª Squadra aerea.[13] Il 1º agosto fu insignito del titolo di Commendatore dell'Ordine militare di Savoia. Il 6 ottobre 1942 lasciò il comando della 3ª Squadra aerea per andare a Roma, presso lo Stato maggiore della Regia Aeronautica, in qualità di Sottocapo di Stato maggiore per le costruzioni e gli approvvigionamenti. Il 7 febbraio 1943 presiedette una riunione in cui si doveva definire il progetto della prevista missione su New York, con decollo dalla zona di Bordeaux e ammaraggio in oceano Atlantico per prelevare da un sommergibile il carburante necessario per il volo di ritorno. Per effettuare tale volo fu dapprima considerato l'idrovolante quadrimotore CANT Z.511, scartato poi a favore del velivolo quadrimotore terrestre Savoia-Marchetti S.M.95. L'8 agosto 1943, vista la grave situazione bellica, riprese il comando della 3ª Squadra aerea,[12] ormai in prima linea nel contrastare le truppe anglo-americane dopo lo sbarco in Sicilia.[12]

Il 6 settembre 1943 il Ministro dell'Aeronautica Renato Sandalli[14] informò il Sottocapo di stato maggiore, generale di squadra aerea Giuseppe Santoro, e il comandante della 3ª Squadra aerea (con Quartier generale a Roma) dell'avvenuta firma dell'armistizio, dando loro le prime precise istruzioni su come comportarsi. Sandalli chiamò a Roma per il giorno successivo, il 7 settembre, i generali di squadra aerea comandanti la 1ª, 2ª, 3ª e 4ª Squadra e del comando aeronautico di Sardegna, Corsica e Albania, mettendoli pienamente al corrente delle misure che andavano prese al momento della proclamazione dell'armistizio, in vista dell'inevitabile reazione tedesca. Dopo la proclamazione ufficiale dell'armistizio, l'8 settembre 1943, egli rimase fedele al legittimo governo Badoglio.

L'8 ottobre successivo lasciò l'incarico di Sottocapo di Stato maggiore per le costruzioni e gli approvvigionamenti, e il 18 giugno 1944 quello di comandante della 3ª Squadra aerea, per assumere il comando della IV Zona Aerea Territoriale, e successivamente quello di Capo di Gabinetto presso il Ministero dell'Aeronautica. Dopo la fine della guerra abbandonò la vita militare, divenendo Consigliere di amministrazione della ditta Aeronautica Macchi di Varese. Nel 1960 fu tra i soci fondatori del Rotary Club di Roma. Si spense nel 1972.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale Generale di elevate virtù militari, ha collaborato validamente – con ferma fede e spirito di abnegazione, intelleginte attività – all'organizzazione e alla mobilitazione delle unità e dei mezzi e dei servizi, per operazione conclusesi con il trionfo della Patria fascista.»
— Regio Decreto 31 luglio 1939[15]
Commendatore dell'Ordine Militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale generale di brillanti qualità professionali, energico, tenace, instancabile, comandante della 4. squadra aerea, predisponeva ed organizzava in modo perfetto lo schieramento dei reparti e l'attrezzatura logistica delle basi. Prodigandosi oltre ogni limite, esempio ai dipendenti di assoluta dedizione al dovere, riusciva a mantenere salda l'efficienza dei reparti, vivissimo lo spirito degli equipaggi e ne effettuava l'impegno bellico con intelligente iniziativa, ardimento e tempestività così da conseguire brillanti risultati nel quadro generale delle operazioni contro il nemico. Fronte greco-albanese, 28 ottobre 1940-22 aprile 1941
— Regio Decreto 1 agosto 1941[15][16]
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 16 gennaio 1936[17]
Commendatore dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regi Decreti 13-27 novembre 1924.[19]

Estere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce con decorazione bianca dell'Ordine al Merito Militare (Spagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dell'Aquila tedesca (Germania) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Oltre ai due, l'equipaggio era composto dagli ingegneri Nobile, Pesce e Zezi, il tenente Calderara, il capitano Pio Revello e il tenente Urani.
  2. ^ Il recordman delle partecipazioni italiane fu il generale Giuseppe Valle, che disputò ben sei edizioni: 1913, 1920, 1921, 1922, 1924 e 1925.
  3. ^ Quando assunse il comando della IV Z.A.T., su disposizione di Pricolo dovette conseguire l'abilitazione al pilotaggio di ogni tipo di velivolo in dotazione ai reparti al suo comando, cosa che fece non senza fatica.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j Mancini 1936, p. 358.
  2. ^ Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1969, p. 107.
  3. ^ Pesce 1982, p. 68.
  4. ^ Pesce 1982, p. 81.
  5. ^ Pesce 1982, p. 67.
  6. ^ Pesce 1982, p. 90.
  7. ^ a b Pesce 1982, p. 106.
  8. ^ a b Ferrari 2005, p. 160.
  9. ^ Ferrari 2005, p. 161.
  10. ^ Pricolo 1967, p. 67.
  11. ^ a b Cersosimo 2014, p. 14.
  12. ^ a b c Dunning 1988, p. 3.
  13. ^ a b c Pettibone 2010, p. 99.
  14. ^ Patricelli 2009, p. 115.
  15. ^ a b Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  16. ^ Bollettino Ufficiale 1941, disp.40, pag.1741.
  17. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.168 del 22 luglio 1936.
  18. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.86 del 13 aprile 1937.
  19. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.224 del 26 settembre 1925.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) F. D'Amico, Valentini G., Regia Aeronautica Vol,2 Pictorial History of the Aeronautica Nazionale Repubblicana and the Italian Co-Belligerent Air Force 1943-1945, Carrolton, Squadron/Signal Publications, 1986, ISBN 0-89747-185-7.
  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • Paolo Ferrari, Giancarlo Garello, L'Aeronautica italiana. Una storia del Novecento, Milano, Franco Angeli Storia, 2004, ISBN 88-464-5109-0.
  • Massimo Ferrari, Giancarlo Garello, Le ali del ventennio: l'aviazione italiana dal 1923 al 1945. Bilanci storiografici e prospettive di giudizio, Milano, Franco Angeli Storia, 2005, ISBN 88-464-5109-0.
  • I Reparti dell'Aeronautica Militare Italiana, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1977.
  • (EN) Alfredo Logoluso, Fiat CR.32 Aces in Spanish Civil War, Botley, Osprey Publishing Company, 2010, ISBN 978-1-84603-983-6.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
  • Marco Patricelli, Settembre 1943 - I giorni della vergogna, Bari, Editori Laterza, 2009, ISBN 978-88-420-8827-1.
  • Francesco Pricolo, La Regia Aeronautica nella seconda guerra mondiale, Milano, Longanesi & C., 1967.
  • Ordine Militare d'Italia 1911-1964, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1969.
  • Franco Pagliano, Aviatori italiani: 1940-1945, Milano, Ugo Mursia Editore, 2004, ISBN 88-425-3237-1.
  • Giuseppe Pesce, I dirigibili italiani, Modena, Mucchi Editore, 1982.
  • (EN) Charles D. Pettibone, The Organization and Order of Battle of Militaries in World War II Volume VI Italy and France Including the Neutral Countries of San Marino, Vatican City (Holy See), Andorra, and Monaco, Trafford Publishing, 2010, ISBN 1-4269-4633-3.

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovan Battista Cersosimo, Il generale Mario Ajmone Cat (1894-1952), in Il Corriere dell'Aviatore, n. 3/4, Roma, Associazione Nazionale Ufficiali Aeronautica, marzo-aprile 2014, pp. 13-15.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]