Renato Sandalli

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Renato Sandalli

Ministro dell'aeronautica del Regno d'Italia
Durata mandato28 luglio 1943 –
17 aprile 1944
MonarcaVittorio Emanuele III d'Italia
Capo del governoPietro Badoglio
PredecessoreBenito Mussolini
Successorese stesso

Durata mandato22 aprile 1944 –
8 giugno 1944
MonarcaVittorio Emanuele III d'Italia
Capo del governoPietro Badoglio
Predecessorese stesso
SuccessorePietro Piacentini
Renato Sandalli
NascitaGenova, 25 febbraio 1897
MorteRoma, 23 ottobre 1968
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Regia Aeronautica
Aeronautica militare
ArmaFanteria
CorpoBersaglieri
Corpo aeronautico militare
Corpo di Stato Maggiore
SpecialitàPilota
Reparto131ª Squadriglia
Anni di servizio1916-1955
GradoGenerale di squadra aerea
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
Comandante di36ª Squadriglia
9º Stormo
Comando settore aeronautico est
Capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare
1ª Zona Aerea Territoriale
Decorazionivedi qui
dati tratti da Ordine Militare d'Italia 1911-1964[1]
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Renato Sandalli (Genova, 25 febbraio 1897Roma, 23 ottobre 1968) è stato un generale e politico italiano, veterano della prima guerra mondiale. Fu Capo di stato maggiore dell'Aeronautica Militare ai tempi della Regia Aeronautica e Ministro dell'aeronautica del Regno d'Italia nei governi Badoglio I e Badoglio II.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Genova il 25 febbraio 1897.[1] Dopo l'entrata in guerra del Regno d'Italia, nel febbraio 1916 si arruolò volontario nel Regio Esercito, assegnato, con il grado di sottotenente di complemento, alla arma di fanteria, corpo dei Bersaglieri. Nel novembre dello stesso anno viene ascritto al servizio permanente per merito di guerra. Nel corso della prima guerra mondiale fu decorato due volte di Medaglia d'argento e una di bronzo al valor militare.

Nel gennaio 1921, assegnato al Servizio Aeronautico, conseguì il brevetto di pilota di aeroplano, diventando pilota militare a partire dall'ottobre successivo. Dal maggio del 1922 al giugno 1924 prestò servizio nel Comando scuole aviatori dell'aeroporto di Capua, nel 3º Raggruppamento aeroplani da ricognizione e nella 131ª Squadriglia di Ciampino. A partire dall'ottobre 1923 cessò di appartenere ai ruoli del Regio Esercito, entrando a far parte di quelli del Corpo di Stato Maggiore della neocostituita Regia Aeronautica. Nei successivi periodi ricoprì vari tipi di incarichi presso il 20º Stormo da ricognizione, il Centro equipaggi della Regia Aeronautica, e il 21º Stormo. Nel gennaio 1926, con il grado di capitano, raggiunse l'aviazione della Somalia italiana, divenendo comandante della 36ª Squadriglia da ricognizione dotata di velivoli Fiat R.2.[2] Partecipò alle operazioni per all'occupazione di Nogal e dei sultanati di Obbia e dei Mingiurtini[3] Dal 1º ottobre 1926 al 10 maggio 1927 svolse le funzioni di comandante dell'aviazione della Somalia.[4]

Al suo ritorno in patria fu assegnato al 1º Stormo Caccia Terrestre, passando poi alla Scuola caccia, e quindi all'Ufficio di Stato maggiore della Regia Aeronautica. A partire dal novembre 1934, e fino al settembre 1936, fu comandante, con il grado di colonnello[N 1] del 9º Stormo Bombardamento Terrestre. Dal 1º ottobre[5] dello stesso anno, in occasione dell'inizio della guerra d'Etiopia, diviene responsabile del Comando settore aeronautico est di Dire Daua dell'aeronautica dell'Africa Orientale (nell'Africa Orientale Italiana), ricoprendo tale ruolo fino al settembre 1937.[5] Per le sue qualità dimostrate durante il corso delle operazioni belliche, venne insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.[1] Successivamente assume la Direzione del materiale e degli aeroporti del Comando dell'Aeronautica dell'A.O.I. Nel corso del 1938 è elevato al rango di generale di brigata aerea.[6] Dal gennaio 1939 al gennaio 1940 diresse il 1° Centro sperimentale, per passare poi al Comando dell'Aeronautica dell'Albania - AALB e quindi allo Stato maggiore come capo della Segreteria Tecnica. Il 18 novembre 1942 viene promosso generale di divisione aerea.[6]

In seguito alla caduta del fascismo, avvenuta il 25 luglio 1943,[7] il giorno 27 entrò a far parte del governo Badoglio I.[8] Il nuovo Capo del Governo conservava[7] un eccellente ricordo del suo operato durante la guerra d'Etiopia,[7] e lo volle come Capo di stato maggiore della Regia Aeronautica al posto del generale Rino Corso Fougier,[7] nominandolo anche Ministro dell'aeronautica.[7] Il Capo del governo, Maresciallo d'Italia Badoglio, non lo informò mai di quanto stava avvenendo in quel periodo, tenendolo praticamente all'oscuro delle trattative di pace in corso con gli anglo-americani,[7] di cui fu informato solo[7] a cose fatte.[N 2] Il 5 settembre ebbe, insieme al generale Roatta, un incontro a Roma con il Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio[9] che informò i due generali del previsto arrivo a Roma della missione alleata guidata dal generale Maxwell D. Taylor.[9] Tale missione doveva preparare il terreno all'aviosbarco delle truppe alleate sugli aeroporti intorno a Roma, la cosiddetta operazione Operazione Giant 2.[9] Egli era convinto, così come Roatta, che il pianificato aviosbarco sarebbe avvenuto nella giornata del 12 settembre,[9] e obiettò che mancavano sia i camion che la benzina e i materiali richiesti dagli americani per dare inizio alle operazioni militari.[9]

In seguito alla proclamazione da parte di Radio Algeri,[10] l'8 settembre, dell'avvenuta firma dell'armistizio[7] con gli Alleati a Cassibile il Re,[7] il governo e i principali capi militari abbandonarono precipitosamente la Capitale, per recarsi a Pescara, da dove raggiunsero Brindisi[7] a bordo della corvetta Baionetta. Egli fu uno degli ultimi a lasciare Roma, dirigendosi a bordo di un'automobile verso l'aeroporto di Guidonia,[6] dove sperava di trovare un velivolo per raggiungere Brindisi.[6] Fermato a un posto di blocco tedesco da elementi della Fallschirm-Panzer-Division 1 "Hermann Göring",[6] venne rilasciato e riuscì a raggiungere Pescara dove si imbarcò anch'egli sulla Baionetta. Con il grado di generale di divisione aerea ricoprì i due incarichi anche[7] nel governo Badoglio II,[11] costituito a Salerno il 22 aprile 1944, mantenendoli fino al 18 giugno dello stesso anno. Dopo la fine della guerra divenne comandante della 1ª Zona Aerea Territoriale, ricoprendo l'incarico dal giugno 1949 al settembre 1951. Dal dicembre 1954 al febbraio 1955 fu presidente della Sezione aeronautica del Consiglio superiore delle forze armate. Si tolse la vita a Roma[1] il 23 ottobre 1968,[6] sparandosi un colpo di pistola alla testa.[6][12].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 24 maggio 1937
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una compagnia, la condusse sulla linea del fuoco, sotto un violento bombardamente nemico, e la trascinò con mirabile impeto all'assalto e alla conquista di una posizione, che poi mantenne nonostante che il nemico gli distruggesse parte della trincea e tentasse , contrattaccando di farglieal abbandonare. Case Bonetti (Carso), 2-9 novembre 1916
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Colonnello pilota comandante di uno stormo di nuova formazione, lo guidava in guerra, gtrascinandolo con l'esempio offerto in ogni circostanza. Sempre primo nel rischio portò brillantemente a compimento ardue azioni superando, con audacia, difficoltà di volo e offese nemiche. Coll'apparecchio colpito in azione a bassa quota presso Amba Alagi e Lago Ascianghi, col motore centrale venuto a mancare 50 km. prima di raggiungere l'obiettivo in un bombardamento nei pressi di Dessiè, con gravi deficienze all'alimentazione dei tre motori, in un bombardamento presso Agumbertà, non rientrava se non dopo aver interamente effettuato le missioni. Cielo dell'Endertà, del Tembien, dello Scirè, gennaio-marzo 1936
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Nonostante che il reparto fosse assalito da tutte le parti e subisse notevoli perdite, con pochi uomini resisteva accanitamente sulle posizioni. Sotto un fiero bombardamento nemico, eseguiva poi una rischiosa ricognizione in una zona già occupata dall'avversario, riportandone preziose informazioni. Piave, 18 giugno 1918
Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Promozione per merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Promozione per merito di guerra
— novembre 1916

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Distintivo unificato di pilota e osservatore con brillanti (Germania) - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Fu promosso colonnello nel corso del 1935.
  2. ^ Ciò gli impedì di prendere le dovute iniziative atte ad impedire il collasso totale dell'aviazione militare italiana.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1969, p. 174.
  2. ^ Lioy 1965, p. 11.
  3. ^ Lioy 1965, p. 10.
  4. ^ Lioy 1965, p. 237.
  5. ^ a b Lioy 1965, p. 239.
  6. ^ a b c d e f g L'Unità, 24 ottobre 1968.
  7. ^ a b c d e f g h i j k Hingham, Sullivan 2006, p. 168.
  8. ^ Candeloro 2002, p. 195.
  9. ^ a b c d e Candeloro 2002, p. 220.
  10. ^ Candeloro 2002, p. 221.
  11. ^ Candeloro 2002, p. 278.
  12. ^ "Il 23 ottobre del 1968, all’età di 71 anni, il generale Sandalli Renato, due volte capo di Stato Maggiore e ministro, associato alla sarabanda in fuga come “uomo-chiave” dell’operazione prese la Beretta calibro 9 di ordinanza e si sparò. “Soffriva di arteriosclerosi”, dissero i carabinieri che svolsero – rileggendo le cronache di allora – “un’inchiesta-lampo con un velo di impenetrabile silenzio”, adombrando così il sospetto che si volesse evitare che venissero alla luce dettagli sulle “vergognose trattative coi nazisti che costarono la vita a centinaia di migliaia di italiani”, Thomas Mackinson, Afghanistan, ancora polemiche per il rimpatrio dell’ambasciatore Sandalli, figlio del ministro che fuggì con i Savoia, su ilfattoquotidiano.it, 29 agosto 2021. URL consultato il 29 agosto 2021.
  13. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.219 del 18 settembre 1940.
  14. ^ Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.11 del 14 gennaio 1928.
  15. ^ TracesOfWar.com.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Candeloro, Storia dell'Italia moderna. Vol.10, Milano, BGiangiacomo Feltrinelli Editore, 2002, ISBN 88-07-80805-6.
  • Giovanni Di Capua, Il biennio cruciale (luglio 1943-giugno 1945): l'Italia di Charles Poletti, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2005, ISBN 88-498-1202-7.
  • Giovanni Di Capua, Il biennio compromissorio, maggio 1945/aprile 1947: l'Italia del "Don Basilio, Soveria Mannelli, Rubbettino Editore, 2006, ISBN 88-498-1496-8.
  • Paolo Ferrari e Giancarlo Garello, L'Aeronautica italiana. Una storia del Novecento, Milano, Franco Angeli Storia, 2004, ISBN 88-464-5109-0.
  • Paolo Ferrari e Alessandro Massignani, Conoscere il nemico. Apparati di intelligence e modelli culturali nella storia contemporanea, Milano, Franco Angeli Storia, 2010, ISBN 88-568-2191-5.
  • (EN) Robin Higham, Why Air Forces Fail: The Anatomy of Defeat, Lexington, University Press of Kentucky, 2006, ISBN 0-8131-7174-1.
  • Vincenzo Lioy, L'Italia in Africa. L'opera dell'Aeronautica (1919-1937) Vol.2, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1965.
  • Manlio Molfese, L'aviazione da ricognizione italiana durante la grande guerra europea (maggio 1915-novembre-1918), Roma, Provveditorato generale dello Stato, 1925.
  • Ordine Militare d'Italia 1911-1964, Roma, Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, 1969.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica Successore
Gen SA Rino Corso Fougier 27 luglio 1943 – 18 giugno 1944 Gen DA Pietro Piacentini
Predecessore Ministro dell'aeronautica del Regno d'Italia Successore
Benito Mussolini 25 luglio 1943 - 18 giugno 1944 Pietro Piacentini
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