Palazzo Bianco

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Palazzo Bianco
Palazzo Bianco con il confinante giardino di palazzo Doria-Tursi, sede del comune
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàGenova
IndirizzoVia Giuseppe Garibaldi, 11
Coordinate44°24′41.79″N 8°55′54.63″E / 44.411608°N 8.931842°E44.411608; 8.931842
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1530-1540
Inaugurazione1540
Usomuseo (dal 1892)
Realizzazione
AppaltatoreLuca Grimaldi (XVI secolo)
ProprietarioComune di Genova
 Bene protetto dall'UNESCO
Le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli di Genova
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(ii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2006
Scheda UNESCO(EN) Genoa: Le Strade Nuove and the system of the Palazzi dei Rolli
(FR) Scheda
Franco Albini, Allestimento delle sale del Museo di Palazzo Bianco

Palazzo Bianco, detto anche Palazzo di Luca Grimaldi, o palazzo Brignole Sale, è un edificio sito in via Garibaldi al civico 11 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Ospita una sezione dei Musei di Strada Nuova, che comprendono anche Palazzo Rosso e Palazzo Doria-Tursi, specificamente dedicata alla pittura a Genova e in Liguria tra XVI e XVIII secolo, e con importanti sezioni di arte italiana, fiamminga e spagnola.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il palazzo oggi conosciuto come Palazzo Bianco, in contrapposizione al seicentesco Palazzo Rosso che sorge di fronte, precedentemente appartenuto alla stessa famiglia Brignole-Sale, occupa il sito della dimora costruita tra il 1530 e il 1540 per Luca Grimaldi, membro di una delle più importanti famiglie genovesi, e in molti documenti fra cui l'iscrizione nel Patrimonio dell'umanità dell'UNESCO è tuttora indicato come Palazzo di Luca Grimaldi. Dal 1658 essa passò in proprietà alla famiglia Franchi de Candia e nel 1711 venne ceduta, dagli eredi di Federico De Franchi, a Maria Durazzo Brignole-Sale, vedova di uno dei due primi proprietari di Palazzo Rosso.

La nuova proprietaria, che intendeva destinarlo al nipote cadetto Gio. Giacomo, commissionò una radicale ristrutturazione del palazzo, che da allora fu denominato Bianco per il colore chiaro dei paramenti esterni. La ristrutturazione avvenne ad opera dell'architetto Giacomo Viano fra il 1714 ed il 1716, su ispirazione dell'adiacente Palazzo Tursi. L'architetto, autore delle facciate settecentesche che oggi si possono ammirare, spostò su Strada Nuova (odierna Via Garibaldi) l'ingresso principale che precedentemente si trovava sulla salita di san Francesco di Castelletto, in quanto il palazzo di Luca Grimaldi fu edificato precedentemente all'apertura di Strada Nuova[1].

Nel 1889, alla morte di Maria Brignole-Sale De Ferrari, duchessa di Galliera, ultima discendente della famiglia Brignole-Sale, il palazzo venne ereditato dal Municipio e, per volere di quest'ultima, destinato a galleria pubblica. Il Museo fu inaugurato in occasione del quattrocentenario della scoperta dell'America nel 1892.

A seguito delle pesanti distruzioni dovute al bombardamento alleato del 1942, fu riaperto al pubblico nel 1950 dopo un totale riordino delle collezioni dovuto alla direttrice Caterina Marcenaro e al riallestimento razionalista dell'architetto Franco Albini.

La galleria di Palazzo Bianco[modifica | modifica wikitesto]

«Per la formazione di una pubblica galleria»: con queste parole, nel testamento del 1884, si trova l'intenzione della duchessa di Galliera di adibire il palazzo a museo civico, corroborata dalla destinazione a quella sede di un nucleo delle proprie raccolte. A partire dal 1892 si arricchì di altri legati e donazioni private e il municipio stesso intervenne con un'oculata politica di acquisti.

Dapprima ospitò diverse collezioni del Comune di Genova (oltre a dipinti e sculture, anche reperti archeologici, storici...) di cui un primo tentativo di riordino fu avviato da Gaetano Poggi, primo Assessore alle Belle Arti del Comune (1906-1908), ma solo quando la direzione venne assunta da Orlando Grosso (1928) si poté procedere al primo vero allestimento museale, sia trasferendo altrove le collezioni storiche, sia riordinando con criteri moderni e aggiornati tutte le opere delle collezioni artistiche. A seguito dei gravissimi danni riportati nel corso della Seconda guerra mondiale, e della ricostruzione ad opera del Genio Civile, Caterina Marcenaro, direttore alle Belle Arti del Comune, elaborò un nuovo ordinamento avallato da una commissione composta da Orlando Grosso, Carla Mazzarello, assessore alle Belle Arti del Comune di Genova, Mario Labò, architetto[2], e da Franco Albini, architetto, il cui intervento per l'allestimento delle opere è considerato una delle opere più significative del razionalismo italiano. Il palazzo venne riaperto alla cittadinanza nel 1950.

Nel 1970 la stessa Caterina Marcenaro operò una nuova radicale trasformazione: in vista della costituzione del Museo di Sant'Agostino, destinato alle sculture e agli affreschi, Palazzo Bianco venne completamente riallestito esclusivamente come pinacoteca. In quell'occasione il direttore - grande "manager" ma storico dell'arte dalle troppe e infondate certezze - presentò come sue nuove scoperte una serie di tele attribuite a Rubens e Van Dyck che, invece, erano solo delle copie tardo seicentesche di opere di quei maestri.

Superato da tempo quel marchiano errore, la pinacoteca offre oggi una panoramica della pittura europea dal Cinquecento al Settecento, con opere di scuola genovese, fiamminga, francese e spagnola. Sono esposti dipinti cinquecenteschi di Filippino Lippi, Giorgio Vasari, Paolo Caliari detto il Veronese, Luca Cambiaso e un'importante collezione di pittura fiamminga e olandese dal XVI al XVIII secolo, con capolavori di Hans Memling, Gerard David, Jan Matsys, Pieter Paul Rubens e Antoon van Dyck. Tra gli autori francesi e spagnoli del Sei-Settecento vi sono Francisco de Zurbarán, Bartolomé Esteban Murillo, Jusepe de Ribera e Simon Vouet.

L'attività degli autori del barocco genovese del XVII e XVIII secolo è documentata tra gli altri dalle opere del Grechetto, Bernardo Strozzi, Valerio Castello, Domenico Piola e dei figli Anton Maria e Paolo Gerolamo, Gregorio De Ferrari e Alessandro Magnasco. È presente inoltre dal 2009 la celeberrima scultura di Antonio Canova, la Maddalena penitente, e che è stata collocata nell'adiacente Palazzo Tursi che, in collegamento diretto con Palazzo Bianco, accoglie le ultime sale del percorso di visita dei Musei di Strada Nuova.

Opere significative[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Proposal for the inscription of Genoa Le Strade Nuove and the System of the Palazzi dei Rolli in the Unesco World Heritage List, Volume I - Dossier, p. 160 e segg.
  2. ^ anche autore dello studio I Palazzi di Strada Nuova Genova, SAGEP.
  3. ^ Sito web - Italia per Turisti - Pagina di "Palazzo Bianco", su italiaperturisti.it. URL consultato il 20 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Musei di Strada Nuova a Genova, Milano, Skira, 2010, ISBN 978-88-572-0433-8.
  • VÁZQUEZ ASTORGA, Mónica, La pintura española en los museos y colecciones privadas de Génova y en el resto de Liguria (Italia), Zaragoza, Prensas Universitarias de Zaragoza, 2008.

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