Palazzo Francesco Maria Balbi Piovera

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Palazzo Francesco Maria Balbi Piovera
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàGenova
IndirizzoVia Balbi, 6
Coordinate44°24′52.65″N 8°55′37.33″E / 44.414625°N 8.927036°E44.414625; 8.927036
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1657-1665
Usouffici
Realizzazione
ArchitettoPietro Antonio Corradi
Nicolò Laverneda
Giovanni Battista Grigo
Luigi Rovelli
AppaltatoreFrancesco Maria Balbi
Marcello Luigi Durazzo
Edilio Raggio
ProprietarioUniversità degli Studi di Genova

Il palazzo Francesco Maria Balbi Piovera è un edificio sito in via Balbi al civico 6 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. L'edificio, conosciuto anche con il nome di palazzo Raggio dal nome dell'armatore che lo acquistò nel XIX secolo, è oggi sede della Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Genova.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Ultimo dei palazzi di via Balbi, viene eretto tra il 1657 e il 1665 su iniziativa di Francesco Maria Balbi, personaggio di punta della famiglia (dopo Stefano), impegnato in numerose attività finanziarie e politiche tra cui la nomina di feudatario del borgo alessandrino di Piovera, che incaricò del progetto l'architetto Pietro Antonio Corradi (1613-1683); l'edificio è però più noto come residenza del nipote Costantino Balbi.

Le decorazioni dello scalone

Fu oggetto di profonde alterazioni a partire dai primi decenni dell'Ottocento quando il nuovo proprietario, Marcello Luigi Durazzo (segretario dell'Accademia Ligustica di Belle Arti) incaricò l'architetto Nicolò Laverneda e i pittori Michele Canzio, Francesco Baratta e Giuseppe Gaggini di restaurare e decorare il palazzo.

Trasformazioni più radicali avvennero per volontà di Edilio Raggio, armatore e industriale, che acquistò la costruzione dai Gropallo nel 1870, sopprimendo ogni ricordo dello storico complesso dell'ospedale e abbazia di Sant'Antonio abate che si affacciava, a mezzogiorno dell'isolato, sulla via Pré.

L'architetto Luigi Rovelli, incaricato da Edilio Raggio, oltre a demolire nel 1881 la chiesa ricostruita dall'architetto Giovanni Battista Grigo nel 1650, procedette ad una massiccia demolizione degli interni del palazzo per costruire nuove sale di rappresentanza ed erigere un imponente scalone sostenuto da archi rampanti e volte a crociera.

Una delle sale di rappresentanza venne decorata dall'affreschista Luigi Gainotti (1859-1940) con un'esaltazione della attività mercantile di Genova [1], mentre la decorazione delle pareti e della volta dello scalone fu affidata nel 1883 al pittore Cesare Viazzi (1857-1943) che realizzò con la tecnica della tempera un ciclo di sette opere celebrative della dinastia sabauda (L'Italia del Popolo, La Monarchia giura fedeltà allo Statuto, La Schiavitù con le mani legate guarda la cupola del Buonarroti, L'Italia siede sul trono di Roma, Le Guerre per l'Unità d'Italia ricordate da putti con festoni (2), Putti sostengono lo Stemma sabaudo che non è visibile nel Tricolore d'Italia)

L'opera piacque, fu ampiamente lodata e il giornale genovese Il Caffaro (succedaneo degli storici Annali del Caffaro) gli dedicò un'intera pagina illustrata [2], concessa poi in riproduzione al periodico di Novi Ligure La Società. Raggio affidò a Viazzi anche le decorazioni del castello Raggio di Cornigliano, che è stato poi demolito nel 1951 per la costruzione dell'Aeroporto "Cristoforo Colombo" di Genova-Sestri Ponente

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ T. Delfino / A. Manto, "Luigi Gainotti. L'affresco in Liguria tra Ottocento e Novecento, Varazze 2005
  2. ^ A. Pastore, "Le pitture del Viazzi nel palazzo Raggio, 31/12/1893

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]