Palazzo Tommaso Spinola

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Palazzo Tommaso Spinola
La facciata del palazzo
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàGenova
IndirizzoSalita di Santa Caterina, 3
Coordinate44°24′36.66″N 8°56′09.61″E / 44.410183°N 8.936003°E44.410183; 8.936003
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1558-1561
Inaugurazione1561
Usoabitazione
Realizzazione
ArchitettoGiovan Battista Castello
AppaltatoreTommaso Spinola
CommittenteTommaso Spinola

Il palazzo Tommaso Spinola, detto anche Palazzo Tomaso Spinola di Luccoli o Palazzo Spinola Pessagno, è un edificio sito in salita di Santa Caterina al civico 3 a Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista dei 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il portale

Situato tra l'antica piazza degli Spinola di Luccoli e quella Della Rovere, fu costruito su progetto dell'autore dei più inediti palazzi del manierismo genovese, Giovan Battista Castello, detto il Bergamasco, tra il 1558 e il 1561 per Tommaso Spinola, che conservò il palazzo solo per pochi anni, cedendolo nel 1574 a Luca Negrone[1].

Fu inserito nel terzo bussolo del Rollo 1664.

Annoverato nel XVIII secolo tra le proprietà della famiglia Pessagno, che lo possiede ancora alla fine del XIX secolo, il palazzo è oggi destinato ad abitazione privata.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterni[modifica | modifica wikitesto]

Parte superiore del palazzo, in una foto, precedente al 1892, delle decorazioni attribuite a Andrea de' Carona, XVI secolo[2]

La "cifra" del Bergamasco, di piena osservanza manierista, si legge nel finissimo ed originale disegno del portale riccamente elaborato con erme femminili incastonate in una decorazione a vari motivi architettonici, reggenti un timpano spezzato a volute spiraliformi, eseguito in marmo bianco dagli scultori Giacomo Ponzello e Pompeo Bianchi (1560). Ciò che tuttavia colpisce maggiormente, dell'opera decorativa del bergamasco, è la decorazione a rilievo della facciata, dalla quadratura fantasiosa ad affresco e stucco, analoga a quella negli stessi anni eseguita dal Bergamasco nel palazzo Gio. Vincenzo Imperiale di Campetto - costruito tra il 1555 e il 1560 - e in palazzo Nicolosio Lomellini di Strada Nuova (1558).

Già l'Alzieri nella sua Guida ottocentesca di Genova notava come la facciata fosse

«di follia non credibile, se come ai dì nostri dovea il passeggero islogarsi il collo e d'ogni osso per solo adocchiarne l'altezza»

In contrasto con la difficoltà di osservarla, la decorazione dei piani alti dell'edificio si mostra di straordinaria elaboratezza ed eccezionale complessità, in un sovrapporsi di esseri fantastici, maschere mostruose, erme a figura di armati e divinità planetarie, figure che uniscono zampe artigliate, code di pesce, ali di uccello e volti femminili, con evidenti riferimenti magici e alchemici estratti dall'ermetismo rinascimentale[3].

Interni[modifica | modifica wikitesto]

L'atrio è accessibile mentre dal triforio, chiuso con vetrate, si vede soltanto una parte della scala.

L'interno è riccamente affrescato dall'atrio ai salotti del secondo piano (Eroe in Parnaso di Luca Cambiaso e un soggetto analogo incertamente attribuito ad Andrea Semino); nell'atrio in particolare è un affresco con Andromeda ignuda esposta al mostro e, nella volta sopra l'ingresso della scala, Andromeda che accoglie Perseo liberatore.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Strada nuova : una lottizzazione del Cinquecento a Genova, Ennio Poleggi. - Genova : Sagep, 1968 p. 127.
  2. ^ Comune di Milano, [1]
  3. ^ Luciana Muller Profumo, LE PIETRE PARLANTI, Banca Carige, 1992, pp. 381-400.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]