Palazzo Baldassarre Lomellini

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Palazzo Baldassarre Lomellini
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàGenova
IndirizzoVia Giuseppe Garibaldi, 12
Coordinate44°24′40.03″N 8°55′57.35″E / 44.411119°N 8.932597°E44.411119; 8.932597
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Costruzione1562; 1772
Inaugurazione1562
Usouffici
Realizzazione
ArchitettoGiovanni Ponzello
Emanuele Andrea Tagliafichi e Charles De Wailly
CommittenteBaldassarre Lomellini
Cristoforo Spinola
 Bene protetto dall'UNESCO
Le Strade Nuove e il Sistema dei Palazzi dei Rolli di Genova
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturali
Criterio(ii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2006
Scheda UNESCO(EN) Genoa: Le Strade Nuove and the system of the Palazzi dei Rolli
(FR) Scheda

Il palazzo Baldassarre Lomellini detto anche palazzo di Cristoforo Spinola o palazzo Campanella è un edificio sito in via Garibaldi al civico 12 nel centro storico di Genova, inserito il 13 luglio del 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti in tale data Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fu costruito a partire dal 1562 per Baldassarre Lomellini, banchiere presso re Filippo II di Spagna, su progetto di Giovanni Ponzello, "architetto camerale" di Genova e progettista di Palazzo Tursi, appartenente a Niccolò Grimaldi, genero di Baldassarre. Andrea Semino ne affrescò i saloni con storie romane. Dell'originale facciata cinquecentesca sopravvive oggi solo il portale in marmo bianco di Taddeo Carlone, che reca l’iscrizione «venturi non immemor aevi». Il suo aspetto originario è testimoniato dalle incisioni del Rubens del 1622[1].

Il palazzo cambiò proprietà già a fine Cinquecento, passando dapprima nelle mani della famiglia Salvago per pervenire poi nel 1772 nelle mani del Marchese Cristoforo Spinola, ambasciatore della Repubblica di Genova in Francia, che ne commissionò la ristrutturazione al genovese Emanuele Andrea Tagliafichi coadiuvato dal celebre architetto francese Charles De Wailly, per aggiornarne l'aspetto secondo il nascente gusto neoclassico[2]. L'intervento, realizzato a partire dal 1773, portò alla realizzazione del sobrio e rigoroso atrio, del cortile porticato che sostituì l'originario giardino, e della terrazza sovrastante, ornata da padiglioni classicheggianti[3]. L'opera più celebre fu tuttavia il cosiddetto Salone del Sole, magniloquente capolavoro di architettura e decorazione, ispirato alla reggia di Versailles alla quale il De Wailly aveva lavorato. Il suo aspetto fu documentato da quattro incisioni di Louis Jean Desprez incluse nelle tavole della voce "Architecture"[4] dell'Encyclopédie ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers de Denis Diderot et d’Alembert, e divenne fra una delle mete più prestigiose del Grand Tour, ricordato da Stendhal e Flaubert[2]. Il salone fu sventrato dai bombardamenti del 1942, e in seguito quanto rimaneva delle originali decorazioni fu rimosso e non più ricostruito.

“Salone del Sole” di Charles De Wailly

Dopo un decennio di lavori, che portarono all'ampliamento dell'ala ovest ed un rinnovato decoro interno di gusto francese, lo Spinola, trasferitosi in Francia, vendette l'edificio al marchese Domenico Serra. Nel 1917 fu acquistato poi dall'armatore Tito Campanella che vi stabilì i propri uffici e ne abitò il secondo piano nobile.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Oggi è aperto al pubblico il primo piano, dove è possibile ammirare, al Primo piano nobile, la sala detta degli zecchini con gli affreschi del Semino raffiguranti Storie di Scipione da Tito Livio (nella volta, la Continenza di Scipione, a sud, Incendio delle navi cartaginesi, ad ovest, Scipione alleato di Massinissa incendia gli accampamenti dei Cartaginesi e di Siface e Scipione sconfigge i Cartaginesi ai Campi Magni e fa prigioniero Siface, a nord, Scipione rifiuta i doni, infine, ad est, Scipione dopo la presa di Cartagena onora con corone Tiberilio e Digizio e con quella d’oro l’ammiraglio Caio Lelio e Scipione incontra Annibale prima della battaglia di Zama). Al secondo piano, sopravvive una stanza con affreschi di Giovan Battista Castello "il Bergamasco" raffiguranti Storie di Enea e Didone[5], e una stanza di gusto romantico realizzata agli inizi dell'Ottocento da Michele Canzio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ PP. Rubens, Palazzi di Genova, 1652, pubblicate da Jan Van Meurs ad Anversa, fig. 31 - 33.
  2. ^ a b Caterina Olcese Spingardi, La vicenda della ristrutturazione settecentesca di Palazzo Spinola Serra Campanella tra Genova e la Francia, in Grande Pittura Genovese dall’Ermitage da Luca Cambiaso a Magnasco, catalogo della mostra, Milano 2002, pp. 147-150
  3. ^ Proposal for the inscription of Genoa Le Strade Nuove and the System of the Palazzi dei Rolli in the Unesco World Heritage List, Volume I - Dossier, p. 152 e segg.
  4. ^ Supplément de l’Encyclopédie de Diderot & D’Alembert (Suite du recueil de planches, 1777, p. 6)
  5. ^ La pittura in Liguria. Il Cinquecento, Parma, Elena, Editore: Banca Carige (1999), p. 226 e seg.

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