Discussione:Storia della Val Camonica (Età medievale)

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Incipit[modifica wikitesto]

V-VII secolo[modifica wikitesto]

Nel 406 Gaudenzio, vescovo di Brescia, riportava che «buona parte del territorio attorno alla città adora ancora gli idoli». Questo legame con gli antichi culti rimarrà in Val Camonica fino all'epoca del Concilio di Trento[senza fonte]

la Valcamonica viene infeudata al monastero di San Salvatore a Brescia

VIII secolo[modifica wikitesto]

Corredo funebre longobardo rinvenuto ad Erbanno

Nel 724 il re longobardo Liutprando proibì con rigorose pene l'adorarazione alberi e fonti, cercando di estirparla da tutti i luoghi del suo dominio; nel riguardo degli idolatri camuni usò invece clemenza, temendo una loro rivolta[1].

[Donazione di Taidone] (conservato, in una copia del IX secolo, presso la Biblioteca civica di Bergamo)[2].

(LA)

«[...] Insuper et curte domoculta iuris mei quam habere uideor in Bergis seo et massaricias et aldionalis fine Cauelles in suso per ualle Camonense, in integrum mea portione ubi ubi inuentum fuerit post meum decessum intra suprascripta ualle fine Cauellas in suso, uolo ut omnia a presenti die obiti mei uenundatum fieri debeat per pontifice ecclesie Bergomensis, et precio ipso distributum et erogatum per sacerdotibus et Christi pauperibus

(IT)

«[...] Inoltre, anche la corte domoculta in mio diritto che risulta da me posseduta in Berzo, come pure i possessi massaricii e aldionali della Val Cavallina in su per la Val Camonica, integralmente per quanto riguarda la mia parte, quando e non appena saranno inventariati dopo la mia morte, debbano essere venduti dal vescovo alla chiesa di Bergamo ed il ricavato distribuito ai sacerdoti e ai poveri di Cristo.»

A partire dal Medioevo, quindi, il termine "Camunnorum", con due "n", con cui gli autori classici si riferivano alla Val Camonica, è attestato nella forma con una sola "n": "ualle Camonense".

Una leggenda narra[3] che a quel tempo era Duca (Longobardi) dei camuni longobardi tale Folcorino, che aveva la sua corte a Cividate[4]. Resistendo all'occupazione franca, Folcorino si sarebbe dato a scorrerie nella zona bresciana; allora il conte Raimone, preposto di Brescia, invase allora la valle e attaccò Cividate, dove si narra che anche le donne partecipassero alla difesa della piazzaforte. La città venne comunque conquistata e Folcorino fu catturato; a governare la valle, questa volta da Breno, venne inviato Sigoaldo[5].

Un'altra leggenda racconta che lo stesso Carlo Magno sia transitato in Val Camonica e abbia cristianizzto ad uno ad uno i singoli paesi, convertendo o passando a fil di spada i capi-vilaggio, definiti pagani o ebrei. L'episodio è raffigurato nel Privilegio di Santo Stefano dipinto nel XVI secolo da Simone Baschenis, custodito nella chiesa di Carisolo in Val Rendena[senza fonte].

[Diploma di Carlo Magno] [6]

La lontananza dei monaci di Tours fece sì che probabilmente la loro capacità giuridica fosse trasferita a un loro advocatus presente in zona; del resto questi diritti vennero ben presto messi in discussione dall'espansione dei monasteri più vicini[7].

  1. ^ Giacomo Bianchi, La magnifica comunità di Corteno Golgi, p. 19.
  2. ^ Roberto Celli, Repertorio di fonti medievali per la storia della Val Camonica, p. 19.
  3. ^ Nota di Oliviero Franzoni[senza fonte].
  4. ^ Antonio Pagnoncelli, Sull'antichissima origine e successione dei governi municipali nelle città Italiane, p. 117.
  5. ^ Giambattista Guadagnini; Federico Odorici, Memorie storiche della Valcamonica, p. 67.
  6. ^ Trad. it. Bianchi, p. 22.
  7. ^ Roberto Andrea Lorenzi, Medioevo camuno. Proprietà, classi, società, p. 31.
Nota: la Donazione di Taidone su Wikisource (s:la:Charta ordinationis et dispositionis) è opera dello stesso LH. In Rete non ho trovato conferme e non mi è stato possibile verificare la fonte là indicata; tuttavia, un cenno sul sito del comune di Berzo Inferiore ([1]) consente di lasciare almeno un'indicazione di massima, in attesa di verifica del testo inserito da LH

IX-X secolo[modifica wikitesto]

Anche Ottone II nel 980 ed Ottone III nel 998 confermarono l'assegnazione[1].

Nel 960 Ottone III cedette a Dagiberto, vescovo di Cremona, alcuni territori in Val Camonica. Nel 972 il patriarca di Aquileia affittò le terre che possedeva nella valle al vescovo di Bergamo per 29 anni. Anche il vescovo Goffredo di Brescia nel 970 possedeva terre nella valle[2].

La molteplicità di padroni e la loro grande lontananza permisero, nel X secolo, l'affermazione delle vicinie e l'elezione di un "Consiglio di valle", rappresentato da tre consoli, che probabilmente aveva sede a Breno[3].

  1. ^ Celli, p. 22.
  2. ^ Guadagnini-Odorici, p. 76.
  3. ^ Romolo Putelli, Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo, p. 53.

XI secolo[modifica wikitesto]

Nel corso dell'XI secolo in Val Camonica è attestata una "Comunità di valle" costituita da una federazione di quattro pievi[1], secondo il Santini[senza fonte]: Edolo, Cemmo, Cividate e Rogno; successivamente si aggiunse anche la pieve di Pisogne. Nei documenti medievali i nomi popolari erano soprattutto di origine greco-latina, quelli dei nobili invece germanica.[2], secondo quanto notato dal Rosa[senza fonte].

Tra il 1018 ed il 1091 i vicini di Borno e gli abitanti di Val di Scalve combatterono per il possesso del monte Negrino. Nel 1091 a Bergamo, presso il conte Corrado, messo imperiale, il monte venne assegnato alla comunità di Borno[3].

Nel 1026 un accordo tra il vescovo di Bergamo, Ambrogio II, ed il prevosto di San Martino di Tours sancì il passaggio dei beni fino ad allora proprietà della Chiesa francese nelle valli Seriana e Camonica al vescovado bergamasco[4].

Il 13 luglio 1037 l'imperatore Corrado II diede al vescovo di Brescia un diploma con il quale lo investiva dei terreni del territorio bresciano, con i diritti su entrambe le sponde del Mella e dell'Oglio. Da allora fino al 1797, il vescovi di Brescia porteranno il titolo di "duca di Val Camonica", assieme a quello di "conte di Bagnolo" e "marchese del Garda". La curia bresciana, a sua volta, infeudò gran parte della valle alle famiglie bresciane dei Martinengo e dei Brusati, tramite gastaldato[5].

Con un decreto datato 1047 l'imperatore Enrico III elesse Darfo a corte regia: gli abitanti della Val di Scalve dovevano continuare l'antica consuetudine di portarvi annualmente mille libbre di ferro[6].

L'11 aprile 1064 si registrò nell'area una forte scossa sismica[7].

  1. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, p. 32.
  2. ^ Lorenzi, p. 69.
  3. ^ Guadagnini-Odorici, p. 35.
  4. ^ Celli, p. 23.
  5. ^ Lino Ertani, La Valle Camonica attraverso la storia, p. 84.
  6. ^ Adriano Sigala, [senza fonte] in "Quaderni Camuni" (19), p. 298.
  7. ^ Giancarlo Merlotti, Rogno e le sue terre, vol. I, p. 124.
Nota: Fonte affidabile parla di peivi soltanto a partire dall'epoca veneziana (1428); Valetti Bonini potrebbe essere fonte affidabile, ma andrebbe verificata testo alla mano

XII secolo[modifica wikitesto]

Nel 1155 tale Giovanni Brusati (od un suo erede) possedeva in feudo il castello di Volpino. Brescia desiderava unire questo al suo territorio, ma il feudatario lo concesse, dietro compenso, a Bergamo. Questo fu causa di una guerra che vinsero i bresciani, nel 1156. Nel 1161 però i bergamaschi lo recuperarono e, in seguito a questo evento, venne stipulata una pace che prevedeva la distruzione del castello di Volpino e la spartizione della terra, lasciando a Bergamo quella prospiciente il Lago d'Iseo e Lovere[1].

Nel 1161 Federico Barbarossa discese per la terza volta in Italia; passò per la Val Camonica, incendiò Iseo e assediò Milano[2]; l'anno successivo l'imperatore, su consiglio bergamasco, attraversò la vallata risalendo da Costa Volpino e distruggendo il castello di Pedena presso Cemmo, posseduto da un Oberto e difeso dalle truppe guelfe di Brescia[3]. I camuni chiesero all'imperatore, il 4 ottobre 1164 nel castello di Belfort, un documento di vassallaggio secondo il quale si rimettevano "alla protezione" del Barbarossa; l'imperatore concesse loro l'affrancamento da qualsiasi assoggettamento a poteri laici ed ecclesiastici (Privilegium Frederici pro Vallis Camunnorum)[2]. Nel 1174 il Barbarossa scese in Italia per la quinta volta, ancora attraverso la Val Camonica[4].

Nel corso del secolo, la Val Camonica si ritrovò però divisa in due schieramenti: i guelfi, molto radicati nella media valle con le famiglie Nobili di Lozio, Griffi di Losine, Ronchi e Alberzoni di Breno, Antonioli di Cimbergo, Botelli e Della Torre di Cemmo, Lupi e Camozzi di Borno, Magnoni di Malonno, Palazzo e Sala di Cividate Camuno; e i ghibellini, rappresentati specialmente dai vari rami in cui si era divisa la prolifica e potente famiglia dei Federici nei paesi e castelli della bassa e alta valle: a Montecchio, Erbanno, Gorzone, Artogne, Volpino, Vezza e . Vi erano anche i Beccagutti di Esine, i Celeri di Lovere e i Gaioni di Nadro. Vi furono numerosissimi scontri tra le due fazioni, che di volta in volta e soprattutto per profitti personali non esitavano ad appoggiarsi a forze esterne alla valle[senza fonte].

Il 27 luglio 1192 l'imperatore Enrico VI definì i confini del Bresciano portandoli dalla città fino a Dalegno e concedendo a Brescia ogni regalia imperiale sul territorio di Val Camonica, estendendo quindi la giurisdizione civile della città ovunque vi fosse quella spirituale del vescovo[5]. Questo privilegio però non impedì ai bergamaschi di mantenere il loro potere sul Lago d'Iseo e ai camuni di continuare ad eleggere indipendentemente i loro consoli [6].

  1. ^ Guadagnini-Odorici, p. 37.
  2. ^ a b Giacomo Goldaniga, Storia del castello di villa e l'eccidio dei Nobili di Lozio, p. 53.
  3. ^ Putelli, p. 32.
  4. ^ Dante, l'eresia di Dolcino e il passo Crocedomini[senza fonte].
  5. ^ Putelli, p. 66.
  6. ^ Guadagnini-Odorici, p. 43.

XIII secolo[modifica wikitesto]

Nel 1218-19 si giunse ad un accordo tra Brescia e Bergamo per i possedimenti in bassa Val Camonica: Bergamo rinunciò ai diritti su Qualino, Ceratello, Erbanno e Gorzone; Volpino fu invece diviso in due sezioni e sottoposto al doppio dominio bresciano-bergamasco[1].

Nel 1234 il beato Guala de Roniis, vescovo di Brescia, richiese la stesura dei possedimenti vescovili in Val Camonica e il giuramento di fedeltà di numerose vicinie. Cacciato da Brescia da Ezzelino da Romano, passò gli ultimi anni della sua vita in Val Camonica[2].

Nel 1277 il vescovo di Brescia Berardo Maggi, con una politica marcatamente accentratrice, si fece rinnovare i titoli di "duca della Val Camonica" e "principe di Brescia"[3]; i vescovi di Brescia mantennero il titolo di "duca della Val Camonica" fino a Giacinto Tredici, nel XX secolo.[4]. Maggi fece anche costruire una strada tra Pisogne e Darfo, che manterrà per lungo tempo il nome di "Strada del Vescovo"[5].

Nel 1287 un accordo tra il comune di Brescia e la Repubblica di Venezia deviò la via del sale della Serenissima affinché non passasse attraverso la Val Camonica, al fine di punire la valle per le continue rivolte e di tentare di stroncarle seminando il disagio tra la popolazione[6]. Questo portò ad un vasto insorgere dei valligiani che, guidati dai Federici e dai Celeri, si scagliarono contro i guelfi di Pisogne, inseguendoli sino al castello di Iseo dove si erano rifugiati, e passandoli a fil di spada[7][8]. Il comune di Brescia bandì i ribelli il 28 ottobre 1288, invitando i guelfi a ridurre «terras, loca et personas totius Vallis Camonice [...] ad obedientiam et mandatum Comunis Brixia»[senza fonte] e non risparmiare neppure coloro che avessero rapporti con questi[8]. La rivolta si concluderà nel luglio 1291 con la richiesta d'intervento (da entrambe le parti) come arbitro di Matteo Visconti[9]: i Federici, i Celeri e i loro alleati (tra cui i comuni di Breno e Prestine) sarebbero stati reintegrati nei loro diritti civili e politici e risarciti dei danni con 2.300 lire imperiali (in "buone monete di Brescia"[senza fonte]), sarebbero state riconsegnate le loro rocche e la nobiltà avrebbe potuto partecipare ai consigli dei comune di Brescia; alla città sarebbero rimaste le gabelle sul sale e sul ferro e la proprietà del castello di Montecchio, nel quale sarebbe stato eletto da parte di Brescia un podestà gradito al capitano del popolo di Milano. Iniziò così l'ingerenza dei Visconti nella politica della Val Camonica[10].

Il 15 marzo 1299 il vicario Cazoino di Capriolo iniziò, partendo dal paese di , la stesura dell'elenco dei possedimenti vescovili in Val Camonica[11]. Tra i diritti vescovili, che variavano da paese a paese, si contavano il "calderatico" (da "caldera", caseificio: era il diritto ad avere un dato numero di mungiture sulle mandrie che pascolavano su un territorio), il "santuario" (il diritto sui prodotti del latte lavorato - "cagiato" - in una giornata sacra, di solito quella di San Giovanni Battista), la "caccia" (soprattutto quella dell'orso, alcune parti del quale - la coscia, la spalla... - dovevano essere consegnate al vescovo, e dello sparviero) e la "pesca" (nel fiume Oglio)[senza fonte].

  1. ^ Valetti Bonini, p. 14.
  2. ^ Valetti Bonini, pp. 37-74.
  3. ^ Ertani, p. 78.
  4. ^ Gian Maria Bonomellii, Storia di Gorzone e del suo castello, p. 18.
  5. ^ Guadagnini-Odorici, p. 99.
  6. ^ Documenta inter Commune Venetiarum et Commune Brixiae - Brixia, XIX Iulius 1287, cap. V; cfr. Valetti Bonini, p. 18.
  7. ^ Franco Bontempi, Cimbergo. Storia, economia, società, p. 100.
  8. ^ a b Valetti Bonini, p. 19.
  9. ^ Lorenzi, p. 41.
  10. ^ Valetti Bonini, p. 54.
  11. ^ Gabriele Archetti, Berardo Maggi. Vescovo e signore di Brescia, p. 297.
Nota: per Valetti Bonini, come sopra; il testo su Wikisource è sempre opera di LH

XIV secolo[modifica wikitesto]

Nel 1301 i Camuni si ribellano nuovamente all'ingerenza di Brescia, e solo l'arrivo dell'esercito riuscì a sedare la rivolta.[1]

Nel 1304 Fra' Dolcino, supportato dal Signori di Breno, entra in Val Camonica tramite il Passo Crocedomini e raggiunge la pianura bresciana per incontrare Matteo Visconti.[2]

Privilegio di Enrico VII del 1311[3]

Nel 1310-11 Arrigo VII, assediando la città di Brescia guelfa, ribadisce il valore dell'editto stipulato tra i Camuni ed Federico Barbarossa permettendogli di eleggere i propri magistrati.[4] Corrado (o Comino) da Edolo viene eletto procurator et syndacus militum e tocius communitatis terre de Valcamonega.[5]

In questo periodo vi è anche la brevissima signoria dei Della Scala sulle valli bresciane, chiamati dai ghibellini in aiuto contro i guelfi bresciani, di cui rimangono ricordi come lo stemma Scaligero presso castello di Gorzone dei Federici, o sulla torre Oldofredi ad Iseo. La valle dovette godere in questo periodo della presenza di un vicario imperiale, che la rendeva direttamente soggetta ad Arrigo VII, tanto che i Della Scala non rivendicarono mai il possesso della stessa.[6]

Dal 1325 si parla di Statuti della Comunità di Valle Camonica, che sostituiscono de facto quelli della città di Brescia imposti nel 1288.[7]

Il 31 dicembre 1330 Luigi IV del Sacro Romano Impero è in Brescia, che con l'appoggio di Mastino della Scala fa rientrare i ghibellini ed appoggia l'autonomia della Val Camonica. Il privilegio non era una vera e propria concessione, quanto una ratifica di una situazione di fatto:[8]

«Insuper Vallem Camonicam ab iure et imperio civitatis auferens, eiusdem Vallis habitatoribus liberam auctoritatem exhibuit, quatenus proprio arbitrio regerentur»

Nel 1337 Azzone Visconti riconosce l'indipendenza della vallata, sia per diritti che per tributi, da Brescia.[9]

I Giovanni Visconti conferma le immunità della Val Camonica sia nel 1342 che nel 1349.[10]

Nel 1348, scoppia la peste nera.

Nello stesso anno Carlo IV di Lussemburgo conferma al comune di Brescia il possesso lungo i fiumi Mella, Oglio e Chiese. A seguito di questi fatti nel 1362 vi è una nuova ribellione, stavolta guidata dai guelfi Ronchi e Antonioli: solo nel 1364 Bernabò riuscì a domarla.[11]

Nel 1360 è stimato abitassero in Valle Camonica circa 35.000 persone. [12]

Nel 1385 la Signoria di Milano passa a Gian Galeazzo Visconti.[13]

Nel 1389 Tommaso Visconti, Vescovo di Brescia, tenta di ripristinare i diritti vescovili in valle, ma trova molte difficoltà: i feudatari di Val Camonica sono solo nomine vassalli... non autem realitate, ai quali indirizza ben due richiami per esigere le decime, ma non si reca di persona in loco nè manda un suo rappresentante.(Testo in latino disponibile su wikisource) [14][15] e tra il 1398 ed il 1399 riassegna i beni ecclesiastici ad un gran numero di persone private e Vicinie.[16] Questa azione segna de facto la fine del potere feudale in Val Camonica.[17]

Nel 1392 i guelfi di Vale Camonica assalgono Dezzo in Val di Scalve ed abbattono la torre dei nobili Soardi.

Il 16 luglio 1393 Baroncino Nobili guida una spedizione di razzia di bestiame sui monti di Bienno. I ghibellini rispondono il 9 agosto incendiando e razziando Sorizole e Polzano. L'11 agosto ancora i guelfi raggiungono Lovere ed uccidono il conte di quella terra, ma vengono scacciati prima di riuscire a saccheggiarla.[18]

Il 9 settembre 1393 i Ghibellini incendiano case e raccolti presso Sarnico, ed i guelfi rispondono il 18 settembre assaltando Lovere e Berzo Inferiore. Nuovamente i ghibellini l'8 dicembre incendiano Cerete e Predore.[19]

Gian Galeazzo Visconti, che tenta di trovare una tregua alle sanguinose faide che imperversano tra i Guelfi ed i Ghibellini, convoca una importante conferenza di pace il 31 dicembre 1397 sul Ponte della Minerva a Breno.

  1. ^ Romolo Putelli, Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo, Brescia, La Nuova Cartografica, 1989 [1915], p. 169.
  2. ^ "Dante, l'eresia di Dolcino e il passo Crocedomini", atto de: Pisogne: convegno sulla caccia alle streghe
  3. ^ Putelli, [senza fonte].
  4. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 104.
  5. ^ Franco Bontempi, Storia del comune di Sonico, Padova, Upsel Domenighini, 2003, p. 264, ISBN 88-7126-215-8.
  6. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 106.
  7. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 99.
  8. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, pp. 95-96.
  9. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 107.
  10. ^ Giambattista Guadagnini, Federico Odorici, Memorie storiche della Valcamonica, Brescia, Tipolitografia Venturini, 1857, p. 110.
  11. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, pp. 117-118.
  12. ^ Roberto Andrea Lorenzi, Medioevo camuno - proprietà classi società, Brescia, Grafo, 1979, p. 64.
  13. ^ Franco Bontempi, Storia del comune di Sonico, Padova, Upsel Domenighini, 2003, p. 256, ISBN 88-7126-215-8.
  14. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 141.
  15. ^ Questo è l'elenco dei vassalli ribelli: Marco, Giovanni e Girardo Federici; Michelino da Monno; Ambrogino fu Franzono , Bocacino e Barteolomeo di Cemmo; Giacomino da Bienno; Bettino Botelli di Nadro; Albertino da Losine; Franceschino, Adreolo, Giovanni, Girardo, e Baronzino Ronchi; Tonino, Giovanni Alberzoni di Breno; Baroncino Nobili di Lozio; Romelio, Bettino, Angelino, Arimanno e Giovanni Fostinoni di Borno; Antoniolo Antonioli di Grevo; Bettino e Antoniolo Gaioni di Edolo. (Testo in latino disponibile su wikisource) Romolo Putelli, Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo, Brescia, La Nuova Cartografica, 1989 [1915], p. 238.
  16. ^ Romolo Putelli, Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo, Brescia, La Nuova Cartografica, 1989 [1915], p. 241.
  17. ^ Franco Bontempi, Storia del comune di Sonico, Padova, Upsel Domenighini, 2003, p. 266, ISBN 88-7126-215-8.
  18. ^ Gian Maria Bonomellii, Storia di Gorzone e del suo castello, Darfo Boario Terme, Armando Armanini, 1972, p. 223.
  19. ^ Gian Maria Bonomellii, Storia di Gorzone e del suo castello, Darfo Boario Terme, Armando Armanini, 1972, p. 225.
Nota: il link a 'News non porta da nessuna parte. Per Valetti Bonini, come sopra. Per l'immagine (sempre di LH): fonte non correttamente indicata, e che sia quello che dichiara di essere non sono in grado di verificarlo

XV secolo[modifica wikitesto]

Nel 1402 è nominato per la prima volta il Vessillo di Val Camonica in onore dei funerali di Gian Galeazzo Visconti.[1]

La pace di Breno durò una manciata d'anni. Nel 1410 si registra l'episodio dell'eccidio di Lozio, nel quale nella notte di Natale un gruppo guidato da Giovanni Federici da Edolo sterminò l'intera famiglia dei Nobili di Lozio nel loro castello.

Il 9 aprile 1411 Giovanni Federici viene ricompensato da Giovanni Maria Visconti di Milano della Contea di Edolo e Dalegno, separata dalla Comunità di Valle Camonica.(Testo in latino della donazione disponibile su wikisource)[2]

Il Senato Veneto delibera che la Valle Camonica non fa parte del territorio bresciano, 1426

Pandolfo III Malatesta, che aveva preso il possesso di Brescia, cambia partito abbandonando i Visconti, e con l'aiuto della Repubblica di Venezia e della famiglia Griffi di Losine tenta di conquistare la Valcamonica nel 1413.[3]

I Visconti inviano in risposta Francesco Bussone, detto il Carmagnola, che il 16 marzo 1421 conquista il castello di Breno e scaccia i malatestiani dalla Valle Camonica. Di seguito conquista Brescia e nel (1425) il capitano di ventura si schiera dalla parte veneta.

  1. ^ Wikinews - Val Camonica: recuperato l'antico vessillo
  2. ^ Irma Valetti Bonini, Le Comunità di valle in epoca signorile, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 1976, p. 152.
  3. ^ Lino Ertani, La Valle Camonica attraverso la storia, Esine, Tipolitografia Valgrigna, 1996, p. 104.
Note: la pagina i Wikinews, opera di LH, indica una fonte che non referenzia affatto quanto qui riportato. Valletti Bonini, come sopra. Per l'immagine, come sopra

Atti, miscellanee, riviste[modifica wikitesto]

  • Adriano Sigala, [senza fonte], in Quaderni Camuni, n. 19, 1982.
  • Dante, l'eresia di Dolcino e il passo Crocedomini, in "Atti del convegno sulla caccia alle streghe", Pisogne[senza fonte].

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Cronologia di Religione in Val Camonica
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    * (corr) (prec) 01:15, 20 feb 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (17.351 byte) (→Età romana) (annulla)
    * (corr) (prec) 19:28, 13 feb 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) m (16.932 byte) (→Cristianesimo) (annulla)
    * (corr) (prec) 18:46, 13 feb 2009 79.41.97.249 (discussione) (16.880 byte) (annulla)
    * (corr) (prec) 18:40, 13 feb 2009 79.41.97.249 (discussione) (16.728 byte) (annulla)
    * (corr) (prec) 19:01, 12 feb 2009 Omar Zani (discussione | contributi) (16.477 byte) (→Cristianesimo) (annulla)
    * (corr) (prec) 00:07, 2 feb 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (14.220 byte) (→Folklore) (annulla)
    * (corr) (prec) 19:15, 27 gen 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (14.184 byte) (annulla)
    * (corr) (prec) 23:41, 17 gen 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (14.202 byte) (Annullata la modifica 21421103 di Wiesweis (discussione)) (annulla)
    * (corr) (prec) 23:28, 17 gen 2009 Wiesweis (discussione | contributi) (14.476 byte) (→Folklore) (annulla)
    * (corr) (prec) 15:50, 13 gen 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (14.202 byte) (annulla)
    * (corr) (prec) 15:28, 10 gen 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (14.202 byte) (→Ebraismo) (annulla)
    * (corr) (prec) 15:33, 9 gen 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (13.772 byte) (→Folklore) (annulla)
    * (corr) (prec) 12:29, 5 gen 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (13.519 byte) (→Folklore) (annulla)
    * (corr) (prec) 12:29, 5 gen 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (13.515 byte) (→Cristianesimo) (annulla)
    * (corr) (prec) 12:29, 5 gen 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (13.514 byte) (→Folklore) (annulla)
    * (corr) (prec) 12:28, 5 gen 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (13.575 byte) (→Cristianesimo) (annulla)
    * (corr) (prec) 19:09, 4 gen 2009 Lord Hidelan (discussione | contributi) (13.575 byte) (→Cristianesimo) (annulla)
    * (corr) (prec) 16:54, 11 ott 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (13.161 byte) (→Cristianesimo) (annulla)
    * (corr) (prec) 16:52, 11 ott 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (13.163 byte) (annulla)
    * (corr) (prec) 15:28, 17 set 2008 Formica rufa (discussione | contributi) m (12.161 byte) (→Cristianesimo: fix link dopo spostamento) (annulla)
    * (corr) (prec) 12:36, 9 set 2008 Ripebot (discussione | contributi) m (12.187 byte) (Bot: correggo errori comuni e/o sostituzioni standard) (annulla)
    * (corr) (prec) 17:23, 23 ago 2008 Barsanti (discussione | contributi) (12.184 byte) (annulla)
    * (corr) (prec) 16:31, 9 ago 2008 151.48.172.51 (discussione) (12.183 byte) (→Folklore) (annulla)
    * (corr) (prec) 16:29, 9 ago 2008 151.48.172.51 (discussione) (12.172 byte) (→Cristianesimo) (annulla)
    * (corr) (prec) 20:09, 5 ago 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (12.171 byte) (→Cristianesimo) (annulla)
    * (corr) (prec) 19:42, 30 lug 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (12.022 byte) (→Folklore) (annulla)
    * (corr) (prec) 19:39, 30 lug 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (11.998 byte) (→Argomenti correlati) (annulla)
    * (corr) (prec) 19:38, 30 lug 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (11.982 byte) (→Folklore) (annulla)
    * (corr) (prec) 15:10, 30 lug 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (11.982 byte) (→Folklore) (annulla)
    * (corr) (prec) 15:08, 30 lug 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (11.978 byte) (→Cristianesimo) (annulla)
    * (corr) (prec) 15:03, 30 lug 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (11.973 byte) (annulla)
    * (corr) (prec) 15:02, 30 lug 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (11.951 byte) (→Folklore) (annulla)
    * (corr) (prec) 14:56, 30 lug 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (11.830 byte) (annulla)
    * (corr) (prec) 14:56, 30 lug 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) m (11.832 byte) (annulla)
    * (corr) (prec) 14:55, 30 lug 2008 Lord Hidelan (discussione | contributi) (11.766 byte) (←Nuova pagina: La storia della '''religione in Valle Camonica''' si sviluppa attraverso i culti antichi della civiltà degli antichi Camuni sino all'arrivo del [[cattolicesimo...)

Da controllare[modifica wikitesto]

Materiale inserito con lo scorporo, da verificare come sopra--CastaÑa 16:05, 22 mag 2009 (CEST)[rispondi]

La stessa statua di Minerva, venne recuperata dagli archeologi con il volto frantumato.[1]

(LA)

«ad nescio quas petras aut arbores aut ad fontes, designata loca gentilium, perpretare, quae ecclesiae ratione non pertinent»

Nel 724 il re longobardo Liutprando proibisce con rigorose pene di adorare alberi e fontane, cercando di estirparle da tutti i luoghi del suo dominio; nel riguardo degli idolatri camuni usò invece clemenza, temendo una loro rivolta.[2]

Quando la Valle Camonica viene cattolicizzata da Carlo Magno, probabilmente attraverso le stesse tecniche repressive da lui inaugurate poco prima contro i Sassoni, l'imposizione della nuova religione entra in correlazione con una realtà complessa: da una parte la maggiornza della popolazione è ancora pagana, dall'altra il cattolicesimo veniva imposto agli ariani longobardi come una religione di conquista.

Una leggenda narra che Carlo Magno cristianizzò la Val Camonica attraversandola assieme a sette vescovi.[1]

Fu allora giocoforza della assumere riti e pratiche cattoliche, ma la mentalità camuna continuava ad essere pagana. A questo si somma la grande timidezza degli artisti nel rappresentare figure, temendo di risvegliare l'idolatria del popolo esponendo le statue dei santi. E' in queto periodo che presso le incisioni rupestri della Valcamonica vengono istoriate numerosissime croci, come se si volessero esorcizzare gli antichi culti.

L'evangelizzazione altomedievale riuscì ad imprigionare le superstizioni pagane in un certo numero di immagini, formule, pratiche e riti, senza però sconfiggere veramente le rappresentazioni mentali con cui l'antica fede tentava di spiegare l'inconoscibile.

Attorno all'XI secolo si segnala la presenza di movimenti ereticali nell'area, consolidata dal fatto che Brescia tra il 1061 e 1087 ospitava vescovi scismatici. Sotto il vescovo Manfredo scoppia l'eresia arnaldista, ed è possibile che anche le idee di Fra' Dolcino, ritiratosi nelle montagne del varesotto avessero raggiunto la Valle Camonica.[3]

In valle è la Vicinia che fornisce la base dell'accoglimento dell'eresia: la pratica della proprietà collettiva è uno degli elementi qualificanti delle eresie del periodo. Segnale di questa deriva eterodossa era anche la presenza degli Umiliati, che possedevano terreni ad Esine, Cemmo e forse Niardo. Movimenti di queto tipo influirono sicuramente sulla nascita dei Disciplini.[4]

Alcuni studiosi come Franco Bontempi sostengono che vi siano state in Val Camonica delle presenze ebraiche, come ad esempio a Bienno.[5]

Personalità di religione ebraica giunsero con probabilità sotto il deominio visconteo (1300-1400), forse appoggiandosi al partito ghibellino. Dal 1517, cacciati i francesi e ripreso la Repubblica di Venezia il dominio dei suoi territori occidentali, sono segnalate le prime espulsioni, un'altra nel 1523 e la definitiva, che cancellò la presenza ebraica nei domini di terraferma, nel 1572.[5]

  1. ^ a b Virtus Zallot, Appunti per una storia della cristianizzazione di Valle Camonica, in InterValli, n. 2, 2008, p. 30. URL consultato l'11 ottobre 2008.
  2. ^ Giacomo Bianchi, La magnifica comunità di Corteno Golgi, Brescia, Massetti Rodella Editore, 2005 [1979], p. 19.
  3. ^ Roberto Andrea Lorenzi, Medioevo camuno - proprietà classi società, Brescia, Grafo, 1979, p. 78.
  4. ^ Roberto Andrea Lorenzi, Medioevo camuno - proprietà classi società, Brescia, Grafo, 1979, p. 80.
  5. ^ a b Ebraismo
Nota: Zallot non è fonte affidabile: al momento della conquista carolingia del Regno longobardo (774), il processo di conversione dall'arianesimo al cattolicesimo dei Longobardi era già ampiamente concluso (regno di Cuniperto, 688-700); la fonte, invece, sostiene erroneamente il contrario. Nel resto c'è molto ricerca originale e/o dati non pertinenti (è vero che Liutprando proibì i culti pagani, ma nel corpus delle sue leggi non c'è alcun cenno alla Val Camonica, che non sarà citata da fonti medievali fino al 774, trent'anni dopo la morte di Liutprando). Sugli ebrei: la fonte non parla affatto di ebraismo in Val Camonica, anche se fornisce altre informazioni utili, che ho inserito nella voce

affidabilità Zallot[modifica wikitesto]

Confermo quanto segnalato sotto dall'utente su Zallot: non è fonte affidabile. Al massimo copia male gli altri autori senza preoccuparsi di confrontare e verificare le fonti.