Giacinto Tredici

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Giacinto Tredici, O.SS.C.A.
arcivescovo della Chiesa cattolica
Mons. Giacinto Tredici nel 1947
In fide et lenitate
 
Incarichi ricopertiVescovo di Brescia (1933-1964)
 
Nato23 maggio 1880 a Milano
Ordinato presbitero23 novembre 1902 dal cardinale Andrea Carlo Ferrari
Nominato vescovo21 dicembre 1933 da papa Pio XI
Consacrato vescovo6 gennaio 1934 dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, O.S.B.
Elevato arcivescovo15 dicembre 1958 da papa Giovanni XXIII
Deceduto19 agosto 1964 (84 anni) a Brescia
 

Giacinto Tredici (Milano, 23 maggio 1880Brescia, 19 agosto 1964) è stato un arcivescovo cattolico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Milano, studiò nel seminario di San Pietro Martire, e il 23 novembre 1902 fu ordinato sacerdote nella congregazione degli Oblati dei Santi Ambrogio e Carlo.

Filosofo e teologo, fu tra i fondatori della Rivista di filosofia neoscolastica. Dal 1904 al 1910 insegnò filosofia al seminario di Monza, e dal 1910 al 1924 teologia al Seminario Maggiore di Milano. Scrisse una celebre storia della filosofia per i licei, utilizzata nella maggior parte dei seminari diocesani italiani e tradotta anche in spagnolo. In Italia è stato il più autorevole sostenitore delle tesi gnoseologiche della scuola di Lovanio, e in particolare del cardinal Mercier.

Il 5 ottobre 1924, lasciato l'insegnamento, divenne prevosto della chiesa prepositurale di Santa Maria del Suffragio, a Milano. Dal 23 maggio 1930 al dicembre del 1933 fu vicario generale dell'arcidiocesi di Milano, scelto dal cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. In tale ruolo inaugurò la stazione di Milano Centrale il 1º luglio 1931 con il ministro delle Comunicazioni Costanzo Ciano.

Ministero episcopale[modifica | modifica wikitesto]

Il 21 dicembre 1933 fu nominato vescovo di Brescia da papa Pio XI. Il 6 gennaio 1934 fu consacrato vescovo nel duomo di Milano.

Concluse la canonizzazione di Maria Crocifissa Di Rosa, di Bartolomea Capitanio e di Vincenza Gerosa, e avviò lo stesso processo per altre illustri personalità, come i santi Giovanni Battista Piamarta, Lodovico Pavoni e Arcangelo Tadini.

Nel luglio 1934 indisse la prima visita pastorale, che lo impegnò per sei anni attraverso 420 parrocchie.

La tomba di Giacinto Tredici nel Duomo nuovo di Brescia.

Nel giugno 1944 nominò, sotto la sua responsabilità, il primo cappellano delle formazioni partigiane (il padre Luigi Rinaldini), ben cinque mesi prima dell'autorizzazione pontificia, chiesta tramite la nunziatura di Berna dal cardinale Schuster.[1]

Il 19 marzo 1943 indisse la seconda visita pastorale, al termine della quale convocò il 27º sinodo diocesano, che si svolse il 14 e 15 ottobre 1952 e fu l'ultimo prima del Concilio Vaticano II. Il precedente sinodo si era svolto nel 1923, col vescovo Giacinto Gaggia. Per la prima volta nella storia della Chiesa italiana, una relazione a un sinodo diocesano fu affidata a un laico.[2]

Il 12 dicembre 1954 fu uno dei due vescovi co-consacranti, assieme a mons. Domenico Bernareggi, vicario capitolare di Milano, durante l'ordinazione episcopale di mons. Giovanni Battista Montini, arcivescovo eletto di Milano (il futuro Paolo VI) — rito presieduto dal cardinale Eugène Tisserant, decano del Sacro Collegio — nella basilica di San Pietro in Vaticano.

Il 15 dicembre 1958 fu elevato alla dignità personale di arcivescovo.

Il consiglio comunale di Brescia, il 18 maggio 1964, deliberò all'unanimità di conferire a Giacinto Tredici la cittadinanza onoraria. Nel testo della delibera, con riferimento al periodo della guerra, troviamo scritto: In quel tempo l'arcivescovo Giacinto Tredici fu l'equilibrato difensore del popolo a lui affidato, il prudente attentissimo difensore degli inermi, dei poveri, dei deboli contro la vendetta straniera, il portatore di una parola ispirata solo alla bontà, alla comprensione, al sentimento di fraterna collaborazione[3]. In suo onore, la nuova chiesa parrocchiale del quartiere Lamarmora, costruita nel 1951-52, fu intitolata a san Giacinto.

Fu l'ultimo vescovo di Brescia a portare il titolo di duca di Vallecamonica (il primo fu Berardo Maggi).[4]

Giacinto Tredici fu anche l'unico vescovo italiano, e uno dei ventidue al mondo, a esprimere parere contrario alla proclamazione del dogma dell'assunzione della Madonna da parte di Pio XII nel 1950, non perché non ne condividesse il contenuto, ma perché pensava che l'introduzione di un nuovo dogma mariano non fosse necessaria e avrebbe reso più difficile il dialogo ecumenico coi protestanti.[5]

Giacinto Tredici morì il 19 agosto 1964 a Brescia;[6] i funerali si tennero il 22 agosto 1964 e fu sepolto presso il Duomo nuovo.[7]

Genealogia episcopale e successione apostolica[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

La successione apostolica è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ M. Lovatti, Giacinto Tredici vescovo di Brescia in anni difficili, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2009, pp. 129-131.
  2. ^ M. Lovatti, Giacinto Tredici vescovo di Brescia in anni difficili, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2009, pp. 311-312.
  3. ^ Delibera del consiglio comunale di Brescia del 18 maggio 1964
  4. ^ G. M. Bonomelli, Storia di Gorzone e del suo castello, Darfo Boario Terme, Armando Armanini, 1972, p. 18.
  5. ^ M. Lovatti, Giacinto Tredici vescovo di Brescia in anni difficili, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2009, pp. 304-306.
  6. ^ Maurilio Lovatti, Giacinto Tredici, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 96, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2019. URL consultato il 15 maggio 2021.
  7. ^ Antonio Fappani (a cura di), Tredici Giacinto, in Enciclopedia bresciana, vol. 19, Brescia, La Voce del Popolo, 2004, OCLC 300015377, SBN IT\ICCU\LO1\0825483.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giacinto Tredici, Breve corso di storia della filosofia, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina, 1909
  • Giacinto Tredici, Lettere pastorali 1934 - 1958, Brescia, La Scuola, 1958.
  • Giacinto Tredici, Saggi filosofici e altri scritti, Brescia, Morcelliana, 1958
  • AA. VV. I cinquant'anni di sacerdozio di mons. Giacinto Tredici, vescovo di Brescia, Brescia, La Scuola, 1952
  • Maurilio Lovatti, Giacinto Tredici vescovo di Brescia in anni difficili, Brescia, Fondazione Civiltà Bresciana, 2009
  • Maurilio Lovatti, Giacinto Tredici e la nascita della filosofia neoscolastica in Italia, in I. Pozzoni, Voci dall'Ottocento, Milano, Limina Mentis, 2010, pp. 547 - 610.
  • Stefano Cadenazzi, Giacinto Tredici e la prima guerra mondiale, in "La Scuola Cattolica", a. 141, 2013, p. 523 - 544.
  • Maurilio Lovatti, Testimoni di libertà. Chiesa bresciana e Repubblica Sociale Italiana (1943-1945), Brescia, Opera diocesana San Francesco di Sales, 2015.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Prevosto di Santa Maria del Suffragio a Milano Successore
Oreste Brovelli 5 ottobre 1924 - 23 maggio 1930 Angelo Portaluppi
Predecessore Arciprete del Duomo di Milano Successore
Francesco Balconi 1931 - 1933 Melchiorre Cavezzali
Predecessore Vescovo di Brescia Successore
Giacinto Gaggia 21 dicembre 1933 - 19 agosto 1964
Titolo personale di arcivescovo dal 15 dicembre 1958
Luigi Morstabilini
Controllo di autoritàVIAF (EN145683879 · ISNI (EN0000 0000 9830 9428 · SBN RAVV079794 · BAV 495/78869 · GND (DE1048706060 · WorldCat Identities (ENlccn-n85118278