Anscarici

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Marca d'Ivrea-
Dinastia degli Anscarici
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Gli Anscarici sono una dinastia marchionale franca, che estesero il loro dominio sull'area piemontese alla fine del periodo carolingio.

La nascita della stirpe

L'Europa e l'Italia tra l'843 e l'870

Il capostipite degli Anscarici fu certamente Anscario I figlio di Amedee d'Oscheret, di origine borgognona, il quale sostenne, insieme ai fratelli Folco il venerabile vescovo di Reims e Guido d'Oscheret, Guido da Spoleto, figlio di Lamberto di Nantes, nel suo tentativo di scalata al trono di Francia dopo la caduta di Carlo il Grosso. Questa presa di posizione costò alla famiglia la contea (affidata a Manasse di Chalons), quando il trono di Francia fu affidato al conte Eudes I di Parigi che aveva valorosamente difeso la sua città dall'assedio vichingo. Anscario e suo fratello Guido (morto in battaglia sul fiume Trebbia nel 889) accompagnarono Guido da Spoleto nella guerra contro Berengario I nel 888. Egli divenne consigliere di Guido da Spoleto e prese parte alla guerra contro Arnolfo Re di Germania che invase l'Italia nel 894 e nel 896 [1]. Per i servigi prestati Anscario ottenne la Marca di Ivrea.

La Marca d'Ivrea

La marca d'Ivrea era una delle maggiori marche italiane e costituiva la parte occidentale della regione subalpina, in particolare comprendeva la Contea di Acqui, Alba, Asti, Torino, Vercelli, Pombia (Novara), Bulgaria (nel Vigevanese) e naturalmente Ivrea. Adalberto I divenne marchese nel 898 e sposò Gisella, figlia di Berengario I, marchese del Friuli e re d'Italia nell'888. Da questa unione nacquero Anscario II e Berengario II.

Gli Anscarici, Real Casa d´Ivrea, aumentarono il loro potere trasmettendo per discendenza il titolo marchionale, iniziando un processo di “dinastizzazione”, fino al punto da interferire con gli interessi reali.

Ugo di Provenza, investito del titolo di re d'Italia nel 926, si oppose alla loro egemonia cercando di destituirli del titolo marchionale.

Durante uno scontro con l'esercito reale, Anscario II morì in combattimento e suo fratello Berengario dovette fuggire in Germania. La Marca di Ivrea, quindi, venne suddivisa in tre parti di cui una fu denominata marca di Torino.

Intanto in Germania divenne re, nel 936, Ottone I di Sassonia che si considerava il diretto discendente del Sacro Romano Imperatore. Egli cominciò ad attuare una politica espansionistica del regno di Germania, volta alla riconquista e rivendicazione dei territori un tempo sotto il dominio imperiale.

In Italia Ottone I appoggiò il ritorno di Berengario II di Ivrea che nel 950 venne investito con il titolo di Re d'Italia.

File:División marca de Ivrea.jpg
Situazione nel 961

Nel 950-951, re Berengario II terminò la riorganizzazione del territorio italiano, iniziata da Ugo di Provenza, nominando tre nuovi Marchesi: Aleramo, Conte di Vercelli (Marca Aleramica - Liguria centro-occidentale), Arduino il Glabro, Conte di Torino (Marca Arduinica - Torino) e Oberto, Conte di Luni (Marca Obertenga detta poi Januensis - Liguria orientale).

I contrasti con Ottone I

Ottone sconfigge Berengario e sottomette i feudatari (Manoscritto Mediolanense del XII secolo)

Nel 951, in seguito alla rottura del legame di vassallaggio da parte di Berengario II e per la sua politica aggressiva nei confronti del papato, Ottone I scese in Italia e lo sconfisse dopo un lungo assedio alla fortezza di San Leo sottomettendo i feudatari dell'Italia settentrionale.
Berengario II venne detronizzato ed esiliato a Bamberga (in Germania), dove morì nel 966.
Nel 962, Ottone venne incoronato imperatore del Sacro Romano Impero Germanico ed una delle prime riforme attuate fu quella di affidare il potere feudale ai Vescovi. Così facendo si garantì l'appoggio della Chiesa, evitando la trasmissione ereditaria dei feudi.
Questo fatto indebolì e limitò il potere feudale degli Anscarici, che, dopo la sconfitta con Ottone I, nel 1015 persero definitivamente la Marca d'Ivrea ad opera di Olderico Manfredi, cugino di Arduni d´Ivrea e già signore della Marca di Torino e padre di Adelaide di Susa, sposata Savoia detta Adelaide di Savoia. I Savoia hanno ereditato per via femminile "Regola Lomgobarda" tutti i possedimenti ed titoli di Adelaide di Susa consolidano il loro pottere nel Piemonte.

I possedimenti così uniti presero il nome di Marca d'Italia.

Il ramo principale della dinastia Anscarica tornò in Borgogna (in particolare a Mâcon) dove occupò nuovamente un posto di rilievo[1], infatti Ottone Guglielmo[2] divenne conte di Borgogna ed il suo discendente Raimondo[2] fu il capostipite della casa reale di Castiglia[3] che governò la Castiglia ed il León per circa 250 anni.

Dopo i tre Ottoni, vale a dire circa un quarantennio dopo le vicende di Berengario II, un ultimo esponente della dinastia Anscarica, Arduino d'Ivrea, riusci di nuovo a divenire Re d'Italia, per poi essere infine sconfitto e spodestato dall'imperatore Enrico II. Il attuale capo della Real Casa di Arduino d´Ivrea è il Principe e Marchese Don Carlo Emanuele Valperga di Masino, Principe della Real Casa d´Ivrea, Principe del Sacro Romano Impero, Principe e Conte Sovrano del Canavese, Conte di Valperga, di Masino, Marchese di Caluso ecc.

La discendenza nel patriziato piemontese

Secondo Antonio Manno, molte famiglie nobili piemontesi discenderebbero dalla dinastia Anscarica[4]:

Note

  1. ^ G. Sergi,La geografia del potere nel Piemonte romanico, da Il Piemonte Romanico, a cura di Giovanni Romano, CRT 1996, Torino.
  2. ^ a b (EN) Casa marchionale di Ivrea-genealogy
  3. ^ (EN) Casa d'Ivrea-genealogy
  4. ^ Antonio Manno, Il patriziato subalpino

Bibliografia

  • AA.VV., Mémoires de l'Académie impériale des sciences, littérature et Beaux-Arts de Turin , Torino 1811 - 1812
  • Benvenuti Giovanni, Storia di Ivrea . Ed. Enrico, 1976
  • Antonio Carlo Napoleone Gallenga, Storia del Piemonte dai primi tempi alla Pace di Parigi del 30 marzo 1856 . Torino 1856
  • Perinetti Federico, Ivrea storia breve dalle origini ai giorni nostri . Ed. Cossavella 1989
  • Sergi G., Anscarici, Arduinici, Aleramici elementi per una comparazione fra dinastie marchionali. Bollettino storico-bibliografico subalpino, Anno LXXXII, Torino 1984

Voci correlate

Collegamenti esterni