24 Ore di Le Mans 1964

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24 Ore di Le Mans 1964
Edizione n. 32 del 24 Ore di Le Mans
Dati generali
Inizio20 giugno
Termine21 giugno
valevole anche per il Campionato del mondo sportprototipi
Titoli in palio
Vittoria assolutaBandiera della Francia Jean Guichet
Bandiera dell'Italia Nino Vaccarella
su Ferrari 275 P
Prototipi fino a 5 litri
Gran Turismo
oltre 3 litri
Bandiera degli Stati Uniti Dan Gurney
Bandiera degli Stati Uniti Bob Bondurant
su Shelby Daytona Cobra Coupé
Gran Turismo
fino a 3 litri
Bandiera del Belgio Lucien Bianchi
Bandiera del Belgio Jean Blaton
su Ferrari 250 GTO
Gran Turismo
fino a 2 litri
Bandiera della Germania Gerhard Koch
Bandiera della Svizzera Heinz Schiller
su Porsche 904/4 GTS
Gran Turismo
fino a 1,6 litri


Prototipi
oltre 5 litri


Gran Turismo
fino a 1,3 litri
Bandiera dell'Italia Roberto Bussinello
Bandiera dell'Italia Bruno Deserti
su Alfa Romeo Giulia TZ

Bandiera del Belgio Pierre Noblet
Bandiera della Svizzera Edgar Berney
su Iso Grifo A3C

Bandiera del Regno Unito Clive Hunt
Bandiera del Regno Unito John Wagstaff
su Lotus Elite Mk14
Altre edizioni
Precedente - Successiva

La 24 Ore di Le Mans 1964 è stato la 32ª edizione della gara francese e si è disputata il 20 e 21 giugno 1964[1] sul Circuit de la Sarthe, ridotto nel 1956 a una lunghezza di 13,461 km dopo i lavori per aumentare la sicurezza dell'area dei box in seguito alla tragedia del 1955[2]. È stata anche la nona gara del Campionato del mondo sportprototipi di quell'anno.

Contesto[modifica | modifica wikitesto]

La Ferrari 275 P, guidata da Ludovico Scarfiotti durante la 1000 km del Nürburgring del 1964.

Dopo aver cercato l'anno precedente e senza successo di acquisire la Ferrari, la Ford decise di sfidare il Commendatore sui campi di gara in quella che viene ricordata dagli appassionati come la Guerra Ferrari-Ford. Presentato al pubblico pochi mesi prima e alla sua prima apparizione a Le Mans, il prototipo Ford GT40 Mk.I (spinto da un motore V8 di 4,2 litri) aveva però dato una pessima impressione nelle prove pre-gara e non c'erano indizi che suggerissero che la Ford sarebbe stata in grado di fare miracoli nel limitato tempo a disposizione per risollevare le sorti delle 3 vetture schierate in gara[3]. Il Drake prese comunque sul serio la minaccia americana e preparò meticolosamente la gara per difendere la vittoria conseguita l'anno precedente, affidandosi per le sue auto a componenti ben collaudati e, a scanso di equivoci, aveva schierato i suoi più recenti prototipi: tre Ferrari 275 P ufficiali e tre Ferrari 330 P, di cui una ufficiale, una affidata alla squadra inglese Maranello Concessionaires e una al North American Racing Team (NART) dell'importatore statunitense Luigi Chinetti.

La Ferrari 250 LM, guidata da Ludovico Scarfiotti durante la cronoscalata Sierra Montana Crans del 1964.

Oltre ad esse erano presenti anche le Ferrari 250 LM iscritte dai team Equipe Nationale Belge e NART, vetture costruite secondo i dettami delle Granturismo stradali, ma a cui i regolamenti imponevano di iscriversi tra i prototipi in quanto non era stato ancora soddisfatto il requisito di produzione minima in serie.
Quell'anno, tutti si aspettavano che la Ferrari vincesse a mani basse. Tra le due superpotenze della categoria Prototipi 5 litri tentava di inserirsi la Maserati Tipo 151/1 iscritta dalla Maserati France e pilotata da André Simon e Maurice Trintignant, mentre nella categoria Prototipi oltre 5 litri era iscritta la Iso-Rivolta Grifo AC3 spinta da un motore Chevrolet V8 5.3 litri, che poteva rappresentare una probabile sorpresa.

La Iso Grifo AC3 allestita da Giotto Bizzarrini

Gli uomini di Maranello erano inoltre favoriti per la vittoria anche nella categoria Gran Turismo, in cui avevano iscritto un agguerrito quartetto di Ferrari 250 GTO in versione aggiornata. I loro principali avversari erano di nuovo quelli della Ford, anche se in questo caso i loro motori equipaggiavano le Shelby Daytona Cobra Coupé dotate di nuove e filanti carrozzerie chiuse nate dalla negativa esperienza dell'anno precedente con le Cobra Le Mans, quando l'uso di "hard-top" su vetture dalla carrozzeria barchetta aveva mortificato le prestazioni velocistiche e le possibilità di vittoria della squadra statunitense guidata da Carroll Shelby[4]. Poi c'erano la coppia di Jaguar E-Type Lightweight, da cui non ci si aspettava molto. I motori Ford erano utilizzati anche nelle Sunbeam Tiger, ma questo abbinamento non aveva dimostrato di essere efficace. Le Tiger non erano particolarmente veloci nei rettilinei e sembravano essere più che nervose in curva. L'unico timore che incutevano negli avversari era l'attenzione necessaria nel momento in cui si doveva doppiarle.

La Porsche 904
La CD 3 motorizzata Panhard

Nella categoria due litri, la vittoria non sarebbe dovuta sfuggire alla Porsche, reduce dal successo di classe ottenuto alla 1000 km del Nürburgring, che si presentò in forze con due prototipi Porsche 904 con motore a 8 cilindri per la squadra ufficiale e cinque 904 GTS a quattro cilindri per le squadre clienti nella categaria GT.

Vi erano inoltre le vetture francesi: l'Alpine-Renault con 4 vetture, la René Bonnet-Renault con 5 vetture e due vetture denominate CD 3 (dalle iniziali di Charles Deutsch, ex socio di René Bonnet) che si basavano su componenti Panhard, ma le loro ridotte prestazioni le mettevano in grado di vincere unicamente il premio per l'Indice di Efficienza, che viene assegnato sulla base della distanza percorsa, il peso, la superficie frontale e il consumo di carburante. Delle tre vetture, l'ultima era dotata di un propulsore Panhard, con compressore, e della trazione anteriore, ma era degna di nota più per la carrozzeria: coupé, con l'aspetto di una lacrima un po' appiattita e dotata di un paio di pinne molto importanti per la stabilità alle alte velocità che si presupponeva dovesse raggiungere[5][6].

Qualifiche[modifica | modifica wikitesto]

Durante le prove, la Ford GT40 mostra le proprie ambizioni con una velocità di punta superiore a 300 km/h sull'Hunaudières. Non sarà sufficiente a scalzare John Surtees e la sua Ferrari 330P dalla pole position, siglata in 3:42,0: alle sue spalle si posizionò la GT40 di Richie Ginther con 3:45,3 e dietro di essa la Ferrari 330 P della NART, la GT40 di Phil Hill e la Ferrari 275 P di Guichet e Vaccarella[1][7].

Gara[modifica | modifica wikitesto]

Una Ford GT40
Una Shelby Daytona Cobra Coupé

La partenza stile Le Mans si svolse senza intoppi, con Pedro Rodríguez che prese il comando, mentre l'americano Phil Hill con la sua GT40 e una Sprite ebbero problemi e partirono attardati rispetto al gruppo. Notevole lo scatto al via di David Piper con la Ferrari 250 LM nr.58 del NART: il britannico si era allenato tutta la settimana per ridurre i suoi tempi nella particolare procedura di partenza ed era riuscito a guadagnare cinque posizioni, passando sotto il ponte Dunlop al terzo posto, ma una sovrappressione nel circuito di lubrificazione del motore fece saltare il filtro dell'olio, costringendolo al ritiro durante il primo giro[8]. Al primo passaggio tre Ferrari conducevano la gara, seguite da Ginther sulla Ford GT40, che subito li raggiunse sul rettilineo dell'Hunaudières e sfruttando la scia del trenino formato dalle tre auto segnò la notevole velocità di 339 km/h (211 mph) conquistando la testa della corsa[9], mentre i suoi compagni di marca erano costretti a ripetute soste ai box per rimediare a irregolarità di funzionamento dei loro propulsori. Una volta risolti tali problemi fu subito chiaro che, se fossero arrivate in fondo alla gara, le Ford avrebbero bastonato le Ferrari, in quanto erano più veloci in rettilineo ed erano almeno alla pari con le vetture italiane in tutti gli altri settori[3]. Sembrava che le Ferrari stessero solo prendendo tempo in attesa che le Ford si ritirassero coi motori esplosi.

John Surtees, che divenne ben presto il pilota di punta della Ferrari, non corse sulla difensiva: stava spingendo forte sfruttando al massimo la vettura, ma tutto ciò non era abbastanza per mantenere la vettura di Ginther e Masten Gregory in vista. Ginther aveva continuato ad allontanarsi e le altre Ford, che a questo punto era stato riparate, recuperavano terreno a gran velocità. Si andò avanti così per le prime ore di gara finché Ginther non ruppe la trasmissione al calar delle tenebre, mentre nelle retrovie le Cobra coupé stavano strapazzando le Ferrari GT.

La notte, come di consueto, trascorse costellata di ritiri: la Ford GT40 di Richard Attwood e Jo Schlesser fu eliminata da un incendio nel vano motore mentre era in seconda posizione[1], la Cobra coupé di Peter Bolton ebbe un incidente mentre era in lotta con una Ferrari (ritiro per entrambi e tre giovani spettatori, che attraversavano la pista, travolti e uccisi dalle vetture[3]), la Cobra di Jochen Neerspasch e Chris Amon fu squalificata per aver riavviato la vettura con una batteria ausiliaria (procedura vietata dal regolamento[9]) e all'alba Jean-Louis Marnat, alla guida dell'ultima Triumph superstite, ebbe un inspiegabile incidente sul rettilineo dei box impattando sul terrapieno a sinistra della pista, rimbalzando contro i box (che a quel tempo non erano protetti da nessun muretto) in un punto sgombro da persone e finendo la sua corsa all'altezza della prima curva: si ipotizzò una perdita di conoscenza per avvelenamento da monossido di carbonio[3].

Una Ferrari GTO II '64 (II serie)

A questo punto anche la Ferrari risentiva degli effetti dei primi giri corsi a ritmo da Gran Premio. La macchina di Surtees e le altre correvano disordinatamente mentre la GT40 di Phil Hill e Bruce McLaren correva ancora forte e, anche se una certa distanza, guadagnava velocemente terreno. In questa fase Hill registrò un nuovo record assoluto sul giro in 3 minuti e 49 secondi, ma poco dopo la trasmissione della sua Ford diede forfait e Hill si ritirò[9]. Se i piloti dei prototipi Ferrari si sentivano sollevati, lo stesso non poteva dirsi di quelli delle Gran Turismo, messi in riga dalla Cobra: Dan Gurney e Bob Bondurant la guidarono come sul velluto fino alla vittoria di classe GT e al quarto posto assoluto.

Ma il dominio di Gurney e Bondurant era stato messo a repentaglio al mattino, quando una perdita di pressione dell'olio motore li aveva spinti a ridurre fortemente il ritmo, dando una speranza alle Ferrari GTO, che si erano lanciate all'inseguimento abbassando di 10 secondi il tempo sul giro. Dopo una riparazione di fortuna al circuito di lubrificazione che non avrebbe retto ad uno sforzo prolungato, Gurney aveva "bluffato" forzando il ritmo sugli stessi tempi delle Ferrari per quei pochi giri che erano serviti a ingannare gli avversari e ridurli a più miti consigli[3].

Alla fine sotto la bandiera a scacchi passarono per primi i ferraristi Jean Guichet e Nino Vaccarella, poi Graham Hill e Jo Bonnier con la Ferrari del team Maranello Concesionaires e, un po' distanziati, Surtees e Lorenzo Bandini. Quarta, come detto, la Cobra di Gurney e Bondurant precedette le due Ferrari 250 GTO di Lucien Bianchi in coppia con "Jean Beurlys" e Innes Ireland in coppia con Tony Maggs. Questo fu l'ottavo successo della Ferrari a Le Mans.

Classifica finale[modifica | modifica wikitesto]

Pos Classe Squadra Piloti Vettura Motore Giri
1 P
5.0
20 Bandiera dell'Italia SpA Ferrari SEFAC Bandiera della Francia Jean Guichet
Bandiera dell'Italia Nino Vaccarella
Ferrari 275 P Ferrari 3.3L V12 349
2 P
5.0
14 Bandiera del Regno Unito Maranello Concessionaires Bandiera del Regno Unito Graham Hill
Bandiera della Svezia Jo Bonnier
Ferrari 330 P Ferrari 4.0L V12 344
3 P
5.0
19 Bandiera dell'Italia SpA Ferrari SEFAC Bandiera del Regno Unito John Surtees
Bandiera dell'Italia Lorenzo Bandini
Ferrari 330 P Ferrari 4.0L V12 337
4 GT
+3.0
5 Bandiera degli Stati Uniti Shelby-American Inc. Bandiera degli Stati Uniti Dan Gurney
Bandiera degli Stati Uniti Bob Bondurant
Shelby Cobra Daytona Ford 4.7L V8 334
5 GT
3.0
24 Bandiera del Belgio Ecurie Nationale Belge Bandiera del Belgio Lucien Bianchi
Bandiera del Belgio Jean Blaton
Ferrari 250 GTO Ferrari 3.0L V12 333
6 GT
3.0
25 Bandiera del Regno Unito Maranello Concessionaires Bandiera del Regno Unito Innes Ireland
Bandiera del Sudafrica Tony Maggs
Ferrari 250 GTO Ferrari 3.0L V12 328
7 GT
2.0
34 Bandiera della Francia Auguste Veuillet Bandiera della Francia Robert Buchet
Bandiera della Francia Guy Ligier
Porsche 904/4 GTS Porsche 2.0L Flat-4 323
8 GT
2.0
33 Bandiera dei Paesi Bassi Racing Team Holland Bandiera dei Paesi Bassi Ben Pon
Bandiera dei Paesi Bassi Henk van Zalinge
Porsche 904/4 GTS Porsche 2.0L Flat-4 319
9 GT
3.0
27 Bandiera degli Stati Uniti North American Racing Team (NART)
Bandiera della Francia Fernand Tavano
Bandiera della Francia Fernand Tavano
Bandiera degli Stati Uniti Bob Grossman
Ferrari 250 GTO Ferrari 3.0L V12 315
10 GT
2.0
31 Bandiera della Germania Porsche System Engineering Bandiera della Germania Gerhard Koch
Bandiera della Svizzera Heinz Schiller
Porsche 904/4 GTS Porsche 2.0L Flat-4 315
11 GT
2.0
35 Bandiera della Svizzera Scuderia Filipinetti Bandiera della Svizzera Herbert Müller
Bandiera della Svizzera Claude Sage
Porsche 904/4 GTS Porsche 2.0L Flat-4 309
12 GT
2.0
32 Bandiera della Francia "Franc" Bandiera della Francia Jacques Dewes
Bandiera della Francia Jean Kerguen
Porsche 904/4 GTS Porsche 2.0L Flat-4 308
13 GT
1.6
57 Bandiera dell'Italia Scuderia St. Ambroeus Bandiera dell'Italia Roberto Bussinello
Bandiera dell'Italia Bruno Deserti
Alfa Romeo Giulia TZ Alfa Romeo 1.6L I4 307
14 P
+5.0
1 Bandiera della Francia Auguste Veuillet Bandiera del Belgio Pierre Noblet
Bandiera della Svizzera Edgar Berney
Iso Grifo A3C Chevrolet 5.4L V8 307
15 GT
1.6
41 Bandiera dell'Italia Scuderia St. Ambroeus Bandiera dell'Italia Giampiero Biscaldi
Bandiera dell'Italia Giancarlo Sala
Alfa Romeo Giulia TZ Alfa Romeo 1.6L I4 305
16 P
5.0
23 Bandiera del Belgio Ecurie Nationale Belge Bandiera della Francia Pierre Dumay
Bandiera del Belgio Gerard Langlois van Ophem
Ferrari 250 LM Ferrari 3.3L V12 298
17 P
3.0
46 Bandiera della Francia Société des Automobiles Alpine Bandiera della Francia Roger Delageneste
Bandiera dell'Irlanda Henry Morrogh
Alpine M64 Renault-Gordini 1.1L I4 292
18 GT
+3.0
64 Bandiera della Francia Société Chardonnet Bandiera della Francia Régis Fraissinet
Bandiera della Francia Jean de Mortemart
AC Cobra Ford 4.7L V8 289
19 GT
2.0
37 Bandiera del Regno Unito British Motor Corporation Bandiera dell'Irlanda Paddy Hopkirk
Bandiera del Regno Unito Andrew Hedges
MG MGB Hardtop MG 1.8L I4 287
20 P
3.0
59 Bandiera della Francia Société des Automobiles Alpine Bandiera della Francia Roger Masson
Bandiera dell'Italia Teodoro Zeccoli
Alpine M63 Renault-Gordini 1.0L I4 284
21 P
3.0
50 Bandiera del Regno Unito Standard Triumph Bandiera del Regno Unito David Hobbs
Bandiera dei Paesi Bassi Rob Slotemaker
Triumph Spitfire Triumph 1.1L I4 272
22 GT
1.3
43 Bandiera del Regno Unito Team Elite '62 Bandiera del Regno Unito Clive Hunt
Bandiera del Regno Unito John Wagstaff
Lotus Elite Mk14 Coventry Climax 1.2L I4 266
23 GT
1.3
52 Bandiera della Francia Société Automobiles René Bonnet Bandiera della Francia Philippe Farjon
Bandiera della Francia Serge Lelong
René Bonnet Aérodjet Renault-Gordini 1.1L I4 260
24 P
3.0
53 Bandiera del Regno Unito Donald Healey Motor Company Bandiera del Regno Unito Clive Baker
Bandiera del Regno Unito William Bradley
Austin-Healey Sprite Sebring BMC 1.1L I4 257

Non Classificati[modifica | modifica wikitesto]

Non hanno coperto il 70% della distanza del vincitore, ovvero 244 giri

Pos Classe Squadra Piloti Vettura Motore Giri
25 P
3.0
47 Bandiera della Francia Société des Automobiles Alpine Bandiera del Belgio Mauro Bianchi
Bandiera della Francia Jean Vinatier
Alpine M63 Renault-Gordini 1.0L I4 230

Ritirati[modifica | modifica wikitesto]

Pos Classe Squadra Piloti Vettura Motore Giri
26 P
3.0
30 Bandiera della Germania Porsche System Engineering Bandiera del Regno Unito Colin Davis
Bandiera della Germania Gerhard Mitter
Porsche 904/8 Porsche 2.0L Flat-8 244
27 GT
+3.0
18 Bandiera del Regno Unito Michael Salmon Bandiera del Regno Unito Michael Salmon
Bandiera del Regno Unito Peter Sutcliffe
Aston Martin DP214 Aston Martin 3.7L I6 235
28 P
3.0
48 Bandiera della Francia Société Automobiles René Bonnet Bandiera della Francia Robert Bouharde
Bandiera della Francia Michel de Bourbon-Palma
René Bonnet Aérodjet Renault-Gordini 1.1L I4 216
29 P
5.0
10 Bandiera degli Stati Uniti Ford Bandiera degli Stati Uniti Phil Hill
Bandiera della Nuova Zelanda Bruce McLaren
Ford GT40 Mk.I Ford 4.2L V8 192
30 GT
+3.0
16 Bandiera della Germania Peter Lindner Bandiera della Germania Peter Lindner
Bandiera della Germania Peter Nöcker
Jaguar E-Type Lightweight Jaguar 3.8L I6 149
31 P
3.0
65 Bandiera del Regno Unito Standard Triumph Bandiera della Francia Jean-François Piot
Bandiera della Francia Jean-Louis Marnat
Triumph Spitfire Triumph 1.1L I4 140
32 P
3.0
29 Bandiera della Germania Porsche System Engineering Bandiera della Germania Edgar Barth
Bandiera della Germania Herbert Linge
Porsche 904/8 Porsche 2.0L Flat-8 139
33 P
3.0
54 Bandiera della Francia Société des Automobile Alpine Bandiera della Francia Philippe Vidal
Bandiera della Francia Henri Grandsire
Alpine M64 Renault-Gordini 1.1L I4 133
34 GT
+3.0
6 Bandiera degli Stati Uniti Briggs S. Cunningham Bandiera della Nuova Zelanda Chris Amon
Bandiera della Germania Jochen Neerpasch
Shelby Cobra Daytona Ford 4.7L V8 131
35 P
3.0
45 Bandiera della Francia S.E.C.A. CD Bandiera della Francia Pierre Lelong
Bandiera della Francia Guy Verrier
CD 3 Panhard 1.2L Supercharged Flat-2 124
36 GT
+3.0
9 Bandiera del Regno Unito Rootes Group Bandiera del Regno Unito Peter Procter
Bandiera del Regno Unito Jimmy Blumer
Sunbeam Tiger Ford 4.3L V8 118
37 GT
3.0
26 Bandiera degli Stati Uniti North American Racing Team (NART) Bandiera degli Stati Uniti Ed Hugus
Bandiera della Francia José Rosinski
Ferrari 250 GTO Ferrari 3.0L V12 114
38 P
5.0
2 Bandiera della Francia Maserati France Bandiera della Francia André Simon
Bandiera della Francia Maurice Trintignant
Maserati Tipo 151/1 Maserati 4.9L V8 99
39 GT
+3.0
17 Bandiera del Regno Unito P.J. Sargent Bandiera del Regno Unito Peter Sargent
Bandiera del Regno Unito Peter Lumsden
Jaguar E-Type Lightweight Jaguar 3.8L I6 80
40 P
3.0
44 Bandiera della Francia S.E.C.A. CD Bandiera della Francia Alain Bertaut
Bandiera della Francia André Guilhaudin
CD 3 Panhard 1.2L Supercharged Flat-2 77
41 GT
+3.0
3 Bandiera del Regno Unito AC Cars Ltd. Bandiera del Regno Unito Peter Bolton
Bandiera del Regno Unito Jack Sears
AC Cobra Coupe Ford 4.7L V8 77
42 P
5.0
21 Bandiera dell'Italia SpA Ferrari SEFAC Bandiera del Regno Unito Mike Parkes
Bandiera dell'Italia Ludovico Scarfiotti
Ferrari 275 P Ferrari 3.3L V12 71
43 P
5.0
22 Bandiera dell'Italia SpA Ferrari SEFAC Bandiera dell'Italia Giancarlo Baghetti
Bandiera dell'Italia Umberto Maglioli
Ferrari 275 P Ferrari 3.3L V12 69
44 P
5.0
11 Bandiera degli Stati Uniti Ford Bandiera degli Stati Uniti Richie Ginther
Bandiera degli Stati Uniti Masten Gregory
Ford GT40 Mk.I Ford 4.2L V8 63
45 P
3.0
56 Bandiera della Francia Société Automobiles René Bonnet Bandiera della Francia Pierre Monneret
Bandiera della Svizzera Jean-Claude Rudaz
René Bonnet Aérodjet Renault-Gordini 1.0L I4 62
46 P
5.0
15 Bandiera degli Stati Uniti North American Racing Team (NART) Bandiera del Messico Pedro Rodríguez
Bandiera degli Stati Uniti Skip Hudson
Ferrari 330 P Ferrari 4.0L V12 58
47 P
5.0
12 Bandiera degli Stati Uniti Ford Bandiera del Regno Unito Richard Attwood
Bandiera della Francia Jo Schlesser
Ford GT40 Mk.I Ford 4.2L V8 58
48 P
3.0
55 Bandiera della Francia Société Automobiles René Bonnet Bandiera della Francia Jean-Pierre Beltoise
Bandiera della Francia Gérard Laureau
René Bonnet Aérodjet Renault-Gordini 1.1L I4 54
49 GT
1.6
40 Bandiera dell'Italia Scuderia St. Ambroeus Bandiera dell'Italia Fernand Masoreo
Bandiera della Francia Jean Rolland
Alfa Romeo Giulia TZ Alfa Romeo 1.6L I4 47
50 P
3.0
60 Bandiera della Francia Société Automobiles René Bonnet Bandiera dell'Italia Bruno Basini
Bandiera della Francia Roland Charriére
René Bonnet RB5 Renault-Gordini 1.2L I4 44
51 GT
+3.0
8 Bandiera del Regno Unito Rootes Group Bandiera del Belgio Claude Dubois
Bandiera del Regno Unito Keith Ballisat
Sunbeam Tiger Ford 4.3L V8 37
52 P
3.0
49 Bandiera del Regno Unito Standard Triumph Bandiera degli Stati Uniti Michael Rotschild
Bandiera degli Stati Uniti Bob Tullius
Triumph Spitfire Triumph 1.1L I4 23
53 P
3.0
42 Bandiera del Regno Unito Lawrence Tune Engineering Bandiera del Regno Unito Chris J. Lawrence
Bandiera del Regno Unito Gordon Spice
Deep Sanderson 301 BMC 1.3L I4 13
54 GT
1.6
38 Bandiera della Francia Royal Elysées Bandiera della Francia René Richard
Bandiera della Francia "Pierre Gelé"
Lotus Elan Lotus 1.6L I4 7
55 P
5.0
58 Bandiera degli Stati Uniti North American Racing Team (NART) Bandiera del Regno Unito David Piper
Bandiera dell'Austria Jochen Rindt
Ferrari 250 LM Ferrari 3.3L V12 0

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

  • Pole Position - numero 19 SpA Ferrari SEFAC - 3:42.0
  • Giro più veloce in gara - numero 10 Ford - 3:49.2
  • Distanza totale coperta - 4695.31 km
  • Media oraria - 195.638 km/h

Vincitori dei Trofei[modifica | modifica wikitesto]

  • Indice di Prestazione - numero 20 SpA Ferrari SEFAC
  • Indice di Efficienza Termica - numero 46 Société des Automobiles Alpine

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (FR) Thierry Chargé, 1964 Ferrari domine Ford, su les24heures.fr, www.les24heures.fr, 13 dicembre 2006. URL consultato il 27 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 13 marzo 2016).
  2. ^ Le diverse configurazioni del circuito, su lemans.org. URL consultato il 24 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 4 maggio 2009).
  3. ^ a b c d e The story of a race - LE MANS 24 HOURS 1964, su sportscars.tv. URL consultato il 27 aprile 2016 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2009).
  4. ^ (EN) Wouter Melissen, AC Shelby Cobra Le Mans, su ultimatecarpage.com, www.ultimatecarpage.com, 22 aprile 2014. URL consultato il 27 aprile 2016 (archiviato dall'url originale l'8 marzo 2016).
  5. ^ Immagini della vettura da www.autodiva.fr
  6. ^ Altre immagini della vettura da www.autodiva.fr
  7. ^ risultati su wspr-racing.com
  8. ^ La Ferrari 250 LM n°58 des 24 heures du Mans 1964, su lemans.slotracing.free.fr. URL consultato il 13 febbraio 2015 (archiviato dall'url originale il 27 aprile 2016).
  9. ^ a b c (EN) Resoconto su www.bigmoneyracing.com, su bigmoneyracing.com (archiviato dall'url originale il 14 marzo 2016).

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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