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Sintesi[modifica | modifica wikitesto]

Il Partito Radicale è un’organizzazione non governativa che lotta in modo nonviolento per creare un corpus di leggi nazionali o internazionali sui diritti umani e per l'affermazione della democrazia e della libertà nel mondo. A dispetto del nome Partito da oltre venti anni non partecipa alle elezioni per creare sinergie tra tutte le forze politiche per il raggiungimento degli obiettivi delle proprie mozioni congressuali.

Nasce nel 1955 in Italia da una scissione del Partito Liberale[1][2] con l’obiettivo di dare piena attuazione alla Costituzione e l’effettiva realizzazione di uno Stato di diritto.[3] Nei primi anni, il Partito ha il suo riferimento culturale nel settimanale Il Mondo diretto da Mario Pannunzio e negli “Amici del Mondo”,[4] un gruppo di intellettuali di tradizione socialista, liberale ed azionista, tra cui Ernesto Rossi, promotori di una politica anticlericale e anti-partitocratica in contrapposizione sia alla Democrazia Cristiana che al Partito Comunista.

Nel 1962 a seguito del caso Piccardi e delle divergenze tra i dirigenti, il partito, apparentemente giunto al capolinea[5] è preso in mano dalla componente fino a quel momento minoritaria chiamata Sinistra Radicale[6] che ha come leader Marco Pannella.[7] Il Partito si attiva per contestare la revisione dei Patti Lateranensi, promuove la prima raccolta di firme per un referendum abrogativo del Concordato[8] (bocciato dalla Corte Costituzionale[9]), conduce campagne di denuncia sui finanziamenti occulti alla politica,[10] per l’affermazione dell’antimilitarismo e la difesa dei diritti civili. Per evitare le spinte partitocratiche interne, viene abbandonata la precedente struttura organizzativa di stampo socialista-liberale in favore di un modello libertario e anti-gerarchico per cui nei congressi annuali sono rinnovati gli organi statutari e decise le mozioni di indirizzo politico, prevedendo libertà di iscrizione e divieto di espulsione per chiunque, anche se iscritti ad altri partiti.[11]

Sul finire degli anni settanta il Partito è impegnato nelle campagne referendarie sul divorzio e aborto (insieme alla Lega Italiana per l'Istituzione del Divorzio[12] e il Centro Italiano Sterilizzazione e Aborto[13]), così come sui fronti dell’anti-proibizionismo, anti-militarismo e obiezione di coscienza, sul femminismo e le libertà sessuali dando vita anche al primo movimento italiano per i diritti degli omosessuali (realizzando un patto federativo con il Movimento di Liberazione della Donna[14] e il Fronte Unitario Omosessuali Rivoluzionari Italiani[15]), la riforma del diritto di famiglia, l’estensione del voto ai diciottenni. Ad un panorama antagonista carico di odio e violenza che sfocia nel terrorismo rosso e nero, il Partito Radicale contrappone la nonviolenza gandhiana, con i suoi mezzi atipici di azione politica, come le disobbedienze civili, le autodenunce[16], i sit-in, le maratone oratorie, le manifestazioni in fila indiana[17] e moderne forme di comunicazione politica.[18]

Le elezioni del 1976 vedono l’ingresso nel Parlamento italiano[19] di una piccola pattuglia di radicali candidati in liste autonome con il simbolo della Rosa nel Pugno[20]. Questa nuova fase vede i radicali portare nuovi metodi di lotta in Parlamento con l'uso massivo dell’ostruzionismo[21] e la promozione di iniziative legislative trasversali[22] e la «doppia tessera»[23] come attestazione di impegno comune su battaglie condivise in contrapposizione agli schieramenti prestabiliti su base ideologica. Sul fronte istituzionale i parlamentari radicali si battono per la riforma dell’ordinamento carcerario, la limitazione della carcerazione preventiva, la smilitarizzazione del Corpo degli agenti di custodia.[24] I radicali usano il seguito popolare riscosso nelle piazze per fare ampio ricorso allo strumento referendario.[25][26]

Negli anni più duri del terrorismo, i radicali da soli denunciano il compromesso storico[27] in cui al governo si ritrovano insieme democristiani e comunisti, socialisti e laici praticamente senza contestazioni ed alternative, e addirittura aprono un dialogo, nella più pura tradizione gandhiana, con i violenti e i terroristi.[28][29] Viene poi alla luce, proprio grazie alle inchieste dei radicali, che ampie aree del terrorismo politico sono strettamente interrelate con la massoneria,[27] i servizi segreti e altri apparati dello Stato.[30]

L’ingresso dei radicali in Parlamento apre una nuova era anche nella comunicazione politica italiana. Il Partito Radicale rifiuta di usare il finanziamento pubblico[31] per le proprie attività politiche, in quanto distorsivo del rapporto tra iscritti e dirigenti, ma non può rifiutarlo a favore dei cittadini, quindi decide di finanziare prima una serie di iniziative specifiche, come ad esempio un fondo per le vittime del terrorismo,[32] e poi un'emittente radiofonica al servizio di tutti i cittadini e di tutte le parti politiche, nasce così Radio Radicale[33] su cui si riversa il finanziamento pubblico[34] spettante al partito. La Radio avvia le trasmissioni con l’obiettivo della divulgazione pubblica (anche in forma un po’ piratesca all’inizio[35]) dei dibattiti parlamentari e poi si apre alla registrazione non solo della vita politica del Partito Radicale stesso ma anche di tutti gli altri partiti e organizzazioni, rendendo effettivo il “mantra” einaudiano del “conoscere per deliberare”.[36][37]

Fin dagli anni ‘60, e per tutti gli anni ‘70 e ‘80 l’impegno dei militanti radicali sul fronte internazionale si rivolge al deficit democratico dei paesi dell’Est. Si organizzano manifestazioni e azioni non-violente di disobbedienza civile che si concludono con arresti e detenzioni. Il Partito Radicale, e Marco Pannella personalmente, di mobilitano sulla campagna per un intervento straordinario “contro lo sterminio per fame e sottosviluppo nel mondo”,[38] che darà luogo al settore della cooperazione internazionale e anticipando in modo quasi profetico le ondate migratorie degli anni recenti. Gli anni ‘80 sono per i radicali un periodo di transizione in cui alla lotta contro l’autoritarismo si associa un'analisi dello Stato Italiano che vede nelle difficoltà della Giustizia uno dei principali ostacoli alla completa attuazione della Costituzione.[39] Il Partito segue il mondo della giustizia, dando attenzione all’esecuzione penale nelle carceri, allo svolgimento dei processi ad iniziare da quelli per terrorismo o mafia, e alla formazione delle leggi considerate «criminogene». I radicali diventano così il bastione del garantismo italiano.[40] La vasta eco della battaglia politica e giudiziaria di Enzo Tortora[41], che si dimetterà da parlamentare eletto con il Partito Radicale, per farsi arrestare e processare, porta ai radicali molti consensi e li candida come una forza politica di tutto rilievo all’interno del panorama dei partiti italiani.

Il comportamento elettorale dei radicali è sempre stato tutt’altro che lineare, non si presentano volontariamente nei primi 20 anni di vita e successivamente, in molte occasioni, non presentano liste,[42] oppure si limitano a sostenere specifici candidati di altri partiti, mentre talvolta si presenta con apparentamenti e in altre occasioni presenta il proprio simbolo ma per fare però campagna elettorale per l’astensione.

In questa fase in cui il Partito vede continuamente crescere il proprio consenso elettorale ma lo disperder per evitare spinte partitocratiche interne, nel XXXV Congresso del 1989,[43] tenuto per la prima volta fuori dai confini nazionali a Budapest, si consuma uno strappo tra quanti vorrebbero sfruttare il Partito nel panorama politico nazionale, e chi, come il leader storico Marco Pannella, preferisce sostenere le caratteristiche innovative del partito libertario come strumento di lotta politica non di parte, riservando gli interventi elettorali a specifici progetti locali o tematici senza usare il nome e il simbolo del Partito stesso.

La mozione politica del’89 esplicita le caratteristiche che nei venti anni precedenti avevano connotato l’attività del Partito secondo una concezione propriamente pannelliana: la non-violenza gandhiana come strumento di lotta politica, la transnazionalità della visione e la dimensione inclusiva del transpartitismo. Per rafforzare quest’ultima condizione, invece della «doppia tessera», il congresso a larga maggioranza decide che il Partito non si presenti più alle elezioni sottraendosi così alla competizione con gli altri partiti per stimolarne piuttosto la cooperazione.[44] La realizzazione del nuovo simbolo in cui viene raffigurato il volto stilizzato di Gandhi composto dalle scritta “Partito Radicale” in differenti grafismi e lingue inscritta in un ottagono[45] è il punto di non ritorno nella trasformazione del Partito da strumento elettorale, intriso da connotazioni ideologiche di stampo liberale e socialista, in uno strumento di lotta politica completamente al servizio delle campagne adottate. La decisione provoca grande polemica all’interno del Partito. Una parte dei radicali storici abbandoneranno il Partito per continuare la propria attività in altri partiti o ritirarsi a vita privata.[46][47] Molti radicali però si impegnano ancora attivamente in politica, talvolta supportati anche dal Partito, cercando ospitalità nei partiti tradizionali o creando nuove liste elettorali spesso tematiche (ecologisti, antiproibizionisti[48], ecc. ).[49]

Il Partito vive un lungo periodo di interesse nei confronti delle condizioni dello Stato di diritto e delle democrazie nel Mondo.[50] Pur continuando a trarre le risorse economiche e la militanza nella realtà italiana, anche per la sua commistione con le forme politiche aggregate alle iniziative di derivazione radicale, prima tra tutte quelle di Marco Pannella, il Partito potenzia la sua attività transnazionale nei paesi dell’Est.[51][52] A metà degli anni ‘90 il Partito fonda e usa il Sistema Telematico Multilingue,[53] un software di connessione su cui viene sviluppata Agorà Telematica,[54] che è una delle prime BBS in Italia a permettere connessioni contemporanee dai molti paesi nei quali il Partito apre punti di presenza o sedi.

Nel 1995, dopo un intenso lavoro istituzionale, il Partito, pur mantenendo il modello organizzativo di partito libertario, ma trasformatosi di fatto in una organizzazione non governativa per la promozione dei diritti umani e per l'affermazione della democrazia e della libertà nel mondo, ottiene il riconoscimento dello status consultivo di livello generale al Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) dell’ONU.[55]

All'ONU il Partito porta avanti battaglie di alto profilo come la moratoria della pena di morte e la proposta della sua totale abolizione,[56] l’antiproibizionismo contro le mafie mondiali,[57] la giustizia giusta,[58] la libertà di ricerca scientifica e la battaglia per l’abolizione delle mutilazioni genitali femminili.[59]

Il Partito permette l'accesso alle riunioni dell'organismo mondiale dei popoli non rappresentati, come il Tibetani,[60] gli Uiguri[61] e i Montagnard,[62] ed effettua un monitoraggio attivo dei conflitti contro i paesi dispotici, come nel caso dell'Ucraina contro la Russia[63] o dà voce alla dissidenza contro i regimi totalitari come quello cubano[64] o turco[61]. Per queste sue attività e in particolare per la proposta di un piano di pace nel conflitto ceceno[65] il Partito entrerà in rotta di collisione con la Russia tanto da rischiare una procedura di sospensione e espulsione, da si difenderà positivamente.[66]

A dispetto del loro successo le iniziative del Partito nonviolento transnazionale faticano in Italia a trovare spazio sulla stampa che preferisce una rappresentazione del mondo radicale imperniata sui, talvolta inesistenti, conflitti interni tra le varie personalità del Partito.[67][68] L'inadeguata rappresentazione delle iniziative radicali viene minuziosamente verificata attraverso la fondazione del  Centro d’Ascolto dell’Informazione Radiotelevisiva [69], e produce numerose condanne e risarcimenti da parte della Televisione di Stato.[70] Le iniziative del Partito sono confuse dalla stampa con quelle del leader storico Marco Pannella e delle sue vicissitudini elettorali. Ulteriore confusione viene dal fatto che a partire dagli anni 2000, piuttosto che rafforzare la sua espansione all’esterno dell’Italia, il Partito preferisce concentrarsi sul «caso Italia»[71] come emblematico del decadimento di un sistema politico costituzionale in una «democrazia reale», ovvero in una democrazia nella forma ma in cui nella sostanza le stesse istituzioni agiscono in contrasto con le leggi o la Costituzione.[72] L’Italia rappresenta, secondo il Partito Radicale, l’apogeo del «regime partitocratico» e come tale pronta a diffondere nel mondo «la peste» della «democrazia reale», come viene denunciato nelle sedi internazionali e con la raccolta di un «Libro Giallo de “La Peste Italiana” (Dopo la rovina del Ventennio fascista, il Sessantennio di metamorfosi del Male)».[35]

Nel primo decennio del nuovo millennio il Partito entra in crisi per problemi di governance interna[73] . Lo Statuto adottato nel 1993[74] disegna un'evoluzione molto ambiziosa basata su numerose associazioni tematiche e con organi che si rivelano sovradimensionati. Durante tutto il decennio il Partito supporta le associazioni radicali fornendo risorse economiche e mettendo a disposizione contatti, strumenti e relazioni perché queste svolgano al meglio le loro attività, questo comporta un cospicuo aumento di attività delle associazioni radicali e un contrazione di iniziative del Partito.

Nel 2011 viene eletto nel XXXIX Congresso, un nuovo segretario, il maliano Demba Traoré, che però abbandona il Partito senza dimettersi, richiamato da responsabilità di governo nel suo paese. Con un segretario assente il Partito Radicale è all'impasse e non può praticamente condurre alcuna battaglia autonoma.

Dopo la morte del proprio leader carismatico Marco Pannella nel 2016,, la prima volta nella storia del partito per superare la lunga inazione dovuta all'assenza del Segretario, gli iscritti stessi convocano un Congresso straordinario.

Il XL Congresso tenuto all’interno del carcere di Rebibbia adotta con una schiacciante maggioranza (di oltre 2/3 dei votanti) una mozione «pannelliana» che riassume le tre più recenti lotte di Marco Pannella per il biennio 2017-2018: il proseguimento della battaglia sulla Giustizia Giusta,[75] in particolare per il mezzo della proposta di Amnistia per la Repubblica,[76] la promozione degli Stati Uniti d’Europa[77] come strumento necessario al superamento dei localismi e dei nazionalismi che stanno spezzando il continente, ed infine l’introduzione all’interno della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo del fondamentale Diritto alla Conoscenza come base necessaria della transizione dei paesi verso veri Stati di Diritto.[78]

Per la prima volta nella storia del Partito viene eletta una Presidenza di 16 persone e viene definita come condizione per il proseguimento delle attività del Partito non solo il completo superamento del debito residuo ma anche la necessità di un consistente apporto di nuova militanza per cambiare completamente la composizione del partito con l'iscrizione di almeno 3000 iscritti nell’anno 2017 e nel 2018.

In mancanza di queste condizioni il Congresso ha stabilito che la Presidenza, senza altre formalità, chiuda il Partito.[79]

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    «Solo nel 1976 l’emittente “Radio Radicale” inizia a trasmettere in diretta, senza autorizzazione e rubando il segnale dal circuito interno, i dibattiti delle assemblee di Camera e Senato, inaugurando anche il processo di archiviazione delle “voci” di deputati e senatori, con una sistematica catalogazione.»
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  70. ^ Nel maggio 1998, il Presidente della Commissione di vigilanza, Francesco Storace, denuncia il comportamento della Rai nei confronti dei Radicali in una lettera indirizzata all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni da poco istituita con il compito di garantire il rispetto delle norme sull'informazione politica, parlando di “un’operazione che non esito a definire di autentico genocidio politico-culturale.” Dal 1998 al 2009, l'AGCOM accerta, praticamente in maniera sistematica, squilibri editoriali e violazioni di legge dalle tre emittenti Rai a danno dei Radicali, per un totale di 40 provvedimenti aventi ad oggetto 47 diversi programmi. Altre decine di provvedimenti riguardano le emittenti Mediaset. Questi comportamenti si verificano sia nei telegiornali che nei programmi di approfondimento e nelle tribune politiche, nei momenti decisivi dei periodi elettorali e con lunghe assenze nei periodi non elettorali. Nel triennio 2006-2008, il Tg1 è condannato cinque volte, il Tg2 e il Tg3 quattro volte. Porta a Porta subisce sette condanne; Ballarò cinque; Primo Piano e Telecamere tre; i programmi di Santoro due. Matrix, principale trasmissione di Mediaset, cinque. Infine, l’intera programmazione informativa della Rai è oggetto di richiamo per squilibri nei confronti dei Radicali da parte dell’Autorità nel 1999, nel 2001 e nel 2006, da parte della Commissione parlamentare di vigilanza nel 1997, nel 1998, nel 2001, nel 2002 e nel 2007.
  71. ^ IL CASO ITALIA: (1) Introduzione - LO STATO DELLA GIUSTIZIA IN EUROPA - I· CONVEGNO | RadioRadicale.it, su www.radioradicale.it. URL consultato il 20 marzo 2017.
  72. ^ Marco Pannella, Diritti democratici nella "Democrazia reale", in IL GIORNALE D’ITALIA, 10 ottobre 1989. URL consultato il 20 marzo 2017.
  73. ^ Maurizio Turco, Ai responsabili di Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni, Non c’è pace senza giustizia, Esperanto Radikala Asocio, Nessuno Tocchi Caino, 23 febbraio 2017. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  74. ^ Lorenzo Strik Lievers e Roberto Cicciomessere, Materiali per il dibattito sullo statuto del partito trasnazionale, in XXXVI· CONGRESSO DEL PARTITO RADICALE, 30 aprile 1992. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  75. ^ Giustizia Giusta, su referendumgiustiziagiusta.it. URL consultato il 26 febbraio 2016.
  76. ^ Noi sottoscritti abitanti il territorio italiano ci uniamo alla lotta nonviolenta del leader radicale Marco Pannella affinché nel nostro Paese si affermi la legalità nell’amministrazione della Giustizia....
  77. ^ La battaglia sugli Stati Uniti d'Europa data indietro al 1994 come in Bandinelli Angiolo, Cicciomessere Roberto, Dell'Alba Gianfranco, Dupuis Olivier, Frassineti Luca et al., Atti del convegno “I radicali e la nonviolenza: un metodo, una speranza”, Roma, 29-30 aprile 1988, http://www.radioradicale.it/exagora/stati-uniti-deuropa-subito-0. URL consultato il 26 febbraio 2017.
  78. ^ Per un nuovo diritto umano: il DIRITTO ALLA CONOSCENZA, 3 febbraio 2015.
  79. ^ Partito Radicale, MOZIONE GENERALE DEL 40ESIMO CONGRESSO STRAORDINARIO DEL PARTITO RADICALE NONVIOLENTO, TRANSNAZIONALE E TRANSPARTITO, 3 settembre 2016. URL consultato il 26 febbraio 2017.