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«La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un'epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile.»

Il monumento a Pasolini a Ostia

Nella notte tra il 1º e il 2 novembre 1975 Pasolini fu ucciso in maniera brutale: percosso e travolto dalla sua stessa auto sulla spiaggia dell'Idroscalo di Ostia, località del Comune di Roma. Il cadavere massacrato venne ritrovato da una donna alle 6 e 30 circa. Sarà l'amico Ninetto Davoli a riconoscerlo.[2] L'omicidio fu commesso da un "ragazzo di vita", Pino Pelosi di Guidonia, di diciassette anni, già noto alla polizia come ladro di auto, fermato la notte stessa alla guida dell'auto del Pasolini. Pelosi affermò di essere stato avvicinato da Pasolini nelle vicinanze della Stazione Termini, presso il Bar Gambrinus di Piazza dei Cinquecento, e da questi invitato sulla sua vettura, (un'Alfa Romeo 2000 GT Veloce) dietro la promessa di un compenso in denaro[3].

Dopo una cena offerta dallo scrittore, nella trattoria Biondo Tevere[4] nei pressi della Basilica di San Paolo, i due si diressero alla periferia di Ostia. La tragedia, secondo la sentenza, scaturì a seguito di una lite per pretese sessuali di Pasolini alle quali Pelosi era riluttante, degenerata in un alterco fuori dalla vettura. Il giovane venne minacciato con un bastone del quale si impadronì per percuotere Pasolini fino a farlo stramazzare al suolo, gravemente ferito ma ancora vivo.[5] Quindi Pelosi salì a bordo dell'auto dello scrittore e travolse più volte con le ruote il corpo, sfondandogli la cassa toracica e provocandone la morte.[6] Pelosi venne condannato in primo grado per omicidio volontario in concorso con ignoti e il 4 dicembre del 1976 con la sentenza della Corte d'Appello, pur confermando la condanna dell'unico imputato, riformava parzialmente la sentenza di primo grado escludendo ogni riferimento al concorso di altre persone nell’omicidio.[7]

Teorie del complotto[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni intellettuali e amici dello scrittore ritengono che le circostanze della morte di Pasolini non siano ancora state chiarite. Contraddizioni nelle deposizioni rese dall'omicida, un "chiacchierato" intervento dei servizi segreti durante le indagini e alcuni passaggi a vuoto o poco coerenti riscontrati negli atti processuali, sono fattori che – secondo alcuni tra gli amici più intimi di Pasolini (particolarmente Laura Betti) – lasciano aperte le porte a dubbi. Queste persone ritengono che il Pelosi fosse troppo minuto per sopraffare Pasolini il quale era fisicamente forte ed agile e praticava sport ad un livello quasi agonistico, senza recare sul proprio corpo segni della lotta ingaggiata e neppure tracce di sangue sui vestiti. A bordo dell'autovettura furono rinvenuti alcuni indumenti, tra cui un maglione ed un plantare, di una taglia che non era né di Pasolini né del Pelosi; la giovane cugina di Pasolini, con lui convivente e che aveva personalmente lavato e riordinato l'automobile il giorno prima smentì di aver mai notato quegli oggetti prima. Subito dopo l'arresto, il Pelosi chiese insistentemente ai carabinieri di portargli un anello di scarso valore a suo dire sfilatosi durante la lotta ed effettivamente rinvenuto vicino al cadavere di Pasolini nonché un pacchetto di sigarette ed un accendino da lui lasciati dentro il cruscotto dell'autovettura dove invece non furono rinvenuti.[senza fonte]

Fu appurato che l'anello di cui parlava il Pelosi gli andava stretto, tanto che al momento dell'arresto il giovane aveva ancora il segno dello stesso sul dito al quale abitualmente lo indossava, e pertanto i sostenitori del complotto ritengono impossibile che il monile gli fosse scivolato nel corso della colluttazione. I proprietari della trattoria Biondo Tevere, di cui Pasolini era cliente abituale, furono sentiti pochissime ore dopo l'identificazione del corpo ed entrambi descrissero il giovane con cui Pasolini s'era presentato la sera del delitto come "alto almeno 1,70 e forse di più, con capelli lunghi e biondi, pettinati all'indietro", ovvero completamente diverso da Pelosi, che era assai più basso, tarchiato e con folti capelli neri e ricci, secondo la moda dell'epoca[8].

Due settimane dopo il delitto, apparve un'inchiesta su L'Europeo con un articolo di Oriana Fallaci,[9] che ipotizzava una premeditazione e il concorso di almeno altre due persone.[10] Un giornalista dell'Europeo ebbe alcuni colloqui con un ragazzo che, tra molte esitazioni ed alcuni momenti di isteria, avrebbe dichiarato di aver fatto parte del gruppo che aveva massacrato il poeta; il giovane tuttavia, dopo una iniziale collaborazione avrebbe rifiutato di proseguire oltre o fornire altre informazioni, dileguandosi dopo aver lasciato intendere di rischiare la vita confessando la propria partecipazione e concludendo che non sarebbe stata intenzione del gruppo uccidere il poeta, ma che si sarebbe trattato di una rapina degenerata, concludendo "je volevamo solà er portafoglio" ("volevamo rubargli il portafoglio)[11]. Diversi abitanti delle numerose abitazioni abusive esistenti in via dell'Idroscalo confidarono in seguito alla stampa di aver sentito urla concitate e rumori - indizio della presenza di ben più di due persone sul posto - ed invocazioni disperate di aiuto da parte del Pasolini la notte del delitto, ma senza che alcuno fosse intervenuto in suo soccorso. Sembra che la zona non fosse ignota al Pasolini, che già varie volte vi si era recato con altri partner e addirittura, stando a quanto la Fallaci affermò, avrebbe talvolta affittato per qualche ora una delle abitazioni del posto per trascorrervi momenti di intimità[11].

Funerali di Pasolini, novembre 1975. Accanto al feretro, Franco Citti; sullo sfondo, Enrico Berlinguer.

Enzo Siciliano, amico dello scrittore, ha scritto una sua biografia, nella quale sostiene che il racconto dell'imputato presentava delle falle, fra l'altro, perché il bastone di legno - in realtà, una tavoletta di legno utilizzata precariamente per indicare il numero civico e l'abitazione di una delle baracche - a lui sembrava marcita per l'umidità e troppo deteriorata per costituire l'arma contundente che aveva causato le gravissime ferite riscontrate sul cadavere del poeta e rimarcando l'impossibilità, per un giovane minuto come il Pelosi, di sopraffare un uomo agile e forte come Pasolini senza presentare né tracce della presunta lotta, né macchie di sangue sulla sua persona o sugli indumenti.[12]

Il film Pasolini, un delitto italiano, di Marco Tullio Giordana, uscito nel ventennale del delitto, è sceneggiato come un'inchiesta e arriva alla conclusione che Pelosi non fosse solo. Lo stesso Giordana però ha precisato, in un'intervista al Corriere della sera, che non intendeva sostenere a tutti i costi la matrice politica nel delitto. Ha dichiarato inoltre di non escludere altre possibilità, per esempio quella di un incontro omosessuale di gruppo degenerato in violenza.[13][14]

Quasi a suffragare i dubbi degli scettici, Pelosi, dopo aver mantenuto invariata la sua assunzione di colpevolezza per trent'anni, fino al maggio 2005, a sorpresa, nel corso di un'intervista televisiva,[15] ha affermato di non essere l'esecutore materiale del delitto di Pier Paolo Pasolini, e ha dichiarato che l'omicidio era stato commesso da altre tre persone, giunte su una autovettura targata Catania, che a suo dire parlavano con accento "calabrese o siciliano" e, durante il massacro, avrebbero ripetutamente inveito contro il poeta gridandogli " jarrusu" (termine gergale siciliano, utilizzato in senso dispregiativo nei confronti degli omosessuali). Ed infatti, era giunta a suo tempo alle autorità una lettera anonima in cui si affermava che, la sera della morte di Pasolini, la sua auto era stata seguita da una Fiat 1300 targata Catania di cui erano indicate le prime quattro cifre, ma nessuno si preoccupò mai di effettuare una verifica presso il Pubblico Registro Automobilistico (PRA). Ha poi fatto i nomi dei suoi presunti complici solo in un'intervista del 12 settembre 2008 pubblicata sul saggio d'inchiesta di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza "Profondo Nero" (Chiarelettere 2009). Ha aggiunto inoltre di aver celato questa rivelazione per timore di mettere a rischio l'incolumità della propria famiglia ma di sentirsi adesso libero di poter parlare, dopo la morte dei genitori.

È da notare che, poco dopo la morte di Pasolini, un agente di polizia che operava sotto copertura in una indagine nel mondo della malavita romana avrebbe avuto modo di raccogliere le confidenze di due giovanissimi fratelli di origine catanese, che si sarebbero vantati con lui di aver partecipato al massacro unitamente ad altri. I due giovani conoscevano il Pelosi, del quale erano vicini di casa e frequentavano un centro ricreativo che il giovane reo confesso aveva a sua volta frequentato e che era ritenuto dalla polizia una "copertura" per attività di gruppi dell'estrema destra. Tuttavia, le indagini non furono mai approfondite per mancanza di prove; entrambi i giovani morirono all'inizio degli anni Ottanta. Sentiti in merito, i due fratelli, appena quindicenni, non negarono di aver fatto una simile confidenza, ma sostennero di aver compreso che il loro interlocutore era un agente sotto copertura e di aver voluto prenderlo in giro, millantando fatti inverosimili. Il loro alibi per quella notte risultò comunque assai dubbio.[senza fonte]

A trent'anni dalla morte, assieme alla ritrattazione del Pelosi, è emersa la testimonianza di Sergio Citti, amico e collega di Pasolini, su una sparizione di copie dell'ultimo film Salò e su un eventuale incontro con dei malavitosi per trattare la restituzione. Sergio Citti morì per cause naturali alcune settimane dopo.[16][17]

Pier Paolo Pasolini tra Ferdinando Adornato e Walter Veltroni alla manifestazione in sostegno del movimento antifranchista davanti all'Ambasciata di Spagna a Piazza di Spagna a Roma il 24 settembre 1975[18]

Un'ipotesi molto più inquietante lo collega invece alla "lotta di potere" che prendeva forma in quegli anni nel settore petrolchimico, tra Eni e Montedison, tra Enrico Mattei e Eugenio Cefis. Pasolini, infatti, si interessò al ruolo svolto da Cefis nella storia e nella politica italiana: facendone uno dei due personaggi "chiave", assieme a Mattei, di Petrolio, il romanzo-inchiesta (uscito postumo nel 1992) al quale stava lavorando poco prima della morte. Pasolini ipotizzò, basandosi su varie fonti, che Cefis alias Troya (l'alias romanzesco di Petrolio) avesse avuto un qualche ruolo nello stragismo italiano legato al petrolio e alle trame internazionali. Secondo autori recenti[19] e secondo alcune ipotesi suffragate da vari elementi, fu proprio per questa indagine che Pasolini fu ucciso.[20]

Altri collegano la morte di Pasolini alle sue accuse a importanti politici di governo di collusione con le stragi della strategia della tensione.[21] Walter Veltroni il 22 marzo 2010 ha scritto al Ministro della Giustizia Angelino Alfano una lettera aperta, pubblicata sul Corriere della sera, chiedendogli la riapertura del caso sottolineando che Pasolini è morto negli anni '70, "anni cui si facevano stragi e si ordivano trame".[22] Il 1º aprile del 2010, l'avvocato Stefano Maccioni e la criminologa Simona Ruffini hanno raccolto la dichiarazione di un nuovo testimone che ha aperto indagini[23] che sono state definitivamente archiviate all'inizio del 2015. Le nuove indagini non hanno portato infatti a nulla di nuovo rispetto alla sentenza, se non ad alcune tracce di Dna sui vestiti dello scrittore. Tracce però di impossibile attribuzione e impossibili da collocare temporalmente, se durante il delitto o prima di questo.[24][25]

Contro le teorie del complotto[modifica | modifica wikitesto]

«Il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità. Che bello se mentre siamo qui a parlare qualcuno in cantina sta facendo i piani per farci fuori. È facile, è semplice, è la resistenza.»

Altri intellettuali, invece, sostengono la verità giudiziaria, o comunque non credono a complotti. Si tratta di scrittori e amici di Pasolini che ritengono del tutto inattendibile, per molti motivi, la ritrattazione di Pelosi a distanza di trent'anni. In linea generale, sono gli stessi che rifiutano la lettura politica militante delle opere di Pasolini e l’immagine edulcorata del personaggio che porta a farne "un santo e un martire".[27] Essi privilegiano, invece, una chiave interpretativa dell’uomo e dell'opera legata alla sua particolare omosessualità, vissuta senza fermarsi di fronte a pratiche estreme e violente, anche con i minori.[14][27][28][29]

Sono le basi da cui partono Edoardo Sanguineti (che definisce il suo comportamento “suicidio per delega"), Franco Fortini e il curatore dell’opera omnia Walter Siti per sostenere che in generale la sua scrittura presenta un forte contenuto autobiografico e che in particolare alcune opere sono una sorta di autobiografia originata da una tendenza sadomasochista votata all’autodistruzione.[28][30][31]

Sono le stesse basi che utilizzano Nico Naldini, cugino di primo grado di Pasolini, anch’egli omosessuale, poeta e scrittore, nonché suo collaboratore in tutti i film, e Marco Belpoliti per dire che con le teorie del complotto si manifesta la resistenza della sinistra e di alcuni amici ad accettare la particolare omosessualità dello scrittore riducendola a una sorta di vizietto, una pratica privata di cui non si deve parlare, mentre invece costituisce la sostanza su cui egli ha fondato la sua opera e la sua critica della società.[32][33] Naldini, che definisce le teorie del complotto "bufale che si inseguono e che si divorano l'un l'altra",[34] e "delirio che continua da molti anni e non è ancora del tutto passato",[35] nel suo libro "Breve vita di Pasolini", scrive che l'attrazione per quel tipo di ragazzi gli faceva perdere il senso del pericolo.[36] Un senso che avrebbe invece dovuto tenere ben presente, vista anche la sua costituzione fisica assai minuta (era alto 1,67 cm e pesava 59 kg)[37] che lo portava ad essere facile oggetto di lesioni, anche da parte di ragazzini.[29] Per diversi motivi, tra cui il fatto che lo scrittore, da tempo, aveva adottato il sadomasochismo, anche con rituali feticistici (le corde per farsi legare e così immobilizzato in una sorta di scena sacrificale farsi percuotere fino allo svenimento),[14] Naldini ritiene che abbiano purtroppo ragione coloro che dicono che, suo cugino, in fondo, se la sia cercata.[34] La sua morte è spiegata dal fatto che viveva una vita violenta: per questo egli pensa che sia allo stesso tempo tragico e ridicolo volerlo trasformare in una specie di santo laico.[14]

La tomba di Pier Paolo Pasolini disegnata dall'architetto Gino Valle, a Casarsa della Delizia. La lapide a fianco è della madre Susanna. Il padre giace in un'altra tomba.

Anche per il critico Giancarlo Vigorelli, scopritore di Pier Paolo Pasolini sin da quand’'era un poeta adolescente, si tratta di omicidio omosessuale. Egli considerava Pasolini un uomo pieno di contraddizioni non tanto perché cercasse il sesso occasionale, ma per la violenza, “per il modo bestiale in cui si consumava durante nottate di violenza che non comprendevo. Fino alle sette di sera era una persona, dopo era tutt'altra… a me gelava il sangue quando lo vedevo il giorno dopo le sue avventure notturne pieno di graffi e lividi”.[38]

Ferdinando Camon, la cui prefazione dei primi libri è stata scritta da Pasolini, afferma che lo scrittore è morto come ha rischiato tante volte di morire. Egli sostiene che le teorie del complotto rispondono al desiderio di alcuni amici di Pasolini di mondarlo dalla morte per omosessualità, vissuta anche comprando minorenni, per consegnarlo alla storia come morto per antifascismo.[39] Sulle stesse posizioni, contro le teorie del complotto, si trovano anche Guido Santato, considerato il maggior studioso di Pasolini,[40] e l'italianista Bruno Pischedda il quale aggiunge che queste teorie sono anche un tentativo di preservarne la statura di vate, un modo per custodire un'immagine mitica, consacrata, ponendola fuori e al di sopra di qualsiasi giudizio.[41] Anche se la tendenza a credere nelle teorie del complotto, secondo Pierluigi Battista, prescinde dalla storia personale dello scrittore, e deriva dal fatto che "i gialli sono sempre più avvincenti della piattezza delle trame realistiche".[42]

Il 31 ottobre 2000, ai microfoni di Radio Radicale, Giuseppe Zigaina rievoca le circostanze della scomparsa di Pasolini. Dal confronto con la simbologia presente in gran parte delle sue opere egli ha dedotto che Pasolini ha «progettato per quindici anni la sua morte»

A prescindere dai fatti e dalle reali responsabilità che hanno condotto alla sua morte, la fine di Pasolini sembra essere emblematica, al punto che la sua morte è stata paragonata a quella di Caravaggio:

«Secondo me c'è una forte affinità fra la fine di Pasolini e la fine di Caravaggio, perché in tutt'e due mi sembra che questa fine sia stata inventata, sceneggiata, diretta e interpretata da loro stessi.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alberto Moravia, Un poeta e narratore che ha segnato un’epoca, su pasolini.net. URL consultato il 24 luglio 2013.
  2. ^ Siciliano, p. 11-12
  3. ^ Sentenza della Corte di Cassazione - Processo a Pino Pelosi per l'assassinio di Pasolini - Pagine corsare
  4. ^ Bellezza, p. 27
  5. ^ Siciliano, p. 15
  6. ^ {http://www.pasolini.net/processi_pelosi_sentenza02.htm
  7. ^ Siciliano, p.391
  8. ^ Stefano Maccioni, D. Valter Rizzo, Simona Ruffini. Nessuna pietà per Pasolini, Editori Internazionali Riuniti, 2011, ISBN 978-88-359-9096-3
  9. ^ Oriana Fallaci, È stato un massacro, su pasolini.net. URL consultato il 27 luglio 2013.
  10. ^ Oriana Fallaci, Oriana Fallaci: la mia verità negata sulla morte di Pasolini, su lamescolanza.com. URL consultato il 27 luglio 2013.
  11. ^ a b Dossier delitto Pasolini, Kaos edizioni, seconda edizione aggiornata 2008. ISBN 978-88-7953-198-6
  12. ^ Siciliano, p. 18-22
  13. ^ Un film di Marco Tullio Giordana:Pasolini, un delitto italiano, su pasolini.net. URL consultato il 27 luglio 2013.
  14. ^ a b c d " Morte senza complotti "
  15. ^ Fonte: Corriere della Sera
  16. ^ Testimonianza di Citti il 30 maggio 2005, su pasolini.net. URL consultato il 27 luglio 2013.
  17. ^ Morte di Sergio Citti, su corriere.it. URL consultato il 27 luglio 2013.
  18. ^ https://www.youtube.com/watch?v=87Ol4bwUXXw
  19. ^ 'Borgna e Lucarelli: Così morì Pasolini' su MicroMega
  20. ^ cfr. per esempio il volume di Gianni D'Elia, Il petrolio delle stragi, Effigie, Milano 2006, nonché Giallo Pasolini di Carla Benedetti su L'Espresso.
  21. ^ Io so i nomi dei responsabili... di Susanna Cotugno (morte di Pasolini)
  22. ^ «Il sangue, i vestiti, il plantare Riapriamo il caso Pasolini» - Corriere della Sera
  23. ^ Pasolini, spunta un testimone "Forse nuove piste nell'indagine", in la Repubblica, 1º aprile 2010. URL consultato il 14 agosto 2013.
  24. ^ Pasolini, naufraga anche la nuova inchiesta - Cronache - iltempo
  25. ^ Corriere Roma: ultime notizie Roma e provincia
  26. ^ L'ultima intervista di Pier Paolo Pasolini, su sagarana.it. URL consultato il 21 gennaio 2014.
  27. ^ a b Pasolini in salsa piccante, Guanda, p. 95 e 96
  28. ^ a b PIER PAOLO PASOLINI: LIFE AND WORKS: Carla Benedetti su Venerdì di Repubblica 8 giugno 2012
  29. ^ a b Memorie del reduce Arbasino : minima&moralia
  30. ^ Italica - Pasolini Pier Paolo: Intervista a Walter Siti
  31. ^ Sanguineti: Pasolini? Un reazionario illeggibile. Corriere della sera
  32. ^ Pasolini, è ora di seppellire il complotto - LASTAMPA.it
  33. ^ Il corpo insepolto di Pasolini | Nazione Indiana
  34. ^ a b Corriere della Sera - «Aveva ragione Andreotti. Pier Paolo se l’è cercata»
  35. ^ Nico Naldini, Breve vita di Pasolini, Guanda p. 119
  36. ^ Nico Naldini, Breve vita di Pasolini, Guanda p. 138
  37. ^ http://www.pasolini.net/processi_pelosi_sentenza02.htm
  38. ^ L'omicidio di Pasolini Notte masochista con finale annunciato - IlGiornale.it
  39. ^ Ferdinando Camon - Com'è morto Pasolini
  40. ^ Pier Paolo Pasolini: Mistero sulla morte di Pasolini? Santato non crede al complotto, 26 giugno 2013
  41. ^ Pasolini: dal mito della morte al mito del morto, di Bruno Pischedda
  42. ^ Notizie di libri e cultura del Corriere della Sera
  43. ^ italialibri.net: "Pasolini secondo Federico Zeri"

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Bibliografia su Pier Paolo Pasolini.
  • I luoghi di Pasolini, Silvana Editoriale & Centro Studi Pier Paolo Pasolini, 2010 ( testo di Luciano Serra e fotografie di Andrea Paolella)
  • Guido Mazzon e Guido Bosticco, PPP. Il mondo non mi vuole più e non lo sa, Como-Pavia, Ibis Edizioni, 2012. ISBN 978-88-7164-379-3.
  • Elio Filippo Accrocca (a cura di), Ritratti su misura di scrittori italiani : notizie biografiche, confessioni, bibliografie di poeti, narratori e critici, Venezia, Sodalizio del Libro, 1960, ISBN non esistente.
  • Dario Bellezza, Morte di Pasolini, Milano, Mondadori, 1995, ISBN 88-04-39449-8.
  • Marco Antonio Bazzocchi, Pier Paolo Pasolini, Bruno Mondadori, 1º gennaio 1998, ISBN 88-424-9460-7. URL consultato il 21 luglio 2013.
  • Laura Betti e Fernando Bandini (a cura di), Pasolini: cronaca giudiziaria, persecuzione, morte, Garzanti, 1978.
  • Franca Faldini, Goffredo Fofi (a cura di), L'avventurosa storia del cinema italiano, volume 2, 1960-1969, vol. 2, Milano, Feltrinelli, 2011 [1981], ISBN 978-88-95862-48-4.
  • Robert S. C. Gordon, Pasolini: Forms of Subjectivity, Oxford, Oxford University, 1996, ISBN 0-19-815905-6.
  • Serafino Murri, Pier Paolo Pasolini, Milano, Il Castoro, 1995, ISBN 88-8033-025-X.
  • Nico Naldini (a cura di), Lettere : 1940-1954 / Pier Paolo Pasolini, Torino, Einaudi, 1986, ISBN 88-06-59331-5.
  • Nico Naldini (a cura di), Lettere : 1955-1975 / Pier Paolo Pasolini, Torino, Einaudi, 1986, ISBN 88-06-59953-4.
  • Nico Naldini (a cura di), Vita attraverso le lettere, Torino, Einaudi, 1994, ISBN 88-06-13580-5.
  • Enzo Siciliano, Vita di Pasolini, 2ª edizione, Milano, Rizzoli, 1978, ISBN non esistente.
  • Piero Spila, Pier Paolo Pasolini, Gremese Editore, 1999, ISBN 88-7742-195-9. URL consultato il 26 luglio 2013.
  • Andrea Zanzotto e Nico Naldini (a cura di), Pasolini, Poesie e pagine ritrovate, Lato Side, 1980.
  • Pierluigi Sassetti, "La pedagogia perversa. Tra Pasolini e Lacan", Editrice Clinamen 2004

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]