Giuseppe De Gol

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Giuseppe De Gol
NascitaStrigno, 29 agosto 1882
MorteAlbaredo, 14 novembre 1915
Luogo di sepolturaCimitero comunale di Strigno
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Austria-Ungheria Impero austro-ungarico
Bandiera dell'Italia Italia
Forza armataImperial regio Esercito austro-ungarico
Regio Esercito
CorpoKaiserjäger
Alpini
Unità56ª Compagnia, Battaglione alpini "Verona", 6º Reggimento alpini
Reparto6º Reggimento alpini
Anni di servizio1914-1915
GradoSottotenente di complemento
GuerrePrima guerra mondiale
Decorazionivedi qui
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1]
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Giuseppe Degol (Strigno, 29 agosto 1882Albaredo, 14 novembre 1915) è stato un militare italiano. Nato in territorio soggetto alla giurisdizione dell'Impero austro-ungarico, prese parte alla prima guerra mondiale nelle file del Regio Esercito italiano. Decorato con medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Strigno (Provincia di Trento), allora parte dell'Impero austro-ungarico, il 29 agosto 1882,[1] figlio di Pietro[N 1] e Brisida Tommaselli.[2] Tra il 1903 e il 1905 prestò servizio nell'1º Reggimento Tiroler Kaiserjäger dell'Imperial regio Esercito austro-ungarico. In seguito si trasferì in Australia dove esercitò con successo la professione di commerciante di perle e diamanti. Nell'agosto 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, mosso da sentimenti Irredentisti, lasciò moglie e figlia ritornando in Italia. All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia si arruolò volontario nel Regio Esercito, assegnato, col proprio nome,[N 2] alla 56ª Compagnia del Battaglione alpini "Verona", inquadrato nel 6º Reggimento alpini.[3] Combatté nella zona del Monte Altissimo, distinguendosi subito per le audaci imprese di ricognizione.[N 3] Dopo aver frequentato un corso per allievi ufficiali di complemento, nel mese di settembre fu nominato aspirante, ritornando in servizio presso il Battaglione alpini "Verona" come comandante di una sezione di mitragliatrici.[1]

La sera del 14 novembre 1915,[1] al comando di 15 uomini, si incaricò volontariamente di portarsi oltre la linea delle vedette su quota 757 di Corna Calda (Albaredo, Trentino),[1] per conoscere la consistenza di un posto avanzato nemico posto a quota 664, ed eventualmente occuparlo.[1] Raggiunta quota 664 i soldati si avvicinarono alla postazione nemica, composta da una postazione per sentinella e da una baracca, ma dopo aver superato i reticolati furono avvistati dalla sentinella che diede l'allarme e iniziò a sparare gettando anche una bomba a mano.[1] Colpito al petto continuò a dirigere il combattimento fino al suo termine, e subito dopo morì.[1] Il suo corpo fu inizialmente sepolto a quota 461, venendo traslato dopo la fine della guerra nel suo paese natale.[1] Alla sua memoria fu concessa dapprima la medaglia d'argento al valor militare, successivamente tramutata in medaglia d'oro, e ricevette la promozione postuma a sottotenente.[1]

A lui è intitolata una Caserma,[2] ormai in disuso, a Strigno (TN).[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Trentino di nascita, di classe anziana, ma ancora vincolato al servizio militare nell’esercito austriaco, lasciava in Australia, dove aveva stabilito i propri interessi, la moglie e i figli colà residenti, per venire a combattere, volontario, l'ultima guerra d'indipendenza. Si distinse per audaci imprese di ricognizione, condotte sempre a termine con felice risultato, nelle quali catturò diverse pattuglie avversarie. Comandante di una grossa pattuglia scelta, si slanciava alla testa dei suoi uomini all'attacco di un nucleo di nemici in forte posizione. Colpito mortalmente al petto, continuò ad incitare i suoi uomini a perseverare nell'azione, e col suo esempio eroico e con la sua parola, seppe infondere in essi tanto slancio ed ardire, che essi, sebbene di gran lunga inferiori di numero, in un nuovo e più furioso assalto, riuscirono a sloggiare il nemico ed a volgerlo in fuga. Esausto, esalava l'ultimo respiro al grido di "Viva l'Italia!". Corna Calda (Albaredo-Trentino), 14 novembre 1915.»
— Regio Decreto 31 maggio 1923[1]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Trentino di nascita, suddito e già soldato austriaco, lasciava in Australia e la moglie e i figli colà residenti, per venire a combattere volontario l'ultima guerra dell'indipendenza. Si distinse per audaci imprese di ricognizione e riuscì a catturare diverse pattuglie nemiche. Comandante a sua volta di pattuglia, si slanciava in testa ai suoi uomini alla cattura di una piccola guardia nemica. Colpito mortalmente, continuava ad incitare i propri uomini a perseverare nell'azione, ed esalava l'ultimo respiro al grido di "Viva l'Italia!". Corna Calda, 14 novembre 1915.»
— Decreto Luogotenenziale del 1 ottobre 1916[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Di professione agricoltore.
  2. ^ In quanto nato in territorio austro-ungarico se fosse stato catturato sarebbe stato considerato un traditore, e quindi condannato a morte per impiccagione.
  3. ^ Nel corso dell'estate del 1915 si fece notare per aver catturato da solo 8 soldati austriaci. Il colonnello Ugo Porta, comandante del 6º Reggimento alpini, quando fu promosso maggior generale, conoscendo il suo valore, gli regalò la propria pistola.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l Bianchi, Cattaneo 2011, p. 102.
  2. ^ a b Il Foglio di Strigno, n.1 luglio 2011, p. 27.
  3. ^ Bianchi, Cattaneo 2011, p. 101.
  4. ^ Bollettino Ufficiale 1923, pag.1581.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Roberto Giardina, 1914 la grande guerra: L'Italia neutrale spinta verso il conflitto, Reggio Emilia, Imprimatur s.r.l., 2014, ISBN 88-6830-159-8.
  • (EN) John R. Schindler, Isonzo: The Forgotten Sacrifice of the Great War, Westport, Praeger Publishers, 2001, ISBN 0-275-97204-6.
Periodici
  • Andrea Tomaselli, Quale futuro per la caserma Degol, in Il Foglio di Strigno, n. 1, Strigno, Amministrazione Comunale di Strigno, luglio 2011, p. 19-27.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]