Enrico di Guisa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Enrico I di Guisa
Ritratto di Enrico di Guisa del 1585 circa, Museo Carnavalet
Duca di Guisa
Stemma
Stemma
In carica18 febbraio 1563 –
23 dicembre 1588
PredecessoreFrancesco I
SuccessoreCarlo I
NascitaJoinville, 31 dicembre 1550
MorteCastello di Blois, 23 dicembre 1588 (37 anni)
DinastiaGuisa
PadreFrancesco I di Guisa
MadreAnna d'Este
ConiugeCaterina di Clèves
FigliCarlo
Luigi
Claudio
Renata
Giovanna
Luisa Margherita
Francesco Alessandro
Religionecattolica

Enrico di Guisa (Joinville, 31 dicembre 1550Castello di Blois, 23 dicembre 1588) è stato un condottiero francese. Fu principe di Joinville, poi terzo duca di Guisa nel 1563, conte d'Eu e pari di Francia, gran maestro di Francia.

Era il figlio primogenito di Francesco I di Guisa, secondo duca di Guisa, assassinato nel 1563 da un gentiluomo protestante, e di Anna d'Este.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto del giovane duca (circa 1568)

Enrico fu posto sotto la tutela dello zio Carlo di Guisa, cardinale di Lorena che s'incaricò della sua istruzione. Interessato al suo apprendistato militare, il cardinale lo spinse a viaggiare in Europa per acquisire esperienza. Sin dall'infanzia, per l'uccisione del padre alle mura d'Orléans, coltivò un odio implacabile per i protestanti.

Al suo ritorno in Francia, il duca di Guisa, ormai adulto, si preparò a diventare il capo della casa di Guisa che rappresentava l'opposizione ultra-cattolica di fronte al partito protestante. Partecipò attivamente alla seconda e terza guerra di religione, al fianco di Enrico duca d'Angiò (futuro re Enrico III). Si distinse nelle battaglie di Jarnac il 13 marzo 1569 e di Moncontour il 3 ottobre 1569 ed acquisì notorietà senza tuttavia superare quella del duca d'Angiò.

Già molto ambizioso a vent'anni, Enrico di Guisa sperava di sposare la principessa Margherita di Valois ma questo matrimonio non si fece per l'opposizione della regina madre, Caterina de' Medici, cosìcchè Enrico sposò il 4 ottobre 1570 Caterina di Clèves, contessa d'Eu e principessa di Château-Renault, figlia di Francesco I, duca di Nevers, dalla quale ebbe quattordici figli.

Alcuni sospettano[senza fonte] che il duca di Guisa fosse stato il mandante dell'assassinio dell'ammiraglio Gaspare di Coligny, capo del partito protestante. Se il duca ha svolto un ruolo in quest'assassinio, lo ha fatto all'ombra dei suoi zii, il duca d'Aumale e il cardinale di Lorena, veri responsabili della casa di Guisa. Durante la Notte di San Bartolomeo, il 24 agosto 1572, Enrico era alla testa dei gruppi armati che dovevano assassinare i principali capi protestanti e vide infatti morire, gettato da una finestra, l'ammiraglio Coligny, quello che considerava l'assassino di suo padre. Quindi Enrico di Guisa inseguì i protestanti piazzati sulla riva sud dopo essere fuggiti da Parigi da una porta non sorvegliata. Il duca di Guisa non era dunque a Parigi quando cominciò il massacro di San Bartolomeo ma vi ritornò solo il giorno successivo, dopo un inutile tentativo di catturare Montgomery.

In seguito il duca di Guisa continuò ad essere il pilastro del cattolicesimo intransigente. A seguito di una ferita al viso ricevuta in occasione della battaglia di Dormans il 10 ottobre 1575, fu soprannominato le Balafrè, ("lo Sfregiato", come suo padre prima di lui). Dopo la pace di Beaulieu, sostenne la Lega cattolica, di cui diventò il capo, e si oppose ai protestanti. A questo titolo firmò il trattato di Joinville con il re Filippo II di Spagna nel 1582, in virtù del quale quest'ultimo portava il suo sostegno finanziario alla Lega.

La camera da letto di Enrico III presso il castello di Blois, nel punto ove fu assassinato Enrico di Guisa.

Fu uno dei promotori del trattato di Nemours il 7 luglio 1585 con il quale Enrico III revocò l'editto di pacificazione e scatenò nuovamente la guerra contro i protestanti. In occasione dell'ottava guerra di religione, alla testa delle truppe cattoliche, sconfisse i protestanti a Vimory il 26 ottobre 1587 e ad Auneau il 24 novembre 1587.

Divenuto molto popolare, tornò a Parigi il 9 maggio 1588 nonostante il divieto formale del re. Prese una parte molto attiva nella "Giornata delle barricate" il 12 maggio 1588 a seguito della quale, forte del suo successo, costrinse Enrico III a firmare l'editto dell'Unione (15 luglio 1588) con il quale diventava comandante generale degli eserciti del regno.

Il re oramai temeva le ambizioni regali del Guisa e organizzò il suo assassinio ad opera della sua guardia personale, i ''quarante-cinq''. L'occasione fu data dalla riunione degli Stati generali nel castello di Blois il 23 dicembre 1588. Pare che il duca fosse stato avvisato più volte del pericolo nei giorni precedenti. Malgrado ciò non esitò a recarsi nelle stanze del re, dove fu assassinato pur opponendo una forte resistenza e ferendo diversi aggressori. Per evitare che i resti venissero trattati come quelli di un martire dal partito ultra-cattolico, il suo corpo fu bruciato in una delle sale del castello e le sue ceneri gettate nella Loira. Lo stesso giorno, suo figlio Carlo fu arrestato. Suo fratello Luigi, cardinale di Lorena, rappresentante del clero agli Stati generali, fu incarcerato e assassinato il giorno seguente.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Enrico e Caterina ebbero quattordici figli:

  • Carlo I (1571-1640), duca di Guisa;
  • Enrico (1572-1574);
  • Caterina (1573-1573);
  • Luigi (1575-1621), cardinale di Guisa;
  • Carlo (1576-1576);
  • Maria (1577-1582);
  • Claudio (1578-1657), duca di Chevreuse;
  • Caterina (1579-1579);
  • Cristina (1580-1580);
  • Francesco (1581-1582);
  • Renata (1585-1626), badessa di Saint Pierre a Reims;
  • Giovanna (1586-1638), badessa di Jouarre;
  • Luisa Margherita (1588-1631), andata sposa nel 1605 a Francesco di Borbone-Conti (1558-1614) e successivamente a François de Bassompierre;
  • Francesco Alessandro (1589-1614) cavaliere di Guisa.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Guisa
Conti e duchi di Guisa

Claudio I (1528-1550)
Figli
  • Maria (1515 - 1560)
  • Francesco (1519 - 1563)
  • Luisa (1520 - 1542)
  • Renata (1522 - 1602)
  • Carlo (1524 - 1574)
  • Claudio (1526 - 1573)
  • Luigi (1527 - 1578)
  • Filippo (1529 - 1529)
  • Pietro (1530 - poco dopo)
  • Antonietta (1531 - 1561)
  • Francesco (1534 - 1563)
  • Renato (1536 - 1566)
Francesco I (1550-1563)
Figli
  • Enrico I (1550 - 1588)
  • Caterina Maria (1552 - 1596)
  • Carlo (1554 - 1611)
  • Luigi (1555 - 1588)
  • Antonio (1557 - 1560)
  • Francesco (1558 - 1573)
  • Massimiliano (1562 - 1567)
Enrico I (1563-1588)
Figli
  • Carlo I (1571 - 1640)
  • Caterina (1573 - 1573)
  • Luigi (1575 - 1621)
  • Carlo (1576)
  • Maria (1577 - 1582)
  • Claudio (1578 - 1657)
  • Caterina (1579)
  • Cristina (1580)
  • Francesco (1581 - 1582)
  • Renata (1585 - 1626)
  • Giovanna (1586 - 1638)
  • Luisa Margherita (1588 - 1631)
  • Francesco Alessandro (1589 - 1614)
Carlo I (1588-1640)
Figli
  • Francesco (1612 - 1639)
  • Enrico (1614 - 1664)
  • Maria (1615 - 1688)
  • Carlo Luigi (1618 - 1637)
  • Francesco Renato (1621 - 1682)
  • Luigi (1622 - 1654)
  • Ruggero (1624 - 1653)
Enrico II (1640-1664)
Luigi Giuseppe I (1664-1671)
Figli
Francesco Giuseppe (1671-1675)
Maria I (1675-1688)
Modifica
Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Renato II di Lorena Federico II di Vaudémont  
 
Iolanda d'Angiò  
Claudio I di Guisa  
Filippina di Gheldria Adolfo di Egmond  
 
Caterina di Borbone  
Francesco I di Guisa  
Francesco di Borbone-Vendôme Giovanni VIII di Borbone-Vendôme  
 
Isabella di Beauvau  
Antonia di Borbone-Vendôme  
Maria di Lussemburgo Pietro II di Lussemburgo-Saint-Pol  
 
Margherita di Savoia  
Enrico di Guisa  
Alfonso I d'Este Ercole I d'Este  
 
Eleonora d'Aragona  
Ercole II d'Este  
Lucrezia Borgia Papa Alessandro VI  
 
Vannozza Cattanei  
Anna d'Este  
Luigi XII di Francia Carlo d'Orléans  
 
Maria di Clèves  
Renata di Francia  
Anna di Bretagna Francesco II di Bretagna  
 
Margherita di Foix  
 

Letteratura[modifica | modifica wikitesto]

A lui è dedicato "the state of blois" di George Payne Rainsford James, pubblicato nel 1839. Enrico di Guisa compare come personaggio nell'ultimo capitolo della trilogia di Ken Follett "La colonna di fuoco", romanzo del 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Mémoires de Marguerite de Valois, reine de France et de Navarre, su google.it.
  • André Castelot, Regina Margot: una vicenda umana tra fasto, amore, crudeltà, guerre di religione e esilio, Milano, Fabbri Editore, 2000.
  • (FR) Pierre Champion, La jeunesse d'Henri III, 2 tomes, Paris, B.Grasset, 1941-1942
  • (FR) Pierre Champion, Henri III, roi de Pologne, Paris, B.Grasset, 1943-1951
  • (FR) Pierre Chevallier, Henri III: roi shakespearien, Paris, Fayard, 1985
  • Benedetta Craveri, Amanti e regine. Il potere delle donne, Milano, Adelphi, 2008, ISBN 978-88-459-2302-9.
  • Janine Garrisson, Enrico IV e la nascita della Francia moderna, Milano, Mursia, 1987.
  • Charlotte Haldane, Regina di Cuori. Margherita di Valois, Verona, Gherardo Casini editore, 1975.
  • Dara Kotnik, Elisabetta d'Inghilterra. Una donna al potere, Milano, Rusconi libri, 1984.
  • Dara Kotnik, Margherita di Navarra. La regina Margot, Milano, Rusconi libri, 1987.
  • Orsola Nemi & Henry Furst, Caterina de' Medici, Milano, Bompiani, 2000, ISBN 88-452-9077-8.
  • Jean Orieux, Caterina de' Medici. Un'italiana sul trono di Francia, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1988, ISBN 88-04-30464-2.
  • (FR) Jean- François Solnon, Henri III: un désir de majesté, Perrin, 2001
  • Marcello Vannucci, Caterina e Maria de' Medici regine di Francia, Roma, Newton&Compton Editori, 2002, ISBN 88-8289-719-2.
  • Éliane Viennot, Margherita di Valois. La vera storia della regina Margot, Milano, Mondadori, 1994.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Duca di Guisa Successore
Francesco I 1563 - 1588 Carlo I
Predecessore Gran maestro di Francia Successore
Francesco I di Guisa 1563 - 1588 Carlo I di Guisa
Controllo di autoritàVIAF (EN69048019 · ISNI (EN0000 0001 2369 2597 · BAV 495/20081 · CERL cnp01269217 · LCCN (ENn85019523 · GND (DE102478996 · BNF (FRcb12569222k (data) · J9U (ENHE987007280592605171 · NDL (ENJA00620774