Dante Nello Carapelli: differenze tra le versioni

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== Biografia ==
== Biografia ==
Dante Carapelli nacque ad [[Arezzo]] il 7 aprile 1891 da Emilio, cancelliere presso il Ministero di Grazia e Giustizia, e da Isolina Mascagni, ultimo di sei fratelli dei quali soltanto Margherita (Fucecchio, 1875 - Firenze, 1939) e Gino (Arezzo, 1887 - Firenze, 1966) avrebbero raggiunto l’età adulta; in memoria di un fratellino morto in tenera età di nome Raffaello, in famiglia Dante fin da piccolo fu soprannominato “Lello” divenuto poi con il passare degli anni “Nello”.
Dante Carapelli nacque ad [[Arezzo]] il 7 aprile 1891 da Emilio, cancelliere presso il Ministero di grazia e giustizia, e da Isolina Mascagni, ultimo di sei fratelli dei quali soltanto Margherita (Fucecchio, 1875 - Firenze, 1939) e Gino (Arezzo, 1887 - Firenze, 1966) avrebbero raggiunto l'età adulta; in memoria di un fratellino morto in tenera età di nome Raffaello, in famiglia Dante fin da piccolo fu soprannominato "Lello", divenuto poi con il passare degli anni "Nello". Compì gli studi a [[Firenze]] presso il liceo classico Galileo dove conseguì la maturità; nel 1910 entrò come impiegato nel compartimento di Firenze delle [[Ferrovie dello Stato Italiane|Ferrovie dello Stato]], all'interno del quale avrebbe compiuto una brillante carriera fino a divenire segretario di prima classe.<ref>Ebbe la prima nomina nelle Ferrovie dello Stato come Sotto Capo Gestione di III Classe in data 16 dicembre 1910, passò a Capo Gestione di III Classe il 1° aprile 1925 con uno stipendio annuo di 9600 lire, dal 1° Gennaio 1930 divenne Segretario di I Classe con uno stipendio di 12000 lire. Cfr. ''Nomine e Avanzamenti. Compartimento di Firenze'', in “Bollettino del Personale delle Ferrovie dello Stato”, a. XVIII, n. 12, dicembre 1925, p. 201; ''Ministero delle Comunicazioni. Ferrovie dello Stato. Ruolo Organico del Personale degli Uffici. Grado 8°'', Carboni, Roma, 1934, p. 66. Negli anni Dieci risultò iscritto alla Massoneria di Arezzo insieme al fratello Gino. Cfr. L. Armandi, ''Storia sociale della Massoneria aretina'', Arti Grafiche Viti-Riccucci, Sinalunga (SI), 1992, p. 241.</ref>


Prese parte alla [[prima guerra mondiale]], componendo poi la poesia celebrativa ''La canzone della Vittoria'', dedicata ad [[Alessandro Martelli]], professore in geologia e futuro sottosegretario del Ministero delle comunicazioni. Il suo esordio nel mondo dello spettacolo avvenne al teatrino parrocchiale della [[chiesa di Sant'Ilario a Colombaia]] fuori [[Porta Romana (Firenze)|Porta Romana]] a Firenze; divenne quindi assistente teatrale nella Compagnia Fiorentina dell'attrice [[Garibalda Landini Niccòli]] (Firenze 1863 - 1929), diretta dal di lei figlio Raffaello Niccòli (Firenze, 1891 - 1952), che aveva la sua sede principale a Firenze al [[Teatro Alfieri (Firenze)|Teatro Alfieri]] in [[via Pietrapiana]].
Compì gli studi a [[Firenze]] presso il Liceo Classico Galileo dove conseguì la maturità; nel 1910 entrò come impiegato nel Compartimento di Firenze delle Ferrovie dello Stato, all’interno del quale avrebbe compiuto una brillante carriera fino a divenire Segretario di I Classe.<ref>Ebbe la prima nomina nelle Ferrovie dello Stato come Sotto Capo Gestione di III Classe in data 16 dicembre 1910, passò a Capo Gestione di III Classe il 1° aprile 1925 con uno stipendio annuo di 9600 lire, dal 1° Gennaio 1930 divenne Segretario di I Classe con uno stipendio di 12000 lire. Cfr. ''Nomine e Avanzamenti. Compartimento di Firenze'', in “Bollettino del Personale delle Ferrovie dello Stato”, a. XVIII, n. 12, dicembre 1925, p. 201; ''Ministero delle Comunicazioni. Ferrovie dello Stato. Ruolo Organico del Personale degli Uffici. Grado 8°'', Carboni, Roma, 1934, p. 66. Negli anni Dieci risultò iscritto alla Massoneria di Arezzo insieme al fratello Gino. Cfr. L. Armandi, ''Storia sociale della Massoneria aretina'', Arti Grafiche Viti-Riccucci, Sinalunga (SI), 1992, p. 241.</ref>


Nell'ambito del panorama del teatro filodrammatico fiorentino, con il nome d'arte di Roberto Caserani creò una propria compagnia la Caserani-Zamora-Stauperno, insieme all'attrice [[Nietta Zocchi]] e all'attore Perlini, sulla falsariga della allora celebre compagnia Gandusio-Borelli-Piperno. Tra le molte opere messe in scena dalla compagnia ricorderemo la commedia in vernacolo fiorentino ''Icché 'un si vòle'' di Nino degli Orasi, che ebbe una prima rappresentazione al teatro di [[Scandicci]] nel maggio 1928, per essere poi replicata al teatro del dopolavoro ferroviario di Firenze il 26 dicembre dello stesso anno, nella quale veniva particolarmente lodata l'interpretazione del «bravo Carapelli».<ref>A. M. [A. Messeri], ''A sipario calato'', in “La Commedia Fiorentina”, a. II, n. 5, maggio 1928, p. 223; A. M. [A. Messeri], ''Novità drammatiche'', in “La Commedia Fiorentina”, a. II, n. 12, dicembre 1928, p. 602.</ref>
Prese parte alla I Guerra Mondiale, componendo poi la poesia celebrativa ''La canzone della Vittoria'', dedicata ad [[Alessandro Martelli]], professore in geologia e futuro Sottosegretario del Ministero delle Comunicazioni.


Dal teatro in vernacolo passò ben presto a quello in lingua italiana, recitando per esempio nella commedia ''Il nostro prossimo'' di [[Alfredo Testoni]], rappresentata il 10 settembre 1930 al Teatro dell'Opera Nazionale Dopolavoro di Firenze.<ref>«Carapelli ha dato alla parte di Don Egidio un risultato personale raggiungendo buoni effetti comici: avremo però desiderato che avesse saputo anche commuoverci». Rim, ''Rubrica Dopolavoro'', in “La Commedia Fiorentina”, a. IV, n. 10, ottobre 1930, pp. 469-470.</ref> Esordì alla regia con il dramma di ambientazione cinese ''L'uomo giallo'' di Nino degli Orasi, allestito il 30 novembre 1930 nel salone degli stucchi di [[palazzo Gerini]] a Firenze, sede dell'Associazione ricreativa del pubblico impiego, nel quale interpretò anche la parte del protagonista Lao; dello spettacolo venivano apprezzate tra le altre cose l'originalità del tema trattato e la bravura degli attori, tra i quali spiccava Carapelli che «con quella sua recitazione caratteristica e personale ha reso con efficacia l'anima del protagonista».<ref>R. Melani, ''Novità teatrali'', in “La Commedia Fiorentina”, a. V, n. 1, gennaio 1931, p. 47.</ref>
Il suo esordio nel mondo dello spettacolo avvenne, probabilmente negli anni Venti, al teatrino parrocchiale della Chiesa di Sant’Ilario a Colombaia fuori Porta Romana a Firenze; divenne quindi assistente teatrale nella Compagnia Fiorentina della famosa attrice Garibalda Landini Niccòli (Firenze 1863 - 1929), diretta dal di lei figlio Raffaello Niccòli (Firenze, 1891 - 1952), che aveva la sua sede principale a Firenze al Teatro Alfieri in Via Pietrapiana.


Nel 1932 la compagnia Caserani-Zamora-Stauperno allestì alcune opere caratteristiche del repertorio classico: il 31 marzo fu rappresentato il dramma ''La gerla di papà Martin'' di [[Eugène Cormon]] ed [[Eugène Grangé]], nel quale Carapelli recitò come protagonista;<ref>P. M. [P. Moschi], ''Dopolavoro Ferroviario'', in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 5, maggio 1932, p. 221.</ref> il 3 aprile un altro dramma ''Ladri d'onore'' di [[George Sand]], dove ebbe il ruolo di Remigio;<ref>P. M. [P. Moschi], ''Circolo Fiorentino'', in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 5, maggio 1932, p. 221.</ref> il 15 maggio veniva invece presentata al pubblico la commedia in prima assoluta ''L'isola di Kubanga'' di Emilio Sestini, feroce satira della diplomazia europea dell'epoca in funzione nazionale e patriottica, nella quale Carapelli era Paquito, il servitore creolo vero deus ex machina dell'intera azione.<ref>«Il giovine Visconte Gastone d’Estanges, delegato alla Società delle Nazioni, ha avuto un infortunio al gioco: ha perso cioè sulla parola in una notte 50.000 franchi. La cosa dovrebbe essere segreta, intima, senonché tutti ne parlano, a cominciare dal cameriere del Visconte, Paquito, ibrida discendenza di nobiltà francese e spagnola, ad una giovane amica del Visconte, ad un nobile russo, alla moglie di questi. E tutti si fanno in quattro perché egli accetti i 50.000 franchi che nella giornata deve pagare ad un ricco inglese. Di qui è un susseguirsi di situazioni: sostituzioni di persona colpi di scena. Paquito, infine, sostituendosi al padrone, riceve una commissione di negri [sic] della Repubblica di Kubanga, nido di schiavisti e di farabutti della più bell’acqua, venuta dal Visconte per ottenere l’appoggio della grande nazione protettrice in una vertenza che è questione di vita o di morte per la Repubblica. Paquito riconosce giuste le richieste della commissione e assicura che queste verranno largamente appoggiate. Si teme, in seguito a ciò, un disastro diplomatico, se non che il Visconte anziché uno smacco riporta un vero trionfo. Alla fine, però, d’Estanges decide di abbandonare la diplomazia per impalmare la nipote di un ricco signore ora che, anche lui è ricco, avendo saputo dal proprio notaio di dover realizzare una vistosa eredità nel Canadà»; in ''Profili. Emilio Sestini'', in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 2, febbraio 1932, p. 100; P. M. [P. Moschi], ''Circolo Fiorentino'', in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 6, giugno 1932, p. 264.</ref> Sempre nel 1932 furono rappresentate dalla compagnia diretta da Carapelli le due commedie ''Se..., allora sì'' di [[Giulio Bucciolini]]<ref>G. Bucciolini, ''Se..., allora sì: tre atti tragicomici'', Nemi, Firenze, 1932.</ref> e ''I due volti dell'amore'' di Girandini.<ref>P. M. [P. Moschi], ''Dopolavoro Ferroviario'', in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 8, agosto 1932, p. 330.</ref> Nel 1933 fu allestito il dramma di ambientazione coloniale ''Legione straniera'' di Emilio Sestini,<ref>“La Commedia Fiorentina”, a. VII, 1933, p. 34.‎</ref> nel maggio 1934 ''Il cardinale'' di Louis Napoleon Parker,<ref>P. Moschi, ''Filodrammatiche. Firenze'', in “Il dramma” (Rivista mensile di commedie di grande successo), a. X, n. 151, 1° giugno 1934, p. 43.</ref> il 23 marzo 1935 il dramma ''Presente'' di [[Ferruccio Ulivi]],<ref>“Teatro per tutti” (Raccolta di commedie), 1935, p. 44.</ref> spettacoli dove Carapelli aveva il duplice ruolo di regista e attore nella parte del protagonista. In questi anni ebbe tra i suoi allievi al teatro del dopolavoro ferroviario di Firenze un giovanissimo [[Rossano Brazzi]], del quale per primo intuì le capacità attoriali e che fece esordire in ''La trovatella di Santa Maria'' di [[Paolo Giacometti]], messo in scena il 2 marzo 1936 al teatro degli orfani di guerra di Firenze ed il 3 marzo al teatro del dopolavoro di [[Osteria Nuova (Bagno a Ripoli)|Osteria Nuova]], presso [[Bagno a Ripoli]].<ref>''Firenze'', in “Teatro per tutti”, a. IV, 1936, p. 41; P. Osso, ''Rossano Brazzi: attore completo'', Albore, Milano, 1942.</ref>
Nell’ambito del vivace panorama del teatro filodrammatico fiorentino, con il nome d’arte di Roberto Caserani creò una propria compagnia la Caserani - Zamora - Stauperno, insieme all’attrice [[Nietta Zocchi]] (Rivoli, 1909 - Roma, 1981), e all’attore Perlini, sulla falsariga della allora celebre compagnia Gandusio - Borelli - Piperno.


La Compagnia del dopolavoro ferroviario di Firenze diretta da Carapelli allestiva l'8 aprile 1936 ''La maestrina'' di [[Dario Niccodemi]], per la quale erano apprezzate dalla critica la compostezza e la vivacità di Brazzi e l'efficacia interpretativa di Carapelli;<ref>P. M. [P. Moschi], ''Cronaca delle Filodrammatiche. Firenze'', in “Teatro per tutti”, a. IV, 1936, p. 38.</ref> nel giugno dello stesso anno nella commedia ''La vena d’oro'' di [[Guglielmo Zorzi]] tra gli interpreti oltre a Brazzi recitava [[Clara Calamai]];<ref>P. Moschi, ''Filodrammatiche. Firenze'', in “Il dramma”, a. XII, n. 236, 15 giugno 1936, p. 35.</ref> il 15 dicembre presso il salone del Gruppo rionale Montemaggi era rappresentata la commedia drammatica ''Anime'' di Bruno Carbocci con Brazzi e Carapelli;<ref>P. M. [P. Moschi], ''Cronaca delle Filodrammatiche. Firenze'', in “Teatro per tutti”, a. IX, n. 1, gennaio 1938, p. 32.</ref> nell'aprile 1937 ne ''La nemica'' di Niccodemi venivano lodate le interpretazioni di Brazzi e Calamai.<ref>P. M. [P. Moschi], ''Filodrammatiche. Firenze'', in “Il dramma”, a. XII, n. 255, 1° aprile 1937, p. 35.</ref>
Tra le molte opere messe in scena dalla compagnia ricorderemo la commedia in vernacolo fiorentino ''Icché ‘un si vòle'' di Nino degli Orasi, che ebbe una prima rappresentazione al Teatro di [[Scandicci]] nel maggio 1928, per essere poi replicata al Teatro del Dopolavoro Ferroviario di Firenze il 26 dicembre dello stesso anno, nella quale veniva particolarmente lodata l’interpretazione del “bravo Carapelli”.<ref>A. M. [A. Messeri], ''A sipario calato'', in “La Commedia Fiorentina”, a. II, n. 5, maggio 1928, p. 223; A. M. [A. Messeri], ''Novità drammatiche'', in “La Commedia Fiorentina”, a. II, n. 12, dicembre 1928, p. 602.</ref>


Nell'ambito del IV [[Maggio Musicale Fiorentino]] Carapelli fu chiamato a recitare nella parte di Carlo nella commedia in cinque atti ''Come vi garba'', tratta da ''[[Come vi piace]]'' di [[William Shakespeare]], con la regia di [[Jacques Copeau]] e le musiche di scena di [[Ildebrando Pizzetti]], che si tenne il 1° e il 2 giugno 1938 nel piazzale di Bacco del [[Giardino di Boboli]] a Firenze.<ref>L. Pinzauti, ''Il Maggio musicale fiorentino dalla prima alla trentesima edizione'', Vallecchi, Firenze, 1967, p. 275; ''Teatro Comunale di Firenze. Maggio Musicale Fiorentino. Catalogo delle manifestazioni: 1928-1997'', vol. 2, a cura di A. Bardi, M. Conti, Le Lettere, Firenze, 1998, p. 136.</ref> Parallelamente continuava la sua attività nel teatro popolare toscano, allestendo la commedia ''I due volti dell’amore'' di Girandini e l'atto comico ''Maritiamo la suocera'', entrambi presentati il 17 marzo 1940 al salone del Gruppo rionale Ugo del Fiume.<ref>“In entrambi i lavori gli attori tutti, e particolarmente il loro direttore Nello Dante Carapelli, si sono fatti apprezzare ed il pubblico li ha salutati con ripetuti battimani alla fine di ogni atto ed al termine dello spettacolo”. Cfr. ''Dopolavoro postelegrafonico'', in “Rassegna delle Poste e delle Telecomunicazioni”, nn. 1-2, gennaio-febbraio 1940, p. 270.</ref>
Dal teatro in vernacolo passò ben presto a quello in lingua italiana, recitando ad esempio nella commedia ''Il nostro prossimo'' di Alfredo Testoni, rappresentata il 10 settembre 1930 al Teatro dell’Opera Nazionale Dopolavoro di Firenze.<ref>“Carapelli ha dato alla parte di Don Egidio un risultato personale raggiungendo buoni effetti comici: avremo però desiderato che avesse saputo anche commuoverci”. Rim, ''Rubrica Dopolavoro'', in “La Commedia Fiorentina”, a. IV, n. 10, ottobre 1930, pp. 469-470.</ref>


Nel 1942 esordì anche nel mondo del cinema recitando nel film biografico ''[[Rossini (film 1942)|Rossini]]'', girato dal regista [[Mario Bonnard]] negli stabilimenti [[Pisorno]] di [[Tirrenia]], che aveva come interpreti [[Nino Besozzi]], [[Paola Barbara]], [[Armando Falconi]], [[Paolo Stoppa]].<ref>''Cineguida 1953'', Dante Lazzaro Editore, Roma, 1953, pp. 52, 152; G. Vaccaro, ''Panorama biografico degli italiani d’oggi. A-H'', Curcio, Roma, 1956, p. 298; R. Chiti, E. Lancia, ''Dizionario del cinema italiano. Tutti i film italiani dal 1930 al 1944'', Gremese, Roma, 2008, pp. 310-311.</ref>
Si cimentò quindi nella regia con il dramma di ambientazione cinese ''L’Uomo giallo'' di Nino degli Orasi, allestito il 30 novembre 1930 nel salone degli stucchi di [[Palazzo Gerini]] a Firenze, sede dell’Associazione Ricreativa del Pubblico Impiego, nel quale interpretò anche la parte del protagonista Lao; dello spettacolo venivano apprezzate tra le altre cose l’originalità del tema trattato e la bravura degli attori, tra i quali spiccava Carapelli che “con quella sua recitazione caratteristica e personale ha reso con efficacia l’anima del protagonista”.<ref>R. Melani, ''Novità teatrali'', in “La Commedia Fiorentina”, a. V, n. 1, gennaio 1931, p. 47.</ref>


La sua carriera cinematografica conobbe un forte incremento dopo la fine della guerra, grazie all'intervento di Brazzi, il quale aveva raggiunto un successo internazionale e che, riconoscente verso il suo maestro, lo volle spesso con sé nei film dei quali era protagonista, affidando a Carapelli, ormai più che cinquantenne, solitamente la parte del padre o del cattivo. Tra i film si ricordano: ''[[Aquila nera (film 1946)|Aquila nera]]'' (1946), diretto da [[Riccardo Freda]], tratto dal romanzo Dubrovskij di [[Aleksandr Puškin]], dramma storico ambientato nella Russia dell'Ottocento con Brazzi, [[Irasema Dilian]], [[Gino Cervi]], [[Rina Morelli]], Paolo Stoppa, [[Yvonne Sanson]], [[Gina Lollobrigida]];<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; C. Lizzani, ‎R. Chiti, ''Il cinema italiano dalle origini agli anni ottanta'', Editori Riuniti, Roma, 1982, p. 396; R. Chiti, R. Poppi, ''Dizionario del cinema italiano. I film dal 1945 al 1959'', Gremese, Roma, 1991, pp. 42-43; ''Il cinema ricomincia. I film italiani del 1945-46'', a cura di S. Della Casa, Regione Piemonte, Torino, 1992, p. 79; ''La memoria del cinema. Restauri, preservazioni e ristampe della Cineteca Nazionale. 1998-2001'', Scuola Nazionale del Cinema, Roma, 2001, p. 63; R. Curti, ''Riccardo Freda. The Life and Works of a Born Filmaker'', McFarland & Co., Jefferson (USA), 2017, pp. 5, 309; G. Pedler, D. Wyatt, P. Moules, ''The 9.5mm Vintage Film Encyclopaedia'', Troubador Publishing, Leicester (UK), 2020, p. 61.</ref> ''Il diavolo bianco'' (1947) di [[Nunzio Malasomma]], dal racconto Hadschi Murat di Tolstoj, con Brazzi, [[Roldano Lupi]], [[Lea Padovani]], [[Folco Lulli]];<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; R. Chiti, R. Poppi, op. cit., p. 116.</ref> ''[[La monaca di Monza (film 1947)|La monaca di Monza]]'' (1947) con la regia del pistoiese [[Raffaello Pacini]] e interpreti Brazzi, Paola Barbara, [[Wanda Capodaglio]], [[Carlo Duse]];<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298.</ref> ''[[Il principe delle volpi (film)|Il principe delle volpi]]'' (1949), kolossal hollywoodiano della 20th Century Fox, tratto dall'omonimo romanzo di Samuel Shellabarger sulla vita di [[Cesare Borgia]], girato da [[Henry King]] tra Firenze, Siena, San Gimignano e Monteriggioni, con [[Tyrone Power]], [[Orson Welles]], [[Marina Berti]], [[Katina Paxinou]]; il sequel ''[[La vendetta di Aquila Nera]]'' (1951) sempre di Freda con Brazzi, [[Gianna Maria Canale]], [[Franca Marzi]], dove Carapelli recitava nella parte dell'antagonista Atamano Selim;<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; ''Millenovecento51. Il cinema italiano del 1951'', a cura di N. Gobetti, Regione Piemonte, Torino, 1998, p. 147; S. Della Casa, ''Riccardo Freda'', Bulzoni, Roma, 1999, p. 102; ''La memoria del cinema'', cit., p. 63; R. Curti, op. cit., pp. 5, 309; R. Kinnard, T. Crnkovich, ''Italian Sword and Sandal Films'', McFarland & Co., Jefferson (USA), 2017, pp. 136, 215.</ref> il film storico ''[[Lorenzaccio (film 1951)|Lorenzaccio]]'' (1951) di Pacini con [[Giorgio Albertazzi]], [[Folco Lulli]], [[Anna Maria Ferrero]], [[Arnoldo Foà]];<ref>''Lux Film 1951-1952'', Roggero & Tortia, Torino, 1952; ''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298.</ref> il melodramma ''[[La donna che inventò l'amore]]'' (1952), dall'omonimo romanzo di [[Guido da Verona]], prodotto da [[Oscar Brazzi]] e diretto da [[Ferruccio Cerio]], con Rossano Brazzi, [[Silvana Pampanini]], [[Juan de Landa]], [[Franco Fabrizi]];<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298.</ref> l'altro mélo ''[[L'ingiusta condanna]]'' (1952), girato in Maremma dal regista pisano [[Giuseppe Masini]], con Brazzi, [[Sergio Tofano]], [[Nanda Primavera]], [[Ubaldo Lay]];<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; R. Chiti, R. Poppi, op. cit., pp. 192-193.</ref> infine ''[[Musoduro]]'' (1953), tratto dal romanzo di [[Luigi Ugolini]], diretto da [[Giuseppe Bennati]], con [[Fausto Tozzi]], [[Marina Vlady]], [[Cosetta Greco]], [[Odoardo Spadaro]], nel quale Carapelli interpretava la parte del Sor Giordano, padre della protagonista.<ref>P. Mereghetti, ''Il Mereghetti. Le schede'', Baldini & Castoldi, Milano, 2001, p. 1366; ''La filmografia di Nino Rota'', a cura di F. Borin, Olschki, Firenze, 1999, p. 115.</ref>
Nel 1932 la compagnia Caserani - Zamora - Stauperno allestì alcune opere caratteristiche del repertorio classico: il 31 marzo fu rappresentato il famoso dramma ''La gerla di papà Martin'' di Eugène Cormons ed Eugène Grangé, nel quale Carapelli recitò come protagonista;<ref>P. M. [P. Moschi], ''Dopolavoro Ferroviario'', in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 5, maggio 1932, p. 221.</ref> il 3 aprile un altro dramma ''Ladri d’onore'' di [[George Sand]], dove ebbe il ruolo di Remigio;<ref>P. M. [P. Moschi], ''Circolo Fiorentino'', in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 5, maggio 1932, p. 221.</ref> il 15 maggio veniva invece presentata al pubblico la commedia in prima assoluta ''L’isola di Kubanga'' di Emilio Sestini, feroce satira della diplomazia europea dell’epoca in funzione nazionale e patriottica, nella quale Carapelli era Paquito, il servitore creolo vero deus ex machina dell’intera azione.


Parallelamente all'impegno nel mondo del cinema Carapelli continuava la sua attività di regista ed attore teatrale, allestendo tra i molti spettacoli nel 1946 ''La volata'' di Niccodemi,<ref>Articolo, in “Filodrammatica” (rivista mensile), 1946.</ref> nel 1949 ''Lo sbaglio di essere vivo'' di [[Aldo De Benedetti]], nel quale faceva esordire una giovanissima [[Gianna Giachetti]], presso il Teatro della Selt Valdarno di Firenze, oggi Cinema Spazio Uno.<ref>E. Bassanelli, ''“Il teatro non si può tradire”. Gianna Giachetti interprete goldoniana'', tesi di laurea (Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Lettere e Filosofia, A. A. 2006-2007), relatore T. Megale, Firenze, 2008; G. Giachetti, ''Da Via Guelfa alle grandi ribalte'', in F. Borghini, ''C’era una volta un rione a Firenze'', Masso delle Fate, Firenze, 2022, p. 40.</ref>
“Il giovine Visconte Gastone d’Estanges, delegato alla Società delle Nazioni, ha avuto un infortunio al gioco: ha perso cioè sulla parola in una notte 50.000 franchi. La cosa dovrebbe essere segreta, intima, senonché tutti ne parlano, a cominciare dal cameriere del Visconte, Paquito, ibrida discendenza di nobiltà francese e spagnola, ad una giovane amica del Visconte, ad un nobile russo, alla moglie di questi. E tutti si fanno in quattro perché egli accetti i 50.000 franchi che nella giornata deve pagare ad un ricco inglese. Di qui è un susseguirsi di situazioni: sostituzioni di persona colpi di scena. Paquito, infine, sostituendosi al padrone, riceve una commissione di negri [sic] della Repubblica di Kubanga, nido di schiavisti e di farabutti della più bell’acqua, venuta dal Visconte per ottenere l’appoggio della grande nazione protettrice in una vertenza che è questione di vita o di morte per la Repubblica. Paquito riconosce giuste le richieste della commissione e assicura che queste verranno largamente appoggiate. Si teme, in seguito a ciò, un disastro diplomatico, se non che il Visconte anziché uno smacco riporta un vero trionfo. Alla fine, però, d’Estanges decide di abbandonare la diplomazia per impalmare la nipote di un ricco signore ora che, anche lui è ricco, avendo saputo dal proprio notaio di dover realizzare una vistosa eredità nel Canadà”.<ref>''Profili. Emilio Sestini'', in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 2, febbraio 1932, p. 100; P. M. [P. Moschi], ''Circolo Fiorentino'', in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 6, giugno 1932, p. 264.</ref>


A partire dal 1951 prese parte alle annuali edizioni del prestigioso Premio nazionale d'arte drammatica [[Maria Melato]], dedicato all'attrice di [[Reggio Emilia]] dalla sua città natale, con la Compagnia del Teatro Eclettico da lui creata e diretta: alla prima edizione del 1951 presentò ''Famiglia'' di [[Denis Amiel]] e Amiel Petry, per il quale Iole Crescente e William Ceccarelli ottennero il terzo posto come migliori attori giovani; nel 1952 con ''Aminta'' di [[Torquato Tasso]] gli furono attribuiti il primo premio per i gruppi e il secondo per la regia. Nel 1953 allestì la tragedia ''Fedra'' di [[Jean Racine]] con Rinaldo Mirannalti, Crescente e Giachetti, rappresentato la sera dell'8 novembre al [[Teatro municipale Romolo Valli|Teatro Municipale]] di Reggio Emilia, con la quale vinse nuovamente il primo premio per i gruppi, il secondo per la regia e idem per la scenografia; nel 1954 mise in scena ''Hinkemann'' di Ernest Toller, che vide Mirannalti ricevere il primo premio come attore; nel 1955 ottenne il secondo premio per i gruppi, il primo per la regia, il secondo per la scenografia; alla settima edizione presentò il 17 novembre 1956 il dramma ''Bufere'' di [[Sabatino Lopez]].<ref>''II Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”'', Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1952; ''III Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”'', Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1953; ''IV Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”'', Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1954; ''VI Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”'', Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1956.</ref>
Sempre nel 1932 furono rappresentate dalla compagnia diretta da Carapelli le due commedie ''Se..., allora sì'' di [[Giulio Bucciolini]]<ref>G. Bucciolini, ''Se..., allora sì: tre atti tragicomici'', Nemi, Firenze, 1932.</ref> ed ''I due volti dell’amore'' di Girandini.<ref>P. M. [P. Moschi], ''Dopolavoro Ferroviario'', in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 8, agosto 1932, p. 330.</ref>


Negli anni Cinquanta Carapelli lavorò anche alla radio con la compagnia di prosa della [[Rai|RAI]] di Firenze nell'originale radiofonico ''Bandiera nera'', dedicato alla vita dei pirati più famosi della storia, recitando nel terzo episodio ''Harudi il Barbarossa'', messo in onda il 22 luglio 1954, nel sesto ''L'Olonese'', trasmesso il 12 agosto 1954, nel nono ''Un monumento per Jean Bart'' del 2 settembre 1954 e nel dodicesimo ''Il pirata Barbanera'' del 23 settembre 1954.<ref>Le registrazioni dell'originale radiofonico sono disponibili sul sito: www.teche.rai.it.</ref> Dalla radio alla nascente televisione italiana il passo fu breve: la sera del 17 marzo 1956 sul [[Rai 1|Programma Nazionale]] della RAI fu trasmesso l'atto unico ''Il lungo pranzo di Natale'' di [[Thornton Wilder]], con la regia teatrale di Carapelli e con interpreti gran parte dei membri della Compagnia del Teatro Eclettico, ovvero Mirannalti, Crescente, Vanna Bucci, Anna Maria Sanetti, Umberto Fusi.<ref>M. L. Compatangelo, ''La maschera e il video: tutto il teatro di prosa in televisione dal 1999 al 2004'', Rai-ERI, Roma, 1999, p. 109.</ref>
Nel 1933 fu allestito il dramma di ambientazione coloniale ''Legione Straniera'' di Emilio Sestini,<ref>“La Commedia Fiorentina”, a. VII, 1933, p. 34.‎</ref> nel maggio 1934 ''Il cardinale'' di Louis Napoleon Parker,<ref>P. Moschi, ''Filodrammatiche. Firenze'', in “Il dramma” (Rivista mensile di commedie di grande successo), a. X, n. 151, 1° giugno 1934, p. 43.</ref> il 23 marzo 1935 il dramma ''Presente'' di Ferruccio Ulivi,<ref>“Teatro per tutti” (Raccolta di commedie), 1935, p. 44.</ref> spettacoli dove Carapelli aveva il duplice ruolo di regista ed attore nella parte del protagonista.


Nel marzo 1958, ormai malato, allestiva la commedia musicale ''La brigata dei begli umori'' di Bucciolini,<ref>G. Bucciolini, ''Cronache del teatro fiorentino'', a cura di L. M. Personè, Olschki, Firenze, 1982, pp. 280, 326.</ref> che costituì la sua ultima rappresentazione: morì infatti per tumore ai polmoni il 17 settembre 1958 a 67 anni di età e fu sepolto nel [[cimitero di Trespiano]] sopra Firenze.<ref>''È morto Carapelli'', in “La Nazione Italiana”, 18 settembre 1958.</ref>
In questi anni ebbe tra i suoi allievi al Teatro del Dopolavoro Ferroviario di Firenze un giovanissimo [[Rossano Brazzi]] (Bologna, 1916 - Roma, 1994), del quale per primo intuì le capacità attoriali e che fece esordire ne ''La trovatella di Santa Maria'' di Paolo Giacometti, messo in scena il 2 marzo 1936 al Teatro degli Orfani di Guerra di Firenze ed il 3 marzo al Teatro del Dopolavoro di Osteria Nuova, presso [[Bagno a Ripoli]].<ref>''Firenze'', in “Teatro per tutti”, a. IV, 1936, p. 41; P. Osso, ''Rossano Brazzi: attore completo'', Albore, Milano, 1942.</ref>


== Filmografia ==
La Compagnia del Dopolavoro Ferroviario di Firenze diretta da Carapelli allestiva l’8 aprile 1936 ''La maestrina'' di [[Dario Niccodemi]], per la quale erano apprezzate dalla critica la compostezza e la vivacità di Brazzi e l’efficacia interpretativa di Carapelli;<ref>P. M. [P. Moschi], ''Cronaca delle Filodrammatiche. Firenze'', in “Teatro per tutti”, a. IV, 1936, p. 38.</ref> nel giugno dello stesso anno nella commedia ''La vena d’oro'' di Guglielmo Zorzi tra gli interpreti oltre a Brazzi recitava [[Clara Calamai]] (Prato, 1909 - Rimini, 1998), altra futura stella del cinema italiano;<ref>P. Moschi, ''Filodrammatiche. Firenze'', in “Il dramma”, a. XII, n. 236, 15 giugno 1936, p. 35.</ref> il 15 dicembre presso il salone del Gruppo Rionale Montemaggi era rappresentata la commedia drammatica ''Anime'' di Bruno Carbocci con Brazzi e Carapelli;<ref>P. M. [P. Moschi], ''Cronaca delle Filodrammatiche. Firenze'', in “Teatro per tutti”, a. IX, n. 1, gennaio 1938, p. 32.</ref> nell’aprile 1937 ne ''La nemica'' di Niccodemi venivano lodate le interpretazioni di Brazzi e Calamai.<ref>P. M. [P. Moschi], ''Filodrammatiche. Firenze'', in “Il dramma”, a. XII, n. 255, 1° aprile 1937, p. 35.</ref>
{{...|cinema}}

Nell’ambito del IV [[Maggio Musicale Fiorentino]] Carapelli fu chiamato a recitare nella parte di Carlo nella commedia in cinque atti ''Come vi garba'', tratta da ''As you like it'' di [[William Shakespeare]], con la regia di [[Jacques Copeau]] e le musiche di scena di [[Ildebrando Pizzetti]], che si tenne il 1° ed il 2 giugno 1938 nel Piazzale di Bacco del [[Giardino di Boboli]] a Firenze.<ref>L. Pinzauti, ''Il Maggio musicale fiorentino dalla prima alla trentesima edizione'', Vallecchi, Firenze, 1967, p. 275; ''Teatro Comunale di Firenze. Maggio Musicale Fiorentino. Catalogo delle manifestazioni: 1928-1997'', vol. 2, a cura di A. Bardi, M. Conti, Le Lettere, Firenze, 1998, p. 136.</ref>

Parallelamente continuava la sua attività nel teatro popolare toscano, allestendo la commedia ''I due volti dell’amore'' di Girandini e l’atto comico ''Maritiamo la suocera'', entrambi presentati il 17 marzo 1940 al salone del Gruppo Rionale Ugo del Fiume.<ref>“In entrambi i lavori gli attori tutti, e particolarmente il loro direttore Nello Dante Carapelli, si sono fatti apprezzare ed il pubblico li ha salutati con ripetuti battimani alla fine di ogni atto ed al termine dello spettacolo”. Cfr. ''Dopolavoro postelegrafonico'', in “Rassegna delle Poste e delle Telecomunicazioni”, nn. 1-2, gennaio-febbraio 1940, p. 270.</ref>

Nel 1942 esordì anche nel mondo del cinema recitando nel film biografico ''Rossini'', girato dal regista [[Mario Bonnard]] negli Stabilimenti Pisorno di [[Tirrenia]], che aveva come interpreti [[Nino Besozzi]], [[Paola Barbara]], [[Armando Falconi]], [[Paolo Stoppa]].<ref>''Cineguida 1953'', Dante Lazzaro Editore, Roma, 1953, pp. 52, 152; G. Vaccaro, ''Panorama biografico degli italiani d’oggi. A-H'', Curcio, Roma, 1956, p. 298; R. Chiti, E. Lancia, ''Dizionario del cinema italiano. Tutti i film italiani dal 1930 al 1944'', Gremese, Roma, 2008, pp. 310-311.</ref>

La sua carriera cinematografica era comunque destinata ad avere un grande exploit dopo la fine della guerra, grazie all’intervento di Brazzi, che diventato nel giro di pochi anni una star di livello internazionale, riconoscente verso il suo antico maestro lo volle spesso con sé nei film dei quali era protagonista, affidando a Carapelli, ormai più che cinquantenne, solitamente la parte del padre o del cattivo.

Citeremo così i film: ''Aquila nera'' (1946), diretto da [[Riccardo Freda]], tratto dal romanzo Dubrovskij di [[Aleksandr Puškin]], dramma storico ambientato nella Russia dell’Ottocento con Brazzi, [[Irasema Dilian]], [[Gino Cervi]], [[Rina Morelli]], Paolo Stoppa, [[Yvonne Sanson]], [[Gina Lollobrigida]];<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; C. Lizzani, ‎R. Chiti, ''Il cinema italiano dalle origini agli anni ottanta'', Editori Riuniti, Roma, 1982, p. 396; R. Chiti, R. Poppi, ''Dizionario del cinema italiano. I film dal 1945 al 1959'', Gremese, Roma, 1991, pp. 42-43; ''Il cinema ricomincia. I film italiani del 1945-46'', a cura di S. Della Casa, Regione Piemonte, Torino, 1992, p. 79; ''La memoria del cinema. Restauri, preservazioni e ristampe della Cineteca Nazionale. 1998-2001'', Scuola Nazionale del Cinema, Roma, 2001, p. 63; R. Curti, ''Riccardo Freda. The Life and Works of a Born Filmaker'', McFarland & Co., Jefferson (USA), 2017, pp. 5, 309; G. Pedler, D. Wyatt, P. Moules, ''The 9.5mm Vintage Film Encyclopaedia'', Troubador Publishing, Leicester (UK), 2020, p. 61.</ref> ''Il diavolo bianco'' (1947) di [[Nunzio Malasomma]], dal racconto Hadschi Murat di Tolstoj, con Brazzi, [[Roldano Lupi]], [[Lea Padovani]], [[Folco Lulli]];<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; R. Chiti, R. Poppi, op. cit., p. 116.</ref> ''La monaca di Monza'' (1947) con la regia del pistoiese [[Raffaello Pacini]] ed interpreti Brazzi, Paola Barbara, [[Wanda Capodaglio]], [[Carlo Duse]];<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298.</ref> ''Il Principe delle volpi'' (1949) kolossal hollywoodiano della 20th Century Fox, tratto dall’omonimo romanzo di Samuel Shellabarger sulla vita di [[Cesare Borgia]] il Principe Valentino, girato da [[Henry King]] tra Firenze, Siena, San Gimignano e Monteriggioni, con [[Tyrone Power]], [[Orson Welles]], [[Marina Berti]], [[Katina Paxinou]]; il sequel ''La vendetta di Aquila nera'' (1951) sempre di Freda con Brazzi, [[Gianna Maria Canale]], [[Franca Marzi]], dove Carapelli recitava nella parte del cattivissimo Atamano Selim, che faceva rapire il figlio di Aquila nera (Brazzi), ma veniva poi da questi barbaramente trucidato;<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; ''Millenovecento51. Il cinema italiano del 1951'', a cura di N. Gobetti, Regione Piemonte, Torino, 1998, p. 147; S. Della Casa, ''Riccardo Freda'', Bulzoni, Roma, 1999, p. 102; ''La memoria del cinema'', cit., p. 63; R. Curti, op. cit., pp. 5, 309; R. Kinnard, T. Crnkovich, ''Italian Sword and Sandal Films'', McFarland & Co., Jefferson (USA), 2017, pp. 136, 215.</ref> il film storico ''Lorenzaccio'' (1951) di Pacini con [[Giorgio Albertazzi]], [[Folco Lulli]], [[Anna Maria Ferrero]], [[Arnoldo Foà]];<ref>''Lux Film 1951-1952'', Roggero & Tortia, Torino, 1952; ''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298.</ref> il melodramma ''La donna che inventò l’amore'' (1952), dall’omonimo romanzo di Guido da Verona, prodotto da [[Oscar Brazzi]] e diretto da [[Ferruccio Cerio]], con Rossano Brazzi, [[Silvana Pampanini]], [[Juan de Landa]], [[Franco Fabrizi]];<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298.</ref> l’altro mélo ''L’ingiusta condanna'' (1952), girato in Maremma dal regista pisano [[Giuseppe Masini]], con Brazzi, [[Sergio Tofano]], [[Nanda Primavera]], [[Ubaldo Lay]];<ref>''Cineguida 1953'', cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; R. Chiti, R. Poppi, op. cit., pp. 192-193.</ref> infine ''Musoduro'' (1953), tratto dal romanzo di [[Luigi Ugolini]], diretto da [[Giuseppe Bennati]], regista originario di [[Pitigliano]], con [[Fausto Tozzi]], [[Marina Vlady]], [[Cosetta Greco]], [[Odoardo Spadaro]], nel quale Carapelli interpretava la parte del Sor Giordano, padre della protagonista.<ref>P. Mereghetti, ''Il Mereghetti. Le schede'', Baldini & Castoldi, Milano, 2001, p. 1366; ''La filmografia di Nino Rota'', a cura di F. Borin, Olschki, Firenze, 1999, p. 115.</ref>

Parallelamente all’impegno nel mondo del cinema Carapelli continuava la sua attività di regista ed attore teatrale, allestendo tra i molti spettacoli nel 1946 ''La volata'' di Niccodemi,<ref>Articolo, in “Filodrammatica” (rivista mensile), 1946.</ref> nel 1949 ''Lo sbaglio di essere vivo'' di [[Aldo De Benedetti]], nel quale faceva esordire una giovanissima [[Gianna Giachetti]], presso il Teatro della Selt Valdarno di Firenze, oggi Cinema Spazio Uno.<ref>E. Bassanelli, ''“Il teatro non si può tradire”. Gianna Giachetti interprete goldoniana'', tesi di laurea (Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Lettere e Filosofia, A. A. 2006-2007), relatore T. Megale, Firenze, 2008; G. Giachetti, ''Da Via Guelfa alle grandi ribalte'', in F. Borghini, ''C’era una volta un rione a Firenze'', Masso delle Fate, Firenze, 2022, p. 40.</ref>

A partire dal 1951 prese parte alle annuali edizioni del prestigioso Premio Nazionale d’Arte Drammatica [[Maria Melato]], dedicato alla grande attrice di [[Reggio Emilia]] dalla sua città natale, con la Compagnia del Teatro Eclettico da lui creata e diretta: alla I edizione del 1951 presentò ''Famiglia'' di Denys Amiel e Amiel Petry, per il quale Iole Crescente e William Ceccarelli ottennero il terzo posto come migliori attori giovani; nel 1952 con ''Aminta'' di [[Torquato Tasso]] gli furono attribuiti il primo premio per i gruppi ed il secondo per la regia con la seguente motivazione:

“La tenue grazia contemplativa, la freschissima atmosfera poetica, il clima d’incanto della favola tassesca, trovarono appropriato risalto nella rappresentazione curata da Dante Nello Carapelli, la cui regia rispettosa e umile seppe accostarsi al testo senza le ambizioni e le vanità che avrebbero potuto alterarlo e manometterlo. Danze, musiche, effetti speciali, variazioni sceniche furono inseriti nello spettacolo non per insistere su compiacimenti barocchi, ma per ravvivare un antico testo di prevalente ispirazione lirica, e adattarlo alle moderne esigenze drammatiche”.

Nel 1953 allestì la tragedia ''Fedra'' di [[Jean Racine]] con Rinaldo Mirannalti, Crescente e Giachetti, rappresentato la sera dell’8 novembre al Teatro Municipale di Reggio Emilia, con la quale vinse nuovamente il primo premio per i gruppi, il secondo per la regia e idem per la scenografia; nel 1954 mise in scena ''Hinkemann'' di Ernest Toller, che vide Mirannalti ricevere il primo premio come attore; nel 1955 ottenne il secondo premio per i gruppi, il primo per la regia, il secondo per la scenografia; alla VII edizione presentò il 17 novembre 1956 il dramma ''Bufere'' di [[Sabatino Lopez]].<ref>''II Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”'', Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1952; ''III Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”'', Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1953; ''IV Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”'', Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1954; ''VI Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”'', Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1956.</ref>

Negli anni Cinquanta Carapelli lavorò anche alla radio con la Compagnia di Prosa della RAI di Firenze nell’originale radiofonico Bandiera nera, dedicato alla vita dei pirati più famosi della storia, recitando nel terzo episodio ''Harudi il Barbarossa'', messo in onda il 22 luglio 1954, nel sesto ''L’Olonese'', trasmesso il 12 agosto 1954, nel nono ''Un monumento per Jean Bart'', del 2 settembre 1954, nel dodicesimo ''Il pirata Barbanera'', del 23 settembre 1954.<ref>Le registrazioni dell’originale radiofonico sono disponibili sul sito: www.teche.rai.it.</ref>

Dalla radio alla nascente televisione italiana il passo fu breve: la sera del 17 marzo 1956 sul Programma Nazionale della RAI fu trasmesso l’atto unico ''Il lungo pranzo di Natale'' di [[Thornton Wilder]], con la regia teatrale di Carapelli e con interpreti gran parte dei membri della Compagnia del Teatro Eclettico, ovvero Mirannalti, Crescente, Vanna Bucci, Anna Maria Sanetti, Umberto Fusi.<ref>M. L. Compatangelo, ''La maschera e il video: tutto il teatro di prosa in televisione dal 1999 al 2004'', Rai-ERI, Roma, 1999, p. 109.</ref>

Nel marzo 1958, ormai malato, allestiva la commedia musicale ''La brigata dei begli umori'' di Bucciolini,<ref>G. Bucciolini, ''Cronache del teatro fiorentino'', a cura di L. M. Personè, Olschki, Firenze, 1982, pp. 280, 326.</ref> che costituì la sua ultima rappresentazione: morì infatti per tumore ai polmoni il 17 settembre 1958 a 67 anni di età e fu sepolto nel Cimitero di Trespiano sopra Firenze.<ref>''È morto Carapelli'', in “La Nazione Italiana”, 18 settembre 1958.</ref>


== Note ==
== Note ==
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
*R. Carapelli, ''Il mio prozio Dante Nello Carapelli'', in “Le Antiche Dogane”, a. XXIV, n. 286, aprile 2023, pp. 18.

*C. Cordoni, ''Dante Nello Carapelli attore e regista dimenticato'', in “Le Antiche Dogane”, a. XXIV, n. 286, aprile 2023, pp. 6-7;
*C. Cordoni, ''Dante Nello Carapelli attore e regista dimenticato'', in “Le Antiche Dogane”, a. XXIV, n. 286, aprile 2023, pp. 6-7;
*R. Carapelli, ''Il mio prozio Dante Nello Carapelli'', in “Le Antiche Dogane”, a. XXIV, n. 286, aprile 2023, pp. 18.


== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==

Versione delle 02:09, 5 giu 2023

Dante Nello Carapelli con il nipote Franco Emilio, Firenze, Piazza San Felice, 1935
Foto di Dante Nello Carapelli, tratta dal libro Cineguida 1953
Foto di Dante Nello Carapelli, tratta dal libro Cineguida 1953
Foto di Dante Nello Carapelli, tratta dal libro Cineguida 1953
Foto di Dante Nello Carapelli, tratta dal libro Cineguida 1953

Dante Nello Carapelli (Arezzo, 7 aprile 1891Firenze, 17 settembre 1958) è stato un attore e regista italiano.

Biografia

Dante Carapelli nacque ad Arezzo il 7 aprile 1891 da Emilio, cancelliere presso il Ministero di grazia e giustizia, e da Isolina Mascagni, ultimo di sei fratelli dei quali soltanto Margherita (Fucecchio, 1875 - Firenze, 1939) e Gino (Arezzo, 1887 - Firenze, 1966) avrebbero raggiunto l'età adulta; in memoria di un fratellino morto in tenera età di nome Raffaello, in famiglia Dante fin da piccolo fu soprannominato "Lello", divenuto poi con il passare degli anni "Nello". Compì gli studi a Firenze presso il liceo classico Galileo dove conseguì la maturità; nel 1910 entrò come impiegato nel compartimento di Firenze delle Ferrovie dello Stato, all'interno del quale avrebbe compiuto una brillante carriera fino a divenire segretario di prima classe.[1]

Prese parte alla prima guerra mondiale, componendo poi la poesia celebrativa La canzone della Vittoria, dedicata ad Alessandro Martelli, professore in geologia e futuro sottosegretario del Ministero delle comunicazioni. Il suo esordio nel mondo dello spettacolo avvenne al teatrino parrocchiale della chiesa di Sant'Ilario a Colombaia fuori Porta Romana a Firenze; divenne quindi assistente teatrale nella Compagnia Fiorentina dell'attrice Garibalda Landini Niccòli (Firenze 1863 - 1929), diretta dal di lei figlio Raffaello Niccòli (Firenze, 1891 - 1952), che aveva la sua sede principale a Firenze al Teatro Alfieri in via Pietrapiana.

Nell'ambito del panorama del teatro filodrammatico fiorentino, con il nome d'arte di Roberto Caserani creò una propria compagnia la Caserani-Zamora-Stauperno, insieme all'attrice Nietta Zocchi e all'attore Perlini, sulla falsariga della allora celebre compagnia Gandusio-Borelli-Piperno. Tra le molte opere messe in scena dalla compagnia ricorderemo la commedia in vernacolo fiorentino Icché 'un si vòle di Nino degli Orasi, che ebbe una prima rappresentazione al teatro di Scandicci nel maggio 1928, per essere poi replicata al teatro del dopolavoro ferroviario di Firenze il 26 dicembre dello stesso anno, nella quale veniva particolarmente lodata l'interpretazione del «bravo Carapelli».[2]

Dal teatro in vernacolo passò ben presto a quello in lingua italiana, recitando per esempio nella commedia Il nostro prossimo di Alfredo Testoni, rappresentata il 10 settembre 1930 al Teatro dell'Opera Nazionale Dopolavoro di Firenze.[3] Esordì alla regia con il dramma di ambientazione cinese L'uomo giallo di Nino degli Orasi, allestito il 30 novembre 1930 nel salone degli stucchi di palazzo Gerini a Firenze, sede dell'Associazione ricreativa del pubblico impiego, nel quale interpretò anche la parte del protagonista Lao; dello spettacolo venivano apprezzate tra le altre cose l'originalità del tema trattato e la bravura degli attori, tra i quali spiccava Carapelli che «con quella sua recitazione caratteristica e personale ha reso con efficacia l'anima del protagonista».[4]

Nel 1932 la compagnia Caserani-Zamora-Stauperno allestì alcune opere caratteristiche del repertorio classico: il 31 marzo fu rappresentato il dramma La gerla di papà Martin di Eugène Cormon ed Eugène Grangé, nel quale Carapelli recitò come protagonista;[5] il 3 aprile un altro dramma Ladri d'onore di George Sand, dove ebbe il ruolo di Remigio;[6] il 15 maggio veniva invece presentata al pubblico la commedia in prima assoluta L'isola di Kubanga di Emilio Sestini, feroce satira della diplomazia europea dell'epoca in funzione nazionale e patriottica, nella quale Carapelli era Paquito, il servitore creolo vero deus ex machina dell'intera azione.[7] Sempre nel 1932 furono rappresentate dalla compagnia diretta da Carapelli le due commedie Se..., allora sì di Giulio Bucciolini[8] e I due volti dell'amore di Girandini.[9] Nel 1933 fu allestito il dramma di ambientazione coloniale Legione straniera di Emilio Sestini,[10] nel maggio 1934 Il cardinale di Louis Napoleon Parker,[11] il 23 marzo 1935 il dramma Presente di Ferruccio Ulivi,[12] spettacoli dove Carapelli aveva il duplice ruolo di regista e attore nella parte del protagonista. In questi anni ebbe tra i suoi allievi al teatro del dopolavoro ferroviario di Firenze un giovanissimo Rossano Brazzi, del quale per primo intuì le capacità attoriali e che fece esordire in La trovatella di Santa Maria di Paolo Giacometti, messo in scena il 2 marzo 1936 al teatro degli orfani di guerra di Firenze ed il 3 marzo al teatro del dopolavoro di Osteria Nuova, presso Bagno a Ripoli.[13]

La Compagnia del dopolavoro ferroviario di Firenze diretta da Carapelli allestiva l'8 aprile 1936 La maestrina di Dario Niccodemi, per la quale erano apprezzate dalla critica la compostezza e la vivacità di Brazzi e l'efficacia interpretativa di Carapelli;[14] nel giugno dello stesso anno nella commedia La vena d’oro di Guglielmo Zorzi tra gli interpreti oltre a Brazzi recitava Clara Calamai;[15] il 15 dicembre presso il salone del Gruppo rionale Montemaggi era rappresentata la commedia drammatica Anime di Bruno Carbocci con Brazzi e Carapelli;[16] nell'aprile 1937 ne La nemica di Niccodemi venivano lodate le interpretazioni di Brazzi e Calamai.[17]

Nell'ambito del IV Maggio Musicale Fiorentino Carapelli fu chiamato a recitare nella parte di Carlo nella commedia in cinque atti Come vi garba, tratta da Come vi piace di William Shakespeare, con la regia di Jacques Copeau e le musiche di scena di Ildebrando Pizzetti, che si tenne il 1° e il 2 giugno 1938 nel piazzale di Bacco del Giardino di Boboli a Firenze.[18] Parallelamente continuava la sua attività nel teatro popolare toscano, allestendo la commedia I due volti dell’amore di Girandini e l'atto comico Maritiamo la suocera, entrambi presentati il 17 marzo 1940 al salone del Gruppo rionale Ugo del Fiume.[19]

Nel 1942 esordì anche nel mondo del cinema recitando nel film biografico Rossini, girato dal regista Mario Bonnard negli stabilimenti Pisorno di Tirrenia, che aveva come interpreti Nino Besozzi, Paola Barbara, Armando Falconi, Paolo Stoppa.[20]

La sua carriera cinematografica conobbe un forte incremento dopo la fine della guerra, grazie all'intervento di Brazzi, il quale aveva raggiunto un successo internazionale e che, riconoscente verso il suo maestro, lo volle spesso con sé nei film dei quali era protagonista, affidando a Carapelli, ormai più che cinquantenne, solitamente la parte del padre o del cattivo. Tra i film si ricordano: Aquila nera (1946), diretto da Riccardo Freda, tratto dal romanzo Dubrovskij di Aleksandr Puškin, dramma storico ambientato nella Russia dell'Ottocento con Brazzi, Irasema Dilian, Gino Cervi, Rina Morelli, Paolo Stoppa, Yvonne Sanson, Gina Lollobrigida;[21] Il diavolo bianco (1947) di Nunzio Malasomma, dal racconto Hadschi Murat di Tolstoj, con Brazzi, Roldano Lupi, Lea Padovani, Folco Lulli;[22] La monaca di Monza (1947) con la regia del pistoiese Raffaello Pacini e interpreti Brazzi, Paola Barbara, Wanda Capodaglio, Carlo Duse;[23] Il principe delle volpi (1949), kolossal hollywoodiano della 20th Century Fox, tratto dall'omonimo romanzo di Samuel Shellabarger sulla vita di Cesare Borgia, girato da Henry King tra Firenze, Siena, San Gimignano e Monteriggioni, con Tyrone Power, Orson Welles, Marina Berti, Katina Paxinou; il sequel La vendetta di Aquila Nera (1951) sempre di Freda con Brazzi, Gianna Maria Canale, Franca Marzi, dove Carapelli recitava nella parte dell'antagonista Atamano Selim;[24] il film storico Lorenzaccio (1951) di Pacini con Giorgio Albertazzi, Folco Lulli, Anna Maria Ferrero, Arnoldo Foà;[25] il melodramma La donna che inventò l'amore (1952), dall'omonimo romanzo di Guido da Verona, prodotto da Oscar Brazzi e diretto da Ferruccio Cerio, con Rossano Brazzi, Silvana Pampanini, Juan de Landa, Franco Fabrizi;[26] l'altro mélo L'ingiusta condanna (1952), girato in Maremma dal regista pisano Giuseppe Masini, con Brazzi, Sergio Tofano, Nanda Primavera, Ubaldo Lay;[27] infine Musoduro (1953), tratto dal romanzo di Luigi Ugolini, diretto da Giuseppe Bennati, con Fausto Tozzi, Marina Vlady, Cosetta Greco, Odoardo Spadaro, nel quale Carapelli interpretava la parte del Sor Giordano, padre della protagonista.[28]

Parallelamente all'impegno nel mondo del cinema Carapelli continuava la sua attività di regista ed attore teatrale, allestendo tra i molti spettacoli nel 1946 La volata di Niccodemi,[29] nel 1949 Lo sbaglio di essere vivo di Aldo De Benedetti, nel quale faceva esordire una giovanissima Gianna Giachetti, presso il Teatro della Selt Valdarno di Firenze, oggi Cinema Spazio Uno.[30]

A partire dal 1951 prese parte alle annuali edizioni del prestigioso Premio nazionale d'arte drammatica Maria Melato, dedicato all'attrice di Reggio Emilia dalla sua città natale, con la Compagnia del Teatro Eclettico da lui creata e diretta: alla prima edizione del 1951 presentò Famiglia di Denis Amiel e Amiel Petry, per il quale Iole Crescente e William Ceccarelli ottennero il terzo posto come migliori attori giovani; nel 1952 con Aminta di Torquato Tasso gli furono attribuiti il primo premio per i gruppi e il secondo per la regia. Nel 1953 allestì la tragedia Fedra di Jean Racine con Rinaldo Mirannalti, Crescente e Giachetti, rappresentato la sera dell'8 novembre al Teatro Municipale di Reggio Emilia, con la quale vinse nuovamente il primo premio per i gruppi, il secondo per la regia e idem per la scenografia; nel 1954 mise in scena Hinkemann di Ernest Toller, che vide Mirannalti ricevere il primo premio come attore; nel 1955 ottenne il secondo premio per i gruppi, il primo per la regia, il secondo per la scenografia; alla settima edizione presentò il 17 novembre 1956 il dramma Bufere di Sabatino Lopez.[31]

Negli anni Cinquanta Carapelli lavorò anche alla radio con la compagnia di prosa della RAI di Firenze nell'originale radiofonico Bandiera nera, dedicato alla vita dei pirati più famosi della storia, recitando nel terzo episodio Harudi il Barbarossa, messo in onda il 22 luglio 1954, nel sesto L'Olonese, trasmesso il 12 agosto 1954, nel nono Un monumento per Jean Bart del 2 settembre 1954 e nel dodicesimo Il pirata Barbanera del 23 settembre 1954.[32] Dalla radio alla nascente televisione italiana il passo fu breve: la sera del 17 marzo 1956 sul Programma Nazionale della RAI fu trasmesso l'atto unico Il lungo pranzo di Natale di Thornton Wilder, con la regia teatrale di Carapelli e con interpreti gran parte dei membri della Compagnia del Teatro Eclettico, ovvero Mirannalti, Crescente, Vanna Bucci, Anna Maria Sanetti, Umberto Fusi.[33]

Nel marzo 1958, ormai malato, allestiva la commedia musicale La brigata dei begli umori di Bucciolini,[34] che costituì la sua ultima rappresentazione: morì infatti per tumore ai polmoni il 17 settembre 1958 a 67 anni di età e fu sepolto nel cimitero di Trespiano sopra Firenze.[35]

Filmografia

Note

  1. ^ Ebbe la prima nomina nelle Ferrovie dello Stato come Sotto Capo Gestione di III Classe in data 16 dicembre 1910, passò a Capo Gestione di III Classe il 1° aprile 1925 con uno stipendio annuo di 9600 lire, dal 1° Gennaio 1930 divenne Segretario di I Classe con uno stipendio di 12000 lire. Cfr. Nomine e Avanzamenti. Compartimento di Firenze, in “Bollettino del Personale delle Ferrovie dello Stato”, a. XVIII, n. 12, dicembre 1925, p. 201; Ministero delle Comunicazioni. Ferrovie dello Stato. Ruolo Organico del Personale degli Uffici. Grado 8°, Carboni, Roma, 1934, p. 66. Negli anni Dieci risultò iscritto alla Massoneria di Arezzo insieme al fratello Gino. Cfr. L. Armandi, Storia sociale della Massoneria aretina, Arti Grafiche Viti-Riccucci, Sinalunga (SI), 1992, p. 241.
  2. ^ A. M. [A. Messeri], A sipario calato, in “La Commedia Fiorentina”, a. II, n. 5, maggio 1928, p. 223; A. M. [A. Messeri], Novità drammatiche, in “La Commedia Fiorentina”, a. II, n. 12, dicembre 1928, p. 602.
  3. ^ «Carapelli ha dato alla parte di Don Egidio un risultato personale raggiungendo buoni effetti comici: avremo però desiderato che avesse saputo anche commuoverci». Rim, Rubrica Dopolavoro, in “La Commedia Fiorentina”, a. IV, n. 10, ottobre 1930, pp. 469-470.
  4. ^ R. Melani, Novità teatrali, in “La Commedia Fiorentina”, a. V, n. 1, gennaio 1931, p. 47.
  5. ^ P. M. [P. Moschi], Dopolavoro Ferroviario, in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 5, maggio 1932, p. 221.
  6. ^ P. M. [P. Moschi], Circolo Fiorentino, in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 5, maggio 1932, p. 221.
  7. ^ «Il giovine Visconte Gastone d’Estanges, delegato alla Società delle Nazioni, ha avuto un infortunio al gioco: ha perso cioè sulla parola in una notte 50.000 franchi. La cosa dovrebbe essere segreta, intima, senonché tutti ne parlano, a cominciare dal cameriere del Visconte, Paquito, ibrida discendenza di nobiltà francese e spagnola, ad una giovane amica del Visconte, ad un nobile russo, alla moglie di questi. E tutti si fanno in quattro perché egli accetti i 50.000 franchi che nella giornata deve pagare ad un ricco inglese. Di qui è un susseguirsi di situazioni: sostituzioni di persona colpi di scena. Paquito, infine, sostituendosi al padrone, riceve una commissione di negri [sic] della Repubblica di Kubanga, nido di schiavisti e di farabutti della più bell’acqua, venuta dal Visconte per ottenere l’appoggio della grande nazione protettrice in una vertenza che è questione di vita o di morte per la Repubblica. Paquito riconosce giuste le richieste della commissione e assicura che queste verranno largamente appoggiate. Si teme, in seguito a ciò, un disastro diplomatico, se non che il Visconte anziché uno smacco riporta un vero trionfo. Alla fine, però, d’Estanges decide di abbandonare la diplomazia per impalmare la nipote di un ricco signore ora che, anche lui è ricco, avendo saputo dal proprio notaio di dover realizzare una vistosa eredità nel Canadà»; in Profili. Emilio Sestini, in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 2, febbraio 1932, p. 100; P. M. [P. Moschi], Circolo Fiorentino, in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 6, giugno 1932, p. 264.
  8. ^ G. Bucciolini, Se..., allora sì: tre atti tragicomici, Nemi, Firenze, 1932.
  9. ^ P. M. [P. Moschi], Dopolavoro Ferroviario, in “La Commedia Fiorentina”, a. VI, n. 8, agosto 1932, p. 330.
  10. ^ “La Commedia Fiorentina”, a. VII, 1933, p. 34.‎
  11. ^ P. Moschi, Filodrammatiche. Firenze, in “Il dramma” (Rivista mensile di commedie di grande successo), a. X, n. 151, 1° giugno 1934, p. 43.
  12. ^ “Teatro per tutti” (Raccolta di commedie), 1935, p. 44.
  13. ^ Firenze, in “Teatro per tutti”, a. IV, 1936, p. 41; P. Osso, Rossano Brazzi: attore completo, Albore, Milano, 1942.
  14. ^ P. M. [P. Moschi], Cronaca delle Filodrammatiche. Firenze, in “Teatro per tutti”, a. IV, 1936, p. 38.
  15. ^ P. Moschi, Filodrammatiche. Firenze, in “Il dramma”, a. XII, n. 236, 15 giugno 1936, p. 35.
  16. ^ P. M. [P. Moschi], Cronaca delle Filodrammatiche. Firenze, in “Teatro per tutti”, a. IX, n. 1, gennaio 1938, p. 32.
  17. ^ P. M. [P. Moschi], Filodrammatiche. Firenze, in “Il dramma”, a. XII, n. 255, 1° aprile 1937, p. 35.
  18. ^ L. Pinzauti, Il Maggio musicale fiorentino dalla prima alla trentesima edizione, Vallecchi, Firenze, 1967, p. 275; Teatro Comunale di Firenze. Maggio Musicale Fiorentino. Catalogo delle manifestazioni: 1928-1997, vol. 2, a cura di A. Bardi, M. Conti, Le Lettere, Firenze, 1998, p. 136.
  19. ^ “In entrambi i lavori gli attori tutti, e particolarmente il loro direttore Nello Dante Carapelli, si sono fatti apprezzare ed il pubblico li ha salutati con ripetuti battimani alla fine di ogni atto ed al termine dello spettacolo”. Cfr. Dopolavoro postelegrafonico, in “Rassegna delle Poste e delle Telecomunicazioni”, nn. 1-2, gennaio-febbraio 1940, p. 270.
  20. ^ Cineguida 1953, Dante Lazzaro Editore, Roma, 1953, pp. 52, 152; G. Vaccaro, Panorama biografico degli italiani d’oggi. A-H, Curcio, Roma, 1956, p. 298; R. Chiti, E. Lancia, Dizionario del cinema italiano. Tutti i film italiani dal 1930 al 1944, Gremese, Roma, 2008, pp. 310-311.
  21. ^ Cineguida 1953, cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; C. Lizzani, ‎R. Chiti, Il cinema italiano dalle origini agli anni ottanta, Editori Riuniti, Roma, 1982, p. 396; R. Chiti, R. Poppi, Dizionario del cinema italiano. I film dal 1945 al 1959, Gremese, Roma, 1991, pp. 42-43; Il cinema ricomincia. I film italiani del 1945-46, a cura di S. Della Casa, Regione Piemonte, Torino, 1992, p. 79; La memoria del cinema. Restauri, preservazioni e ristampe della Cineteca Nazionale. 1998-2001, Scuola Nazionale del Cinema, Roma, 2001, p. 63; R. Curti, Riccardo Freda. The Life and Works of a Born Filmaker, McFarland & Co., Jefferson (USA), 2017, pp. 5, 309; G. Pedler, D. Wyatt, P. Moules, The 9.5mm Vintage Film Encyclopaedia, Troubador Publishing, Leicester (UK), 2020, p. 61.
  22. ^ Cineguida 1953, cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; R. Chiti, R. Poppi, op. cit., p. 116.
  23. ^ Cineguida 1953, cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298.
  24. ^ Cineguida 1953, cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; Millenovecento51. Il cinema italiano del 1951, a cura di N. Gobetti, Regione Piemonte, Torino, 1998, p. 147; S. Della Casa, Riccardo Freda, Bulzoni, Roma, 1999, p. 102; La memoria del cinema, cit., p. 63; R. Curti, op. cit., pp. 5, 309; R. Kinnard, T. Crnkovich, Italian Sword and Sandal Films, McFarland & Co., Jefferson (USA), 2017, pp. 136, 215.
  25. ^ Lux Film 1951-1952, Roggero & Tortia, Torino, 1952; Cineguida 1953, cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298.
  26. ^ Cineguida 1953, cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298.
  27. ^ Cineguida 1953, cit., pp. 52, 152; G. Vaccaro, op. cit., p. 298; R. Chiti, R. Poppi, op. cit., pp. 192-193.
  28. ^ P. Mereghetti, Il Mereghetti. Le schede, Baldini & Castoldi, Milano, 2001, p. 1366; La filmografia di Nino Rota, a cura di F. Borin, Olschki, Firenze, 1999, p. 115.
  29. ^ Articolo, in “Filodrammatica” (rivista mensile), 1946.
  30. ^ E. Bassanelli, “Il teatro non si può tradire”. Gianna Giachetti interprete goldoniana, tesi di laurea (Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Lettere e Filosofia, A. A. 2006-2007), relatore T. Megale, Firenze, 2008; G. Giachetti, Da Via Guelfa alle grandi ribalte, in F. Borghini, C’era una volta un rione a Firenze, Masso delle Fate, Firenze, 2022, p. 40.
  31. ^ II Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”, Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1952; III Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”, Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1953; IV Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”, Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1954; VI Rassegna Nazionale d’Arte Drammatica “Premio Maria Melato”, Stab. Tip. F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1956.
  32. ^ Le registrazioni dell'originale radiofonico sono disponibili sul sito: www.teche.rai.it.
  33. ^ M. L. Compatangelo, La maschera e il video: tutto il teatro di prosa in televisione dal 1999 al 2004, Rai-ERI, Roma, 1999, p. 109.
  34. ^ G. Bucciolini, Cronache del teatro fiorentino, a cura di L. M. Personè, Olschki, Firenze, 1982, pp. 280, 326.
  35. ^ È morto Carapelli, in “La Nazione Italiana”, 18 settembre 1958.

Bibliografia

  • R. Carapelli, Il mio prozio Dante Nello Carapelli, in “Le Antiche Dogane”, a. XXIV, n. 286, aprile 2023, pp. 18.
  • C. Cordoni, Dante Nello Carapelli attore e regista dimenticato, in “Le Antiche Dogane”, a. XXIV, n. 286, aprile 2023, pp. 6-7;

Collegamenti esterni