Sega la vecchia

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Un fantoccio della Vecchia ad Agordo (Veneto), in una cerimonia del rogo di metà Quaresima.

Il sega la vecchia, o segavecchia, è un personaggio che dà il nome a un'antica rappresentazione di mezza Quaresima del mondo contadino.

Significato[modifica | modifica wikitesto]

La Festa di Mezza Quaresima a Casola Valsenio (RA) nel marzo 1957

Secondo la leggenda, un giovedì di mezza Quaresima una donna, invece di fare astinenza dalla carne, mangiò un salsicciotto. Fu quindi condannata a morte e giustiziata per stregoneria.

In tempi remoti questo giorno era dedicato alla penitenza e al digiuno, ma si è poi trasformato in una festa popolare: la vëcia da sghè, come viene chiamata in romagnolo, viene segata nella piazza del paese e dal suo ventre capiente escono giocattoli e dolci.

Rituali affini in altre parti d'Italia prevedono un rogo con cui si brucia un fantoccio che rappresenta la vecchia o la strega.[1]

Secondo gli antropologi Baldini e Bellosi, la “Vecchia” è simbolo della Terra che, dopo il gelo dell'inverno, si riapre e si prepara a produrre i suoi frutti. Lo squarcio prodotto nel ventre della Vecchia «prelude e stimola il parto della terra, gravida dei futuri frutti e raccolti».[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Tradizionalmente, in occasione della festa, un gruppo di attori improvvisati visitava le case del contado e inscenava una rappresentazione a carattere burlesco in cui un albero di quercia (la vecchia) viene simbolicamente abbattuto e segato da parte di due segantini, fino a risorgere tra danze, canti e altre manifestazioni di gioia.

Questa usanza era particolarmente diffusa, fino alla fine degli anni cinquanta, in Toscana, Emilia-Romagna e Umbria.

È ancora diffusa anche in Campania, nell'antica cittadina di Alife, dove si festeggia il giovedì che precede la penultima domenica di Quaresima; in alcune zone dell'alto Sannio, come a Jelsi (Campobasso), si festeggia la seconda domenica di Quaresima.

Dagli anni '20 del XX secolo è anche celebrato come "Carnevale di mezza Quaresima" a Bergamo.[3] Al termine della sfilata dei carri allegorici ha luogo "ol Rasgamènt de la Ègia"(la sega della vecchia) e viene letto il suo testamento, che ogni anno è diverso e fa riferimento a problematiche sociali di attualità.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Franco Cardini, I giorni del sacro: I riti e le feste del calendario dall'antichità a oggi, Novata, Utet, 2016.
  2. ^ Eraldo Baldini e Giuseppe Bellosi, Calendario e folklore in Romagna, pag. 49, Ravenna, Il Porto, 1989.
  3. ^ A Bergamo la tradizionale sfilata di mezza Quaresima, su popolis.it. URL consultato il 6 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2021).
  4. ^ Mezza Quaresima - Ducato di Piazza Pontida, su ducatodipiazzapontida.it. URL consultato il 20 marzo 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giancarlo Baronti, Giancarlo Palombini, Daniele Parbuono (2011), «Séga seghin’ segamo...» Studi e ricerche su “Sega la vecchia” in Umbria, Perugia, Morlacchi Editore ISBN 978-88-6074-456-2.
  • Mariano Fresta, Vecchie segate ed alberi di maggio, Montepulciano, 1982.

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