Mausoleo di Porsenna

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Il mausoleo di Porsenna è un edificio leggendario che fu descritto da Marco Terenzio Varrone. Sarebbe stato costruito per raccogliere il corpo dell'anch'esso leggendario lucumone Porsenna, sovrano della città di Chiusi. La descrizione del mausoleo di Varrone non ha raggiunto i nostri giorni, ma era conosciuta da Plinio il Vecchio, che la citò nella scrittura della sua Naturalis Historia, perché comprendeva la descrizione di un labirinto all'interno del mausoleo.

Siccome Plinio e Varrone collocarono il mausoleo al di sotto dell'abitato di Chiusi (sub urbe Clusio), un intreccio di cunicoli, scoperti nel ventesimo secolo e attualmente visitabili, simili ai "bottini di Siena", che conducono alle cisterne di raccolta dell'acqua piovana posizionate sotto la città di Chiusi, è stato erroneamente chiamato labirinto di Porsenna, come se esso fosse stato il labirinto del suo mausoleo.

Documenti[modifica | modifica wikitesto]

Le prime notizie si hanno dalla Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, il quale a sua volta afferma di aver avuto notizia da un manoscritto, mai giunto a noi, di Marco Terenzio Varrone (116-27 a.C.). Nella sua opera, Plinio descrive quattro famosi labirinti, quello egizio, di Lemno, di Creta e quello Italico (Labirinto di Porsenna)

Il brano di Plinio qui riportato è la descrizione che egli fa del mausoleo nel libro trentaseiesimo della Naturalis Historia, per introdurre il labirinto, che chiama "italiano":

(LA)

«Namque et Italicum dici convenit, quem fecit sibi Porsina, rex Etruriae, sepulchri causa, simul ut externorum regum vanitas quoque Italis superetur. Sed cum excedat omnia fabulositas, utemur ipsius M. Varronis in expositione ea verbis: Sepultus sub urbe Clusio, in quo loco monimentum reliquit lapide quadrato quadratum, singula latera pedum tricenum, alta quinquagenum. In qua basi quadrata intus labyrinthum inextricabile, quo si quis introierit sine glomere lini, exitum invenire nequeat. Supra id quadratum pyramides stant quinque, quattuor in angulis et in medio una, imae latae pedum quinum septuagenum, altae centenum quinquagenum, ita fastigatae, ut in summo orbis aeneus et petasus unus omnibus sit inpositus, ex quo pendeant exapta catenis tintinabula, quae vento agitata longe sonitus referant, ut Dodonae olim factum. Supra quem orbem quattuor pyramides insuper singulae stant altae pedum centenum. Supra quas uno solo quinque pyramides. Quarum altitudinem Varronem puduit adicere; fabulae Etruscae tradunt eandem fuisse quam totius operis ad eas, vesana dementia, quaesisse gloriam inpendio nulli profuturo, praeterea fatigasse regni vires, ut tamen laus maior artificis esset.»

(IT)

«È opportuno far menzione di quello italiano che si fece costruire il re dell'Etruria Porsenna per usarlo come sepolcro, e insieme perché si possa dire che gli italici sono superiori ai re stranieri anche in vanità. Siccome la sua favolosa grandiosità eccede ogni limite, ci serviremo, nel descriverlo, delle parole di Marco Varrone: «Il re venne sepolto presso la città di Chiusi, in un luogo in cui ha lasciato un monumento di forma quadrata fatto di blocchi di pietra squadrati: ogni lato è lungo trecento piedi ed alto cinquanta. All'interno di questa pianta quadrata si sviluppa un labirinto inestricabile, costruito in modo tale che se qualcuno vi si introducesse senza un gomitolo di filo non riuscirebbe più a ritrovare l'uscita. Al di sopra di questa base quadrata si elevano cinque piramidi, quattro agli angoli ed una centrale, che sono larghe alla base settantacinque piedi ed alte centocinquanta; come coronamento, hanno sulla punta un disco di bronzo e un unico baldacchino ricurvo che si sovrappone a tutte e cinque e alla quale stanno appese, rette da catene, delle campanelle (quando il vento le agita, diffondono il loro suono a grande distanza, come un tempo succedeva a Dodona); al di sopra di questo disco stanno quattro piramidi alte ciascuna cento piedi, e sopra di esse un'unica piattaforma con cinque piramidi». Di queste ultime Varrone ebbe pudore a dichiarare l'altezza: fantasiose tradizioni etrusche dicono che questa altezza sarebbe stata pari a quella del resto dell'edificio. Fu una vana follia, aver cercato la gloria con una spesa che non sarebbe servita a nessuno, e aver stremato per di più le forze del regno – col risultato che la gloria maggiore andò poi all'architetto.»

Chiaramente una tale struttura è poco credibile, ma certamente la descrizione contiene simbolismi nascosti oltre al fatto che negli anni, la descrizione fatta da Plinio è stata oggetto di discussioni e ricostruzioni.

Una seconda ipotesi sostiene che l'espressione di Plinio, ripresa da Varrone, sub urbe Clusio vada tradotta piuttosto con "dinnanzi a Chiusi", che era al tempo di Porsenna soltanto una protocittà agricola. Il mausoleo si troverebbe quindi in un punto del Monte Cetona da cui avrebbe potuto dominare la valle di Chiusi[1].

Scavi e ricerche archeologiche[modifica | modifica wikitesto]

Serbatoio etrusco-romano a Chiusi, presunta tomba di Porsenna

Già in epoche passate, molti si dedicarono allo studio del popolo etrusco, della sua lingua, tradizioni e leggende. Papa Pio II - Enea Silvio Piccolomini, durante un suo passaggio in Val di Chiana tentò di rintracciare la tomba del Lucumone e ne lasciò traccia nei suoi Commentari, una sorta di diario dei fatti importanti:

«... si giunse al fiume Chiana (oggi Canale maestro della Chiana), ossia palude, che divide il territorio senese dal perugino. Qui gli inviati Senesi accolsero il Pontefice (il Papa narra sempre in terza persona) con gran seguito ed immensa gioia e lo condussero a Chiusi, antica città e patria di Re Porsenna, una volta potente per gloria e ricchezze, ma ora occupata da pochi abitanti...»

Nel 2012 sono stati scoperti due locali a forma di piramide durante degli scavi nella cantina di un vigneto vicino ad Orvieto, a poche decine di km da Chiusi. Gli archeologi ritengono che ci siano altre tre piramidi da scoprire sotto la città, e un sistema di tunnel che corre sotto di esse. Le piramidi, le uniche etrusche finora mai scoperte, sarebbero in totale cinque e formerebbero un complesso che ricorda molto facilmente il mausoleo di Porsenna. È certamente di origine etrusca e risalirebbe a prima del 400 a.C.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^

    «Ancora la descrizione varroniana, è Sepultus sub urbe Clusso e, ci indica una posizione geografica che va interpretata dalla cultura contemporanea. Per le ragioni già espresse, il comprensorio chiusino retto da Porsenna era un agglomerato di villaggi poiché dall'analisi dei reperti archeologici lo sviluppo della Val di Chiana incominci all'inizio del VI sec. e fu rapido ( L. Banti, op. CIT. p. 226) Il carattere agricolo di questa espansione è dimostrato dal tipo dei nuovi insediamenti: fattorie, abituri, villaggi, di cui si hanno tombe isolate, piccole necropoli lungo la Valle, i pendii e i poggi inseriti ai piedi della dorsale collinare del Monte Cetona. In questa visione protourbana dove il concetto dell'urbe usato dallo storico Varrone non è applicabile perché‚ la città del VI sec. nell'attuale centro di Chiusi non esiste, mentre esistono resti attribuibili sempre a Età etrusche più recenti, la preposizione .sub + ablativo con verbo di stato, credo vada interpretata come davanti a, nei pressi di, dinnanzi a, e quindi [...] fu sepolto davanti alla città di Chiusi è intesa come comprensorio protourbano di aggregazioni di villaggi densamente popolati, centri d’intensa attività [...] artigianale, nodi di particolare interesse commerciale con residenze elitarie. Infatti dato che il vasto e ricco insediamento era disposto su un territorio interessato da emergenze di oggi, basse colline, il punto di osservazione necessario per stare davanti a questo paesaggio protourbane-ed insieme in un punto dal quale il grande monumento poteva essere visto in tutta la sua altezza; non doveva essere certamente ai piedi di Chiusi, ma in una zona elevata della dorsale del Monte Cetona da cui dominare la valle.»

  2. ^ (EN) Gabi Logan, Archaeologists uncover etruscan pyramids in Orvieto, su italymag.co.uk. URL consultato l'11 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2012).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Erio Rosetti e Luca Valenti, L'altra Toscana. Guida ai luoghi d'arte e natura poco conosciuti, Firenze, Le Lettere, 2003, ISBN 88-7166-694-1.
  • Vasco Melani e Francesco Nicosia, Itinerari Etruschi, Pistoia, Tellini, 1989, ISBN non esistente.
  • Franco Fabrizi, Chiusi: il labirinto di Porsenna, leggenda e realtà, Cortona, Calosci, 1987, ISBN non esistente.
  • Anna Rastrelli e Enrico Benelli, Chiusi Etrusca, Chiusi, Edizioni Luì, 2000, ISBN non esistente.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]