Rostri
Rostri 'Rostra Caesaris, Augusti et Diocletiani' | |
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Civiltà | romana |
Epoca | repubblicana e imperiale |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Comune | Roma |
Amministrazione | |
Patrimonio | Centro storico di Roma |
Ente | Parco Archeologico del Colosseo |
Responsabile | Alfonsina Russo |
Visitabile | Sì |
Sito web | parcocolosseo.it/area/foro-romano/ |
Mappa di localizzazione | |
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I Rostri (in latino Rostra) erano le tribune nel foro romano dalle quali i magistrati tenevano le orazioni. Il nome derivava dalle prue delle navi nemiche (rostrum appunto) strappate dai Romani durante la vittoriosa battaglia di Anzio, che vennero qui collocate nel 338 a.C..[1][2]
«Naves Antiatium partim in navalia Romae subductae, partim incensae, rostrisque earum suggestum in foro exstructum adornari placuit, Rostraque id templum appellatum»
Livio definisce i rostri come templum, che nella religione romana, rappresentava uno spazio consacrato dall'augure, [3] secondo il rito dell'inauguratio.
Rostri repubblicani[modifica | modifica wikitesto]
I più antichi Rostra (Rostra vetera), facevano parte del Comizio, la piazza circolare delle assemblee politiche pubbliche, in particolare occupavano le gradinate ad arco sul lato sud-orientale, con la concavità rivolta a nord. I rostri repubblicani rimasero in uso finché non vennero demoliti per far spazio al Foro di Cesare.
Dei Rostra repubblicani resta solo un basamento ad arco di cerchio, tra l'altare del Lapis niger e la facciata della Curia Iulia, visibile oggi attraverso una botola che si apre nel pavimento in travertino dell'età di Augusto.
Adornavano i rostri repubblicani:
- Le statue delle tre Sibille;
- La statua di Camillo;
- Le statue di ambasciatori morti durante le loro missioni, in particolare di quelli morti a Fidene dalla Regina Teuta.
Rostri imperiali[modifica | modifica wikitesto]

Cesare fece ricostruire i Rostra al centro del lato corto della piazza rettangolare del Foro, alle spalle della nuova Curia Iulia e del colle Campidoglio.[4] Nei primi anni del secondo triumvirato qui vennero attaccate le teste e le mani dei cittadini presenti sulla lista di proscrizione, tra i quali anche il rinomato oratore Cicerone (43 a.C.).
Furono inaugurati nel 29 a.C. Da lui presero anche il nome di Rostra Iulia. Svuotati della loro funzione politica vennero a poco a poco ricoperti da statue e monumenti celebrativi, diventando un luogo puramente simbolico.
Dei Rostri rimangono i resti della facciata in opera quadrata posti quasi adiacenti all'arco di Settimio Severo. Misuravano circa 23,80 metri (80 piedi romani) e la parte costituita da piccole pietre cementate è frutto dei restauri moderni. Si vedono ancora i grossi fori dei perni che reggevano i "rostri" navali. [5]
La parte posteriore, che dà verso il Campidoglio, è composta da una scalinata semicircolare, che ricordava l'originaria forma dei Rostri repubblicani. La vera e propria piattaforma degli oratori, probabilmente lignea, era sostenuta da alcuni pilastri in mattoni ancora visibili (forse originariamente in travertino). La parte verso l'Arco è ancora riccamente rivestita di marmo (nelle qualità di portasanta e "africano" - nome quest'ultimo fuorviante essendo una pietra originaria dell'Asia Minore), in corrispondenza di dove si trovava un ambiente triangolare che conteneva, in fondo, un'altra scala per la piattaforma superiore.
Verso nord si trova poi un prolungamento in laterizio, che un'iscrizione attribuisce al prefetto Ulpio Giunio Valentino, vissuto verso il 470 d.C.: forse questo ampliamento fu eseguito in seguito alla vittoria sui Vandali, per questo è detto anche dei Rostra Vandalica.[5]
In un rilievo dell'arco di Costantino mostra cinque colonne dietro ai Rostri. Di questo gruppo nel Rinascimento vennero trovate due basi con iscrizioni, che poi andarono perdute: una ricordava il ventesimo anniversario degli Augusti (Augustorum vicennalia feliciter), l'altra il ventesimo anniversario degli imperatori (Vicennalia Imperatorum). Quest'ultima era forse quella centrale e reggeva una statua di Giove, mentre le altre reggevano statue degli imperatori. Una terza base, la base dei Decennalia, è l'unica che ci è pervenuta.[senza fonte]

Altri rostri[modifica | modifica wikitesto]
Nel Foro esistevano tre tribune di Rostri: la più importante era quella dei Rostri imperiali, poi esistevano quelli posti sul podio del tempio del Divo Giulio (dove Augusto aveva sistemato i rostri delle navi nemiche sconfitte nella battaglia di Azio) e quelli del tempio dei Dioscuri. Assieme componevano i cosiddetti Rostra tria.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Tito Livio, Ab Urbe condita libri, VIII 4 12
- ^ Marco Terenzio Varrone, De lingua Latina, V, 155
- ^ Templum su Treccani
- ^ Cassio Dione, Storia romana, XLIII, 49
- ^ a b [1]Il Foro Romano — Storia e Monumenti da Christian Hülsen, pubblicato da Ermanno Loescher & Co Editori di S. M. la Regina d'Italia, 1905 Rostra-
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Filippo Coarelli, Guida archeologica di Roma, Verona, Arnoldo Mondadori Editore, 1984.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) rostrum, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
