Ponticelli
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Ponticelli | |
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Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Città | ![]() |
Circoscrizione | Municipalità VI |
Data istituzione | 2 gennaio 1926 |
Codice postale | 80137 |
Superficie | 9,11 km² |
Abitanti | 52 284 ab. |
Densità | 5 739,19 ab./km² |
Nome abitanti | ponticellesi |
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Ponticelli è un quartiere di Napoli situato nella zona orientale della città.
Già casale di Napoli, è stato un comune autonomo, status che permane fino al 1925[1], quando viene annesso al capoluogo; oggi forma insieme ai quartieri Barra e San Giovanni a Teduccio la VI Municipalità del comune di Napoli.
Confina a nord con i comuni di Casoria e Volla, ad est con Cercola e San Sebastiano al Vesuvio; a sud con il quartiere Barra e con il comune di San Giorgio a Cremano, e ad ovest col quartiere Poggioreale.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
«Sotto gli Angioini erano due villaggi contigui, uno detto Ponticellum magnum, e l'altro Ponticellum piczolum. [...] Dopo gli Angioini di questi due casali se ne formò uno solo, [...]» |
(Lorenzo Giustiniani, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, Volume 7, Napoli 1797, voce "Ponticelli", pag. 248-250[2]) |




A pochi km dal centro di Napoli, si trovano i quartieri di San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli. Cadono in una zona fertilissima, un tempo bagnata dal fiume Sebeto e dal lagno. Ivi si estendevano i casali di Terzio, il nucleo più antico di Ponticelli, quelli di Ponticelli Minore e Maggiore, ognuno indipendente e con un proprio ricevitore o collettore fiscale, come attesta una pergamena notarile di acquisti di poderi agrari dell’anno 804 da parte dei monaci napoletani di San Sergio e Bacco, e attraversati da un ponticello in legno sul lagno in località Terzio.
I monaci nel 917 costruirono il primo mulino ad acqua per la macina del grano, un secondo mulino nel 949 e un terzo nel 951. Mantennero la proprietà dei fondi per molti anni, non essendoci feudatari come invece nei Casali limitrofi.
Nella zona, in località Tufarelli, sono state trovate tracce di insediamenti preesistenti, come la villa di Caius Olius Ampliatus.
La citazione più antica di una chiesa in zona Ponticelli è quella di chiesa di Santa Maria delle Grazie a Porchiano. Infatti, da un documento datato 10 giugno 994 si apprende dell'esistenza, nel casale di Porchiano, di una schola e di una chiesa dedicata a Santa Maria [3]: «[...] Gregorius filius q. Iohannis de Paulu [...] a Porclanum promittit d. Stephano ven. abbati monasterii Ss. Severini et Sossii [...] propter integrum fundum [che confinava] ab alio latere parte occidentis padule de illa schola et ecclesia S. Marie».[4]. La chiesa di S. Maria fu estaurita dal XII al XV secolo[5], gestita dalla confraternita laica dei Maestri Sellai di Napoli. Nel XVI sec. il Casale di Porchiano venne assorbito da quello di Ponticello e la chiesa divenne una cappella rurale.
Le piccole amministrazioni dei 4 casali indipendenti risalgono al 1236. Bisognerà aspettare il 1497 perché si uniscano divenendo un unico casale, Ponticelli..
Nel 1628 il poeta napoletano Domenico Basile ha tradotto in napoletano la favola pastorale “Il Pastor Fido” scritta dal poeta Gian Battista Guarini nel 1590, ambientandola nelle campagne di Porchiano.
Nel 1647 la popolazione di Ponticelli aveva raggiunto le 1400 unità, in gran parte contadini, braccianti agricoli, artigiani, ecclesiastici.
Nel 1782 l’avvocato Michele De Iorio protesse giuridicamente Ponticelli dalle ingerenze della chiesa di Napoli e del comune di Casavatore, tanto che fu acclamato quando ritornò in visita nel 1788 con il fratello don Giuseppe vescovo di Samaria, per benedire le nuove campane della chiesa della Madonna della Neve.
Durante la Repubblica Napoletana del 1799, Ponticelli contava 4183 abitanti. Il paese fu occupato dalla Compagnia di artiglieria da campagna del capitano Pietro Colletta, dopo che i popolani ebbero bruciato la bandiera giacobina e l’albero della Libertà, dopo aver assalito la guardia civica repubblicana.
Colletta fucilò 13 ponticellesi presi che appoggiarono i sanfedisti il 13 giugno , le rivolte filo borboniche di Portici e di Barra, e confiscò la statua d’oro di San Rocco dalla chiesa. Una delegazione di ponticellesi ne richiese però fortemente la restituzione, come pure la liberazione di altri ostaggi. Il reparto repubblicano pensò dunque di ripiegare su Napoli.
Nell’800 borbonico l’Amministrazione comunale di Ponticelli era composta di dieci decurioni ed una guardia urbana di 19 militi.
Nel 1861 in viale Margherita fu allocata una caserma dei Carabinieri con 5 militari al comando di un maresciallo.
Fino al 1925 Ponticelli rimase comune autonomo, poi la legge sulla " Grande Napoli " voluta dal fascismo per creare artificialmente nuove metropoli come Parigi e Londra pose fine alla secolare autonomia e l’ultimo sindaco fu Vincenzo Aprea. Come allo stesso modo divennero quartieri i comuni di Barra, San Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno, Secondigliano, Chiaiano ed uniti, Pianura e Soccavo.
Il quartiere si distinse nella Resistenza contro i nazifascisti, tanto da diventare il 26 Settembre 1943 il primo Quartiere in Europa a liberarsi dal soldati Tedeschi, dando inizio alle Quattro giornate di Napoli.
La popolazione ponticellese nel tempo crebbe esponenzialmente: con l’inaugurazione del rione INCIS nel 1967 salì a 70.000 abitanti.
La secolare vita, quasi bucolica, di Ponticelli negli ultimi anni purtroppo è degenerata in un clima dove impera delinquenza, contrabbando.
Un episodio atroce avvenuto nel 1983 fu il massacro delle piccole Barbara Sellini e Nunzia Munizzi di sette e dieci anni, una vicenda che presenta molti lati oscuri ma che pesa ancora come un macigno su Ponticelli.
Età antica[modifica | modifica wikitesto]
Documenti storici testimoniano la presenza nella zona di antichi insediamenti romani e influenze religiose fenicie venute alla luce negli ultimi anni. Nel periodo della costruzione di palazzi presso via Bartolo Longo conseguente al terremoto dell'Irpinia del 1980 sono state rinvenute due ville rustiche, una delle quali completamente dissotterrata. Tale villa appartenente ad un discendente di un veterano di Silla, Caius Olius Ampliatus, era dedita alla produzione e commercio di cereali e vino. La villa in questione fu sepolta (è stato rinvenuto lo scheletro di un villano) in seguito all'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.; probabilmente era una fattoria divisa in pars rustica e pars urbana. Nel sotterraneo di questa villa è stato ritrovato lo scheletro di un uomo in posizione rannicchiata con le mani sul volto, e un anello fuso su un dito (a causa della temperatura della lava incandescente). Costui era probabilmente uno schiavo di quarant'anni, sdentato (a causa della malnutrizione) e con diverse fratture, sorpreso dall'eruzione.
Medioevo[modifica | modifica wikitesto]
È a partire dall'XI secolo che compaiono le prime fonti storiche su "Ponticello", probabilmente solo un piccolo agglomerato di case rustiche con i loro fondi da coltivare.[6]
Nella prima metà del XIII secolo l'espansione dell'abitato vide anche la costruzione della più antica basilica-santuario vesuviana: la Basilica santuario di Santa Maria della Neve, che in seguito sarà abbellita da un gran numero di opere d'arte.
Regno di Napoli[modifica | modifica wikitesto]
Intanto si erano andati formando due siti urbani distinti, "Ponticellum magnum" e "Ponticellum parvum", che poi si fusero in un unico villaggio assumendo per questo la denominazione plurale di "Ponticello"com'è documentato nella numerazione dei Villaggi di Napoli del 1497.[7]
Ponticelli ha avuto un importante ruolo durante la rivoluzione napoletana del 1799: vi furono infatti eseguite le condanne a morte inflitte dai repubblicani a tredici uomini fedeli a Ferdinando IV.[8]
Seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]
Il 25 luglio 1943, durante la seconda guerra mondiale, gli abitanti guidati dagli antifascisti della zona, tutti iscritti al clandestino Partito Comunista Italiano, assaltarono la sede rionale fascista, in piazza Municipio. Durante la susseguente occupazione nazista 34 innocenti morirono per rappresaglia da parte dei soldati tedeschi.
Il secondo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]
La trasformazione di Ponticelli in periferia cittadina comincia con la ricostruzione del dopoguerra e la grande speculazione edilizia che in città si ebbe con il sindaco Achille Lauro: furono costruite centinaia di case popolari che costituirono rioni popolari come ad esempio il Rione De Gasperi, il Lotto O in Via Bartolo Longo, il Parco Conacal e il Parco Galeazzo che raccolsero gli sfollati di varie zone del centro di Napoli dopo il terremoto del 1980. E con la costruzione di varie scuole, tra cui la Gian Battista Marino proprio nel Lotto O.
Nel luglio 1983 un grave duplice omicidio sconvolse il quartiere: due bambine di 7 e 10 anni di nome Nunzia e Barbara vennero rapite, violentate e infine uccise da uno sconosciuto che bruciò i loro corpi gettandoli sul greto del canalone di Pollena. All’epoca furono riconosciuti come colpevoli tre incensurati dell'epoca che fin da subito dichiararono la loro estranietà nei fatti. Scontati 27 anni di carcere i tre, usciti nel 2010, hanno chiesto più volte la riapertura e revisione del processo per far luce su quello che passò alla storia come il massacro di Ponticelli.
Economia[modifica | modifica wikitesto]
In particolare lungo il tratto di via Argine sono presenti molte aziende tra le quali alcune di grande spessore come l'Ansaldo STS, l'AnsaldoBreda e la Whirlpool. Da alcuni anni è sorto un nuovo Centro commerciale, Galleria Auchan Argine, il primo centro Auchan del capoluogo, da metà 2018 denominato Centro Commerciale Neapolis.[9]
Solidarietà sociale[modifica | modifica wikitesto]
Nonostante i problemi, il quartiere può contare su una diffusa rete di solidarietà che affonda le proprie radici nel numero notevole di associazioni laiche e cattoliche impegnate nell'attività culturale, sportiva e di volontariato. Ciò ha portato ad una collaborazione con gli enti pubblici ed alla promozione di una serie di progetti di integrazione socio-sanitaria quali, ad esempio, "Anziani in rete" per prevenire le principali patologie che colpiscono la terza età e per fornire ascolto e sostegno a quanti soffrono la solitudine.
Anche la collaborazione con la scuola è molto forte a causa della dispersione scolastica che è in aumento nel quartiere. A tal proposito l'associazione Arcimovie ha promosso il progetto Catrin (Centro audiovisivi teatro ragazzi incontro a Napoli) che offre accoglienza, sostegno e ascolto per ragazzi a rischio da inserire in attività cineamatoriali.[10]
Progetti di rilancio del quartiere[modifica | modifica wikitesto]
L'intero quartiere è centro di un piano di riqualificazione urbanistica ed economica.
Trasporto su ferro[modifica | modifica wikitesto]
Le istituzioni locali hanno puntato molto soprattutto sul settore dei trasporti pubblici e sul recupero urbanistico di aree depresse reso possibile grazie all'apertura della linea Napoli-Porta Nolana-San Giorgio a Cremano, gestita dalla Circumvesuviana.

L'ospedale del Mare[modifica | modifica wikitesto]
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Per la nuova politica sanitaria regionale decreto (49/2010), è stato deciso di accorpare numerosi ospedali cittadini (Loreto Mare, Ascalesi, Incurabili, San Gennaro) in uno solo, l'ospedale del Mare, in costruzione, il cui progetto è stato redatto secondo i riferimenti del progetto di un ospedale modello di Renzo Piano sviluppato nel 2001 per il Ministero della Salute (ministro Veronesi).
L'ospedale del Mare è il primo project financing sanitario avviato in Italia. La struttura servirà mezzo milione di cittadini, tra cui anche quelli della popolosa fascia dei comuni vesuviani. La costruzione consentirà la nascita di 400 nuovi posti di lavoro e, a regime, nel settore dei servizi, darà lavoro ad altre 600 persone, escluso il personale tecnico e sanitario che si stima in circa 2500 addetti
I lavori, dal 2006, sono andati avanti molto a rilento. Sono ripresi, dopo una interruzione e una lunga e complessa trattativa condotta tra Astaldi S.p.A. e il commissario ad acta (ing. Ciro Verdoliva), il 2 settembre 2013 ed il completamento è terminato nell'agosto del 2015. Il 14 dicembre 2016 l'ospedale viene inaugurato e vengono aperti i primi tre reparti. La partenza a pieno regime dell'ospedale è prevista nel 2018, anno che vede a settembre l’inaugurazione del pronto soccorso[11] e il successivo novembre l’apertura del Dea di I livello[12].
Parco dei Murales[modifica | modifica wikitesto]
Dal 2015, il quartiere Ponticelli è interessato da un programma di riqualificazione artistica e rigenerazione sociale curato da INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana e avviato nel complesso residenziale Parco Merola, nel tempo divenuto noto come Parco dei Murales e oramai meta di numerosi turisti e appassionati di street art, nonché sede di laboratori per i bambini e i ragazzi, set per produzioni televisive e cinematografiche e altro ancora che sta lentamente ricreando autostima nei residenti.
Al 2017 sono state realizzate le prime otto grandi opere inserite in ampi programmi sociali e culturali: “Ael. Tutt'egual song' e criature” di Jorit Agoch; “A' pazziella 'n man e' criature” di ZED1; “Lo trattenimento de' peccerille” di Mattia Campo Dall'Orto; “Chi è vuluto bene nun s'o scorda” di Rosk&Loste; “'A Mamm' 'e Tutt' 'e Mamm'” de La Fille Bertha; ”Je sto vicino a te” di Daniele Nitti; '''O sciore cchiù felice'' di Fabio Petani e ''Cura 'e paur'' di Zeus40. Le opere hanno ricevuto il supporto misto da enti pubblici, privati e no-profit sia locali sia nazionali.
II Parco dei Murales è stato presentato al pubblico diverse volte ed è la prima destinazione di periferia ad essere stata inserita sul portale dell'aeroporto internazionale di Napoli - Capodichino.
Cultura[modifica | modifica wikitesto]
Cinema[modifica | modifica wikitesto]
Nel quartiere Ponticelli sono stati ambientati molti film. Nel 2004 venne girato "Certi bambini" per la regia di Andrea e Antonio Frazzi. Sempre a Ponticelli sono state girate numerose scene del film "La guerra di Mario" di Antonio Capuano con Valeria Golino. A Ponticelli e dintorni si sono svolte molte riprese della serie "Gomorra - La serie" tratta dai libri di Roberto Saviano.
Letteratura[modifica | modifica wikitesto]
Il nome del quartiere è legato a molti romanzi contemporanei[13]. Fra cui "Palazzokimbo" di Piera Ventre, edito da Neri Pozza[14], "Cagliosa" di Giuseppe Franza, edito nel 2019 da Ortica Editrice e ambientato nel Rione Incis[15]. Anche il romanzo d'inchiesta "La paranza dei bambini" di Roberto Saviano, edito da LaFeltrinelli è ambientato in parte a Ponticelli.
Chiese principali[modifica | modifica wikitesto]
- Basilica santuario di Santa Maria della Neve
- Oratorio della Confraternita del Santissimo Rosario
- Chiesa di San Rocco
- Chiesa di Santa Croce
- Chiesa della Beata Vergine di Lourdes e Santa Bernadetta
- Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Porchiano
- Chiesa del SS.Rosario in Santa Maria delle Grazie al Felaco
- Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Ponticelli
- Chiesa di San Giuseppe al Rione Incis
- Chiesa dei Santi Pietro e Paolo
- Chiesa di San Francesco e Santa Chiara
Trasporti e viabilità[modifica | modifica wikitesto]
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Nel quartiere, su Via Argine, c'è l'uscita Ponticelli-Barra della SS 162 dir, nella quale si entra uscendo allo svincolo Corso Malta della tangenziale di Napoli.
Ponticelli è raggiungibile tramite l'uscita Ponticelli-San Giorgio a Cremano dell'Autostrada A3 e l'uscita Napoli Centro Direzionale (direzione Cercola) dell'Autostrada A1 al km 758. |
Sono presenti sul territorio le stazioni della Circumvesuviana
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Le vie principali del quartiere sono:
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Il quartiere è servito dalle linee autobus ANM:
Urbane:
Suburbane:
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Sport[modifica | modifica wikitesto]
Nel quartiere ha avuto sede la società calcistica SSC Campania, che nella sua storia è arrivata a disputare per cinque stagioni la Serie C1, terzo livello della piramide calcistica nazionale.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Gazzetta Ufficiale n. 293 del 18 dicembre 1925, recante la pubblicazione del Regio Decreto-Legge del 15 novembre 1925 n. 2183 (Aggregazione al comune di Napoli dei comuni di Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio e San Pietro a Patierno).
- ^ Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, Volume 7, Napoli 1797
- ^ Bartolomeo Capasso, Monumenta ad Neapolitani Ducatus historiam pertinentia, Vol II parte I reg. 285
- ^ Luigi Verolino, Ecclesia S. Maria de Ponticello. Origini di un culto, Il Quartiere edizioni, Napoli 2014, p.13.
- ^ Antonio Chiarito, Comento istorico-critico-diplomatico sulla Costituzione De instrumentis conficiendis per curiales dell’Imperador Federigo II, Napoli 1772, pp.147
- ^ Giovanni Alagi, Ponticelli, appunti e proposte per una ricerca storica, Ponticelli (Napoli), Barra, 1983, pp. 13-16.
- ^ Gennaro Aspreno Rocco, Brevi cenni storici del Comune di Ponticelli, della sua parrocchiale chiesa e del culto che in essa si rende a S. Maria della Neve, Napoli, Sangiovanni e figlio, 1914, pp. 22-23.
- ^ Dal libro dei morti della Chiesa di Maria Santissima della Neve.
- ^ L’Auchan cambia volto, nasce il centro commerciale Neapolis
- ^ Florida Pellecchia, "Viaggio nelle periferie: San Pietro a Patierno", in Volinforma: rivista bimestrale di cultura ed informazione per Napoli Città Sociale, IV, 2001, pp. 16-22.
- ^ Apre il pronto soccorso dell'Ospedale del Mare, De Luca: "Abbiamo voltato pagina", in Il Mattino, 15/09/2018. URL consultato il 12/03/2019.
- ^ Ospedale del Mare, De Luca: "Apre Dea di I livello", in la Repubblica, 05/11/2018. URL consultato il 12/03/2019.
- ^ Il Gazzettino Vesuviano 17 novembre 2019
- ^ Piera Ventre, Palazzokimbo, 2018, ISBN 978-88-545-1226-9
- ^ Giuseppe Franza, Cagliosa, 2019, ISBN 978-88-970-1190-3
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Mario Ferrara, Didattica dei Luoghi. Sguardo su una periferia centrale: Ponticelli, Valtrend Editore, 2007.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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