Massimo Stanzione



Massimo Stanzione (Frattamaggiore o Orta di Atella, 1585 – Napoli, 1656) è stato un pittore italiano, attivo principalmente a Napoli durante il periodo barocco.
Soprannominato il "Guido Reni napoletano", fu uno dei più importanti pittori della scuola napoletana del Seicento. Le sue opere uniscono l'influenza della pittura emiliana di Guido Reni e Domenichino con il tenebrismo del post-Caravaggio.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Frattamaggiore[1] o a Orta di Atella[2]. La storia della sua formazione artistica è pressoché incerta. Probabilmente fu allievo di Fabrizio Santafede e Battistello Caracciolo[3] per poi arricchire il suo stile a Roma, quando vi si trasferì nel 1617 per soggiornarvi fino al 1630. A Roma lo Stanzione si orientò verso una pittura eclettica che trova spunti in Michelangelo Merisi da Caravaggio, Guido Reni, Artemisia Gentileschi, Annibale Carracci e Simon Vouet.[3]
Con la Gentileschi si instaurò un importante sodalizio lavorativo basato sulla stima reciproca. Questo rapporto artistico a quanto pare fu anche significativo nella crescita artistica dello Stanzione. Alcuni documenti dimostrano che Stanzione e Gentileschi si trasferirono a Napoli nello stesso anno, 1630. Bernardo De Dominici descrive la relazione tra i due come un "apprendistato informale". Il pittore napoletano sembra che accompagnasse la collega per osservarla mentre dipingeva. Diverse volte collaborarono anche in alcune opere come la Nascita di San Giovanni Battista per re Filippo IV in palazzo del Buen Retiro.
I suoi inizi come pittore si pensa che siano stati come ritrattista. Alcune delle sue opere più famose includono infatti il Ritratto di una donna napoletana in costume popolare, e il Ritratto di Jerome Bankes. Tuttavia l'attività del pittore napoletano non era incentrata su una sola caratteristica. I lavori più importanti di Stanzione sono infatti riconosciuti nelle grandi pale d'altare così come nei cicli di affreschi per le chiese napoletane. Della sua produzione si possono ricordare in questo senso gli affreschi e le tele per la cappella di San Mauro (1631-1637) e per la cappella del Battista (1644-1651) nella Certosa di San Martino a Napoli. Inoltre si ricorda un dipinto raffigurante San Patroba che predica ai fedeli di Pozzuoli, realizzato per la Cattedrale di Pozzuoli intorno al 1650. Ancora, il ciclo di affreschi per la basilica di San Paolo Maggiore sempre a Napoli. Altra notevole opera dello Stanzione è un grande Sacrificio di Bacco che oggi si trova al Prado di Madrid insieme ad altri diversi dipinti sulla Vita di San Giovanni Battista.
Attento comunque sempre alla produzione locale napoletana, aprì ben presto un percorso che si affermerà nella pittura partenopea del XVII secolo, divenendo di fatto uno dei principali pittori napoletani agli inizi del XVII secolo. Ciò è dovuto alle sue pale d'altare, ai suoi cicli di affreschi e alla sua scuola, dalla quale uscirono artisti di rilievo come: Pacecco De Rosa, Agostino Beltrano, Francesco Guarini, Andrea Malinconico, Antonio De Bellis, Onofrio Palumbo, Giuseppe Marullo, Giovan Battista Spinelli, Annella di Massimo, Giuseppe Piscopo, Carlo Rosa, Santillo Sannini. Per molti anni contese al pittore valenciano Jusepe de Ribera il dominio sulla scena artistica locale.
La potenza del colore e il naturalismo dello Stanzione hanno avuto una grande influenza su altri artisti locali dei periodi successivi: su tutti Francesco Solimena. Nel 1621 Papa Gregorio XV gli conferì il titolo di cavaliere dello Speron d'oro che in Spagna gli diede il titolo di Cavaliere Massimo.[3]
Nel 1627 invece ricevette da Papa Urbano VIII il cavalierato del Cristo, carica conferitagli per meriti artistici. Sua allieva è stata Annella di Massimo, nota anche come Aniella di Beltrano, o Anniella De Rosa, sorella di Pacecco De Rosa. Dove sia morto l'artista non si sa con certezza, se in una sua dimora all'Ascensione o in un'altra sua abitazione alla Carità[4]. Appare comunque evidente che, come accadde per altri pittori napoletani morti nello stesso anno, le cause sono da ricercare nell'epidemia della peste del 1656.
Opere[modifica | modifica wikitesto]



- Sposalizio della Vergine (1618), olio su tela, Giugliano, Chiesa dell'Annunziata
- Adorazione dei Magi (intorno al 1620), olio su tela, 232 x 201 cm, collezione privata.
- Pietà (1621-1625), olio su tela, 130 x 181 cm, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini.
- Martirio di sant'Agata (1623-1625), olio su tela, 204 x 150 cm, Napoli, Museo nazionale di Capodimonte.
- Sacrificio di Mosè (1625-1630), olio su tela, 288 x 225 cm, Napoli, Museo nazionale di Capodimonte.
- Decollazione del Battista (intorno al 1634), olio su tela, 184 x 258 cm, Madrid, Museo del Prado.
- Sant'Agata in carcere (1635-1640), olio su tela, 231 x 180 cm, Napoli, Museo nazionale di Capodimonte.
- Pietà (1638), olio su tela, Certosa di San Martino
- Ultima Cena (1639), olio su tela, Certosa di San Martino
- Madonna delle Anime Purganti (1638-1642), olio su tela, Napoli, Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco
- Liberazione di un'ossessa (1643), olio su rame, Napoli, Reale Cappella del Tesoro di San Gennaro
- Vergine tra i santi Ugo ed Anselmo (1644), olio su tela, Napoli, Certosa di San Martino
- Incoronazione della Vergine (1649), olio su tela, Napoli, Chiesa di San Giovanni Battista delle Monache, (ora in deposito)
- San Patroba che predica ai fedeli di Pozzuoli (1650 circa), olio su tela, Pozzuoli, Cattedrale di San Procolo
- Madonna del Rosario (1653 circa), olio su tela, Napoli, Basilica di San Lorenzo Maggiore
- Maddalena in meditazione (intorno al 1656), olio su tela, Matera, Museo nazionale d'arte medievale e moderna della Basilicata.
- Madonna del Rosario, olio su tela, Salamanca, Iglesia de la Purísima del Convento de las Agustinas.
- Cena in Emmaus, olio su tela, Napoli, Quadreria dei Girolamini.
- Immacolata Concezione, olio su tela, Napoli, Basilica di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone
- Visitazione, olio su tela, Napoli, Chiesa del Gesù Nuovo
- Ultima Cena, olio su tela, Napoli, Eremo dei Camaldoli
- Transito di san Giuseppe, olio su tela, Napoli, Chiesa di San Diego all'Ospedaletto
- Sant'Antonio da Padova in estasi, olio su tela, Napoli, Chiesa di Santa Brigida
- Apparizione della Madonna col Bambino a san Pietro Celestino, olio su tela, Chiesa di San Pietro a Majella
- Annunciazione, Natività, Incoronazione della Vergine, tele, Napoli, Chiesa di Santa Maria Regina Coeli
- Annunciazione, olio su tela, Marcianise, Chiesa della Santissima Annunziata
- Visione di Fra' Giovanni da Altamura, olio su tela, Napoli, Oratorio della Confraternita del Santissimo Sacramento in San Domenico Maggiore
- Immacolata Concezione, olio su tela, Pescocostanzo, Chiesa di Gesù e Maria
- Lucrezia, olio su tela, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
- Adorazione dei pastori, olio su tela, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte
- Madonna col Bambino, olio su tela, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte (in deposito dalla Chiesa di Sant'Agostino degli Scalzi)
- Vestizione di san Aspreno, olio su tela, Napoli, Palazzo Reale
- Battesimo di Cristo, olio su tela, Napoli, Chiesa di San Pietro ad Aram
- Sant'Apollonia, Sant'Agnese, Sant'Antonio di Padova e il Bambino Gesù, San Giovannino con l'agnello (tele), Napoli, Quadreria del Pio Monte della Misericordia
- Maddalena penitente (tela), Palazzo San Gervasio, Pinacoteca Camillo D'Errico
- Cristo Benedicente (olio su tela), L'Aquila, Museo Nazionale d'Abruzzo
I sette Arcangeli[modifica | modifica wikitesto]
Realizzato tra il 1620 e il 1630 è attualmente conservato a Madrid presso il Monastero de las Descalzas Reales.
Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
![]() |
Cavaliere dello Speron d'oro |
— Roma, 1621 |
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Frattamaggiore, Storia, Chiese e monumenti, Uomini illustri, Documenti, su books.google.it.
- ^ Stanzióne, Massimo, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 14 maggio 2018.
- ^ a b c (ES) Caravaggio y la pintura realista europea, comissari José Milicua; coordinació científica Maria Margarita Cuyas, Barcelona, MNAC, 2005.
- ^ https://books.google.it/books?id=k9BJjQe_Zn4C&pg=PA176&lpg=PA176&dq=massimo+stanzione+e+bernardo+de+dominici&source=bl&ots=aBoOhopxGc&sig=ACfU3U26yTP_8Ufcmf2SNT3ALWnC-rl8VQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjD-7q8_KziAhUHIlAKHRkDBks4ChDoATAFegQIAxAB#v=onepage&q=massimo%20stanzione%20e%20bernardo%20de%20dominici&f=false
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- C.T. Dalbono, Massimo Stanzione. I suoi tempi e la sua scuola, Napoli, Tip. S. Pietro a Majella, 1871.
- B. De Dominici, Vita del Cavalier Massimo Stanzioni, in Vite de' pittori, scultori, ed architetti napoletani, t. III, Napoli, Ricciardi, 1743, pp. 44–69.
- (EN) N.E. Lahti, The Language of Art from A to Z: Writin Plain English, Terrebonne (Oregon), 1997 [1993].
- (EN) Edward Lucie-Smith, The Thames & Hudson Dictionary of Art Terms, New York, Thames & Hudson, 2004.
- (EN) Mary D. Garrard, Artemisia Gentileschi, New York, Rizzoli International Publications, 2006 [1993].
- (EN) Erika D. Langmuir e Norbert Lynton, The Yale Dictionary of Art and Artists, New Haven (Connecticut), Yale University Press, 2000.
- (EN) José De Ribera e Nicola Spinosa, Ribera. Naples, 2006.
- (EN) Keith Christiansen e Judith Walker Mann, Orazio and Artemisia Gentileschi, New York, NY, 2001.
- S.Schutze, T.C. Willette, Massimo Stanzione. L'opera completa, Napoli, Electa, 1992.
- Iadicicco, su nobili-napoletani.it.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Stanzióne, Massimo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Stanzióne o Stanzióni, Màssimo, su sapere.it, De Agostini.
- (EN) Massimo Stanzione, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (EN) Opere di Massimo Stanzione, su artcyclopedia.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 30339253 · ISNI (EN) 0000 0000 8110 1145 · CERL cnp00547099 · Europeana agent/base/5829 · ULAN (EN) 500015761 · LCCN (EN) nr92026550 · GND (DE) 119094177 · BNE (ES) XX1287948 (data) · J9U (EN, HE) 987007441611205171 · WorldCat Identities (EN) lccn-nr92026550 |
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