Nicolas Régnier

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Nicolas Régnier, Autoritratto al cavalletto, 1623-4
Nicolas Régnier, Autoritratto con un ritratto sul cavalletto, 1623-4, Fogg Art Museum

Nicolas Régnier, italianizzato in Nicolò o Niccolò Renieri o raramente Nicolò Mabuseo (Maubeuge, 6 dicembre 1591Venezia, tra il 6 ed il 20 novembre 1667[1]), è stato un pittore fiammingo. Di scuola barocca ed influenzato dal caravaggismo, fu attivo prevalentemente in Italia.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Régnier nacque a Maubeuge, allora sotto il dominio spagnolo, così come il fratellastro Michel Desoubleay, noto in italia Michele Desubleo, anche lui futuro pittore. Nel 1601 giunse a Anversa per iniziare il suo apprendistato nella bottega di Abraham Janssens che lo avvicinò allo stile contemporaneo italiano.

Giunse a Roma intorno al 1615 dove probabilmente lavorò con Bartolomeo Manfredi ma ne fu sicuramente influenzato nello stile caravaggesco. Si associò all’Accademia di San Luca (di cui in breve tempo, già nel 1624, viene annoverato tra i provveditori)[2] e fu protetto dal marchese Vincenzo Giustiniani. A Roma entrò in contatto con Simon Vouet ed anche con le opere di Guido Reni che lo spinsero più tardi verso un’impronta più classicista.

Per motivi ancora poco chiari (ma sappiamo che per due volte, nel 1624 e nel 1625, fu medicato per essere stato percosso con un sasso sulla testa)[3] abbandonò Roma per stabilirsi a Venezia nel 1625 e nel 1626 era iscritto nella fraglia dei pittori[4]. Qui più tardi accanto all’attività di pittore intraprese quella di mercante d’arte. A fianco della pittura brillante delle allegorie mondane ed eleganti realizzò un gran numero di opere religiose di un patetismo convenzionale per le chiese di Venezia e dintorni e numerosi ritratti di carattere ufficiale.[5]

Ebbe quattro figlie: Angelica, Anna, Clorinda e Lucrezia, tutte pittrici ed allieve del padre. Clorinda sposò il pittore veneziano Pietro Della Vecchia e Lucrezia il fiammingo Daniel van den Dyck.[6] Nel 1666, sentendo vicina la fine della vita, decise di mettere al Lotto la sua ricca collezione di dipinti – già lodata tra gli altri anche dal Martinioni nelle sue aggiunte al Sansovino[7] – ottenendo l'autorizzazione dal Consiglio dei X: alla morte nel 1667 riesce così a lasciare ai suoi parenti oltre 10.000 ducati.[8]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Secondo quanto ricostruito da Fantelli (Fantelli 1974, p. 90) ma ricerche più recenti anticipano la nascita al 1588
  2. ^ Fantelli 1974, p. 80
  3. ^ Fantelli 1974, p. 82
  4. ^ Fantelli 1974, p. 82-83
  5. ^ Rossi.
  6. ^ Stefano Ticozzi, Dizionario degli architetti, scultori, pittori, intagliatori in rame, in pietre preziose, in acciajo per medaglie e per caratteri, niellatori, intarsiatori, musaicisti d'ogni età e d'ogni nazione, vol. 3, Milano, Luigi Nervetti, 1832, p. 233.
  7. ^ Vengono elencate tra le altre opere di Correggio, Tiziano, Giorgione, Leonardo, Tintoretto, Palma il Vecchio, de’ Pitati, Pordenone, Veronese, Mantegna, Lodovico Carracci,, Dürer, Bronzino, Sebastiano del Piombo, Lotto, Guercino e Reni; cfr. Francesco Sansovino e Giustiniano Martinioni [con aggiunta di], Venetia città nobilissima et singolare descritta in XIIII libri da M. Francesco Sansovino, Venezia, Steffano Curti, 1663, pp. 377-378.
  8. ^ Fantelli 1974, pp. 86-87

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Annick Lemoine, Nicolas Régnier (alias Niccolo Renieri) ca. 1588-1667: Peintre, collectionneur et marchand d'art, Parigi, Arthena, 2007.
  • (EN) Benedict Nicolson, Caravaggism in Europe, vol. 1, Milano, Umberto Allemandi, 1989, p. 159.
  • (FR) Arnauld Brejon, Valentin et les caravagesques français, Parigi, Editions des musées nationaux, 1974.
  • Pier Luigi Fantelli, Nicolò Renieri “Pittor Fiamengo”, in Saggi e Memorie di Storia dell'Arte, n. 9, Firenze, Leo S. Olschki, 1974.
  • Pier Luigi Fantelli, Su Nicolò Renieri ritrattista, in Atti dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, vol. 131, Venezia, 1973, pp. 146-167.
  • Nicola Ivanoff, Nicolas Régnier, in Arte Antica e Moderna, n. 29, Firenze, Sansoni, 1964, pp. 12-24.

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