Khnumhotep e Niankhkhnum

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Niankhkhnum e a destra Khnumhotep, raffigurati abbracciati in una delle scene dipinte nella loro comune mastaba.

Khnumhotep e Niankhkhnum sono considerati da alcuni egittologi e altri studiosi come la prima coppia omosessuale maschile documentata della storia[1]. Antichi servi reali egiziani, condivisero a corte il titolo ufficiale di "supervisore dei manicuristi del palazzo del Re", durante i regni di Niuserra e Menkauhor, sesto e settimo faraone della V dinastia, che regnarono durante la seconda metà del XXV secolo a.C.[2]. Furono seppelliti insieme a Saqqara e sulla tomba in comune sono ricordati come "confidenti del re"[3]. Erano anche sacerdoti nel tempio solare ad Abu Gurab[2]. Altri studiosi sostengono invece che i due fossero fratelli, forse addirittura gemelli, che vissero insieme durante la loro vita terrena, congiuntamente alle rispettive famiglie. Essi sono infatti a volte raffigurati con le loro mogli e i loro figli. Nella mastaba che è la loro sepoltura, in ogni caso, più di un affresco rappresenta una fase intima e affettiva di quella che sembrerebbe la loro vita quotidiana come coppia[4].

La tomba[modifica | modifica wikitesto]

Piantina della mastaba.

La tomba di Khnumhotep (nome che significa "Khnum è soddisfatto") e Niankhkhnum ("la vita appartiene a Khnum"), entrambi teoforici del dio della creazione Khnum, è situata all'interno della necropoli di Saqqara e fu scoperta nel 1964 dall'egittologo Ahmed Moussa, duranti gli scavi della rampa della piramide del faraone Unis[5].

La mastaba è una delle più grandi della necropoli ed è in parte costruita in pietra e in parte scavata in una formazione naturale di roccia calcarea. Fu probabilmente realizzata in tre fasi successive: inizialmente fu scavata la porzione nord dell'anticamera, a cui si accedeva da quello che ora è il cortile; in seguito l'anticamera venne ampliata fino alla sua lunghezza finale e fu aggiunta la camera delle offerte. Durante la terza fase fu realizzata la parte costruita in pietra, con le pareti esterne leggermente inclinate per offrire maggiore stabilità. Essa è costituita dall'ingresso con il successivo vestibolo, due camere, un cortile scoperto ed un secondo vestibolo in corrispondenza dell'accesso all'anticamera[6].

Tutti i locali di questo livello erano accessibili ai visitatori che volessero onorare i due defunti. La tomba comprende anche un livello sotterraneo, a cui si accede da una botola situata in corrispondenza del secondo vestibolo, dove si trovano le camere funerarie. Al loro interno sono stati trovati i frantumi di due sarcofagi in pietra calcarea. I resti di Khnumhotep e Niankhkhnum non sono stati trovati[6][7][8].

La vicenda[modifica | modifica wikitesto]

Ingresso del secondo vestibolo della mastaba di Khnumhotep e Niankhkhnum, visto dalla corte interna.

Poco dopo il ritrovamento il capo ispettore per le Antichità del Basso Egitto, Mounir Basta, penetrò strisciando nella tomba e per primo testimoniò le rappresentazioni uniche di due uomini in un abbraccio intimo, qualcosa che nessuno aveva mai visto prima in tutte le tombe di Saqqara[5]. Il supposto rapporto romantico tra Khnumhotep e Niankhkhnum si basa quindi sulle rappresentazioni tombali dei due uomini, che vengono più volte raffigurati in piedi naso contro naso, mano nella mano e abbracciati[9][10].

I critici sostengono che in altre raffigurazioni nella tomba entrambi gli uomini appaiono con le loro rispettive mogli e figli, suggerendo che gli uomini fossero in realtà fratelli, piuttosto che amanti[11][12]. Khnumhotep aveva infatti una moglie con il nome di Khenut. La coppia aveva almeno cinque figli chiamati Ptahshepses, Ptahneferkhu, Kaizebi, Khnumheswef e Niankhkhnum il più giovane (che probabilmente doveva il suo nome al compagno del padre o zio, secondo le diverse tesi), nonché una figlia di nome Rewedzawes. La moglie di Niankhkhnum, Khentikawes, raffigurata nella scena di un banchetto, fu invece quasi completamente cancellata già nei tempi antichi e in altre raffigurazioni è Khnumhotep a occupare la posizione di solito designata per una moglie[13]. La coppia appare nella tomba con tre figli maschi chiamati Hem-re, Qed-unas e Khnumhezewef, e tre femmine, Hemet-re, Khewiten-re e Nebet[14]. Pertanto l'ipotesi più plausibile è che si tratti di due uomini bisessuali.

È in ogni caso l'unica tomba della necropoli in cui due uomini siano raffigurati abbracciati e mano nella mano; inoltre, i geroglifici dei loro due nomi sono combinati, dando luogo ad un gioco di parole che potrebbe essere un riferimento alla loro relazione. Infatti, la parola egizia ẖnm non è utilizzata solo nel nome del dio Khnum, ma è anche un verbo che significa "unire", e pertanto la frase formata dall'unione dei due nomi

W9
N35
S34W9R4
X1 Q3

può essere tradotta "uniti nella vita e uniti nella pace"[15].

Un'altra raffigurazione che testimonierebbe l'intimità fra i due uomini.

In una scena di banchetto, Niankhkhnum e Khnumhotep sono intrattenuti da danzatori, applauditori, musicisti e cantanti, con numerose scene di vita quotidiana e artigianale, mentre in un'altra supervisionano i preparativi del loro funerale. Ma i ritratti più sorprendenti sono quelli in cui i due si abbracciano nella posa più intima consentita canonicamente dall'arte egizia, circondati da quelli che sembrano essere i loro eredi[2].

Qualche studioso, come riportano Tosi e Graves-Brown, ha ipotizzato che i due uomini fossero fratelli[2] o forse gemelli poiché i due uomini non sono solamente rappresentati assieme ma anche con le loro due mogli, le succitate Khentikawes e Khenut, più altre sette consorti sconosciute e numerosi figli[2][16].

Ma le modalità con cui sono rappresentati insieme sono del tutto simili a quelle che si riscontrano nelle tombe di coppie eterosessuali, solitamente interpretate dagli studiosi come coppie sposate. Interpretare Khnumhotep e Niankhkhnum come fratelli implicherebbe anche rivedere le altre rappresentazioni come coppie di fratello e sorella piuttosto che come coppie sposate. Questa teoria sarebbe plausibile, ma nessun egittologo l'ha mai sostenuta, anche se la questione resta tuttora dibattuta tra gli studiosi[17][18].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Thomas Dowson, Archaeologists, Feminists, and Queers: Sexual Politics in the Construction of the Past, in Feminist Anthropology: Past, Present, and Future, Philadelphia, University of Pennsylvania Press, 2007, p. 96, ISBN 978-0-8122-2005-6.
  2. ^ a b c d e Mario Tosi, p. 35.
  3. ^ (EN) Michael Rice, Who's Who in Ancient Egypt?, Abingdon, Regno Unito, Psychology Press, 2002, p. 98, ISBN 978-0-415-15449-9.
  4. ^ Benderitter pag. 1.
  5. ^ a b Graves-Brown, p. 143.
  6. ^ a b (EN) The mastaba of Niankhkhnum and Khnumhotep, su osirisnet.net, p. 1. URL consultato il 24 luglio 2017.
  7. ^ (EN) The mastaba of Niankhkhnum and Khnumhotep, su osirisnet.net, p. 5. URL consultato il 24 luglio 2017.
  8. ^ (EN) A Mystery, Locked in Timeless Embrace, su nytimes.com. URL consultato il 24 luglio 2017.
  9. ^ (EN) John (Dallas Morning News) McCoy, Evidence of Gay Relationships exists as early as 2400BC, su Egyptology.com, Greg Reeder, 20 luglio 1998. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  10. ^ (EN) W. Holland (2006), "Mwah ... is this the first recorded gay kiss?" The Sunday Times, 1º gennaio 2006. The Times.co.uk (registrazione richiesta per l'accesso.)
  11. ^ MoussaAltenmueller, p. 22.
  12. ^ Lorna Oakes, Pyramids Temples and Tombs of Ancient Egypt: An Illustrated Atlas of the Land of the Pharaohs, Hermes House:Anness Publishing Ltd, 2003. p.88
  13. ^ MoussaAltenmueller, pp. 55-61.
  14. ^ (FR) Thierry Benderitter, Le mastaba de Niankhknoum et Khnoumhotep, su osirisnet.net, Osirisnet, 2007, p. 1. URL consultato il 19 luglio 2017.
  15. ^ (EN) Greg Reeder, THEIR NAMES CARVED ABOVE THE ENTRANCE TO THE ROCK-CUT CHAMBER, su Egyptology.com, Greg Reeder, 1999. URL consultato il 19 luglio 2017.
  16. ^ Graves-Brown, pp. 144-145.
  17. ^ Graves-Brown, p. 145.
  18. ^ (EN) John Noble Wilford (The New York Times), Egyptian puzzle of a silent embrace, su International Herald Tribune, The New York Times Company, 10 gennaio 2006. URL consultato il 19 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2007).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Ahmed & Altenmüller, Hartwig Moussa, Das Grab des Nianchchnum und Chnumhotep, Darmstadt, Germania, Philipp von Zabern, 1977.
  • (EN) Carolyn Graves-Brown, Sex and Gender in Ancient Egypt: 'Don Your Wig for a Joyful Hour', ISD LLC, 2008, ISBN 978-1-910589-41-0.
  • Mario Tosi, Dizionario enciclopedico delle divinità dell'antico Egitto, vol. 2, Torino, Ananke, 2006, ISBN 88-7325-115-3.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]