Niuserra

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Niuserra Ini
Doppia statua di Niuserra, ritratto da giovane e da anziano. Staatliches Museum Ägyptischer Kunst, Monaco di Baviera
Re dell'Alto e Basso Egitto
Incoronazione2460 a.C.[1]
PredecessoreNeferefra
SuccessoreMenkauhor
Morte2430 a.C.[2]
Sepolturapiramide
Luogo di sepolturaAbusir
DinastiaV dinastia egizia
PadreNeferirkara Kakai
MadreKhentkaus II
ConsorteReptynub
FigliKhamerernebti (principessa), Reputnebti, Khentikauhor, [...]ra?

Incerto: Menkauhor

Niuserra (più correttamente: Niuserra Ini, anche Nyuserra Ini; in greco: ´Ραθούρης, Rhathurês) (... – 2430 a.C.?) è stato un sovrano egizio della V dinastia.

Gli è variamente attribuito un regno che va dai 24 ai 35 anni, nella seconda metà del XXV secolo a.C. Il suo nome di nascita, Niuserra, significa Posseduto dal Potere di Ra[3] (oppure Colui Che appartiene al Potere di Ra[4]). Il suo nome regale Ini è, invece, un soprannome di significato incerto[4]. Niuserra era un figlio minore del faraone Neferirkara Kakai (2475 a.C. - 2455 a.C.[5]) e della regina Khentkaus II e fratello dell'effimero sovrano Neferefra. Si ritiene che Niuserra sia succeduto al fratello in via diretta, ma alcuni indizi suggeriscono che Shepseskara possa aver regnato fra i due, forse per poche settimane. Si può ipotizzare che quest'ultimo abbia tentato di restaurare la linea di successione di Sahura, di cui potrebbe essere stato figlio - in un tentativo fallito di deporre la linea di Neferirkara.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Testa e torso di un faraone della V dinastia, forse Niuserra. Brooklyn Museum, New York.

Fonti contemporanee[modifica | modifica wikitesto]

Il regno di Niuserra Ini è ben attestato da reperti a lui coevi[6][7][8], per esempio nelle tombe dei suoi contemporanei, come quelle dei suoi manicuristi Khnumhotep e Niankhkhnum, degli alti funzionari Khufukhaf II, Ty, Rashepses, Neferefra-Ankh e Khabauptah[9] e dei sacerdoti addetti al suo culto postumo, Nimaatsed e Kaemnefert[10].

Fonti successive[modifica | modifica wikitesto]

Niuserra compare in tre antiche liste di faraoni, tutte risalenti al Nuovo Regno. La più antica è la Lista di Karnak, commissionata da Thutmose III (1479 a.C. - 1425 a.C.) per onorare alcuni dei suoi predecessori. Il nome natale di Niuserra occupa il trentesimo posto nella Lista di Abido, commissionata, due secoli dopo, da Seti I (1290 a.C. - 1279 a.C.). Tale nome doveva occupare, infine, la ventiduesima riga della terza colonna del Papiro dei Re, o Lista Reale di Torino, risalente al regno di Ramesse II (1279 a.C. - 1213 a.C.), pur essendo ormai perduto a causa di una grande lacuna. Riferimenti alla durata del regno di Niuserra sono ancora visibili sul papiro, indicando un computo tra gli 11 e 34 anni di regno[11]. Infine, Niuserra è l'unico faraone della V dinastia assente dalla Lista di Saqqara[12].

Oltre a queste liste, Niuserra Ini è menzionato negli Aegyptiaca, una storia dell'Egitto scritta nel III secolo a.C., durante il regno di Tolomeo II (283 a.C. - 246 a.C.) dal sacerdote egizio Manetone. Benché non si sia conservata alcuna copia di tale opera, la sua materia fu ripresa negli scritti successivi di Sesto Giulio Africano ed Eusebio di Cesarea. In particolare, Sesto Africano riferisce che gli Aegyptiaca menzionavano il faraone ´Ραθούρης, Rathurês, aggiungendo che - sesto re della V dinastia - regnò per 44 anni[13]. Si ritiene che Rathurês sia la forma ellenizzata di Niuserra[14].

Regno[modifica | modifica wikitesto]

Successione al trono[modifica | modifica wikitesto]

Statua danneggiata di Neferefra, rinvenuta ad Abusir. Museo egizio del Cairo.

Esistono due diverse ipotesi sulla successione degli eventi a partire dalla morte di Neferirkara Kakai, terzo sovrano della V dinastia, fino all'incoronazione di Niuserra Ini. A partire dal resoconto di Manetone, secondo il quale Niuserra successe direttamente a Neferirkara, alcuni egittologi come Jürgen von Beckerath e Hartwig Altenmüller hanno ipotizzato che Niuserra sarebbe diventato faraone dopo la morte inaspettata di suo fratello Neferefra[15][16]. Quest'ultimo avrebbe però potuto ascendere al trono solo dopo Shepseskara, cui Manetone attribuisce 7 anni di regno, non del tutto credibili, dopo la morte di Neferirkara.

Riproduzione di Ludwig Borchardt di un rilievo raffigurante il giovane Niuserra allattato dalla dea Sekhmet (dal suo tempio funerario).

Tale ricostruzione è stata criticata da vari egittologi, fra cui Miroslav Verner, in seguito ai risultati di alcuni scavi nella necropoli di Abusir: stando a questi, Neferefra, supposto successore di Shepseskara, avrebbe regnato per pochi mesi fra Neferefra e Niuserra. Secondo la tesi di Verner, Neferefra e Niuserra sarebbero stati fratelli, entrambi figli di Neferirkara. Neferefra sarebbe divenuto faraone dopo la morte del padre (ca. 2455 a.C.[17]), morendo però inaspettatamente dopo un breve regno di 2 anni. In quell'epoca Niuserra sarebbe stato solo un bambino, e i suoi diritti sul trono contrastati da Shepseskara, che Verner ritiene figlio del faraone Sahura (2487 a.C. - 2475 a.C.?[18]) e quindi suo zio. La presa del potere, non del tutto legittima, di Shepseskara sarebbe durata, apparentemente, molto poco: secondo Verner Miroslav, il giovane Niuserra avrebbe prevalso grazie a sostenitori molto potenti, come alti funzionari e membri della famiglia reale, fra i quali spiccavano la madre Khentkaus II e il nobile Ptahshepses[19]. Quest'ultima ipotesi sarebbe motivata dalle posizioni di primo piano che entrambi ricoprirono durante il regno di Niuserra: per esempio, il tempio mortuario della regina imita quello di un faraone, mentre Ptahshepses divenne visir e sposò una figlia di Niuserra[20].

Politica interna[modifica | modifica wikitesto]

Testa in granito di un faraone identificabile con Niuserra. Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles.

Il regno di Niuserra vide l'inarrestabile accentramento del potere nelle mani del clero e dei burocrati statali[19], fenomeno iniziato durante il regno di Neferirkara[21]. I mutamenti nell'amministrazione del Paese in quel periodo sono esemplificati dal moltiplicarsi dei titoli, indizio della creazione di svariati nuovi uffici[21], i quali, a loro volta, potrebbero suggerire un tentativo di migliorare l'amministrazione statale con la creazione di nuove cariche con mansioni sempre più specifiche[21]. Unitamente all'inflazione della burocrazia, si verificò una lenta perdita d'influenza da parte del faraone, benché egli rimanesse un dio vivente agli occhi dei suoi sudditi[19]. La situazione continuò a degradarsi fino al regno di Djedkara Isesi (2414 a.C. - 2375 a.C.?[22]), secondo successore di Niuserra, che attuò una riforma dei titoli connessi ai ranghi dei funzionari e, per estensione, dell'amministrazione[23].

Le testimonianze dell'attività amministrativa, ascrivibili con buona certezza al regno di Niuserra, sono costituite dai più antichi annali reali dell'Antico Regno, dei quali sussistono frammenti. Tali annali, che forniscono dettagli sui regni dei faraoni a partire dalla I dinastia con criterio, appunto, annalistico, risultano molto danneggiati; a partire dal regno di Neferirkara sussiste una grave lacuna.

Durante l'Antico Regno, l'Egitto fu amministrativamente suddiviso in province, chiamate nòmi. Tali province erano riconosciute come tali già durante il regno di Djoser (ca. 2680 a.C. - 2660 a.C.), fondatore della III dinastia, benché probabilmente risalissero all'epoca predinastica[24]. La prima lista topografica di tutti i nomi egiziani risale al regno di Niuserra: personificati, sono raffigurati in processione sulle pareti del tempio solare del faraone[25].

Monumenti[modifica | modifica wikitesto]

I resti della piramide di Niuserra ad Abusir.

La piramide di Niuserra[modifica | modifica wikitesto]

Niuserra fece edificare ad Abusir una piramide chiamata Mensut Nyuserra, variamente tradotto come Stabili sono i Luoghi di Niuserra o I Luoghi di Niuserra resistono[15]. La piramide si trova fra quelle di Sahura e Neferirkara Kakai. Una volta completata, la sua altezza raggiungeva i 52 metri, con una base di 78.8 metri per ogni lato per un totale di 112,000 m3 di pietra[26]. Ciò che significa che, nonostante abbia goduto di uno dei regni più lunghi della V dinastia, Niuserra fece edificare una piramide più piccola di quella del padre o del nonno Sahura. In origine era probabilmente ricoperta di pietra calcarea: sono state infatti rinvenute alcune pietre di rivestimento. La camera sepolcrale e l'anticamera erano rivestite di calcare finemente lavorato e coperte da tre ordini di travi gigantesche in pietra calcarea, lunghe 10 metri e pesanti 90 tonnellate ciascuna.

La sua regina, Reptynub, fu sepolta nelle vicinanze.

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Riproduzione di Ludwig Borchardt di un rilievo raffigurante il faraone Niuserra che riceve la vita dal dio Anubi (dal suo tempio funerario ad Abusir).

Genitori e fratelli[modifica | modifica wikitesto]

La madre di Niuserra è nota con certezza si tratta della regina Khentkaus II, nel cui tempio funerario è stata scoperto un rilievo che la raffigura di fronte a suo figlio Niuserra e alla sua famiglia. Il faraone e sua madre hanno, in tali figurazioni, le stesse dimensioni, in via del tutto eccezionale secondi canoni dell'arte egizia[27]. Il padre di Niuserra fu certamente il faraone Neferirkara Kakai, come indicano le loro due piramidi affiancate ad Abusir, così come il riutilizzo nel proprio tempio funerario di materiali provenienti dalle costruzioni incomplete di Neferirkara[28]. Khentkaus II fu quindi una sposa di Neferirkara Kakai.

Statua di Niuserra Ini rinvenuta a Menfi. Museo egizio del Cairo.

Solo un fratello di Niuserra è conosciuto con sicurezza: l'effimero sovrano Neferefra, morto intorno ai vent'anni, era suo fratello maggiore. Il legame di parentela tra Niuserra e Shepseskara rimane invece poco chiaro; è possibile che fossero fratelli[29], anche se la tesi più accreditata è che fosse fratello di Neferirkara e quindi zio di Niuserra. Esiste un altro possibile fratello di Niuserra: Iryenra, un aristocratico investito del titolo di Principe ereditario; parentela suggerita dal fatto che il suo culto funerario fu associato a quello della madre nel tempio funerario di Khentkaus II[30]. La regina Khentkaus III, con i suoi titoli di Figlia del re e Madre del re, fu forse sorella di Niuserra, figlia di Neferirkara e di Khentkaus II e sposa del fratello Neferefra (la sua tomba è infatti accanto alla piramide di quest'ultimo)[31]. Figlio di quest'ultima fu forse Menkauhor, che successe allo zio.

Spose[modifica | modifica wikitesto]

Si ritiene che Niuserra Ini abbia avuto almeno due spose, come dimostrano le due piccole piramidi (piramide Lepsius XXIV e piramide Lepsius XXV) in rovina presso il confine meridionale della piana delle piramidi di Abusir[32]; il nome delle titolari non può essere determinato al di là di ogni dubbio[32]. Una di queste due regine potrebbe essere stata Reptynub, unica sposa di Niuserra a noi nota - grazie a una frammentaria statuetta in alabastro rinvenuta nel tempio mortuario del faraone[33]. Nella tomba del visir Ptahshepses, genero di Niuserra, compaiono i titoli di una regina il cui nome non si è conservato, ma in tutto identici a quelli di Reptynub, e quindi probabilmente riferiti a lei[34].

Niuserra e Reptynub generarono probabilmente la principessa Khamerernebty[15], che andò in sposa al visir Ptahshepses[20]. Hartwig Altenmüller ha ipotizzato l'esistenza di altre due figlie di Niuserra, sepolte nei pressi della tomba del padre[15].

Figli[modifica | modifica wikitesto]

Niuserra Ini ebbe, pare, un solo figlio: il suo primogenito, il cui nome è andato perduto, e che compare in vari rilievi frammentari del suo tempio funerario ad Abusir[34]. Oltre ai titoli dinastici di Principe ereditario (Iry-pat) e Primogenito del re, questo principe anonimo ne ebbe anche due sacerdotali: sacerdote lettore e sacerdote di Min[35]. L'egittologo Michel Baud ha osservato che uno dei frammenti in questione reca la parte terminante di un nome, -ra: forse il nome dello stesso principe. Probabilmente non si tratta della stessa persona del futuro faraone Menkauhor, successore di Niuserra[36].

Rapporto con Menkauhor[modifica | modifica wikitesto]

Il rapporto preciso fra Niuserra e Menkauhor è comunemente considerato indiretto, anche se indizi provenienti dalla tomba di Khentkaus III, scoperta nel 2015, portano a credere che Menkauhor fosse figlio di Neferefra e quindi nipote di Niuserra, non suo figlio. Nel complesso mortuario di Khentaus II, madre di Niuserra, è stato scoperto un sigillo recante sia il nome di quest'ultimo che quello di Menkauhor[36]. Un ulteriore sigillo presenterebbe il nome di Niuserra e quello di Djedkara Isesi, suo secondo successore[36]. Tali sigilli lasciano intendere che i successori di Niuserra non lo videro come un antagonista.

Liste Reali[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Liste reali egizie.
Lista di Abido Lista di Saqqara Canone Reale Anni di regno
(Canone reale)
Sesto Africano Anni di regno
(Sesto Africano)
Eusebio di Cesarea Anni di regno
(Eusebio di Cesarea)
Altre fonti:
Sala degli antenati di Thutmose III
30
N5
n
wsr s
r

n(i) wsr rˁ - Niuserra


non citato
3.22
HASH
10+x Rathures 44 non citato 4
M17K1
n

Ini

Titolatura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Titolatura reale dell'antico Egitto.
Titolo Traslitterazione Significato Nome Traslitterazione Lettura (italiano) Significato
G5
ḥr Horo
Q1X1
F34
N16
N16
st ib t3 w(j) Setibtawy Il favorito delle due terre
G16
nbty (nebti) Le due Signore
Q1X1
F34
st ib Setib (nebti) Il favorito delle Due Signore
G8
ḥr nbw Horo d'oro
nTr G5
S12
bik nbw nṯr bik nebu netjer Il falco d'oro è divino
M23
X1
L2
X1
nsw bjty Colui che regna
sul giunco
e sull'ape
N5
N35
wsr s
r
n(i) wsr rˁ Niuserra Colui che è
parte della potenza di Ra
G39N5
s3 Rˁ Figlio di Ra
iK1
n
in i Ini

Altre datazioni[modifica | modifica wikitesto]

Autore Anni di regno
von Beckerath 2420 a.C. - 2380 a.C.[37]
Málek 2408 a.C. - 2377 a.C.[38]
Predecessore Signore dell'Alto e del Basso Egitto Successore
Neferka Antico Regno Menkauhor

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Franco Cimmino, Dizionario delle dinastie faraoniche, Milano, Bompiani, 2003 ISBN 88-452-5531-X. p. 468
  2. ^ Cimmino (2003), p. 468
  3. ^ Clayton, Peter (1994). Chronicle of the Pharaohs. Thames & Hudson. ISBN 978-0-500-05074-3. p.61.
  4. ^ a b Leprohon, Ronald J. (2013). The great name: ancient Egyptian royal titulary. Writings from the ancient world, no. 33. Atlanta: Society of Biblical Literature. ISBN 978-1-58983-736-2. p.40.
  5. ^ Shaw, Ian, ed. (2000). The Oxford History of Ancient Egypt. Oxford University Press. ISBN 0-19-815034-2. p.480.
  6. ^ Site | MFA for Educators, su educators.mfa.org. URL consultato il 23 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2021).
  7. ^ Niuserra, su metmuseum.org.
  8. ^ King Niuserre, su ucl.ac.uk. URL consultato il 23 novembre 2016.
  9. ^ Mariette, Auguste (1885). Maspero, Gaston, ed. Les mastabas de l'ancien empire : fragment du dernier ouvrage de Auguste Édouard Mariette (PDF). Paris: F. Vieweg. OCLC 722498663. pp.294-5.
  10. ^ Mariette 1885, pp. 242–249.
  11. ^ Ryholt, Kim (1997). The Political Situation in Egypt during the Second Intermediate Period, c. 1800–1550 B.C. CNI publications, 20. Carsten Niebuhr Institute of Near Eastern Studies, University of Copenhagen : Museum Tusculanum Press. ISBN 978-87-7289-421-8. p.13.
  12. ^ Mariette, Auguste (1864). "La table de Saqqarah". Revue archéologique (in francese). Paris: Didier. 10: 168–186. OCLC 458108639. p.4. tav.17.
  13. ^ Waddell, William Gillan (1971). Manetho. Loeb classical library, 350. Cambridge, Massachusetts; London: Harvard University Press; W. Heinemann. OCLC 6246102. p.51.
  14. ^ Verner, Miroslav (2001a). "Archaeological Remarks on the 4th and 5th Dynasty Chronology" (PDF). Archiv Orientální. 69 (3): 363–418. p.401.
  15. ^ a b c d Altenmüller, Hartwig (2001). "Old Kingdom: Fifth Dynasty". In Redford, Donald B. The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt, Volume 2. Oxford University Press. pp. 597–601. ISBN 978-0-19-510234-5. p.599.
  16. ^ von Beckerath, Jürgen (1999). Handbuch der ägyptischen Königsnamen (in tedesco). Münchner ägyptologische Studien, Heft 49, Mainz : Philip von Zabern. ISBN 978-3-8053-2591-2. pp.56-9.
  17. ^ Shaw, Ian, ed. (2000). The Oxford History of Ancient Egypt. Oxford University Press. ISBN 0-19-815034-2. p.480
  18. ^ Rice, Michael (1999). Who is who in Ancient Egypt. Routledge London & New York. ISBN 978-0-203-44328-6. p.173.
  19. ^ a b c Verner, Miroslav (2001b). "Old Kingdom: An Overview". In Redford, Donald B. The Oxford Encyclopedia of Ancient Egypt, Volume 2. Oxford University Press. pp. 585–591. ISBN 978-0-19-510234-5. p.589.
  20. ^ a b Verner, Miroslav; Zemina, Milan (1994). Forgotten pharaohs, lost pyramids: Abusir (PDF). Praha: Academia Škodaexport. ISBN 978-80-200-0022-4. p.189.
  21. ^ a b c Strudwick, Nigel (1985). The Administration of Egypt in the Old Kingdom: The Highest Titles and Their Holders (PDF). Studies in Egyptology. London; Boston: Kegan Paul International. ISBN 978-0-7103-0107-9.p.337.
  22. ^ Rice 1999, pp. 46–7.
  23. ^ Strudwick 1985, p. 339.
  24. ^ Grimal, Nicolas (1992). A History of Ancient Egypt. Oxford: Blackwell publishing. ISBN 978-0-631-19396-8. p.58.
  25. ^ Van De Mieroop, Marc (2011). A history of ancient Egypt. Blackwell history of the ancient world. Chichester, West Sussex; Malden, MA: Wiley-Blackwell. ISBN 978-1-40-516071-1. p.65.
  26. ^ Grimal 1992, p. 117.
  27. ^ Verner 1980a, p. 161, fig. 5.
  28. ^ Baud, Michel (1999a). Famille Royale et pouvoir sous l'Ancien Empire égyptien. Tomo 1 (PDF). Bibliothèque d'étude 126/1 (in francese). Cairo: Institut français d'archéologie orientale. ISBN 978-2-7247-0250-7. p.335.
  29. ^ Roth, Silke (2001). Die Königsmütter des Alten Ägypten von der Frühzeit bis zum Ende der 12. Dynastie. Ägypten und Altes Testament (in tedesco). 46. Wiesbaden: Harrassowitz. ISBN 978-3-447-04368-7. p.106.
  30. ^ Baud, Michel (1999b). Famille Royale et pouvoir sous l'Ancien Empire égyptien. Tomo 2 (PDF). Bibliothèque d'étude 126/2 (in francese). Cairo: Institut français d'archéologie orientale. ISBN 978-2-7247-0250-7. p.418, n.24.
  31. ^ Verner, Miroslav (2014). Sons of the Sun. Rise and decline of the Fifth Dynasty. Prague: Charles University in Prague, Faculty of Arts. ISBN 978-80-7308-541-4. p.58.
  32. ^ a b Verner & Zemina 1994, p. 83.
  33. ^ Baud 1999b, p. 485.
  34. ^ a b Baud 1999a, p. 233.
  35. ^ Baud 1999a, p. 297.
  36. ^ a b c Baud 1999a, p. 9.
  37. ^ Chronologie des Pharaonischen Ägypten (Chronology of the Egyptian Pharaohs), Mainz am Rhein: Verlag Philipp von Zabern. (1997)
  38. ^ (con John Baines), Atlante dell'antico Egitto, ed. italiana a cura di Alessandro Roccati, Istituto geografico De Agostini, 1980 (ed. orig.: Atlas of Ancient Egypt, Facts on File, 1980)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Cimmino, Franco - Dizionario delle dinastie faraoniche - Bompiani, Milano 2003 - ISBN 88-452-5531-X
  • Gardiner, Martin - La civiltà egizia - Oxford University Press 1961 (Einaudi, Torino 1997) - ISBN 88-06-13913-4
  • Smith, W.S. - Il Regno Antico in Egitto e l'inizio del Primo Periodo Intermedio - Storia antica del Medio Oriente 1,3 parte seconda - Cambridge University 1971 (Il Saggiatore, Milano 1972)
  • Wilson, John A. - Egitto - I Propilei volume I -Monaco di Baviera 1961 (Arnoldo Mondadori, Milano 1967)
  • Federico A. Arborio Mella - L'Egitto dei Faraoni - Mursia - ISBN 88-425-3328-9
  • Grimal, Nicolas - Storia dell'antico Egitto - Editori Laterza, Bari 2008 - ISBN 978-88-420-5651-5

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