Eromenos

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Un eromenos (ragazzo) con un erastès (adulto). Interno di una kylix attica a figure rosse, al Museo del Louvre

Con il termine eròmenos (in greco ἐρώμενος, plurale: ἐρώμενοι erṑmenoi) veniva chiamato, nella tradizione della pederastia greca, e soprattutto ad Atene, un adolescente che aveva una relazione d'amore con un uomo adulto, conosciuto come erastès (ἐραστής). Viene solitamente tradotto in italiano con "amato".

La pederastia greca si diffuse poi nell'antica Roma.

Ruolo[modifica | modifica wikitesto]

Secondo l'ideologia aristocratica dell'erotopedagogia propugnata da Platone in poi, che rappresenta la giustificazione di maggior successo di tale tipo di rapporto, esso avrebbe dovuto avere un contenuto di tipo educativo, ed essere anche di tipo affettivo e passionale, ma non necessariamente sessuale. In altre città-stato greche furono utilizzati termini diversi, come αἰτής aitḕs "uditore" a Sparta e κλεινός kleinòs "glorioso" e παρασταθένης parastathènēs "quello che sta vicino") a Creta.

Secondo l'ideologia sopra citata, l'eromenos doveva essere valutato non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua modestia, industriosità e coraggio. Nel Simposio di Platone gli eromeni sono descritti come i ragazzi "migliori", e la loro caratteristica era:

«essi amano gli uomini e si divertono vivendo con gli uomini ed essendo abbracciati da uomini.»

Dopo il raggiungimento dell'età della maturità (circa 18 anni) l'eromenos sarebbe passato al ruolo di erastès, corteggiando e conquistando un eromenos per sé. A seguito soprattutto della pubblicazione dell'opera di Kenneth Dover intitolata L'omosessualità nella Grecia antica nel 1978 i due termini di erastès ed eromenos sono divenute le parole standard per definire i due ruoli della relazione pederastica[1]. Entrambe derivano dal verbo ἐράω eràō col significato di "amare" (da cui discende pure il nome del dio Eros).

La parola ἐρώμενος erṑmenos (plurale ἐρώμενοι erṑmenoi) è la forma maschile del participio presente passivo di ἐράω eràō, inteso da Dover come il partner passivo e subordinato; un eromenos poteva anche essere chiamato παῖς pàis, "fanciullo"[2]. Il παῖς è sempre stato considerato un futuro cittadino e non certo un oggetto inferiore di gratificazione sessuale e con un tal rispetto viene ritratto nelle arti visive[3] e nella scultura greca; la parola può essere intesa anche come un vezzeggiativo, come lo potrebbe usare un genitore e lo si trova anche nella poesia di Saffo[4], con una designazione in tal caso esclusivamente relativa all'età.

Nella mitologia classica[modifica | modifica wikitesto]

Tipici tratti di eròmenos sono ravvisabili in personaggi mitologici come Achille, Ila, Ati, Eurialo, Clizio.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La coppia di termini viene utilizzata sia all'interno che all'esterno del campo di studi classici. Per le indagini e le opere di riferimento all'interno dello studio della cultura e della storia antica, si veda ad esempio The World of Athens: An Introduction to Classical Athenian Culture, una pubblicazione della "Joint Association of Classical Teachers" (Cambridge University Press, 1984, 2003), pp. 149–150 online; John Grimes Younger, Sex in the Ancient World from A to Z pp. 91–92 online. Per gli studi esterni a quello più specificamente classico, vedi ad esempio Michael Burger, The Shaping of Western Civilization: From Antiquity to the Enlightenment (University of Toronto Press, 2008), pp. 50–51 online; Richard C. Friedman and Jennifer I. Downey, Sexual Orientation and Psychoanalysis: Sexual Science and Clinical Practice (Columbia University Press, 2002), pp. 168–169 online; Michael R. Kauth, True Nature: A Theory of Sexual Attraction (Springer, 2000), p. 87 online; Roberto Haran, Lacan's Four Fundamental Concepts of Psychoanalysis (2004), p. 165ff. online.
  2. ^ Dover, Greek Homosexuality, p. 16.
  3. ^ Marguerite Johnson and Terry Ryan, Sexuality in Greek and Roman Society and Literature: A Sourcebook (Routledge, 2005), p. 4 online.
  4. ^ Rimane avvolto dall'incertezza se la παῖς Kleis nominata da Saffo fosse una sua eventuale figlia biologica, o la parola sia da intendere come un epiteto affettuoso. Anne L. Klinck, "Sleeping in the Bosom of a Tender Companion: Homoerotic Attachments in Sappho," in Same-sex Desire and Love in Greco-Roman Antiquity and in the Classical Tradition of the West, Haworth Press, 2005, p. 202 online; Jane McIntosh Snyder, The Woman and the Lyre (Southern Illinois University Press, 1989), p. 3 online. La parola παῖς può essere utilizzata anche nei confronti di una giovane sposa; vedi: Johnson and Ryan, Sexuality in Greek and Roman Society, p. 80, nota 4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]