Joe Jackson (manager)
Joseph Walter Jackson | |
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Joseph Jackson ritratto in una fotografia del 2014 | |
Nazionalità | Stati Uniti |
Genere | Rhythm and blues Blues Soul Funk |
Periodo di attività musicale | 1950 – 2018 |
Strumento | chitarra |
Gruppi | Falcons |
Joseph Walter Jackson, anche conosciuto come Joe Jackson (Fountain Hill, 26 luglio 1928 – Las Vegas, 27 giugno 2018), è stato un manager, musicista e chitarrista statunitense.
In gioventù fece parte di un piccolo complesso musicale chiamato "The Falcons" insieme al fratello Luther, ma guadagnò la fama per essere stato il padre dei nove fratelli Jackson, tutti attivi internazionalmente come musicisti, per diversi dei quali, i Jackson 5, Janet, Michael e La Toya Jackson, svolse la funzione di manager.[1] Nel 2011 fu ammesso all'Arkansas Black Hall of Fame,[2] nel 2014 alla Rhythm and Blues Music Hall of Fame[3] con un "Premio alla carriera" e l'anno successivo fu premiato con il "Rhythm & Blues 2015 Humanitarian Award".
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Joseph Walter Jackson nacque il 26 luglio 1928 (secondo l'Arkansas Black Hall of Fame e il libro My Family, The Jacksons della moglie Katherine Scrouse il suo anno di nascita sarebbe invece il 1929[4][5]) da Samuel Joseph Jackson (22 aprile 1893 – 31 ottobre 1993), un insegnante di scuola, e Crystal Lee King (26 maggio 1907 – 4 novembre 1992), a Fountain Hill, Arkansas, e fu il più anziano di cinque fratelli. La famiglia di Joe aveva origini africane per linea femminile e native americane per linea maschile[6] e la Bibbia era l'unico strumento di educazione. Nelle sue memorie, The Jacksons, Joe racconta che il padre era severo e faticava a dimostrare il proprio affetto e descrive se stesso come «un bambino solo che aveva pochi amici». Samuel era figlio di Israel Nero Jackson (1838–1934), uno schiavo a sua volta figlio di Jack July Gale (nato ca. 1800[7], da cui derivò il cognome "Jackson"), un indiano Choctaw che lavorava nella piantagione della famiglia Gale, unitosi a una schiava nera.
Dopo il divorzio dei propri genitori, quando Joseph aveva dodici anni, sua madre, due fratelli e la sorella si trasferirono a East Chicago, una periferia di Chicago, Indiana, mentre lui si spostò con il padre a Oakland, California.[8] Sei anni dopo il padre si risposò e il giovane Joe raggiunse la madre e i fratelli a East Chicago.[8] Qui trovò presto un lavoro nell'acciaieria Inland Steel Company,[8] ma non terminò le scuole superiori. In questa città cominciò a inseguire il sogno di diventare un pugile professionista e ottenne successo nel "Golden Gloves Program".[8] Nello stesso periodo conobbe la diciassettenne Katherine Scruse, che viveva in quella città e frequentava la Washington High School.[8]
Joe a quel tempo si era già sposato con un'altra donna ma aveva divorziato da quasi un anno quando cominciò a incontrare regolarmente Katherine.[8] I due si sposarono il 5 novembre 1949 dopo sei mesi di fidanzamento e a gennaio 1950 comprarono una piccola casa di mattoni con due camere da letto e un bagno al 2300 di Jackson Street vicino a East Chicago, a Gary, Indiana, e vi andarono a vivere.[8] La loro prima figlia, Rebbie Jackson, nacque quattro mesi dopo, il 29 maggio 1950. Ancora impiegato alla Inland Steel Company, Jackson abbandonò le sue speranze di diventare un pugile professionista per poter sostentare la famiglia e passò a lavorare a tempo pieno come gruista nella stessa azienda;[8] successivamente trovò anche un secondo impiego part time alla American Foundries, a East Chicago.[8] Sua moglie Katherine, invece, si occupava della famiglia in crescita; alla fine degli anni Cinquanta anche lei iniziò a lavorare, con un'occupazione part time alla Sears, a Gary.[8] La coppia ebbe un totale di dieci figli, dei quali uno, Brandon (fratello gemello di Marlon Jackson), morì subito dopo la nascita.[8]
All'inizio degli anni Cinquanta, per un breve periodo, Joseph aveva anche fatto parte di un gruppo musicale blues amatoriale, i Falcons (da non confondere con la stessa band di Detroit), suonando la chitarra.[8] Il complesso, però, non aveva mai ottenuto un contratto discografico e si era sciolto dopo che uno dei suoi membri, Thornton "Pookie" Hudson, aveva fondato la sua band personale nel 1952, gli Spaniels, divenuta poi famosa nel genere doo wop.[8]
Carriera
[modifica | modifica wikitesto]All'inizio degli anni sessanta, dopo essersi accorto del talento per la musica dei tre figli maschi maggiori Jackie, Tito e Jermaine,[9] Joseph decise di formare il gruppo musicale The Jackson Brothers e cominciò a sottoporli a lunghe e intense prove. Successivamente vi aggiunse i due più piccoli Marlon e Michael, con Michael ad occupare la posizione vocale di maggiore rilievo, e la band cambiò nome in "The Jackson 5".[9] Joe fu il principale promotore delle loro carriere artistiche, svolgendone la funzione di manager. Dapprima il complesso si esibì nei concorsi per giovani talenti nelle scuole dell'Indiana, vincendone diversi, ma dopo un paio di anni passò ai locali, fino ad approdare al rinomato Apollo Theater a Harlem, New York.[10][11] Il 21 novembre 1967 Joe riuscì ad ottenere il loro primo contratto discografico con l'etichetta Steeltown Records di Gary, il cui proprietario e presidente era Gordon Keith. Il primo singolo del gruppo fu Big Boy (31 gennaio 1968), che fu un successo nell'area Chicago-Gary[9][12][13] e che fu seguito da altri tre singoli tra il 1968 e il 1969.
A marzo 1969 Jackson ottenne un contratto con la Motown di Detroit di Berry Gordy,[9][14] trasferì la famiglia in California e supervisionò tutte le sessioni di registrazione.[9] Seguirono i quattro singoli I Want You Back (7 ottobre 1969, posizione numero 1 nelle classifiche), ABC (1970), The Love You Save (1970) e I'll Be There (1970) e l'album Diana Ross Presents the Jackson 5 (dicembre 1969),[9] con i quali vendettero 10 milioni di copie in 10 mesi stabilendo un record mondiale, guadagnando fama nazionale e divenendo le prime star teen ager afroamericane conosciute a livello internazionale.[9] Nel 1973, allo scopo di rafforzare il suo controllo, Joseph fece esibire la sua famiglia, inclusi il figlio maschio più piccolo Randy e le figlie Rebbie, La Toya e Janet, nei casino e nei villaggi turistici di Las Vegas, ispirato dal successo della simile famiglia Osmonds.[15] Fondò anche una sua etichetta, la Ivory Tower International Records, con la quale mise sotto contratto artisti ai quali faceva da manager e che accompagnarono i Jackson 5 in un tour internazionale nel 1974 come gruppi spalla.[16]
Nel 1975 tutti i fratelli Jackson con l'eccezione di Jermaine, che si era nel frattempo sposato con la figlia di Berry Gordy e aveva iniziato una carriera solista, lasciarono la Motown e firmarono un contratto molto più remunerativo con la Epic Records, che permetteva anche ai musicisti di produrre le loro canzoni. La Motown trattenne il marchio "The Jackson 5", cosicché nel 1976, al momento dell'uscita di un nuovo album, la band adottò il nuovo nome di "The Jacksons". A Jermaine subentrò il minore dei fratelli maschi, Randy,[17] e Joe da allora in poi si occupò anche delle loro tournée. Nel 1978 Randy pubblicò anche il suo primo singolo da solista, How Can I Be Sure, con l'etichetta del padre.[18] Nel 1982 Joseph avviò la figlia minore Janet a una carriera come cantante solista all'età di 16 anni[19] facendole da manager, procurandole un contratto con la A&M Records e finanziando e supervisionando la registrazione dei suoi primi due album.[19]
Il primo dei fratelli Jackson a "licenziare" il padre fu Michael, che inizialmente fece co-gestire i suoi affari ai manager Ron Weisner e Freddy DeMann[20] e in seguito, a partire dal 1984, ormai affermatosi anche come cantante solista dopo il successo di Thriller, decise di far gestire i propri interessi finanziari all'avvocato John Branca e assunse come proprio manager personale Frank DiLeo, aprendo però in questo modo un periodo di tensioni nella casa di Encino, dove buona parte della famiglia viveva. Nel 1984, Joe fu tra i manager e promoter dell'ultimo tour dei fratelli Jackson al completo, il Victory Tour, che ebbe un grandissimo successo. Joseph ricoprì lo stesso ruolo anche nella carriera della figlia di mezzo La Toya. Dopo che quest'ultima lo licenziò anch'essa, sostituendolo con il suo allora marito, l'impresario e manager Jack Gordon, per Joe la carriera come manager andò via via scemando.[1]
Negli anni Novanta tentò più volte di organizzare, con raro successo, delle reunion dei Jacksons; vi riuscì solo nel 1994, organizzando una serata di gala a Las Vegas, chiamata The Jackson Family Honors, alla quale parteciparono tutti i familiari, inclusi Michael e Janet, con la sola esclusione di La Toya.[21] Nel 1995 accompagnò i propri nipoti, i tre figli di Tito Jackson che formavano il gruppo musicale dei 3T, in un tour promozionale in giro per l'Europa.[22]
Il suo ultimo progetto, il Joe Jackson's Hip-Hop Boot Camp del 2005, fu una serie di audizioni per scegliere il miglior rapper degli Stati Uniti e lanciarlo nel mondo della musica. Uno degli obiettivi principali di questo progetto era quello di incoraggiare i musicisti hip-hop a non usare volgarità e violenza nei loro testi.[23][24]
Dopo la morte di Michael Jackson, Joe fece alcune apparizioni pubbliche e televisive, in particolare nei reality show che vedevano protagonisti i suoi figli e i suoi nipoti, come il The Jacksons: A Family Dynasty (2009-2010), Life with La Toya (2013-2014) e The Jacksons: Next Generation (2015-2016).[25][26][27]
Problemi di salute e morte
[modifica | modifica wikitesto]Nel 2012 Jackson ebbe un lieve infarto mentre si trovava nella sua abitazione a Las Vegas.[28] Il 27 luglio 2015 fu colto da un altro infarto e da una aritmia cardiaca e ricoverato in gravi condizioni presso l'Albert Einstein Hospital di San Paolo, Brasile, dove si trovava per festeggiare il suo 87º compleanno.[29] Nel 2016 fu ricoverato per febbre alta e l'anno successivo per un incidente d'auto.[28] Nel 2017 morì suo fratello Lawrence, con il quale aveva suonato da giovane nei Falcons.[30] Dopo un ictus e tre attacchi cardiaci i medici gli impiantarono un pacemaker.[31] A giugno 2018 fu di nuovo in ospedale per un cancro terminale al pancreas.[32] Il 24 dello stesso mese scrisse il suo ultimo messaggio su Twitter, lasciando intendere che era a conoscenza del fatto che gli restavano ormai pochi giorni di vita:[33]
«Ho visto più tramonti di quanti me ne restino da vedere. Il sole sorge quando arriva il momento e, che ti piaccia o meno, il sole tramonta quando arriva il momento»
Joe Jackson morì il 27 giugno 2018, un mese prima del suo 90º compleanno.[34]
Riconoscimenti
[modifica | modifica wikitesto]Nel 2011 fu ammesso all'Arkansas Black Hall of Fame,[2] nel 2014 alla Rhythm and Blues Music Hall of Fame[3] con un "Premio alla carriera" e l'anno successivo fu premiato con il "Rhythm & Blues 2015 Humanitarian Award".
Vita personale
[modifica | modifica wikitesto]Joe ebbe dieci figli con la moglie Katherine Scruse[35] e una figlia dalla relazione extraconiugale con Cheryl Ann Terrell:[36]
- Maureen Reillette "Rebbie" Jackson, nata il 29 maggio 1950;
- Sigmund Esco "Jackie" Jackson, nato il 4 maggio 1951;
- Toriano Adaryll "Tito" Jackson, nato il 15 ottobre 1953 e morto il 15 settembre 2024;
- Jermaine La Jaune Jackson, nato l'11 dicembre 1954;
- LaToya Yvonne Jackson, nata il 29 maggio 1956;
- Marlon David Jackson, nato il 12 marzo 1957;
- Brandon Jackson, gemello di Marlon, nato il 12 marzo 1957 e morto poche ore dopo il parto;
- Michael Joseph Jackson, nato il 29 agosto 1958 e morto il 25 giugno 2009;
- Steven Randall "Randy" Jackson, nato il 29 ottobre 1961;
- Janet Damita Jo Jackson, nata il 16 maggio 1966;
- Joh'Vonnie Jackson, nata il 30 agosto 1974 (con Cheryl Ann Terrell).
Controversie
[modifica | modifica wikitesto]Presunte violenze sui figli
[modifica | modifica wikitesto]Nel corso degli anni alcuni membri della famiglia, in particolare i figli Michael e La Toya, sottolinearono la durezza dell'educazione che Joe Jackson impartiva ai figli. Michael ne parlò dapprima nell'autobiografia Moonwalk del 1988 e poi in varie altre occasioni, tra cui in un'intervista condotta da Oprah Winfrey nel 1993 e in alcune interviste con Martin Bashir per il documentario Living with Michael Jackson del 2003.[37] Il cantante raccontò che, quando il padre era il loro manager, li obbligava a chiamarlo per nome ed impediva loro di chiamarlo "papà" o con appellativi simili, usava violenza fisica, verbale e psicologica nei loro confronti ad ogni errore che commettevano, li picchiava con la cintura o qualsiasi altro oggetto gli capitasse sotto mano per punirli e li sottoponeva a prove faticose e interminabili prima dei loro concerti e durante le sessioni di registrazione in studio; lo stesso Michael, però, ammise anche che quella disciplina severa giocò un ruolo molto importante nel raggiungimento del suo successo e nel renderlo un perfezionista.[38][39] Joseph ammise di aver punito a volte i suoi figli con schiaffi o colpi di cintura, ma sostenne di non averlo fatto a caso e di non aver mai usato alcun oggetto troppo offensivo e che non si poteva dire che li avesse realmente picchiati.[40]
La moglie Katherine lo difese sempre, minimizzando, cercando di giustificarlo e spiegando ai media che le frustate con la cinghia e le punizioni fisiche erano una forma di educazione comune a quell'epoca.[41][42][43] I fratelli Jackie, Tito, Jermaine e Marlon altrettanto minimizzarono o negarono che reali violenze fossero mai avvenute.[44] Janet dichiarò solo che il padre era molto protettivo verso i suoi figli e, soprattutto, verso le tre figlie femmine, impedendo loro di frequentare i propri fidanzati (portandole ad abbandonare tutte e tre la casa familiare non appena compiuti i 18 anni), e che Joe era stato molto "duro" solo per impedire che i figli finissero in qualche gang per le strade o che facessero una vita misera come lo era stata la sua.[45] L'unica figlia femmina di Joseph ad aver parlato di presunti abusi fisici fu La Toya, che arrivò persino a parlare di presunti abusi sessuali che il padre avrebbe esercitato su di lei a partire dall'età di 11 anni, per poi ritrattare negli anni successivi.[46]
Nonostante le presunte violenze, Michael onorò il padre con una festa annuale detta "Joseph Jackson Day" presso il suo Neverland Ranch.[47] Nel 2001, durante un discorso all'Università di Oxford, disse di averlo perdonato, sottolineando che l'educazione ricevuta dal padre nel profondo sud degli Stati Uniti durante la Grande depressione e gli anni di Jim Crow e un'età adulta nella classe lavoratrice lo avevano reso emotivamente duro e lo avevano fatto spingere i suoi figli al successo nel mondo dello spettacolo.[48][49]
Tradimenti
[modifica | modifica wikitesto]Furono diverse le relazioni extraconiugali di Joseph, a causa delle quali la moglie Katherine più volte fu in procinto di chiedere il divorzio, per poi rinunciare sempre per il bene della famiglia e per l'immagine pubblica.[50] Da una di queste storie, quella con Cheryl Terrell, durata 23 anni, nacque anche una figlia, il 30 agosto 1974, Joh'Vonnie Jackson.[51] La moglie tentò di divorziare la prima volta il 9 marzo 1973, la seconda nel 1982. Joseph poi si trasferì a Las Vegas lasciando Katherine nell'abitazione di Encino, California. Nonostante la separazione, i due rimasero sempre legalmente sposati fino alla morte di Joe, nel 2018.[52][53] La figlia di secondo letto Joh'Vonnie Jackson ha concesso alcune interviste e ha scritto un libro intitolato Bastard Child sui suoi rapporti con la famiglia Jackson.[54]
Filmografia parziale
[modifica | modifica wikitesto]- 1988 - Michael Jackson: The Legend Continues (documentario), diretto da Patrick T. Kelly
- 2002 - Diamonds from the Bantus, diretto da Raymond Polydoor
- 2003 - Michael Jackson's Private Home Movies (documentario), diretto da Brad Lachman
- 2011 - The Life of an Icon (documentario), diretto da Andrew Eastel
- 2012 - Joe Jackson: Making Michael (documentario), diretto da Johnny West
- 2016 - Michael Jackson's Journey from Motown to Off the Wall (documentario), diretto da Spike Lee
Televisione
[modifica | modifica wikitesto]- 1976-1977 - The Jacksons (produttore esecutivo)
- 1994 - The Jackson Family Honors
- 2009-2010 - The Jacksons: A Family Dynasty
- 2009-2010 - Larry King Live
- 2010 - The Oprah Winfrey Show
- 2012 - Destination Fame (film TV), diretto da Paul DeAngelo e Ted A. Bohus
- 2013-2014 - Life with La Toya (ep. 1x07, 1x08, 2x02, 2x03, 2x10, 2x11, 2x12)
- 2015 - The Jacksons: Next Generation
- 2022 - Janet Jackson (docuserie) (ep. 1x04)
Video musicali
[modifica | modifica wikitesto]- 1989 - 2300 Jackson Street (The Jacksons)
Altro
[modifica | modifica wikitesto]Joe è stato interpretato da Lawrence Hilton-Jacobs nella miniserie TV The Jacksons: An American Dream (1992)[55], da Frederic Tucker nel film biografico di VH1 Man in the Mirror: The Michael Jackson Story (2004)[56] e da Richard Lawson in Michael Jackson: Searching for Neverland del 2017.[57] Nel 2025 Colman Domingo interpreterà Joe Jackson nel film biografico sul figlio Michael Jackson che si intitolerà Michael.[58]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b (EN) About Joseph Jackson, in Joseph Walter Jackson, 23 marzo 2011. URL consultato il 16 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2018).
- ^ a b Arkansas Black Hall of Fame, arblackhalloffame.org, su arblackhalloffame.org. URL consultato il 19 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 23 novembre 2016).
- ^ a b Inductees, 25 marzo 2014, rhythmandblueshof.com, su rhythmandblueshof.com. URL consultato il 17 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2018).
- ^ Arkansas Black Hall of Fame, arblackhalloffame.org, su arblackhalloffame.org. URL consultato il 19 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale l'8 aprile 2019).
- ^ Jetzi : My Family, The Jacksons, Jetzi-mjvideo.com
- ^ Michael Jackson & Rosa Parks: 10 Black People with Native Ancestry, Vincent Schilling, 7 febbraio 2019, News Maven
- ^ (EN) Jack July Gale (abt.1800-) | WikiTree FREE Family Tree, su www.wikitree.com. URL consultato il 23 novembre 2022.
- ^ a b c d e f g h i j k l m Starting a Family, biography.com
- ^ a b c d e f g History 1969 – The Jacksons, www.thejacksons.com, su thejacksons.com. URL consultato il 21 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Jackson 5 and Johnny 124, www.indiana45s.com, 28 agosto 2010, su indiana45s.com. URL consultato il 21 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2015).
- ^ Commercial Success, www.biography.com
- ^ Steeltown Records – Indiana Local Labels, www.45rpmrecords.com, 4 novembre 2007
- ^ Big Boy 40 Jackson 5, www.jackson5abc.com, su jackson5abc.com. URL consultato il 21 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2020).
- ^ Tito Jackson Official Website, www.titojackson.com, su titojackson.com. URL consultato il 21 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2017).
- ^ History 1974 – The Jacksons, www.thejacksons.com, su thejacksons.com. URL consultato il 21 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
- ^ Jet, 6 giugno 1974, Johnson Publishing Company
- ^ Jackson 5 (and Solo Work), www.warr.org
- ^ Randy Jackson – How Can I Be Sure, www.discogs.com
- ^ a b Jane Cornwell, Janet Jackson, Carlton Books, 2002, pagine 2, 10, 24, ISBN=1-84222-464-6
- ^ Mike Smallcombe, Making Michael, Clink Street, 2016, p. 84.
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- ^ (EN) Joe Jackson Launched Hip-Hop Boot Camp, in Contactmusic.com, 29 settembre 2005.
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- ^ a b È morto Joe Jackson, il papà di Michael. Aveva 89 anni, in Huffington Post, 27 giugno 2018.
- ^ WJLA WJLA.com, Joe Jackson, Patriarch of Musical Jackson Family, Hospitalized in Brazil [collegamento interrotto], su wjla.com. URL consultato il 27 luglio 2015.
- ^ Rest in Peace Lawrence Jackson, Angel Howansky, 15 gennaio 2017, www.jwjackson.com, su jwjackson.com. URL consultato il 21 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 27 giugno 2018).
- ^ Lisa Respers France, CNN, Joe Jackson, Musical Family Patriarch, Dead at 89, in CNN, 27 giugno 2018.
- ^ (EN) Joe Jackson Dies at 89 After Battle with Pancreatic Cancer, in ABC, 27 giugno 2018.
- ^ Joseph Jackson on 'Twitter', in Twitter. URL consultato il 27 giugno 2018.
- ^ Joe Jackson Dead at 89 After Battle with Pancreatic Cancer, in TMZ. URL consultato il 27 giugno 2018.
- ^ Joe Jackson’s Children: How Many Kids Does He Have?, 27 giugno 2018, www.heavy.com
- ^ Michael Jackson’s Secret Sister JohVonnie Jackson Says She Was 'Rejected' , Urmee Khan, 14 settembre 2009, The Daily Telegraph
- ^ Living with Michael Jackson - Full Documentary, su youtube.com. URL consultato il 2018-06.
- ^ Michael Jackson's Secret Childhood, VH1, su vh1.com. URL consultato il 21 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2008).
- ^ Taraborrelli, p. 602
- ^ BBC News, Singer Jackson Whipped by Father, 13 novembre 2003
- ^ Katherine Jackson: Michael's Strict Upbringing Not Abuse, 15 maggio 2012, CNN
- ^ Roger Friedman, 7 febbraio 2003, Michael Jackson's Unacceptable Behavior Revealed, Fox News Channel
- ^ Alan Duke, Joe Jackson Denies Abusing Michael, 21 luglio 2009, CNN
- ^ Jackie Jackson Denies Father Joe Abused Brother Michael, TV3 Xposé
- ^ (EN) Janet Jackson Describes Battle for Control of Her Career With Dad Joe: 'He Was Very Tough', su ET Online, 28 gennaio 2022.
- ^ (EN) LIKE FATHER, LIKE SON Michael Jackson’s sister La Toya Jackson describes how monster dad Joe sexually abused her ‘very badly’ from age 11, su The Sun, 27 marzo 2019.
- ^ Michael Jackson's Private Home Movies
- ^ Discorso Michael Jackson a Oxford, su www.musicalnews.com, 11 marzo 2001. URL consultato il 27 giugno 2018 (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2018).
- ^ Michael Jackson, Heal the Kids, Speech at the Oxford Union, March 2001.
- ^ Jacko's Family Secrets Revealed, Roger Friedman, 29 ottobre 2004, foxnews.com
- ^ Ryan Parry, Michael Jackson's Secret Sister Joh'Vonnie Reveals Her Pain at Being Shunned by Half-siblings, in mirror.co.uk, 14 settembre 2009. URL consultato il 24 ottobre 2016.
- ^ Exclusive Look Inside Jackson Compound, 14 luglio 2009, www.go.com
- ^ Joe Jackson’s Life As a Family Pariah, Diane Dimond, 3 dicembre 2012, www.thedailybeast.com
- ^ (EN) Israel "Nero" Jackson Sr (1838-1934), su www.wikitree.com. URL consultato il 3 aprile 2018.
- ^ The Jacksons: An American Dream, 18 novembre 1992
- ^ Man in the Mirror: The Michael Jackson Story, 6 agosto 2004
- ^ Michael Jackson: Searching for Neverland, 30 maggio 2017
- ^ (EN) Clayton Davis, Colman Domingo Cast as Patriarch Joe Jackson in Michael Jackson Biopic, su Variety, 25 gennaio 2024. URL consultato il 27 agosto 2024.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Joe Jackson
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (FR) Pubblicazioni di Joe Jackson, su Persée, Ministère de l'Enseignement supérieur, de la Recherche et de l'Innovation.
- (EN) Joe Jackson, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Joe Jackson, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- (EN) Joe Jackson, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Joe Jackson, su AllMovie, All Media Network.
- Sito ufficiale di Joseph Jackson, su josephjackson.de.
- Sito ufficiale del Joe Jackson Bootcamp, su hiphopbootcamp.com. URL consultato il 4 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 25 dicembre 2008).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 3815634 · ISNI (EN) 0000 0004 1822 7852 · LCCN (EN) no95050463 · GND (DE) 129365890 |
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