Eclissi solare dell'8 luglio 1842

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Eclissi solare dell'8 luglio 1842
TipoTotale
Gamma0.4726
Magnitudine1.0543
Coordinate eclissi massima50°6′0″N 83°36′0″E
26 giugno 1824 ← → 28 luglio 1851

L'eclissi solare dell'8 luglio 1842 si estese dal Portogallo attraverso la Spagna, la Francia meridionale, l'Italia settentrionale, l'Impero austriaco, l'Impero russo fino all'Impero Cinese. La più lunga durata dell'eclissi solare, con 4 minuti e 5 secondi, fu raggiunta in prossimità della città kazaka di Öskemen. L'eclissi solare dell'8 luglio 1842 appartiene al ciclo di Saros 124.

Osservazioni[modifica | modifica wikitesto]

Corona solare fotografata da François Arago a Perpignano

A Perpignano, nel sud della Francia, dove al primo mattino l'oscurità totale durò 2 minuti e 17 secondi, il fisico francese François Arago riferì:

«L'8 luglio 1842 circa 2.000 persone di tutte le classi, studiosi, cittadini, contadini, soldati si riunirono a Perpignano per osservare la grande eclissi solare che sembrava totale nel sud della Francia. Probabilmente, grazie alla precedente spiegazione divulgata sulla natura del processo, vi furono solo poche di queste persone, che non erano piene della più chiara convinzione che questo fenomeno appartenesse a quelli naturali, legali, prevedibili, di cui non si poteva preoccuparsi se si aveva una mente sana. All'inizio dell'oscurità solo la curiosità e la competizione sembravano muovere la folla, che si era scatenata in un tremendo grido alla vista della prima piccola sezione all'estremità occidentale del sole. Ma quando il sole, tagliato in una stretta striscia, cominciò a gettare una luce debole e incerta sul paesaggio, una visibile inquietudine afferrò gli spettatori; tutti sentirono il bisogno di comunicare i propri sentimenti a chi li circondava, e un ruggito spento simile al ruggito di un mare lontano si levò dalla folla. Questo ruggito noioso è diventato più forte quanto più stretta è diventata la mezzaluna del sole. Alla fine scomparve, l'oscurità si stabilizzò e un silenzio mortale segnò questa fase di oscurità con la stessa intensità di un pendolo dell'orologio astronomico. La scomparsa della stella del giorno, da cui sgorga la fonte di tutta la vita terrena, il calore, aveva superato la volontà dei giovani, la frivolezza delle chiacchiere, la rumorosa indifferenza degli ignoranti. C'era anche un profondo silenzio nell'aria, e gli uccelli avevano smesso di cantare.[1]»

Percorso europeo dell'eclissi (Gaetano Ceschi, 1842)

Quella del 1842 fu la prima eclissi solare osservata dall'inglese George Biddell Airy, astronomo reale dell'osservatorio di Greenwich, che descrisse le cosiddette ombre volanti, ovvero che all'approssimarsi della totalità fu vista una strana fluttuazione di luce sulle pareti e sul terreno, tanto impressionante che in alcuni luoghi i bambini la inseguirono e cercarono di afferrarla con le loro mani.[2]

Grazie alle buone condizioni meteorologiche, l'eclissi totale fu osservata lungo tutto il corso del fiume Po e dei suoi affluenti fino a Ficarolo, con l'esclusione di parte della provincia di Rovigo e del circondario di Chioggia.[3] In particolare fu osservata delle specole di Torino, Milano, Padova e Venezia.[4]

Francis Baily osservò l'eclissi solare totale dall'Italia, focalizzando la sua attenzione sulla corona solare e sulle prominenze e le identificò come parte dell'atmosfera del Sole. L'effetto dell'eclissi solare ora chiamato grani di Baily prende il nome in suo onore dopo la sua corretta spiegazione del fenomeno nel 1836.

L'eclissi del 1842 è ampiamente descritta da Antonio Stoppani nel celebre libro Il Bel Paese pubblicato nel 1876.

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Ippolito Caffi, Eclisse di sole alle Fondamenta Nove (1842)

Il pittore veneziano Ippolito Caffi assistette al fenomeno alle Fondamente Nove, immortalandolo in un dipinto in stile romantico:

«E voi, voi avete il coraggio di dimandarmi quale impressione mi ha prodotto sull'animo l'Eclissi? Io sentii così fortemente, per effetto di quella cosa, che stetti tre quattro giorni senza potermi tranquillizzare, senza potermi occupare nell'arte. L'assunto dell'eclissi per dipingere un quadro mi parve oltremodo difficile e sublime, perciò stetti vari giorni incerto nell'impresa: ma poscia incoraggiato da tutta Venezia… ho cominciato un quadro, largo cinque piedi, alto tre, che credo di poter terminare per la prossima esposizione.»

Altri pittori romantici che dipinsero l'eclissi del 1842 furono Giovanni Renica,[5] Carl August Eckerlin, Leander Russ e Rudolf von Alt.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ R. Buschick, Sternkunde und Erdgeschichte, 1927, p. 155.
  2. ^ M. Littmann, K. Willcox e F. Espenak, Totality: eclipses of the sun 2nd edition, Oxford University Press, p. 119.
  3. ^ Elia Millosevich, Intorno alla vita ed ai lavori di Giovanni Santini, in Bullettino di bibliografia e di storia delle scienze matematiche e fisiche, XI, Roma, Tipografia delle Scienze Matematiche e Fisiche, 1878, p. 19.
  4. ^ Gianalessandro Majocchi, Elementi di fisica ad uso dei collegi nazionali e dei licei pel corso filosofico, vol. 2, Torino, Cugini Pomba e comp. editori, 1853, p. 1254.
  5. ^ Giuseppe Elena, Guida critica all'esposizione delle belle arti in Brera, vol. 4, Milano, Giuseppe Rejna, 1844, p. 46.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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