Bobo Craxi

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Bobo Craxi
Bobo Craxi nel 2006

Sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri
con delega ai rapporti con l'Organizzazione delle Nazioni Unite, agli affari economici e alla Campagna per Expo 2015
Durata mandato17 maggio 2006 –
8 maggio 2008
Capo del governoRomano Prodi
PredecessoreMargherita Boniver
SuccessoreStefania Craxi

Vicesegretario e portavoce del Nuovo PSI
Durata mandato2002 –
2005
Predecessorecarica istituita
(Vicesegretario)
Claudio Martelli
(Portavoce)
SuccessoreChiara Moroni
(Vicesegretario e portavoce)

Presidente del Nuovo PSI
Durata mandato2001 –
2002
Predecessorefondazione partito
SuccessoreVincenzo Milioto

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato30 maggio 2001 –
27 aprile 2006
LegislaturaXIV
Gruppo
parlamentare
Gruppo misto (componente Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI)
CoalizioneCasa delle Libertà
CircoscrizioneSicilia 1
CollegioTrapani
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPartito Socialista Italiano (2007-2009; 2010-2017; dal 2019)
In precedenza:
PSI (fino al 1994)
SI (1994-1998)
SDI (1998-2000)
Lega Socialista (2000-2001)
NPSI (2001-2006)
SI (2006-2007)
SU (2009-2010)
Area Socialista (2017-2019)
Titolo di studioDiploma di liceo classico
ProfessionePolitico, funzionario di partito

Vittorio Michele Craxi, detto Bobo (Milano, 6 agosto 1964), è un politico italiano, sottosegretario di Stato agli affari esteri con delega ai rapporti con l'ONU nel secondo governo Prodi.

Già esponente del Partito Socialista Italiano storico, membro del Nuovo PSI e passato poi alla formazione politica dei Socialisti Uniti, ha aderito in seguito col suo gruppo al ricostituito Partito Socialista Italiano.

È il figlio secondogenito di Bettino Craxi e fratello di Stefania.

Dopo la maturità classica, si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche presso l'Università degli Studi di Milano, senza terminare gli studi.

Oltre all'attività di funzionario di partito, ha lavorato come giornalista, opinionista e consulente strategico per varie aziende.

Ha svolto il servizio militare come aviere nel 1988 e nel 1989 presso la S.A.R.A.M. Macerata[1][2].

Dopo aver trascorso numerosi anni insieme alla famiglia ad Hammamet, in Tunisia, oggi[periodo] vive a Roma, è sposato con Scintilla Cicconi, sorella del fotografo ufficiale di suo padre Umberto Cicconi, e ha due figli[3]. Si considera non credente[4].

Attività politica

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Gli inizi nel PSI

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Alle elezioni comunali del 1990 è stato eletto consigliere comunale a Milano per il Partito Socialista Italiano, del quale è stato segretario cittadino fino al 1992[5]. In quegli anni le sue campagne elettorali erano pagate da Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e primo arrestato di Tangentopoli.[5] Dopo l'arresto cominciò a minacciare i cronisti milanesi che raccontavano le inchieste giudiziarie, in particolare quelli de il Giornale, arrivando a dire:

«Dopo le elezioni del 5 aprile, ci sarà un repulisti, molte teste cadranno al Giornale [...]. Prima di parlare col vostro padrone, vi ripeto che dovete smetterla di rompere i coglioni. Siete il solito giornale veterofascista, leghista, filodemocristiano[6]

Il direttore Indro Montanelli, in una lettera ai redattori minacciati, scrisse:

«Pur ricordandovi che la nostra regola è quella di non tener conto delle intemperanze altrui, specie dei politici, e di dire sempre la verità, tutta la verità, senza partito preso né animosità verso nessuno, vi autorizzo a comunicare al suddetto signore, se ve ne capita l'occasione, che l'unica "testa" in pericolo di cadere dopo il 5 aprile non è la vostra ma, casomai, la sua. E potete aggiungere, da parte mia, che non la considererei una gran perdita.[6]»

Dopo la dissoluzione del PSI: l'ingresso in Parlamento

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Dopo gli anni della diaspora socialista (è membro dei Socialisti Italiani dal 1994 al 1998, e confluisce con essi nei Socialisti Democratici Italiani, nelle cui liste si candida alle elezioni europee del 1999 nella circoscrizione Italia Meridionale, ottenendo 30.538 preferenze e risultando il primo dei non eletti), il 10 maggio 2000 fonda la Lega Socialista, staccando una componente già operativa all'interno dello SDI, che a sua volta confluirà nel Nuovo PSI, partito al quale Craxi aderisce insieme a Gianni De Michelis e ad altri esponenti socialisti della prima ora, che si colloca all'interno della coalizione di centrodestra guidata da Silvio Berlusconi.

Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto alla Camera dei Deputati nel collegio uninominale di Trapani per la Casa delle Libertà (in quota Nuovo PSI), sconfiggendo con il 56,81% il candidato dell'Ulivo Vito Galluffo, fermo al 30,70%[7]. Durante la XIV legislatura è stato membro della III Commissione della Camera.

Alle elezioni europee del 2004 è ricandidato al Parlamento Europeo nella circoscrizione Italia nord-occidentale e nella circoscrizione Italia insulare per i Socialisti Uniti, totalizzando rispettivamente 5.738 e 11.267 preferenze e non risultando eletto.

Alle elezioni amministrative del 2004 si candida a presidente della provincia di Milano per i Socialisti Uniti, ottenendo l'1,15% al primo turno e non accedendo al ballottaggio: appoggia dunque la candidata di centrodestra Ombretta Colli, ma non ottiene il seggio.

Nel luglio 2004 viene nominato Assessore alla Cultura del comune di Favignana, comprendente le isole Egadi, e rimane in carica fino all'11 luglio 2005.

Il passaggio al centrosinistra

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Sul finire della XIV Legislatura assume un atteggiamento critico verso il governo Berlusconi: dunque, insieme a Saverio Zavettieri, spinge affinché il Nuovo PSI dichiari conclusa l'alleanza con la Casa delle Libertà e ricerchi un'intesa a sinistra per raggiungere l'unità delle forze socialiste. Craxi presenta un'apposita mozione al congresso del partito che si tiene a ottobre 2005 con cui si candida alla segreteria, proponendo di uscire immediatamente dall'esecutivo e perseguire l'unità socialista nel centrosinistra. Il congresso fu caratterizzato da momenti molto convulsi: in aula si crearono tafferugli e la stragrande maggioranza dei delegati che sosteneva la mozione contraria, presentata dal segretario uscente Gianni De Michelis, abbandonò l'aula, mentre la parte restante dei partecipanti acclama Craxi nuovo segretario. Tuttavia, l'esito del congresso sarà dichiarato nullo a causa di irregolarità nell'accreditamento dei delegati, decisione a cui seguiranno strascichi legali che portano a una scissione: il 7 febbraio 2006 Craxi, insieme a Zavettieri, fonda I Socialisti, un movimento che aderisce alla coalizione di centrosinistra dell'Unione, all'interno della quale affronta le elezioni politiche del 9 aprile. Alle elezioni politiche del 2006 è ricandidato alla Camera nella circoscrizione Lombardia 3 nella lista dell'Ulivo: posizionato al nono posto, non viene eletto poiché nel collegio la coalizione si aggiudica soltanto 6 seggi.

Il 18 maggio 2006 Bobo Craxi viene nominato sottosegretario agli Affari Esteri (con delega ai rapporti con le Nazioni Unite e per gli affari economici e alla campagna per l’EXPO di Milano 2015, che nel marzo del 2008 raggiunge un esito positivo) del secondo governo Prodi.

La ricostituzione del Partito Socialista Italiano

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Aderisce in seguito alla costituente lanciata da Enrico Boselli, che porterà alla nascita del Partito Socialista nel 2007.

Alle elezioni politiche del 2008 è candidato nuovamente alla Camera per il Partito Socialista, che si presenta in solitaria, da capolista nelle circoscrizioni Lombardia 1 e Lombardia 3; tuttavia, la lista non ottiene seggi.

Alle elezioni amministrative del 2008 è candidato a consigliere della provincia di Roma per il Partito Socialista in tre collegi nel comune di Roma, ottenendo tra lo 0,35% e lo 0,45% e non venendo eletto.

Alle elezioni europee del 2009, non condividendo la scelta del PSI di confluire nel cartello di Sinistra e Libertà, si dimette dalle cariche dirigenziali.

Alle elezioni regionali nel Lazio del 2010 è capolista del PSI nelle province di Roma e Latina, a sostegno di Emma Bonino, ma ottiene un risultato deludente: tra i candidati del suo partito è sesto a Roma con 812 preferenze, e secondo a Latina con 83 preferenze, non risultando quindi eletto.[8] Ritorna dunque a fare il dirigente del PSI come responsabile Esteri.

È capolista del PSI (collocato nella coalizione di centrosinistra) per il Senato della Repubblica nella Circoscrizione Lazio alle elezioni politiche del 2013, ma non viene eletto, poiché il PSI ottiene lo 0,42% a fronte dello sbarramento del 3%.

Il 25 novembre 2015 fonda Area Socialista, come componente interna del PSI.

Nel 2016, durante la campagna per il referendum sulla modifica della Costituzione, in polemica con la maggioranza nenciniana del PSI, ha presieduto il Comitato Socialista per il No, al quale hanno aderito numerose personalità socialiste, a partire dall'ex Ministro Rino Formica (che è stato nominato presidente onorario).[9]

Nell'ottobre del 2017 abbandona il PSI con il suo movimento Area Socialista, che aderisce alla coalizione Liberi e Uguali, ma non raggiunge un accordo elettorale con la lista.

Nel 2019 partecipa nuovamente al Congresso del PSI, rientrando successivamente nel partito.[10] Nel 2021 viene scelto come capolista alle elezioni comunali di Roma a sostegno di Roberto Gualtieri, candidato del centro-sinistra,[11] ma con 365 preferenze non è eletto consigliere.[12][13]

Alle elezioni politiche del 2022 si candida alla Camera nel collegio uninominale Sicilia 1 - 02 (Palermo: Quartiere 20 - Resuttana-S. Lorenzo) per il centrosinistra (in quota Partito Democratico - Italia Democratica è Progressista, che comprende anche il PSI), [14] arrivando terzo con il 15,00% dietro a Maria Carolina Varchi del centrodestra (36,10%) e ad Aldo Penna del Movimento 5 Stelle (33,70%), non è quindi eletto.

Procedimenti giudiziari

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Bobo Craxi fu processato per diffamazione aggravata nei confronti di Francesco Saverio Borrelli: l'8 febbraio 1996, in un'intervista al Corriere della Sera, sostenne che nel 1990 Borrelli si era rivolto a Paolo Pillitteri (all'epoca sindaco di Milano) perché lo aiutasse a diventare procuratore capo del capoluogo lombardo, e nel 1999 fu condannato dal Tribunale di Brescia alla pena di un mese di reclusione e a una multa di 25 milioni.[5] In appello il reato si è prescritto, ma è stata confermata la condanna ai risarcimenti e al pagamento delle spese legali: i giudici ritennero che l'affermazione di Craxi fosse «diffamatoria e lesiva dell'onore e della reputazione di indipendenza» del magistrato.[5] Nel 2007 la Cassazione ha confermato la sentenza d'appello.[5]

Nel luglio 2021 è stato condannato dalla Corte di Cassazione, insieme alla sorella e alla madre, al pagamento di 10 miliardi di lire di tasse evase, oltre a 20.000 euro di spese legali, relativamente ad un conto in Svizzera detenuto dal padre. Secondo la tesi dei magistrati il conto era “materialmente riconducibile al Craxi e non al partito”.[15]

Pubblicazioni

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Ha pubblicato due libri: Route el Fawara. Hammamet (2003), con Gianni Pennacchi, che racconta gli ultimi giorni del padre, passati in latitanza, e Craxi. Il socialismo dei padri e quello di domani (2006), una lunga intervista concessa a Francesco Borgonovo in cui parte dalla figura di Bettino Craxi per delineare i suoi progetti per i socialisti italiani.

Nel 2009, fonda e dirige con Biagio Marzo il giornale online Socialist - Il socialista clandestino.

Collabora con la testata televisiva TGcom24 per la quale ha seguito la crisi fra la Catalogna e la Spagna. Assieme a Piero Fassino e Romano Prodi ha sottoscritto, nel settembre del 2017, un appello al dialogo tra le parti per evitare la crisi istituzionale e favorire il confronto civile.

  1. ^ Il neo-aviere Bobo Craxi ha giurato a Macerata, in la Repubblica, 18 dicembre 1988.
  2. ^ Bobo Craxi alla Saram di Macerata e quel giuramento senza la famiglia «Era una recluta modello», su 247.libero.it. URL consultato il 6 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 25 gennaio 2020).
  3. ^ Curriculum Vitae Bobo Craxi (PDF), su partitosocialista.it.
  4. ^ Lucio Giordano, Come mio padre Bettino Craxi non credo ma ascolto Radio Maria, in Dipiù, n. 17, 3 maggio 2024, pp. 86-89.
  5. ^ a b c d e Gomez & Travaglio 2008.
  6. ^ a b Orlando 1995.
  7. ^ Archivio Storico delle Elezioni – Camera del 13 maggio 2001, in Ministero dell'interno. URL consultato il 29 dicembre 2013.
  8. ^ I consiglieri eletti e le preferenze, in la Repubblica, 2010. URL consultato il 29 dicembre 2013.
  9. ^ Chi siamo, su comitatosocialistaperilno.com. URL consultato il 2 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 3 gennaio 2017).
  10. ^ Bobo Craxi: sono iscritto al Psi e sogno l'unità dei socialisti, su Il Fatto di Calabria, 8 giugno 2019. URL consultato il 29 dicembre 2019.
  11. ^ Elezioni Roma, Bobo Craxi capolista del PSI a sostegno di Gualtieri, su RomaToday. URL consultato il 3 settembre 2021.
  12. ^ Maria Egizia Fiaschetti, Elezioni comunali Roma, Rachele Mussolini è Miss preferenze, fuori dal consiglio gli ex calciatori Righetti e Gregucci, su Corriere della Sera, 10 maggio 2021. URL consultato il 27 giugno 2022.
  13. ^ Roma 2021 – risultati & confronti delle preferenze comunali, su carteinregola. URL consultato il 21 agosto 2022.
  14. ^ Elezioni, anche Bobo Craxi corre per la Camera: "Accetto la proposta del centrosinistra", su amp.palermotoday.it. URL consultato il 21 agosto 2022.
  15. ^ Gli eredi di Craxi perdono in Cassazione: "Ora restituiscano 10 miliardi di lire per le tasse evase", su la Repubblica, 13 luglio 2021. URL consultato il 27 giugno 2022.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Sottosegretario di Stato al Ministero degli affari esteri
con delega ai rapporti con l'Organizzazione delle Nazioni Unite, agli affari economici e alla Campagna per Expo 2015
Successore
Margherita Boniver 17 maggio 2006 – 8 maggio 2008 Stefania Craxi

Predecessore Vicesegretario e portavoce del Nuovo PSI Successore
carica istituita
(Vicesegretario)
Claudio Martelli
(Portavoce)
2002 – 2005 Chiara Moroni
(Vicesegretario e portavoce)

Predecessore Presidente del Nuovo PSI Successore
fondazione partito 2001 – 2002 Vincenzo Milioto
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