Amo te sola

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Amo te sola
Milly e Vittorio De Sica in una sequenza del film
Paese di produzioneItalia
Anno1935
Durata79 min
Dati tecniciB/N
Generecommedia, sentimentale, storico
RegiaMario Mattoli
SoggettoNando Vitali
SceneggiaturaMario Mattoli, Giacomo Gentilomo
ProduttoreFabio Franchi
Casa di produzioneTiberia Film
Distribuzione in italianoSocietà Anonima Grandi Film
FotografiaCarlo Montuori
MontaggioGiacomo Gentilomo
MusicheSalvatore Allegra
ScenografiaGastone Medin
CostumiGino Carlo Sensani
Interpreti e personaggi

Amo te sola è un film del 1935 diretto da Mario Mattòli e tratto dalla commedia Il gatto in cantina di Nando Vitali.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Siamo a Firenze nel 1848. Nel Granducato di Toscana si vive una forte tensione politica. Giovanni, giovane compositore napoletano appena giunto in città, entra casualmente in contatto con alcuni liberali e viene convinto a comporre l'inno dei Volontari. Tra lui e una fanciulla di buona società nasce un tenero amore, ma Giovanni è costretto a fuggire a Milano per problemi con la polizia. Qui trova il successo professionale componendo e rappresentando un'opera buffa in occasione del secondo trigesimo della liberazione di Milano. Torna dalla sua amata, ma si trova invischiato in una serie di equivoci e incidenti che sembrano distruggere il rapporto. Tutto si risolve positivamente proprio poco prima che Giovanni parta per la guerra di Indipendenza, accompagnato dal canto dell'inno da lui composto.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film venne girato negli stabilimenti Cines prima con il titolo provvisorio Accadde un giorno e poi come Idillio 1848. Si tratta del secondo film di Mattoli che dopo Tempo massimo dirige nuovamente Vittorio De Sica e Milly.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

"Il film presenta un '48 comico, un piccolo intrigo patriottico e romantico sullo sfondo di una Firenze granducale. Esso costituisce per Mattoli un sensibile progresso Ancor c'è, qua e là, dell'esitazione nella ripresa. Ancora qualche scena gli casca per non aver saputo trovare la cadenza conclusiva (l'inaugurazione dell'illuminazione a gas, la partenza del musicista innamorato da Firenze, il corteo finale, ecc.). Ma si sente che il regista è già fuori della fase del tirocinio e alla ricerca di una sua maniera. Maniera garbata, leggera, piacevole, che gioca con delle situazioni teatrali ma no ne abusa, tenendole in un tono sfumato e scherzoso, che rasenta la farsa senza cadervi. De Sica recita godibilmente, ma la vera trovata del film è Milly in costume: nessuna attrice ha più di lei il senso della commozione aggraziata." (Filippo Sacchi, Corriere della Sera, 7 gennaio 1936)

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