Lunezia

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Bandiera dell'associazione onlus Regione Lunezia. Il giallo simboleggia i campi di grano delle pianure, il verde la centralità dell'Appennino e il blu il mare con i porti e le spiagge dell'alto Tirreno (si tratta del mar ligure). Il cuore verde simboleggia la centralità strategica

Il termine Lunezia o Emilia-Lunense indica una area geografica italiana fra le province di La Spezia, Massa-Carrara, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e Mantova, nonché di una parte di quelle di Cremona e di Lucca.[1]

Nascita del termine Lunezia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine "Lunezia" (dall'unione di Luni e La Spezia) fu coniato nel 1989 dal giudice Alberto Grassi durante una riunione dell'allora comitato promotore della nuova regione svoltasi al Passo del Lagastrello allo scopo di ripristinare l'identità amministrativa di alcune storiche regioni che attualmente ne sono prive:[2] la Lunigiana, attualmente divisa tra Liguria e Toscana, e i territori che facevano parte dei ducati di Parma e Piacenza e di Modena e Reggio, ossia Emilia, Apuania e Garfagnana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1815 al 1946[modifica | modifica wikitesto]

L'assetto politico dell'area dopo il Congresso di Vienna del 1815.

Durante il trattato di Fontainebleau del 1814 vi fu il progetto di unire i territori di Parma e Piacenza con la val di Magra e La Spezia, considerata il naturale sbocco al mare degli stati parmensi[3]. A questo progetto però si oppose Talleyrand il quale temeva che la vicinanza della Spezia all'Isola d'Elba, luogo di detenzione di Napoleone Bonaparte, avrebbe favorito un eventuale tentativo della moglie, Maria Luigia nuova duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, per liberare il marito. La duchessa di Parma realizzerà in seguito la strada Parma-La Spezia, asse strategico di collegamento fra i porti dell'alto Tirreno e l'entroterra padano e più generalmente tra nord e sud d'Italia.

Il Congresso di Vienna del 1815 riprese i termini di pace già stipulati con il precedente trattato e ripristinò i ducati prenapoleonici; in particolare, al ramo dei Borbone di Parma, ai quali spettava legittimamente il ducato di Parma e Piacenza, venne affidato invece il piccolo ducato di Lucca con la clausola che, alla morte di Carlo Ludovico di Borbone, il ducato sarebbe stato assegnato al Granducato di Toscana. Successivamente, nel 1847 con il trattato di Firenze, l'alta val di Magra, comprensiva del circondario di Pontremoli e di Bagnone, con tre comuni della val di Taro, passò sotto il dominio degli stati parmensi con la denominazione di Lunigiana parmense, mentre nel 1829 la media valle e le città di Carrara e Massa avevano già formato una nuova provincia del ducato di Modena e Reggio.

Dopo la seconda guerra d'indipendenza italiana, con l'annessione al regno di Sardegna venne creata la regione "Emilia" (prendendo il nome dal termine accademico storico che definiva l'antica regione augustea Regio VIII). Nel 1859 il governatore di Modena e presidente dell'Emilia Luigi Carlo Farini (che aveva avuto l'incarico di gestirne l'annessione al Piemonte) suddivise il territorio della Lunigiana storica, con la creazione della provincia di Massa e Carrara comprendente la val di Magra e la Garfagnana, mentre La Spezia e la val di Vara, da secoli parte della Repubblica di Genova e dal 1814 del Regno di Sardegna, furono integrate alla provincia di Genova.

Successivamente negli anni 1861, 1888 e 1892, Pontremoli in passato parte del Ducato di Parma, chiese l'annessione a Parma, mentre Massa fin dal 1863 richiese una revisione dei confini. In effetti, la provincia di Massa-Carrara, nata dalla fusione dei territori della Lunigiana e dell'Alta Garfagnana, che avevano fatto parte del Ducato di Parma e Piacenza e del Ducato di Modena e Reggio, era stata in un primo tempo attribuita all'Emilia e solo a partire dal censimento del 1871 venne considerata come provincia toscana e non più emiliana. Nel 1923 quest'ultima provincia subì un drastico ridimensionamento territoriale, cedendo i comuni di Calice al Cornoviglio e Rocchetta di Vara alla provincia della Spezia in Liguria, mentre passò alla provincia di Lucca la Garfagnana (comprendente i comuni di Camporgiano, Careggine, Castelnuovo di Garfagnana, Castiglione di Garfagnana, Fosciandora, Gallicano, Giuncugnano, Minucciano, Molazzana, Piazza al Serchio, Pieve Fosciana, San Romano in Garfagnana, Sillano, Trassilico, Vagli Sotto, Vergemoli e Villa Collemandina).

Sempre sul finire dell'Ottocento, anche La Spezia chiese una revisione dei propri confini territoriali proponendo, senza successo, di unire il proprio territorio a quello di Massa Carrara. Ma nel 1923 quando fu creata la provincia della Spezia, venne esclusa da questa la val di Magra.

Il progetto presentato all'Assemblea Costituente[modifica | modifica wikitesto]

Nel luglio del 1946 la Commissione dei 75 propose l'istituzione delle Regioni ad autonomia ordinaria (Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Emiliana Lunense[4], Emilia e Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzi, Molise, Campania, Puglia, Salento, Lucania, Calabria) (art. 123 del progetto di Costituzione), demandando la decisione sulla definitiva individuazione di queste ultime al Plenum costituente. Il 17 dicembre 1946 ci fu un intervento favorevole alla creazione della regione emiliana-lunense di Pietro Bulloni.

Nell'ambito della Seconda Sottocommissione la proposta venne approvata il 18 dicembre 1946, indicando le seguenti 22 regioni:

«Le Regioni sono: Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli, Liguria, Emilia-Appenninica, Emilia e Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzi, Molise, Campania, Puglia, Salento, Lucania, Calabria, Sicilia, Sardegna, Valle d'Aosta.»

Giuseppe Micheli fu tra i primi a proporre la creazione di una regione emiliano-appenninica

Alla vigilia della Costituente, il senatore Giuseppe Micheli propose sul suo giornale La Giovane Montagna, una regione emiliano-lunense comprendente le province della Spezia, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e il circondario di Pontremoli. Questa idea, durante l'Assemblea Costituente, ebbe l'appoggio di Carlo Sforza che chiese che nella istituenda regione venisse inclusa tutta la provincia di Massa Carrara sino a Montignoso, alla proposta si unirono però solamente altri nove deputati con il sostegno di tre Deputazioni provinciali. La stessa provincia della Spezia inviò ai deputati quattro opuscoli per sostenere questo progetto amministrativo.

Ma nel febbraio del 1947 la questione venne riaperta dalla “Commissione dei 75” e su proposta di Nilde Iotti, che riferiva il parere del segretario del PCI Palmiro Togliatti, venne chiesta la sospensione di ogni decisione in merito, riservandosi di riprendere in esame il problema non appena in possesso degli ulteriori necessari elementi di giudizio. Dopo la crisi di governo del maggio 1947, si giunse al compromesso del 29 ottobre con l'ordine del giorno Targetti-Cevolotto-Grieco, che ritenne per il momento di non avere elementi sufficienti per procedere ad una seria determinazione delle circoscrizioni regionali secondo nuovi criteri, senza precludere «la possibilità di giungere ad un diverso assetto delle circoscrizioni regionali». Micheli, che nel luglio 1946 fu nominato ministro della marina nel governo De Gasperi, fu obbligato ad aderire all'ordine del giorno e all'articolo aggiuntivo di Costantino Mortati del 4 dicembre 1947, che consentiva entro cinque anni le modificazione delle circoscrizioni regionali e alla fine si decise di confermare la regione Emilia-Romagna.

Il Testo coordinato dal Comitato di redazione prima della votazione finale in Assemblea e distribuito ai Deputati il 20 dicembre 1947 recitava:

«Art. 131. Sono costituite le seguenti Regioni: Piemonte; Valle d'Aosta; Lombardia; Trentino-Alto Adige; Veneto; Friuli-Venezia Giulia; Liguria; Emilia-Romagna; Toscana; Umbria; Marche; Lazio; Abruzzi-Molise; Campania; Puglia; Basilicata; Calabria; Sicilia; Sardegna.»

Oggi[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1999 i pochi sostenitori rimasti della creazione della Lunezia ridisegnarono idealmente i confini. In particolare, essi la indicarono composta da parte delle attuali province di Parma, La Spezia, Piacenza, Mantova, Reggio Emilia e Massa Carrara, la zona sud-est della provincia di Cremona comprensiva del capoluogo e la Garfagnana, con l'aggiunta di alcuni comuni della provincia di Cremona e della Garfagnana, attualmente in provincia di Lucca, escludendo la provincia di Modena che in passato era inclusa.

Mappa della Lunezia[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Lunezia, in Lessico del XXI secolo, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012-2013.
  2. ^ Benelli.
  3. ^ Giuseppe Benelli, Lunezia, Luna Editore, 1999
  4. ^ W (PDF), su camera.it.
  5. ^ Lunezia, su Google My Maps. URL consultato il 20 aprile 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Benelli, Lunezia, Luna Editore, 1999.
  • Myrna Bongini, Lunezia, terra d'angeli viaggiatori.
  • Alessandra Angelucci, L'autonomia lunense e romagnola, in La Costituzione "vivente" nel 50º anniversario della sua formazione, a cura di Giovanni Giorgini, Luca Mezzetti e Angelo Scavone, Milano, Franco Angeli, 1999, pp. 68-88.
  • Lorenzo Marcuccetti, Saltus Marcius (la sconfitta di Roma contro la Nazione Ligure Apuana) – Petrartedizioni; Lucca
  • Giuseppe Micheli nella storia d'Italia e nella storia di Parma. Editore Carocci
  • Giuseppe Micheli - Un cattolico in politica tra "vecchia" e "nuova" Italia. Monica Vanin - Collana "Protagonisti del nostro tempo" (vol. 14)
  • Carlo Sforza. Discorsi parlamentari. Editore Il Mulino, 2006. A cura dell'Archivio storico.
  • La Costituente. Un problema storico-politico Editore Il Mulino
  • Le regioni alla ricerca della loro identità culturale e storica, Sergio Bartole. Ediz. A. Giuffrè 1999
  • Costituzione della repubblica italiana: Progetto della Commissione dei "75. Edizione Libreria Politica Moderna 1949
  • La Costituzione della Repubblica nei lavori preparatori della Assemblea. Camera dei deputati, Segretariato generale 1976

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