Castello di Bellagio

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Castello di Bellagio
Resti del castello sulla destra dell'immagine
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
CittàBellagio
IndirizzoVia Garibaldi
Coordinate45°59′15″N 9°15′50.4″E / 45.9875°N 9.264°E45.9875; 9.264
Mappa di localizzazione: Nord Italia
Castello di Bellagio
Informazioni generali
TipoFortificazione
Inizio costruzioneXI secolo
Primo proprietariofamiglia Castelli
Condizione attualeproprietà privata
Visitabilevisite guidate
voci di architetture militari presenti su Wikipedia

Il castello di Bellagio è un castello situato sul promontorio del comune di Bellagio di cui oggi rimangono solo alcune rovine nel parco di Villa Serbelloni. Fu per secoli luogo di avvistamento e di dogana in quanto la sua utilità come edificio difensivo è stata messa in discussione a causa della sua posizione facilmente prevaricabile[1][2].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Epoca Longobarda[modifica | modifica wikitesto]

Il castello secondo la maggior parte degli storici fu costruito dagli Insubri e poi ampliato dai Galli o dai Longobardi, più precisamente Francesco Ballarini ci dice:

«Il Castello di Belagio (sic), con la bellissima torre... fu edificato da' Galli et abbellito da Theodorico re de' Gotti, circa l'anno del signore 480[3]

Mentre Anton Gioseffo:

«Il Castello di Bellagio fu fondato dai Galli, fu ampliato da Teodorico, re dei Goti, secondo il Ballarini, dai re dei Longobardi, se crediamo a Bonaventura Castiglioni...[3]

Ad ulteriore riprova di queste citazioni è bene ricordare la presenza di un muro di una ventina di metri a sud-ovest del castello che gli archeologi dicono essere di origine longobarda e anche le fondamenta di una grande torre a base quadrata attualmente inglobata nell'edificio[3].

Epoca Medievale[modifica | modifica wikitesto]

Nel 934 il re dei Longobardi Lotario concesse al suo fedele ciambellano Gherardus de Castelli e alla sua discendenza il dominio sul territorio del castello di Menaggio e dell'aria circostante. Questi territori comprendevano anche il castello di Bellagio, come ci viene confermato nel 1295 quando Littardo de' Castelli vi si rifugiò dopo la fuga da Milano e ci dice:

«luogo forte del nostro Lario che già era stato giurisdizione de' suoi antenati[3]»

Fu quindi probabilmente la famiglia de' Castelli a edificare tra il 1080 e il 1100 le due chiese romaniche presenti lungo la cinta muraria del castello. La prima chiesa, quella più grande ed edificata sulla parte meridionale delle mura, dedicata a san Pietro presentava un alto campanile formato da due specchiature divise da una serie di archetti con lesena centrale, oggi parzialmente visibile nella facciata meridionale di Villa Serbelloni. La struttura dell'abside e la volta del presbiterio sono oggi incorporati nella struttura di alcune stanze all'interno della villa. La seconda chiesa, più piccola e dimessa, si trova invece nel maschio del castello, in cima al promontorio. I resti dell'abside ci lasciano immaginare la sua originaria struttura[4].

Epoca Viscontea e Sforzesca[modifica | modifica wikitesto]

La città di Bellagio durante la Guerra dei dieci anni si schierò con Milano e ciò comportò numerosi attacchi alla città, i cui abitanti si rifugiavano nella fortezza del castello. In seguito all'alleanza con Federico Barbarossa, Como sconfisse Milano e ottenne quindi il controllo su Bellagio fino al 1292, quando Francesco Carcano espugnò la città e la riportò sotto il controllo di Milano[5]. Nel 1295 il castello divenne possedimento ghibellino nelle mani della famiglia dei Visconti. Nel 1375, per editto di Gian Galeazzo Visconti, venne ordinata la demolizione delle strutture difensive e il divieto di ricostruirne in seguito sulla cima del promontorio, in quanto diventate luogo di rifugio per malfattori. Furono però risparmiate la struttura della chiesa principale e una torre a pianta quadrata situata a sud dalla fortificazione principale[4]. Nell'anno seguente, su ordine del suddetto Visconti la cinta muraria del castello divenne proprietà privata protetta da particolari privilegi per un suo cappellano, Antonio di Lucino, come ci dice esplicitamente l'ordine del 13 maggio 1377:

«Noi, Gian Galeazzo Visconti, sulla supplica del nostro diletto amico, il quale habita il vescovado di Como, in Bellagio, nel luogo chiamato il castello, recentemente impiantato, avendo avuto difficoltà nel trovare uomini da lavorare il terreno, da cui non avendo profitto per molti anni, e non ne avrà niente se i suoi massari ed il colono non godono immunità ed esenzioni[6]

I territori del castello rimasero sotto il controllo indiretto dei Visconti anche dopo il passaggio a Blasio Malacrida nel 1418; nel 1483 la proprietà, che ancora godeva dei privilegi elargiti dal Visconti, rimaneva ancora sotto il controllo della famiglia Malacrida che però si trovo costretta a dividere i terreni a causa della sopraggiunta povertà.

Nel 1486 Malacrida si trovò costretto a vendere definitivamente la proprietà alla persona di Daniele Birago, vescovo di Mitilene, che ottennè di ricostruire o sistemare il castello sulla sommità del promontorio. Daniele Birago però non riuscì a compiere alcuna modifica prima della cessione dei terreni a Marchesino Stanga. Qui sotto riportata la descrizione dell'atto di vendita della proprietà dal Birago allo Stanga, di cui è data una precisa descrizione:

«Primo, un pezzo di terra, a gobbe e bitorzoli, sassosa, a vigneti, oliveti, campi, boschi, brughiere, e prati, in cui si trova una torre diroccata a forma di fortezza, una falsa [mura di cinta] con torrette, che si chiama "il Castello" di Bellagio, nonché abitazioni del padrone e del massaro, con due cisterne delle quali una vicina alla torre, l'altra vicina alla casa, e una cascina; nella detta proprietà vi è una chiesa chiamata di San Pietro, con una torre a forma di campanile, che di diritto appartiene alla proprietà[7]

L'epoca del Marchesino Stanga[modifica | modifica wikitesto]

Secondo i contemporanei dello Stanga, egli cominciò subito a edificare una "reggia" completamente slegata dalle attività agricole, non più sulla sommità del promontorio, bensì sul pendio meridionale dello stesso. Nel 1493 la villa ormai completata iniziò ad avere ospiti e Stanga ottenne incarichi politici e amministrativi di alto livello. Lo Stanga stesso fece costruire nuove mura intorno al borgo di Bellagio, che costeggiavano il fossato posto all'ingresso dei suoi terreni, per accedere al quale si utilizzava un ponte levatoio; costruì inoltre un portale di ingresso che conduceva al porto. La costruzione di questo gran numero di opere difensive è dovuta al suo desiderio di ospitare personalità di spicco, che dovevano essere protette all'interno della sua villa. Ludovico il Moro e Beatrice d'Este probabilmente soggiornarono nella villa durante il viaggio per un incontro con l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, e nel 1496 lo stesso Massimiliano si trattenne alla villa per 3 giorni[8].

Nel 1500 lo Stanga morì e la sua villa venne data alle fiamme dai briganti e quindi lasciata in malora. Nel 1530 nell'ambito della lotta tra Spagna e Francia per il controllo del lago vi fu un attacco a quel che rimaneva delle fortificazioni sul promontorio[9].

L'acquisizione degli Sfondrati[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1539 Francesco Sfondrati, un ambasciatore dell'imperatore Carlo V d'Asburgo, comprò la villa in seguito all'autorizzazione del Duca di Milano di riedificare la proprietà senza alcun vincolo. Il decreto ci offre anche una breve argomentazione dell'utilità militare del promontorio in quell'epoca:

«La questa considerata, se sia opportuno di riedificare una fortificazione ai confini di questo stato, vicina a terre che sono al presente tenute dagli Svizzeri, dai Retsii, dai Veneziani e da altri, è nelle circostanze attuali una concessione di poco o nessuna importanza se affidata a Francesco Sfondrati, il che conosciamo esser diligentissimo al servizio dell'imperatore, e da molti conosciuto per la sua lealtà e devozione: per tali ragioni abbiamo deciso di accettare la petizione dello stesso, perché il farlo potrebbe essere utilissimo nel futuro all'imperatore[10]»

Sfondrati fece edificare la sua villa sulle rovine di quella dello Stanga e non sul promontorio. Una descrizione della sua opera e delle fortificazioni che sono presenti all'epoca sulla sommità del promontorio ci viene offerta da Tommaso Porcacchi, a seguito di una visita nel 1567:

«Ha poi questo palazzo, nello spacciosissimo cortile, un giardino molto ameno et dilettevole con belle piante di melaranci et di cedri: et, nel colle ch'è sotto la fortezza cinto nondimeno da alti et merlati muri con fianchi, sono per tutto intorno intorno fichi, olivi, lauri in molta copia... le vestiglie delle mura ch'anchor sono in piedi et d'una torre che resta nella fortezza, son di pietre quadre et così grosse ch'io m'ho perduto a considerare in che modo fosse, in un luogo tanto eminente condotto così gran numero di superbe pietre per fare un edificio tale...[11]

Ercole Sfondrati nel 1620 circa restaurò la torre sul promontorio per poter ottenere una piattaforma per i pezzi di artiglieria; stessa è la funzione del maschio ristrutturato dall'omonimo nipote di Ercole Sfondrati per avere una protezione della proprietà durante i combattimenti tra Francia e Spagna nel XVII secolo[12].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Belloni et al., p.51.
  2. ^ Belloni, pp.167-170.
  3. ^ a b c d Belloni, p.158.
  4. ^ a b Belloni, p.160.
  5. ^ Palacià et al., pp.47-49.
  6. ^ Belloni, p.161.
  7. ^ Belloni, p.162.
  8. ^ Belloni, pp.163-164.
  9. ^ Palacià et al., p.78.
  10. ^ Belloni, pp.164-165.
  11. ^ Belloni, p.165.
  12. ^ Belloni, p.167.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mariuccia Belloni Zucchinelli, Il castello di Bellagio, in Le fortificazioni del lago di Como, Como, Pietro Cairoli editore, 1971, pp. 157-172.
  • Luigi Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli, Basiliche e Ville, Lecco, La Provincia S.p.a. Editoriale, 1991, pp. 50-51.
  • Pilar Palacià e Elisabetta Rurali, Bellagio Center-Villa Serbelloni, Bellavite editore, 2009.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]