Cabaret Voltaire (gruppo musicale)
Cabaret Voltaire | |
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Paese d'origine | Inghilterra |
Genere | Industrial Musica elettronica Musica house Rock psichedelico |
Periodo di attività musicale | 1973 – 1994 |
Etichetta | Industrial Records, Rough Trade Records, Some Bizzarre, EMI |
Album pubblicati | 22 |
Studio | 17 |
Live | 1 |
Raccolte | 4 |
Sito ufficiale | |
Cabaret Voltaire è stato un gruppo musicale britannico di musica elettronica sperimentale d'avanguardia, originario di Sheffield, fondato nei primi anni Settanta. Il gruppo rientra fra gli artisti della new wave.
Storia del gruppo
[modifica | modifica wikitesto]La nascita della band
[modifica | modifica wikitesto]Il Cabaret Voltaire (da cui il gruppo prende il nome), fondato a Zurigo nel 1916 dal regista teatrale Hugo Ball con un gruppo di artisti tedeschi, è stato la culla del dadaismo, movimento di rottura e rinnovamento delle logiche artistiche tradizionali. In questo locale si tenevano mostre d'arte russa e francese, danze, letture poetiche, esecuzioni di musiche africane; tanti spettacoli provocatori e, talvolta, dissacranti che si trasformavano in autentici "eventi" culturali. Quasi sessant'anni dopo, a Sheffield (Inghilterra), tre studenti universitari appassionati di funk, elettronica e musica concreta sognarono di trasformare tutto quello che era avvenuto nel locale dadaistico di Zurigo in musica. Così nacque la band: Stephen Mallinder (basso/voce), Richard H. Kirk (chitarra) e Christ Watson (manipolazione nastri). Nel 1973 i tre fondano i Cabaret Voltaire, gruppo che fu molto importante nell'evoluzione dell'industrial di lì a venire.
I membri hanno inconsciamente descritto in musica il paesaggio urbano di Sheffield trent'anni dopo la guerra, ancora trasfigurato dalle bombe e dalle incurie urbanistiche. Nelle prime performance, il trio si presenta con synth, generatori di ritmo, fiati, suoni registrati e manipolati attraverso dei tape-recorder. "Il nostro progetto - racconta Richard H. Kirk - nasceva dalla noia, dalla mancanza di un futuro e dal bisogno di creare problemi". Le prime cassette del trio, spesso prodotte dalla Industrial Records, fondono elettronica, funk, psichedelia e musica concreta, accentuando gli aspetti più strani di ognuno di essi. Gli esperimenti con i sintetizzatori si combinano con la psichedelia, tipica dei Pink Floyd, e con sonorità esotiche, soprattutto asiatiche (per esempio, il singolo Nag Nag Nag e la reinterpretazione "distorta" di Here She Comes Now dei Velvet Underground).
Con l'arrivo del punk 77 nel 1977, le loro sonorità, assieme a quelle della scena industrial, trovano maggiore accettazione da parte del pubblico, e la fanzine di Sheffield Gunrubber li incluse fra le band punk locali.
Il primo contratto discografico
[modifica | modifica wikitesto]La band ottiene un contratto discografico con la Rough Trade, con la quale compone la trilogia: Mix-Up (1979), Voice Of America (1980) e Red Mecca (1981).
Mix-Up (1979)
[modifica | modifica wikitesto]La band approda al formato del 33 giri con Mix-Up (1979). L'album è una miscela di musica funk ed elettronica, disturbata da sprazzi rumoristi, clangori metallici, pulsazioni claustrofobiche. Il tutto inoltre è tetro e raggelante (lo si può notare in canzoni come Heaven And Hell ed Expect Nothing); l'ascoltatore è trascinato in una "spirale caotica". La canzone Kirlian Photograph, è in gran parte composta da basso e da rumori sopra di esso. Anche la voce viene trattata e filtrata elettronicamente. Il risultato è un originale ibrido tra musica industriale, dance e un punk molto cupo. Il disco è entrato in alcune classifiche inglesi e ha conquistato la critica internazionale.
Live At the Y.M.C.A (1979)
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1979 il trio pubblica il primo album dal vivo: Live At The Y.M.C.A., che include alcuni singoli: Nag Nag Nag e la reinterpretazione dei Velvet Underground Here She Comes Now. Il live documenta inoltre l'impatto delle loro performance nel mondo.
Three Mantras e Voice of America (1980)
[modifica | modifica wikitesto]Il successivo EP, cioè Three Mantras (1980), è la prima incursione della band in sonorità arabe e indiane che uniscono, idealmente, nel segno del "mantra", Asia ed Europa (Western Mantra ed Eastern Mantra). L'altro EP dello stesso anno, ovvero Voice Of America, è invece un disco molto rumorista e confuso (lo si può riconoscere in pezzi come Voice Of America e Damage Is Done), che però si illimpidisce nella estatica ed apprezzata Kneel to the Boss.
3 Crépuscule Tracks e Red Mecca (1981)
[modifica | modifica wikitesto]L'Ep 3 Crépuscule Tracks (1981), trasformò la loro atmosfera cupa in un'atmosfera più dance: famosa è Sluggin' fer Jesus (Part One) che, pur essendo dance, mantiene un sottofondo ipnotico. Ma è con l'album Red Mecca (1981) che i Cabaret Voltaire riescono a mostrare il senso della loro carriera; l'album è un'opera violenta e abrasiva, che usa le sonorità distorte dei Chrome ma accresce un ritmo sempre più dance. La loro musica arriva a un suono più curato e ritmico, abbandonando le loro vecchie atmosfere. Su un fondale ritmico monotono e incessante si sussegue così un flusso continuo di eventi sonori, tra sferragliate di chitarra, melodie sintetiche e clangori metallici. Nascono così brani per discoteche dark, come per esempio Red Mask, Sly Doubt, A Touch of Evil. Quest'ultima, inoltre, era una reinterpretazione del tema di Henry Mancini per l'omonimo film di Orson Welles.
2 x 45 (1982)
[modifica | modifica wikitesto]Il doppio EP 2 x 45 (1982) approda a un rock più acustico e introduce strumenti come sassofono e clarinetto, con episodi interessanti come Protection, l'orientaleggiante Yashar e Get Out of My Face. Il disco segna l'addio al gruppo di Chris Watson che, essendo in disaccordo con Kirk e Mallinder sulla strada da seguire, decide di unirsi al progetto degli Hafler Trio.
Crackdown (1983)
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1983 la band firma un contratto con la Some Bizzare, con la quale svilupperà una trilogia composta da Crackdown (1983), Micro-Phonies e The Covenant, The Sword And The Arm Of The Lord (1985). Il loro stile si allontana quasi definitivamente dall'industrial elettronico e si avvicina sempre più alla dance. Crackdown (1983) dimostra tutto ciò, con brani suggestivi e dark come 24-24 e Just Fascination, in cui spicca un'accattivante melodia pop. Ancora una volta in anticipo sui tempi, i Cabaret Voltaire arrivano a uno stile che diventerà la base delle band techno e house degli anni novanta. Al tempo stesso, però, i poliritmi sintetici di Crackdown lasciano intravedere i primi segni di quel techno-pop che nei dischi successivi si farà sempre più di maniera, e che sarà poi abbandonato alla fine degli anni Ottanta con il sopraggiungere dell'house music.
Micro-Phonies, The Covenant, The Sword And The Arm Of The Lord (1985)
[modifica | modifica wikitesto]Il successivo Micro-Phonies accentua ancora di più le ritmiche, che lambiscono la techno pura nei singoli Sensoria e James Brown. The Covenant, The Sword And The Arm Of The Lord (1985), dal nome di un'organizzazione neonazista statunitense, completa la trilogia Bizzarre, segnando un'ulteriore regressione verso una dance-music di facile ascolto: I Want You, Motion Rotation e Kickback, musiche che fanno abbandonare la loro musica da molti fan che amavano le loro prime sonorità.
La decadenza della band: Periodo 1986-1987 ("Seconda Fase")
[modifica | modifica wikitesto]L'elettro-disco accattivante si rivela anche nell'EP Drain Train del 1986 (soprattutto con The Whole Thing e Electro-Motive) e nell'album successivo, Code, realizzato nel 1987 per l'etichetta EMI, in collaborazione con Bill Laswell e Adrian Sherwood. Zeppo di melodie scipite e privo di ogni intento sperimentale, il disco segna il punto più basso della parabola discendente iniziata con Micro-Phonies. Anche i singoli estratti, Don't argue e Here to Go, non hanno molto successo. Questa fase della loro carriera viene archiviata con poco onore con il nome di "seconda fase".
Groovy Laidback and Nasty (1990) e la trasformazione in gruppo house ("Terza Fase")
[modifica | modifica wikitesto]I Cabaret Voltaire si ritrovano tre anni dopo a Chicago dove, in compagnia di Marshall Jefferson, concepiscono il progetto del nuovo disco. È l'inizio della "terza fase": quella house. Groovy Laidback and Nasty esce nel 1990; l'album è una sorta di "riciclaggio" delle sonorità house da loro già scoperte: in Searchin' troviamo la disco-soul, in Runaway possiamo sentire il rap e in Keep On il synth pop. Ma queste canzoni non lasciano alcun segno; il disco viene riscattato dalle "classiche" Easy Life, Magic, una canzone solo strumentale, ed il singolo Hypnotized.
Colours e Body And Soul (1991)
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1991 arriva l'EP Colours, sorta di puzzle sonoro che testimonia il processo di produzione della loro musica, seguito a ruota da Body And Soul (1991), in cui la band abbandona gli strumenti tradizionali per fare spazio solo alle tastiere elettroniche.
Periodo 1992-1994
[modifica | modifica wikitesto]Tra il 1992 e il 1994, sotto l'etichetta Instinct, esce una nuova trilogia che vira decisamente verso l'ambient-house. Il primo album, Plasticity (1992), quasi interamente strumentale, riecheggia soprattutto il minimalismo elettronico dei Kraftwerk, ma usa sonorità anche ambient e new age (per esempio nelle canzoni Deep Time e Soul Vine). Il successivo International Language (1993), ancora una volta solo strumentale, si rifugia in un'elettronica di facile ascolto ( ne sono esempi Everything Is True, Radical Chic, Afterglow). Conversation (1994) conclude la trilogia con la lunga suite Project 80.
La separazione del gruppo
[modifica | modifica wikitesto]Dal 1994 praticamente i Cabaret Voltaire cessano di esistere: Kirk continua la carriera come solista dedicandosi anche ai progetti paralleli Sandoz e Electronic Eye, mentre Mallinder si trasferisce in Australia. Il periodo classico dei Cabaret Voltaire sarà sintetizzato nell'antologia The Golden Moments (1987). The Living Legends (1990) include i singoli fino a quel momento. Listen Up (1990) raccoglie inediti e rarità del primo periodo. The Original Sound Of Sheffield '78/'82 (2002) celebra invece il primo periodo di attività del gruppo, terminato nel 1982 con il divorzio dalla Rough Trade. Degne di nota anche le collaborazioni con Clock DVA, Box e Antigroup. "Non abbiamo mai avuto un vero successo commerciale. - racconta Richard H. Kirk - Alcune delle nostre intuizioni hanno però avuto una certa diffusione, e hanno influenzato parecchie persone, anche nel campo delle arti visive." Non si può dargli torto. Pionieri del rock industriale, precursori della techno, avanguardisti visionari del pop, i Cabaret Voltaire sono una delle formazioni più influenti della new wave britannica. Le loro intuizioni rumoriste hanno dato il la a tutta la scena industrial (dai Ministry ai Nine Inch Nails), mentre i loro poliritmi dance sono stati il trampolino di lancio per ottime band di synth pop come Depeche Mode e New Order.
Durante il mese di novembre del 2020, Kirk annuncia su Numéro la futura uscita di due album di drone music pubblicati con la sigla Cabaret Voltaire. I due album, intitolati Dekadrone e Bn9drone, vengono pubblicati durante la prima metà del 2021.[1]
Formazione
[modifica | modifica wikitesto]- Stephen Mallinder - voce, basso, tastiera (1973–1994)
- Richard H. Kirk - chitarra, tastiera, synth e nastri (1973–1994)
- Chris Watson - tastiera, synth e nastri (1973–1981)
Discografia
[modifica | modifica wikitesto]Studio (album e EP)
[modifica | modifica wikitesto]- 1979 - Mix-Up
- 1980 - Three Mantras
- 1980 - Voice of America
- 1981 - Crepuscle Tracks
- 1981 - Red Mecca
- 1982 - 2 x 45
- 1983 - Crackdown
- 1984 - Micro-Phonies
- 1985 - Drinking Gasoline
- 1985 - The Covenant, The Sword And The Arm Of The Lord
- 1986 - Drain Train
- 1987 - Code
- 1990 - Groovy Laidback and Nasty
- 1991 - Colours
- 1991 - Body and Soul
- 1992 - Plasticity
- 1993 - International Language
- 1994 - Conversation
- 2020 - Shadow of Fear
- 2021 - Dekadrone
- 2021 - Bn9drone
Live
[modifica | modifica wikitesto]Raccolte
[modifica | modifica wikitesto]- 1987 - The Golden Moments
- 1990 - The Living Legends
- 1990 - Listen Up
- 2002 - The Original Sound Of Sheffield '78/'82
- 2014 - #7885 (Electropunk to Technopop 1978-1985)
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Andrea Prevignano, Cabaret Voltaire Dekadrone/Bn9drone, in Rumore, aprile 2021.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Simon Reynolds, Post-punk: 1978-1984, Milano, ISBN Edizioni, 2006, ISBN 88-7638-045-0.
- V. Vale, Andrea Juno, Manuale di cultura industriale, a cura di Paolo Bandera, Shake Edizioni, 1998, ISBN 88-86926-40-5.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su brainwashed.com.
- Cabaret Voltaire, su Last.fm, CBS Interactive.
- (EN) Cabaret Voltaire, su AllMusic, All Media Network.
- (EN) Cabaret Voltaire, su Bandcamp.
- (EN) Cabaret Voltaire / The Pressure Company, su Discogs, Zink Media.
- (EN) Cabaret Voltaire / The Pressure Company, su MusicBrainz, MetaBrainz Foundation.
- (EN) Cabaret Voltaire, su WhoSampled.
- (EN) Cabaret Voltaire, su SecondHandSongs.
- (EN) Cabaret Voltaire, su Billboard.
- (EN) Cabaret Voltaire, su IMDb, IMDb.com.
- monografia più intervista di Filippo Bordignon a Richard H. Kirk, su sentireascoltare.com.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 131500280 · ISNI (EN) 0000 0000 9009 2519 · SBN MODV256798 · LCCN (EN) n93116668 · GND (DE) 16040900-7 · BNF (FR) cb139022156 (data) · J9U (EN, HE) 987012422765905171 |
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