Unione Nazionale (Portogallo)
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Unione Nazionale | |
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(PT) União Nacional | |
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Presidente | António de Oliveira Salazar (1932-1968) Marcelo Caetano (1968-1974) |
Stato | ![]() |
Sede | Lisbona |
Abbreviazione | UN |
Fondazione | 30 luglio 1930 |
Dissoluzione | 25 aprile 1974 |
Ideologia | Salazarismo Nazionalismo portoghese Fascismo clericale[1] Conservatorismo nazionale[2] Conservatorismo sociale Integralismo lusitano Pluricontinentalismo Lusotropicalismo Irredentismo Corporativismo |
Collocazione | Estrema destra |
Colori | Blu Bianco |
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L’Unione Nazionale (portoghese: União Nacional) fu l'unico partito politico legale in Portogallo durante l'Estado Novo, la dittatura corporativista e fascista inaugurata da António de Oliveira Salazar.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Fondato dall'allora ministro delle finanze Salazar nel 1930 come "organizzazione di unità di tutti i portoghesi". Dopo la vittoria elettorale del 1934, sull'onda del successo delle dittature fasciste e naziste in Europa, Salazar governò il Paese, con l'Unione Nazionale come partito unico.
Salazar inizialmente si ispirò al fascismo, in una versione portoghese, teorizzato come Estado Novo (Stato Nuovo), analogo, nella natura e nei princìpi corporativi, seppur spesso nazionalista,e cattolico. La sua milizia paramilitare era la Legione Portoghese.
Nel secondo dopoguerra in Portogallo fu introdotto un sistema rigorosamente gerarchico ma su base elettorale[non chiaro], basato sempre su corporazioni e partito unico. Nel tempo U.N. si trasformò in un movimento social-conservatore[senza fonte].
Dopo 36 anni come primo ministro dell'Estado Novo, Salazar nel settembre 1968 fu rimosso dal potere dal presidente Américo Tomás a seguito dell'ictus cerebrale invalidante che aveva colpito il dittatore. Dopo aver valutato una serie di scelte, Tomás nominò come primo ministro Marcelo Caetano, che convertì il nome del partito in "Azione nazionale popolare", con il quale concorse alle elezioni legislative del 1969, le prime pluripartitiche, vinte con il 87,99%. Si sciolse dopo la Rivoluzione dei garofani del 1974.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Scipione Guarracino, Storia degli ultimi sessant'anni. Dalla guerra mondiale al conflitto globale, Milano, Mondadori, 2004, p. 207.
- ^ Grzegorz Rossolinski, Stepan Bandera: The Life and Afterlife of a Ukrainian Nationalist, Columbia University Press, 2014, p. 33.
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